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”Se uno osserva la mia parola…” (Gv 8,51)

"Se uno osserva la mia parola..."

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «”Se uno osserva la mia parola…” (Gv 8,51)»
Giovedì 30 marzo 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 8, 51-59)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 30 marzo 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ottavo di San Giovanni, versetti 51-59 e con oggi si conclude la lettura dell’ottavo capitolo del Vangelo di Giovanni. 

Si conclude con un tentativo di omicidio. Hanno tentato di uccidere Gesù lapidandolo e Gesù, per salvarsi, deve nascondersi e uscire dal tempio. Capite che è una situazione drammatica. Siamo al capitolo ottavo di San Giovanni, quindi, fin da subito c’è questa volontà assassina nei confronti del Signore. Fin da subito Gesù non viene accettato, non viene accolto, addirittura col tentativo di ucciderlo. 

Il perché l’abbiamo visto ieri: la parola di Gesù non viene assolutamente ascoltata, neanche si fermano a ragionare. Avrebbero potuto chiedergli: “In che senso non vedrà la morte in eterno, di quale morte stai parlando?” Perché magari uno dice: “Non lo so, Gesù non lo precisa, allora io lo chiedo: la morte fisica o un’altra morte?”.

Loro invece non chiedono e vanno subito alla conclusione che è un indemoniato, perché pensano che lui stia parlando della morte fisica. Ma Gesù non sta parlando di questa morte fisica, Gesù ci sta dicendo che osservare la sua parola significa sperimentare la vita: “Io sono la via, la verità e la vita”. Nella misura in cui noi osserviamo la parola di Dio, nella misura in cui ci fidiamo di questa parola e la seguiamo in ogni più piccolo aspetto della nostra vita, credendo nella promessa di bene, che vuol dire nella promessa di vita, che vuol dire nella speranza che è racchiusa nella parola del Signore, allora sperimentiamo la vita, la vita eterna. Ma non solo la vita eterna, sperimentiamo la vita già qui, su questa terra.

Io penso che sia esperienza di ciascuno di noi quella per la quale tutte le volte che ci fidiamo di Gesù, che ci affidiamo alla sua parola, alla potenza della sua parola, tutte le volte che la osserviamo credendoci, noi sperimentiamo vita, proprio la sentiamo fluire dentro di noi. Sentiamo proprio questo spirito di vita che ci anima, ci fa muovere, ci fa proprio gustare il dono della vita, l’essere qui su questa terra. Ecco perché il cristiano non è uno che ha paura o che disprezza la vita terrena, anzi, il cristiano, il vero discepolo di Gesù, è colui che fa un’esperienza di vita terrena bellissima. Un’esperienza della sua corporeità, dei suoi sentimenti, dei suoi affetti, dei suoi desideri, di tutta la sua persona. Un’esperienza bellissima, un’esperienza piena.

Il cristiano non disprezza nulla di quanto esiste. Il cristiano si tiene lontano dall’offesa verso Dio, dal tradimento; non perché ha paura di qualcosa o di qualcuno, ma perché avverte interiormente l’urgenza di corrispondere a questa offerta gratuita, sovrabbondante da parte di Dio, del suo amore, che in Gesù suo figlio si è realizzata nel modo più ampio possibile: con l’Incarnazione, con la Morte e Resurrezione di Gesù.

Quindi voi capite bene che il cristiano è colui che condivide questa esperienza di Gesù, è colui che conosce — lo dice Gesù: “Ma io lo conosco e osservo la sua parola” —, è colui che conosce Dio, lo conosce attraverso la sua parola che ci ha donato, attraverso la sua parola che ha rivelato nella Scrittura. Non c’è un modo migliore per conoscere Dio, sia nell’Antico, sia nel Nuovo Testamento. Sia nel Vangelo, sia nelle lettere di San Paolo, sia nell’Apocalisse, lì abbiamo tutto quello che ci serve per conoscere Dio, e lì abbiamo le condizioni per dire che osserviamo la sua parola.

Basta leggere e queste condizioni ci vengono subito all’occhio, e allora voi capite che se noi ci muoviamo così, anche tante sofferenze o problemi che abbiamo troverebbero un po’ di pace. Perché se il modello è Gesù, se il modello è quello che leggiamo nella Scrittura, quante cose non faremmo e non avremmo fatto e quante altre invece percepiamo di dover fare. È interessante vedere questa prudenza, questa sapienza di Gesù di saper fuggire e nascondersi; quando lo vogliono lapidare se ne va, non impone la sua presenza, non inizia una diatriba, non inizia una lotta, non inizia una guerra: se ne va, si nasconde e se ne va.

Loro purtroppo ci insegnano che quando noi ci chiudiamo alla possibilità di un confronto sincero, può finire in un modo solo: a sassate. È così, finisce a sassate, finisce sempre a sassate. Che può essere coi sassi fisici, materiali — come per Gesù — ma può essere anche in un altro modo, coi sassi delle parole, con i sassi della calunnia, con i sassi degli insulti e via di seguito, ma finisce sempre a sassate. Perché c’è un linguaggio che non viene colto, non viene corrisposto e allora bisogna essere pronti a fuggire, bisogna essere pronti a essere santamente furbi, “astuti — dice Gesù — come i serpenti, semplici come le colombe”.

Tra qualche giorno entreremo nella Settimana Santa e credo che avremo veramente — con questo Vangelo e con i prossimi che vedremo — tanto su cui riflettere. Perché queste logiche infra-mondane tentano sempre di farsi strada: o attraverso le tentazioni, oppure attraverso qualche persona che ci spinge, che vorrebbe che noi ragionassimo — e quindi agissimo — secondo le logiche infra-mondane.

Ma a noi non deve interessare, soprattutto quando va di mezzo un po’ la “nostra reputazione”. Mi viene in mente che Gesù non usa il suo potere per difendere sé stesso. È interessante: non lo usa mai, avrebbe potuto, ma non lo fa. Lui usa sempre il suo potere per servire la Gloria di Dio. E così anche noi dovremmo usare il potere che viene dalla verità, dalla giustizia, dalla bellezza, sempre per servire il Signore.

Ecco allora quest’oggi, in questo penultimo giorno di marzo, chiediamo al Signore la grazia di non sperimentare mai la morte, la morte che viene dal peccato; certo l’altra, la morte fisica, la sperimenteremo tutti, ovviamente, ma la morte che viene dal peccato chiediamo di non sperimentarla mai, di non sentirci mai morti, di non vederci mai morti interiormente perché abbiamo scelto altro da Gesù. Ma la nostra vita sia un’osservanza gioiosa e completa, proprio osservanza integrale che tocca tutti gli aspetti della nostra vita, della parola di Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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