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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 33

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di San Pietro Giuliano Eymard di lunedì 4 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 9, 18-26)

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 33

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 4 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo IX di San Matteo, versetti 18-26.

Proseguiamo la nostra lettura del testo di San Pietro Giuliano Eymard, questi Esercizi Spirituali.

“II. – Egli ci attende. La giustizia, se non vuole parer debole, domanda di punire subito dopo la colpa. Ma Gesù, come il vignaiuolo della parabola, domanda una dilazione: «Abbi pazienza, dice Gesù al Padre suo, pronto a colpire, io amo questo povero peccatore; voglio salvarlo; a forza di cure io lo renderò alla giustizia e alla vita; voglio farne una gemma della mia corona di Salvatore». E lo stringe fra le braccia, parando i colpi della giustizia.

Ci attende; e ci ricolma di beni allora pure che siamo nel peccato. Molti peccatori ne prendono inganno ed occasione a pensare che il peccato non dispiace tanto a Dio, poiché non lo punisce; ma poi ravveduti, al ripensarvi restiamo attoniti che Dio sia stato così buono e ci abbia dato tanto tempo per convertirci. È l’attendere della misericordia, paziente all’estremo.

Che più? Nostro Signore dà all’uomo peccatore dimostrazioni di bontà più grandi di quelle che gli dava quando questi camminava per la buona via”.

Questo credo che sia esperienza di tutti.

“Molti si scandalizzano e dicono: «Dio dimentica la sua dignità». Innanzi ogni altra cosa dovrebbero mettere la sua bontà.

Gesù ha detto che per una sola pecorella smarrita Egli lascia le altre novantanove, e che in Cielo si fa più festa pel ritorno di un peccatore che per la perseveranza di novantanove giusti.

Ed è pur necessario che Nostro Signore mostri più condiscendenza pel povero peccatore che pel giusto, perché quello ne ha più bisogno: sta nel fondo della fossa, bisogna pur discendere per trarnelo fuori.

Oh come Gesù desidera il ritorno del peccatore, quanto soffre di dover aspettare! Gli si presenta, ne sollecita e tormenta il cuore finché lo ravvia, come una madre che piange lo sviamento del figlio, lo persegue con le sue lacrime e con la sua tenerezza per ridurlo sulla buona via.

Si può dire che se Dio non fosse infinito e instancabile nella sua azione, la sola ricerca dei peccatori dovrebbe togliergli la felicità, esaurirne la potenza. Durante la sua vita mortale Gesù non si occupava che di cercarli, ed era sempre triste, pensando ad essi: piangeva sovente per la loro infelicità, e non lo consolava tutta la bontà dei giusti, neppure la santità di Maria. Ora continua a pregare per essi, veglia su di loro e manda i suoi Angeli a cercarli: mette in moto cielo e terra per cercare un peccatore”.

Vedete che queste parole di San Pietro Giuliano Eymard ci rendono molto bene l’idea della bontà di Gesù, di questo cuore che non desidera altro che la nostra felicità e di unirsi a noi.

Forse ve l’ho già letto, non mi ricordo più; comunque, se ve l’ho già letto, ve lo rileggo. C’è questo bellissimo, breve testo di Don Dolindo Ruotolo, che dice: “Comunichiamoci con questa intenzione principale (quando andiamo a fare la Comunione spirituale o sacramentale): che Egli sia in noi e noi in Lui; preghiamo con questo ardente desiderio e toccheremo con mano che la nostra natura viziata e miserabile a mano a mano sparirà, come svapora l’acqua di un pantano ai raggi del sole, e vivrà in noi Gesù Cristo”.

Quindi, quando andiamo a fare la Comunione, diciamo: «Gesù in me, e io in Te»… e poi vedremo i miracoli, perché Gesù ha questo desiderio profondo di unirsi a noi.

“Si dice talvolta che basta essere irreligioso per vivere lungo tempo. Nel vedere la pazienza di Dio per certi empii, lo si crederebbe; e lo Spirito Santo ha detto pure: «Il giusto perisce nella sua giustizia, e il malvagio vive lungamente nella sua malizia» (Eccl., 7, 16). Egli li attende per convertirli: lascia che accumulino peccati su peccati per far di essi i trofei della sua misericordia; ama questi grandi colpi di grazia, questi miracoli di conversione; sono i giorni di festa e di misericordia, i giorni di gioia nel cielo”.

Quindi, dobbiamo stare attenti a fare certi giudizi, perché non sappiamo in realtà come sono le cose. Di fatto, Lui li attende… e poi, quando avviene la grazia di rendersi conto di dove si è finiti, allora, si piange ancora di più.

“[…] Ma che dire della sua bontà a riceverci e perdonarci? Oh! veramente la misericordia di Dio è troppo grande! Se ci rinfacciasse duramente le nostre colpe, se c’imponesse penitenze pubbliche come faceva la Chiesa nei primi secoli, sarebbe ancora troppo buono nel perdonarci a tal prezzo. Ma nessun rimprovero; non ci parla della nostra ingratitudine, della nostra crudeltà; vela la sua giustizia, la fa tacere per non mostrarci che il suo Cuore. Ci prende tra le sue braccia, ci stringe sul Cuore come il padre del prodigo, e ci bacia teneramente con lagrime di gioia. Non risponde alle accuse dei nostri peccati; o piuttosto, sì,

risponde: «Portate qua la veste più bella e mettetegliela indosso, e ponetegli l’anello in dito, e i calzari ai piedi… e facciamo un festoso convito perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita» (Luc., 15, 22-24).

Nel mondo quelli che domandano grazia si fanno attendere: Gesù ci viene Egli stesso incontro. […]

[Il peccatore perdonato] Esce dall’agonia; risuscita dalla tomba; rinasce alla vita. L’accusarsi costò assai; ma una volta fatto, il peccatore non prova più che le gioie di una madre che ha messo al mondo il suo primogenito. Gesù non gli domanda che una cosa: si metta in ginocchio, pianga e dica: «Signore, ho peccato, non sono degno di essere perdonato». Allora Gesù più non regge: perdona tutto!”

Capite? Tutto si gioca qui… tutto si gioca qui, sulla nostra capacità, volontà, di metterci in ginocchio e di riconoscere i nostri peccati.

“[…] E Maddalena? ben lungi dal rimproverarle i suoi disordini, la loda, la difende e la incorona con questa bella parola: «Essa ha molto amato!»”

Inoltre, altra cosa importante:

“[…] Egli ci assicura che non si ricorderà mai più dei nostri peccati; che li getterà dietro le spalle, in fondo al mare; e che se fossimo pei nostri peccati rossi come la cocciniglia, nella sua misericordia ci renderebbe bianchi come la neve (Is., 1, 18).

Questa è la gloria della divina misericordia, di distruggere il corpo del peccato e di agire così potentemente, che quel che ha cancellato lo è per sempre. Con la sua potenza crea in noi un cuor nuovo, un nuovo spirito, un nuovo essere […]”.

È bella questa cosa…

Ecco, poi San Pietro Giuliano Eymard dice:

“Ma questi è più ingrato e più colpevole. — Certo, e sarà punito secondo il grado della sua ingratitudine, ma non mai per i peccati che la misericordia ha cancellati”.

Quindi, questo è un tema importante: dobbiamo essere attenti a non essere ingrati.

“Al perdono Nostro Signore aggiunge grazie di una ineffabile dolcezza. Ci toglie il penoso ricordo dei nostri peccati; invece di tenerci in un sentimento di continuo rammarico, diminuisce il dolore, restituisce la fiducia, dà la pace e la gioia, tanto che colui il quale si confessa nell’onta e nelle lacrime, si rialza, dopo l’assoluzione, così felice, che ne è tutto meravigliato.

Nel mondo, chi esce di prigione ne porta sempre il disonore e una cattiva riputazione. Gesù riabilita quelli a cui perdona; li tratta come se non lo avessero mai offeso, e spesso i più gran peccatori diventano i più gran santi”.

Gesù dimentica ogni cosa cattiva che abbiamo fatto.

“Tocca a noi non dimenticare! Viviamo di riconoscenza e di amore per tanta misericordia; non contiamo che su questa, perché solo in grazia di essa non siamo stati condannati per sempre come tanti altri […]”.

Bene. Allora, riflettiamo quest’oggi sulla bellezza della Misericordia di Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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