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La paternità matura nell’autentica figliolanza – la figura del profeta Eliseo

Elia rapito dal carro di fuoco

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 15 giugno 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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La paternità matura nell’autentica figliolanza – la figura del profeta Eliseo

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questa mattina, desidero concentrare la nostra attenzione con questa omelia sulla prima lettura, su questo brano bellissimo, tratto dal capitolo 2 del II Libro dei Re, questo testo dell’Antico Testamento, che narra il famosissimo rapimento di Elia in cielo. In questo testo si narra una grazia specialissima, anzi due grazie, che riguardano un uomo, che è Eliseo, e una relazione, che è quella tra Eliseo ed Elia.

La prima grazia: avere nella propria vita una persona come Elia (questo è un dono specialissimo di Dio, come vedremo), avere qualcuno che rappresenti per noi tutto ciò che Elia ha rappresentato per Eliseo, averne il desiderio, perché Eliseo ardeva di questo desiderio, come vedremo.

E poi, la grazia dei due terzi dello spirito: il mantello.

È difficile, è molto difficile, quando si vive una relazione così (come fu quella che visse San Giovanni della Croce e Santa Teresa di Gesù, come fu quella che visse San Francesco e Santa Chiara, San Benedetto e Santa Scolastica, San Carlo Borromeo e San Filippo Neri, e via di seguito), lasciare andare le persone che sono state importanti nel nostro cammino umano e di fede…ancora più difficile averle queste persone.

È difficile separarsene, perché ci sembra che da soli non possiamo farcela, non sapremo più a chi chiedere consiglio, da chi poter andare per sentirci compresi e conosciuti.

Eliseo avverte tutto il peso affettivo ed emotivo davanti alla dipartita di Elia, che è stato suo padre nello spirito, che lo ha generato alla sua vocazione di profeta, che lo ha aiutato a scoprire la sua identità più profonda, che era anche la sua missione per il popolo, un vero padre. Elia fu veramente padre di Eliseo, Elia ha insegnato ad Eliseo a non vivere per sé stesso.

Eliseo, però, non si ferma al suo dolore e soprattutto non si chiude dentro a questo dolore; infatti, chiede i due terzi dello spirito del grande profeta, affinché diventino suoi. Eliseo vuole aprirsi, vede un futuro, e così avviene. Eliseo ha ricevuto tanto, tantissimo da Elia, e ora, con la sua dipartita, è giunto il momento per Eliseo di dare.

Per imparare a dare, bisogna prima imparare a ricevere, e per diventare un giorno dei padri, bisogna prima imparare ad essere figli.

Ci sono troppi padri oggi, che non sono mai stati figli, e quindi non sanno essere padri.

Se nella vita non si è imparato tutto ciò che sta scritto nell’identità dell’essere figlio, non si potrà mai nella vita essere dei veri padri, a qualunque livello, umano e spirituale.

Eliseo non aveva fretta di diventare padre, aveva un grande desiderio di essere figlio, e, quando è giunto il momento della sua maturazione, ecco che tutto il suo cammino lo ha coronato e lo ha fatto diventare padre a sua volta, un vero padre.

Eliseo acquista la forza, acquista a questo punto il coraggio di chi comprende che è arrivato il suo tempo di azione, che non lo decide lui, lo decide Dio.

È Dio che manda il carro di fuoco a portare via Elia, non è lui che, come diciamo oggi, si emancipa, che è indipendente, che è libero e tutte queste storie…

Eliseo attraversa il fiume…ha un significato simbolico fortissimo.

Eliseo passa all’altra riva, che non è solo una riva geografica, è innanzitutto una riva interiore, una riva spirituale; Eliseo fa il grande passo della sua vita, il grande attraversamento, e adesso lo può fare perché è pronto e lo fa vincendo.

È la riva della sua maturità, quella in cui bisogna giocarsi in prima persona, in cui rischiare sulla propria fede, a partire dalla propria fede e non da quella degli altri, ma può fare questo, perché fino a cinque minuti prima lui è vissuto dentro al grande abbraccio della fede di Elia, lì lui ha maturato, come in una incubatrice santa, la sua fede in Dio, lì ha imparato cosa vuol dire fidarsi di Dio.

Elia, il suo esempio, il suo zelo, le sue parole, tutto questo, è stato interiorizzato da Eliseo, tutto, è diventato carne della sua carne. Le scelte di Eliseo, anche se in maniera nascosta, faranno sempre riferimento al suo maestro, a suo padre; infatti, la prima cosa che fa è ripetere il gesto di Elia: prende il mantello e colpisce le acque del Giordano. Vedete: tale padre, tale figlio. Questi due terzi del suo spirito sono proprio entrati dentro di lui e la prima cosa che fa è la mimesi del comportamento del padre Elia.

Elia traccia così anche per noi una strada per vivere il distacco, al momento opportuno, quando Dio vorrà, da coloro che ci hanno formato e nutrito con la loro fede e la loro esperienza.

Dobbiamo imparare a riconoscere quanto abbiamo ricevuto, imparare a camminare con loro fino a quando ci è possibile.

Sentite questo grido di Eliseo…fa tremare il cuore questo grido: «Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere!»

È il grido del figlio che vive in pienezza il distacco dal padre, una pienezza umana e spirituale, una pienezza densa di dolore, ma anche densa di tanta speranza. È suo padre e lui si sente profondamente figlio nel dolore del distacco, ma oramai figlio in pienezza.

Se nella nostra vita non possiamo elevare questo grido, è una brutta situazione; se non abbiamo nessuno a cui pensare, sentendo: «Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere!», dobbiamo chiedere a Dio questa grazia, perché non possiamo essere orfani!

Possiamo domandarlo, questo due terzi dello spirito, possiamo chiedere al Signore la grazia che nulla di quello che abbiamo ricevuto vada mai perduto, per metterlo a frutto, e soprattutto, finché siamo in vita, non disprezziamo il dono di avere un padre, un Elia. Non disprezziamo questa grazia come fece Giuda nei confronti di Gesù, non disprezziamo questa grazia, che vale di più della vita stessa, di avere qualcuno che sia per noi Elia.

Vedete che Elia gli dice: «Vai, torna a casa tua», e lui gli dice: «Ma neanche per sogno! Per la vita del Signore, io ti seguirò ovunque andrai».

Passano tre o quattro città, e lui continuamente dietro; gli altri discepoli gli dicono: «Ma vai, vai, cosa stai lì continuamente ad andargli dietro?»

Ma Lui è l’unico che continua a rimanere legato profondamente a Elia.

La stessa cosa l’abbiamo nell’Antico Testamento, anche nel bellissimo Libro che narra la vicenda di Ester, è sempre lo stesso; quando uno vive di fede, ha bisogno del suo Elia, ha bisogno di Rachele, ha bisogno di questa relazione profonda, che gli insegna cosa vuol dire amare il Signore veramente.

Poi, arriverà il momento in cui il carro di fuoco si metterà tra i due e dirà: «Adesso basta, adesso Elia viene in cielo! Tu, Eliseo, raccogli il suo mantello e sii uomo nuovo, con la tua vocazione, ma con i due terzi del suo spirito».

Perché i due terzi e non i quattro quarti? Perché non tutto?

Perché quel terzo che rimane sei tu, è la tua singolarità, è la tua missione, la tua vocazione. Due terzi del padre, e un terzo del figlio, fanno la pienezza di un uomo di fede e di un uomo umano.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Mercoledì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (2Re 2,1.6-14)

Apparve un carro di fuoco ed Elìa salì verso il cielo.

In quei giorni, quando il Signore stava per far salire al cielo in un turbine Elìa, questi partì da Gàlgala con Elisèo. [Giunti a Gerico,] Elìa disse ad Elisèo: «Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano». Egli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». E procedettero insieme.

Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono di fronte, a distanza; loro due si fermarono al Giordano. Elìa prese il suo mantello, l’arrotolò e percosse le acque, che si divisero di qua e di là; loro due passarono sull’asciutto. Appena furono passati, Elìa disse a Elisèo: «Domanda che cosa io debba fare per te, prima che sia portato via da te». Elisèo rispose: «Due terzi del tuo spirito siano in me». Egli soggiunse: «Tu pretendi una cosa difficile! Sia per te così, se mi vedrai quando sarò portato via da te; altrimenti non avverrà».

Mentre continuavano a camminare conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elìa salì nel turbine verso il cielo. Elisèo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, carro d’Israele e suoi destrieri!». E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elìa, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano. Prese il mantello, che era caduto a Elìa, e percosse le acque, dicendo: «Dov’è il Signore, Dio di Elìa?». Quando anch’egli ebbe percosso le acque, queste si divisero di qua e di là, ed Elisèo le attraversò.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 30)

Rit: Rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!

La riservi per coloro che ti temono,

la dispensi, davanti ai figli dell’uomo,

a chi in te si rifugia.

Tu li nascondi al riparo del tuo volto,

lontano dagli intrighi degli uomini;

li metti al sicuro nella tua tenda,

lontano dai litigi delle lingue.

Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli;

il Signore protegge chi ha fiducia in lui

e ripaga in abbondanza chi opera con superbia.

Canto al Vangelo (Gv 14,23)

Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,

e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia.

VANGELO (Mt 6,1-6.16-18)

Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

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