Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’alfiere – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.56
Martedì 26 dicembre 2023 – S. Stefano
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 10, 17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 26 dicembre 2023. Oggi festeggiamo Santo Stefano, primo martire, diacono.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 17-22.
Credo che dovremmo sempre tenere a mente questo Vangelo, perché è una fotografia della realtà, e non risparmia niente a nessuno. È pesante questo: «Sarete odiate da tutti …» ai suoi apostoli dice questo:
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome.
“Del nome”, che vuol dire “a causa di me”, di ciò che io sono. E ci salveremo se saremo perseveranti. Si parla di morte: «Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno»; terribile! Una situazione veramente terribile. Quindi, in questo giorno in cui ricordiamo Santo Stefano protomartire, dobbiamo pregare tanto per la perseveranza, per il dono della perseveranza.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Siamo arrivati al paragrafo terzo del capitolo diciottesimo.
3 — Quelli di vita attiva quando si accorgono che i contemplativi ricevono una grazia, s’immaginano che sia sempre così. Ma io vi assicuro che non sareste capaci di sopportare le loro croci neppure per un giorno. Siccome Dio ci conosce a fondo e sa in che cosa lo possiamo servire, distribuisce gli uffici a seconda che li giudica convenienti al bene dei singoli, al vantaggio del prossimo, e a quello della sua gloria. Se avete fatto il possibile per disporvi alla contemplazione, non dovete temere di aver lavorato inutilmente, perché una tale preparazione deve procurarsi da tutte, non essendo qui che per questo. Lavoriamo dunque a questo scopo, e non soltanto per un anno, per due o per dieci, ma continuamente, per provare al Signore che da parte nostra non lasciamo nulla d’intentato, e non dar a vedere che abbandoniamo l’impresa per codardia. Imitiamo i soldati, i quali, nonostante il loro lungo servizio, devono essere sempre pronti a qualunque incarico voglia affidar loro il capitano, essendo solo da lui che han da ricevere la paga. — Ma quanto è più nobile il soldo del nostro Re, in paragone di quello che danno i re della terra!
Quindi disponiamoci alla contemplazione, sapendo che coloro che sono contemplativi, devono prepararsi a vivere delle croci molto pesanti.
4 — Il capitano, dunque, vedendo che i suoi soldati gli sono innanzi desiderosi di servirlo, e conoscendo le attitudini di ciascuno, distribuisce gli uffici a seconda delle loro forze; se essi non gli sono innanzi, non domanda loro alcun servizio, ma neppure li premia. Anche voi, così, all’orazione mentale. Se alcuna non può farla, si dia alla vocale, alla lettura, ai colloqui con Dio, come appresso dirò, ma non lasci mai di consacrare all’orazione le ore stabilite per tutte.1
Nota:
1 Le Costituzioni carmelitane stabiliscono due ore di orazione al giorno, una alla mattina e una alla sera.
Non sapete quando lo Sposo sia per chiamarvi, e temete che non vi accada come alle vergini stolte. Può darsi che, pur riservandovi delle croci, ve le faccia trovare gustose. In caso contrario, persuadetevi che non siete da tanto, e che quello solo vi conviene. Il vostro merito sarà allora nell’umiltà, convincendovi sinceramente di essere inabili anche per il poco che fate.
L’importanza di non lasciare mai questo momento dell’orazione, mai. Al di là del dovere, a cui è tenuto un frate carmelitano o una monaca, tutti dobbiamo sentire il dovere di dedicare questo tempo sacro a Dio. Ed è bene che consacriamo proprio un tempo stabilito: c’è un tempo stabilito per mangiare, c’è un tempo stabilito per dormire, e ci deve essere un tempo stabilito anche per pregare. E stiamo in attesa, proprio restiamo in attesa. Ecco, poi lei dice anche: non pensiamo di dover tutti arrivare a chissà quali vette; noi stiamo li, poi il Signore sa, e, nel caso, viviamo costantemente nell’umiltà.
5 — Siate felici di poter fare quello che vi comandano. Se la vostra umiltà è sincera, avventurate voi, serve di vita attiva, perché allora non mormorereste che di voi, lasciando le altre con i loro travagli, non certo leggeri.2
Nota:
2 Amerei meglio somigliare a queste anime, che a certi contemplativi. (Manoscr. Escor.).
In una battaglia l’alfiere non combatte, ma non per questo lascia di essere in gran pericolo. Nel suo interno deve soffrire più di tutti, perché, mentre regge la bandiera, non può difendersi dai nemici, e ciò nonostante piuttosto di abbandonarla, deve lasciarsi mettere in brani. — cioè, “deve lasciarsi uccidere” — Così i contemplativi, i quali devono portar alta la bandiera dell’umiltà e sopportare tutti i colpi che cadono su di loro senza restituirne neppure uno. Il loro ufficio è di patire con Gesù Cristo, portare alta la croce, non lasciarsela sfuggire di mano, nonostante i pericoli in cui si trovano, e non mai mostrare nel patire la minima debolezza. È solo per questo che vengono scelti a così alto incarico. Perciò devono badare a quel che fanno, perché se abbandonano la bandiera, la battaglia è perduta. Le anime che nelle vie dello spirito non si sono ancora tanto avanzate, se vedono che le opere di coloro che essi stimano capitani e amici di Dio non sono conformi all’ufficio che coprono, non ne possono avere che del danno.
Lei paragona i contemplativi all’alfiere e dice che devono portare alta la bandiera dell’umiltà, che devono sopportare i colpi che cadono su di loro. Ecco, interessante è che il loro ufficio, il loro compito, è patire con Gesù, è portare alta la croce, non lasciarsela sfuggire di mano e non mostrare mai la minima debolezza. Guardate che è difficile, eh! Prosegue dicendo: «È solo per questo che vengono scelti a così alto incarico» e mai lasciare la bandiera, sennò la battaglia perduta.
C’è un compito, che è quello che riguarda i capitani, gli amici di Dio, per il quale le opere devono essere conformi all’ufficio; perché, se le opere non sono conformi all’ufficio, se ne può avere solamente un grande danno per coloro che ci guardano, per coloro che ci seguono. Dobbiamo sempre sentire questo dovere forte della conformità, quindi: le opere conformi all’ufficio; le opere di un padre devono essere conformi al suo essere padre, di una madre uguale, di un sacerdote idem e avanti; ci deve essere sempre questa conformità.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.