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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 21

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 21 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 21

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a lunedì 21 marzo 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo IV di San Luca, versetti 24-30.

Andiamo avanti con la nostra meditazione sul testo di Padre Avrillon:

Lunedì dopo la III Domenica – Giorno di dolcezza

“Subito svegliato, dimandate umilmente a Dio questa dolcezza cristiana…”

Forse non abbiamo mai riflettuto abbastanza su questo tema.

“…che procede dalla carità e dall’umiltà, che non s’inquieta di nulla, che soffre tutto e non molesta alcuno. Immaginatevi Gesù nel tempio dove si vomitavano contro di lui le più atroci ingiurie, e l’oltraggiavano con sì indegne maniere; rappresentatevi la bontà, la pazienza, la tranquillità e la sua dolcezza. Eccovi il divino modello che oggi dovete aver innanzi agli occhi in tutti i giorni del viver vostro, soprattutto quando cominciate a sentire nel vostro cuore un principio di collera. Vegliate dunque attentamente sulla vostra vivacità, sopra i primi moti, sulle parole, sulle dimande, sulle risposte, sui gesti, sugli sguardi ed anche sul tuono della voce. Parlate, rispondete, come potete immaginarvi che avrebbe parlato e risposto Gesù, e fate in maniera che in voi non vi sia alcuna amarezza od il minimo risentimento”.

Quanto è difficile! Quanto è difficile riuscire a tenere davanti agli occhi sempre la dolcezza di Gesù, questa dolcezza cristiana. Sì, perché forse troppo spesso noi facciamo tante cose anche bellissime, eroiche, di grandissimo impegno cristiano, umano, cose meravigliose, però è un po’ come quando sulle fragole ci metti un po’ troppo limone, non è che siano cattive, ma ti danno quel gusto per cui uno dice: «Mamma mia, quanto limone che hai messo! Se avessi messo un po’ più di zucchero, sarebbero state migliori». Le fragole sono sempre quelle, ma quel di più di limone…

Nella nostra vita, nel nostro modo di fare, forse, alle volte, c’è un po’ troppo limone.

Ricordate quando San Carlo va dal suo Padre Spirituale, che era San Filippo Neri, e mentre stavano parlando (insomma, San Carlo era San Carlo…), San Filippo Neri, che era molto fantasioso e anche scherzoso, lo conduce dentro a questa sorta di piccolo parco, di piccolo giardino e lo porta davanti ad una fontana piena di pesci, tira fuori dalla tasca un po’ di pane e comincia a buttare ai pesciolini le briciole di pane e tutti i pesciolini si avvicinano, intanto San Carlo parla, parla e fa tutti i suoi discorsi spirituali, teologici e ascetici… mi sembra di vederli!

San Filippo Neri ascolta, ascolta, ascolta e intanto butta il pane ai pesciolini, poi (mentre San Carlo continua a parlare tutto impegnato), siccome aveva un bastone (insomma, aveva una certa età), quando tutti i pesciolini erano lì vicini che mangiavano questi bocconi di pane, prende il bastone e tira una bastonata potentissima dentro nell’acqua. San Carlo dice: «Ma cosa fai? Padre, cosa stai facendo? Poverini! Erano lì tutti che mangiavano il pane, erano venuti qua, gli avevi dato questo pane buono e si erano tutti avvicinati, adesso gli tiri una bastonata nell’acqua? Poveri… li fai scappare via tutti!»

San Filippo Neri si gira e dice: «Carlo, tu fai così con le persone».

Insomma, immaginatevi il buon San Carlo come si sarà sentito…

Anche San Francesco di Sales, sapete, impiegò vent’anni per riuscire ad acquisire questa dolcezza cristiana, perché San Francesco di Sales era super irascibile, aveva un carattere tremendo, tremendissimo; ci impiegò vent’anni per riuscire a cambiare, dominare, addolcire il suo carattere.

Dobbiamo chiedere al Signore, appunto umilmente, come dice Padre Avrillon, questa dolcezza, perché è importante, soprattutto quando sentiamo che il sangue inizia a bollire, perché poi, sapete, ci sono anche quelli che sono un po’ una prova, e solo a vederli ti cominciano già a prudere le mani…

Alle volte sembra di essere un po’ in mezzo alle scimmie e uno dice: «No, non è possibile…», perché le scimmie sono dispettose e uno dice: «No, no, non ce la posso fare con tutte queste scimmie che tirano, che saltano, che fanno, che gridano, che ballano, che danzano, che urlano…»

Ecco, è proprio mentre si è in mezzo alle scimmie, che bisogna domandare a Dio questa grazia; quindi, non ci scoraggiamo e continuiamo ad allenarci.

Vediamo il Vangelo.

Meditazione sulla dolcezza, tratta dal Vangelo.

“Tutti quelli della Sinagoga dei Nazareni avendo intesa la risposta di Gesù, andarono in collera. Di quale eccesso non siamo noi capaci quando non siamo vigilanti su noi stessi, quando ci lasciamo trasportare da una passione nascente, e non istiamo attenti a reprimerla sul bel principio!”

Bisogna saper dire: «No, questa cosa no!».

Questo vale anche per i genitori, quando viene loro il nervoso per i figli.

“A qual segno ci lasciamo trasportare col nostro sdegno, subito che si presenta l’occasione, quando non abbiamo faticato per acquistare quella moderazione, quella dolcezza cristiana e quella umiltà di cuore, che Gesù ci raccomanda con tanta premura, di cui egli è l’esemplare, e alla quale unisce la pace dell’anima, quando dice: Imparate da me che son mite ed umile di cuore, e ritroverete la pace per le anime vostre. Questo adorabile Salvatore era stato ammirato predicando nella Sinagoga della sua patria. Dopo la sua predicazione i Nazareni gli chiesero di far miracoli, simili a quelli che avea fatto in Cafarnao; ma fecero questa inchiesta con un tuono imperioso, e come se fosse un diritto che avessero di esigerlo da lui, volendo così strappar dalle sue mani le grazie e i favori che non meritavano, e perciò Gesù ricusò di compiacerli. In un’istante passano da una estremità all’altra: dall’ammirazione alla collera…”

A me qui viene in mente Padre Gemelli con Padre Pio eh… eh sì…

“Dall’ammirazione, alla collera…”

«Mi faccia vedere le stimmate!»

E Padre Pio: «No! Ha il permesso da Roma?»

«No, ma io sono…»

«Allora fa niente, lei può essere chi vuole, io non faccio vedere niente a nessuno!»

E da lì in poi… il disastro.

“…dal rispetto al disprezzo, dall’amore all’odio e dagli applausi agli oltraggi”.

Sì, proprio, come Padre Pio.

“Lo scacciano vergognosamente dalla loro città e lo conducono tumultuariamente sopra di un alto monte per precipitarlo al basso e farlo morire”.

Funziona così eh… quando tu deludi le pretese di alcuni, basta: dall’amore all’odio. Quando tu deludi i capricci, gli egoismi di alcuni: dall’amore all’odio. Terribile…

La vita di Padre Pio fu costellata da queste cose, di queste donne che avevano la loro illusione abbastanza paranoica di essere le figlie spirituali e quindi si erano convinte di avere il diritto di prelazione su Padre Pio.

Facevano la gara a chi era più figlia, chi era la prima, chi era la prediletta, e quindi diventavano delle serpi, delle serpi proprio, come se avessero il potere su Padre Pio, come se Padre Pio dovesse chiedere il permesso a loro, di dire, di andare, di fare, di compiere, di parlare, di chi incontrare… Per l’amor del Cielo, per l’amor del Cielo… bisogna stare attenti eh…

Su questo, mi permetto con tanta semplicità, se ci fosse qualche Prete in ascolto, di dare proprio questo consiglio a noi Preti: «Stiamo attenti a queste capricciose dello spirito e stiamo attenti a questi ricatti fatti di falsi sensi del dovere, fatti di ricatti affettivi: “Tu devi…” “Noi siamo stati…” “Ma io sono…”».

No, no, no, ognuno al suo posto, per l’amor del Cielo!

Stiamo attenti, perché se no poi, dal piedistallo ti portano sul ciglio del monte per buttarti giù, perché non corrispondi più a quei capricci, a quelle pretese, a quelle voglie.

Gesù rimane libero, vedete… Gesù rimane libero di dire in faccia quello che pensa.

Eh… noi siamo permalosi, non tutti, ma non è raro trovare una grandissima permalosità; guai a fare un rimprovero, guai a fare un richiamo, guai a sgridare, guai a… Terribile… son tutti sintomi e segni di superbia.

“Voi siete tranquillo adesso che pregate; ma quante volte avete provato dei moti interni, se qualcuno vi ha molestato e non vi ha renduto ciò che credevate esservi dovuto, oppur negato ciò che v’immaginavate di meritare, o che vi abbia detto qualche parola disobbligante e posposto ad altri! Non avete voi allora risposto con risentimento?”

Oh… figuriamoci!

“Voi vi siete senza dubbio trovato qualche volta in simile occasione. Pensate come vi siete allora regolato, come vi siete risentito e adirato, e dimandate a voi stesso se siete dolce ed umile di cuore. Ma Gesù Cristo passò in mezzo di loro senza che se ne avvedessero, e si ritirò. Vede i Nazareni sdegnati contro di lui, ed invece di punirli come meritavano, non perde né la sua bontà, né la sua dolcezza, né il desiderio che avea di versare il suo sangue per loro amore. Siccome egli era onnipotente, poteva confonderli ed annientarli, e si sottrae dolcemente al loro furore. Fa ancora un miracolo per rendersi invisibile: si umilia sino a prender la fuga, egli che potea precipitarli all’inferno: cerca d’intenerirli con questo miracolo, affinché rientrassero in se stessi, e facessero penitenza di un sì ingiusto procedere”.

Quindi, Gesù compie il miracolo con questi qui, cosa fa? Sparisce…

Anche noi dobbiamo fare questo miracolo, imparare a sparire dalla vita di certe persone. Quando ci troviamo di fronte a queste pretese, a questi capricciosi… sparire.

«Dammi… Fammi… Dammi… Fammi… Fammi… Dammi…»

Ricordate le sanguisughe di cui parla la scrittura?

«Dammi … Dammi… Fammi… Fammi… »

Ecco, in questi casi, bisogna sparire, volatilizzarsi.

Ogni discussione, e-mail, messaggi, telefonate chilometriche, polemiche, tutto inutile, tutto inutile: con le sanguisughe non si discute, appena ne tocchi una, quella ti si attacca e ti succhia il sangue.

Le sanguisughe spirituali sono le bestie peggiori che si possano incontrare, bisogna fuggire a gambe levate, come fa Gesù, mai illudersi di…

Ve l’ho già detto, penso che vi ricordiate la mia esperienza da ragazzo con le sanguisughe, credo che il Signore me l’abbia fatta fare per prepararmi, parecchio tempo prima, al Sacerdozio, perché le sanguisughe, quelle fisiche, non sono niente in confronto alle sanguisughe spirituali.

Penso che ve lo ricordiate, comunque ve lo riracconto, perché è stata una esperienza interessante.

Eravamo all’oratorio feriale, d’estate, con i ragazzi. Quel giorno avevamo deciso di fare una passeggiata con la bicicletta, io tenevo i bambini di I, II e III elementare; bellissimi anni, stupendi, meravigliosi, gli oratori feriali più belli della mia vita.

Non li voleva nessuno, perché volevano i giovani, gli adolescenti, mentre io, insieme ad altri tre o quattro educatori, avevamo sempre questi bambini di I, II e III elementare; guardate, sembrava di essere con gli Angeli, abbiamo fatto tanti di quei giochi, raccontavamo loro le dei Santi, e poi andavamo nelle chiese a spiegare come erano, e questi bambini crescevano nella fede, non giorno dopo giorno, ma minuto dopo minuto, dovevate vedere… bellissimo.

Allora, andiamo a fare questa bellissima passeggiata con le bici, con un caldo che non vi dico; ad un certo punto, ci troviamo vicino a un canale di irrigazione. Nostre zone di Milano e dei paesi della Brianza i campi sono pieni di questi canali di irrigazione.

C’era un bellissimo posto sotto agli alberi, bello fresco, e il canale era stracolmo di acqua, con quella bell’acqua fresca che ti vien voglia persino di berla tanto, è bella, e allora noi cosa abbiamo fatto?

Abbiamo tolto le scarpe e ci siamo messi a cavalcioni, seduti sulle rive di queste rogge, con le gambe dentro nell’acqua fino al ginocchio… che bello, non vi dico, sentire tutta questa bell’acqua fresca sulle gambe!

Ci siamo messi lì a parlare, a chiacchierare, a rinfrescarci…

Voi sapete che, se mettete i piedi nell’acqua bella fredda, poi fino al ginocchio, si rinfresca tutto il corpo, quindi noi eravamo lì belli contenti, tutti un po’ spaparanzati sotto le fresche frasche, con le gambe nel fresco.

Ad un certo punto, tiriamo fuori le gambe per andare, e io vedo tutte queste bestie schifose, viscide, marroni e nere, attaccate alle gambe, e dico: «Ma cos’è sta roba?»

Non le avevo mai viste in vita mia!

Tutti i bambini spaventati… pieni di queste bestie sulle gambe, lunghe tre o quattro centimetri, grosse, gonfie, nere!

Io ho detto: «Oh mamma!!»

Non vi dico che spavento che ci siamo presi, perché nessuno di noi le aveva mai viste, ma poi si muovevano, erano tutte viscide, schifose.

Io le guardo e dico: «Ragazzi sono le sanguisughe!»

Ti immagini… i bambini di I, II e III elementare con le loro gambine piene di queste bestie, non vi dico il panico che si è scatenato!

Bisognava toglierle… non potevamo mica andare in giro con queste bestie che erano appiccicate!

O Cielo, lo schifo era veramente immenso!

Allora noi educatori abbiamo preso dei bastoni e con questi rami, che avevamo tirato via dagli alberi, abbiamo cominciato a staccarle; appena le abbiamo staccate, perché hanno una sorta di bocca a ventosa, si vedeva il sangue colare dalle gambe, non vi dico che scena… non vi dico che scena!

Non ho mai più messo le gambe dentro nei canali di irrigazione, mai più!

Non vi dico la scena: tutte queste bestie gonfie del nostro sangue e tutte le gambe che colavano di sangue… non vi dico che roba! Che roba! Che roba! Così… in mezzo al campo, con le gambe bagnate, che colavano di sangue, una scena veramente terribile!

Le sanguisughe della roggia sono niente in confronto a quelle spirituali, perché quelle spirituali ti succhiano fuori l’anima, ti succhiano fuori la Grazia di Dio, ti succhiano l’intimità con Gesù, ti succhiano l’unicità del tuo rapporto con Gesù, ti succhiano la verginità del cuore, sono una roba tremenda!

Altro che il bastone, lì bisogna prendere le fruste, mica i bastoni!

Le sanguisughe… terribile…

“Eccovi qual deve essere la vostra condotta se volete portar degnamente la qualità di cristiano: rispondere con dolcezza, soffrir con pazienza, ritirarsi e sottrarsi con prudenza, senza strepito, senza lamento, senza risentimento e senza mancare alla carità, pagando ancora le maledizioni colle benedizioni”.

Quindi andandosene…. Uno dice: «Ciao, ciao!» e via… sparisce.

“State però attenti a non isbagliare sulla dolcezza. Riflettete che vi è una dolcezza cristiana, che procede dalla grazia e dalla carità, e che vi è una falsa dolcezza, derivante dalla politica e dall’amor proprio, che non sa moderare, né reprimere le parole sdegnose ed offensive, se non con vendicarsi più astutamente, e con meno rumore”.

Quindi stiamo attenti eh… perché ci sono persone che sono falsamente docili.

“Vi sono nel mondo degli ipocriti di dolcezza, come quelli di divozione”.

Padre Avrillon è geniale, è meraviglioso… state attenti che ve li descrive.

“Sanno farsi violenza circa i moti esterni, mentre il cuore è inquieto ed agitato dai pensieri di vendetta”.

Quindi, esternamente sembrano tutti dolci, tutti caramellosi, ma dentro sono delle pantere, che appena potranno… vedete voi…

“I trasporti violenti di collera non sono oggigiorno che per la plebaglia, ma essi sanno spogliarsi delle maniere rozze e villane di questa passione. Taluno si astiene dal pronunziare villanie, affettando una modestia ed una esteriore moderazione, per meditare poi una maligna espressione; il tal altro prende tempo per dire una parola offensiva, ma si procura che vada unita ad una certa delicatezza, e questo genere di collera è infinitamente più pericoloso dell’altro. Studiate bene voi stesso, e state attenti a non urtare in questo scoglio sì opposto alla dolcezza evangelica che richiede lo spirito, il cuore, la voce, i gesti, in una parola che sia una perfetta immagine di quella che Gesù ha praticata e che ha insegnata…”

Quindi stiamo attenti a non fare gli ipocriti, tutti “gni gni” e “gni gna” e poi dopo, appena quello si gira, una bella coltellata nella schiena… la lingua è peggio di un coltello eh… No, non funziona così…

Se vuoi essere dolce, devi esserlo dalla “a” alla “z”, e devi esserlo totalmente, costantemente, non che poi trasformi quella dolcezza in vendetta.

Quindi, adesso vediamo questa bella preghiera:

“Quale oracolo divino avete voi pronunziato, o Signore, e quali ammirabili lezioni ci avete date della dolcezza cristiana, quando avete detto: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, ed inverrete il riposo delle anime vostre! Queste ammirabili parole son piene di lumi e di unzione. Imparate da me! Ah! Signore da chi potrei io meglio imparare se non da voi che siete la stessa verità, che avete parole di vita eterna, e sono in voi tutti i tesori della sapienza e della scienza, io che non sono se non tenebre ed ignoranza? Qual bontà eccessiva di volervi prender la pena d’istruirmi e dirigermi, d’aprir la vostra bocca adorabile per insegnarmi ciò che devo sapere e farmi conoscere ciò che devo fare! Ma qual’eccesso di amore, di voler voi stesso darvi per modello e per esempio della dolcezza! L’istruzione m’illumina e mi guida, ma l’esempio mi facilita e mi dà coraggio. Sì, o mio Signore, voi avete possedute queste due grandi virtù, che avevano origine dal vostro cuore pieno d’amore per me. Voi avete praticata questa dolcezza nelle più atroci ingiurie e nei più crudeli oltraggi, che avete sofferti dalle creature, senza lagnarvi e senza vendicarvi; e l’avete mille volte praticata a mio riguardo, perdonandomi i miei peccati, ed offrendomi la vostra grazia. Voi vi siete umiliato benché siate un Dio; vi siete esposto ai disprezzi ed agli obbrobri, e siete stato ubbidiente sino alla morte. Quale istruzione e qual’esempio! Datemi dunque, o Signore, un gran desiderio di questa virtù, concedetemi questa dolcezza evangelica, che sia una perfetta immagine della vostra; addolcite i miei sentimenti e le parole coll’infiammarmi del vostro amore e coll’unzione della vostra grazia date la pace all’anima mia”.

Bene. Domani, vedremo il “Giorno di carità”.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 4, 24-30)

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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