Scroll Top

Un cardiologo visita Gesù di Franco Serafini, parte 1

Cardiologo visita Gesù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni sul libro: “Un cardiologo visita Gesù” di martedì 6 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 6, 12-19)

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Un cardiologo visita Gesù di Franco Serafini, parte 1

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 6 settembre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sesto del Vangelo di san Luca, versetti 12-19.

Bene, quest’oggi inizierò una sezione nuova del nostro lavoro eucaristico e ci concentreremo su un libro che io consiglio di acquistare e leggere attentamente, perché è un libro fatto molto bene ed è molto interessante: 

Un cardiologo visita Gesù.
I miracoli eucaristici alla prova della scienza
,
l’autore è Franco Serafini, la prefazione è di Riccardo Barile. 

Ovviamente noi non potremo leggere tutto il libro – sarebbe interessante, ma non è possibile – però cercherò di leggere tante parti, perché, comunque, per noi è importante fare un approfondimento non solo teologico, ma anche scientifico sull’Eucarestia. Tutto ciò che noi crediamo per fede — come vedremo nella lettura di questo libro — è stato, di fatto, ampiamente confermato da Gesù attraverso i miracoli eucaristici — quantomeno quelli analizzati in questo libro. Tutti i miracoli eucaristici confermano scientificamente quello che noi crediamo per fede, ma vedrete con quanta precisione e quanto rigore il Signore ci dà anche il conforto della scienza mediante i miracoli eucaristici analizzati nel libro che leggeremo!

Cominciamo: siamo proprio all’inizio e al capitolo primo vedremo l’importantissimo e famosissimo miracolo di Lanciano (VIII secolo) da cui partiremo.

Il nome della graziosa cittadina, di 35.000 abitanti, in provincia di Chieti, nell’Abruzzo “forte e gentile”, è strettamente legato ad uno dei più importanti miracoli eucaristici. Importante anche perché è uno dei prodigi più antichi riguardanti l’Eucarestia e di cui si conservino ancora le reliquie. E un prodigio talmente antico da avere perduto, nei secoli, una precisa documentazione storica circa l’origine del fatto; solo la tradizione orale e l’ininterrotta fortissima devozione dei lancianesi hanno fatto sì che di questo miracolo non si perdesse traccia fino all’epoca moderna.

Ma cosa successe esattamente? Verosimilmente tra 700 e 750 d.C. un monaco basiliano celebrava la Messa a Lanciano, nella chiesa dei S.S. Legonziano e Domiziano. Nell’oriente bizantino e in Grecia i basiliani erano monaci che seguivano la regola di san Basilio, secondo la spiritualità dei Padri del deserto e di sant’Antonio abate in particolare. Tra 600 e 700 d.C. molti basiliani fuggivano dalle persecuzioni (dei persiani o dello stesso imperatore bizantino, quando iconoclasta) e trovavano rifugio in Italia. A Lanciano uno di questi monaci, di cui non è tramandato il nome, dicevamo, stava celebrando la Messa. Passo la parola ad un manoscritto del 1631 che, in buon italiano, a 900 anni dai fatti, così recita:

In questa città, circa gli anni settecento di N. S. si ritrovò nel monastero di S. Legonziano, ove abitavano Monaci di S. Basilio […], un monaco il quale, non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio, andava di giorno in giorno dubitando, se nell’Ostia consacrata vi fosse il vero corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue. Tuttavia, non abbandonato dalla divina grazia del continuo orare, costantemente pregava Dio che gli togliesse dal cuore questa piaga […]. Mentre dunque una mattina, nel mezzo del suo sacrificio, dopo aver proferito le santissime parole della consacrazione, più che mai si trovava immerso nel suo antico errore, vide il Pane in Carne ed il Vino in Sangue converso […].

Ecco la Carne ed il Sangue del nostro dilettissimo Cristo. A queste parole corse l’avido popolo con devoto precipizio all’Altare e tutto atterrito cominciò non senza gran copia di lacrime a gridare misericordia […].

Con il passare dei secoli è arrivata fino a noi, senza subire alcun processo di decomposizione, e questo evidentemente è già un fatto misterioso, una doppia reliquia costituita da:

  • un tessuto rotondeggiante carnoso, di colore giallo-bruno-marrone, del diametro di circa 6 cm, più spesso ai bordi e assottigliato al centro, fino a formare un’ampia cavità centrale;
  • cinque frammenti solidi, di volume ineguale e di colore giallo- marrone, di sangue coagulato per un peso complessivo di circa 16 grammi.

Quindi abbiamo due reliquie: una inerente all’Ostia Consacrata e una inerente al Vino Consacrato. 

Oggi le reliquie sono contenute e sigillate in un doppio, elegante, ostensorio di argento confezionato nel 1713, che consente, attraverso una finestra e un calice di cristallo, la piena visione del prezioso contenuto. Sono alloggiate in una teca di marmo sopra l’altare maggiore della chiesa di San Francesco, sotto la custodia dei frati minori conventuali.

Un blackout di otto secoli

Non esistono al momento documenti storici affidabili circa l’origine di queste reliquie. Il primo testo scritto che nomina esplicitamente un miracolo eucaristico custodito a Lanciano risale ad appena il 1574, in occasione della prima ricognizione ecclesiastica sulle reliquie stesse voluta dall’arcivescovo Rodriguez. Giacomo Fella, uno storico lancianese, nel 1620 scrive della dichiarazione giurata da lui ricevuta da due frati conventuali di Lanciano, padre Antonio Scarpa e padre Angelo Siro. I due ricordavano l’esistenza, fino a sessant’anni prima, di un codice gotico, scritto in greco e in latino e ricoperto da due tavolette, sicuramente decisivo nel precisare l’origine e la datazione del miracolo. Ebbene tale codice venne amichevolmente mostrato a due monaci basiliani di passaggio ospitati a Lanciano. È dai tempi del cavallo di Troia che non è bene fidarsi dei greci! Sto scherzando, ma l’indomani mattina, di buon’ora, i due basiliani sparirono senza salutare e con loro sparì per sempre il prezioso codice in cui si nominava un loro lontano confratello che aveva portato onta al buon nome dell’ordine.

Quindi, i due monaci, per far piazza pulita, per salvare l’ordine e l’onore del confratello, hanno portato via il manoscritto.

Quindi non esiste il codice gotico, ma non esiste neanche una dichiarazione notarile della memoria del furto del codice stesso, che pure il Fella aveva raccomandato di eseguire.

La tradizione orale del remoto avvenimento viene fissata sulla carta nell’elegante documento del 1631 che ho già citato, oppure nella pietra di un’epigrafe del 1636, ma i primi otto secoli dal miracolo di Lanciano rimangono un buco nero per gli storici. Un buco nero tuttavia illuminato, negli archivi, dalla documentazione del forte interesse convergente dei francescani, del clero diocesano, delle confraternite per l’antica chiesa di San Legonziano, dove avvenne il miracolo, e per la più nuova (del 1258) e sovrastante chiesa di San Francesco dove poi si spostarono le reliquie… Di recente, padre Nicola Petrone, conventuale che ha dedicato la vita al Santuario di Lanciano e ha scritto forse il miglior resoconto oggi disponibile in libreria sul miracolo eucaristico, ha azzardato un’ipotesi intrigante.

Intorno all’XI secolo, era viva nella Chiesa la disputa teologica circa il modo della presenza del Cristo nell’Eucarestia; era un fiorire di trattati che avrebbero posto le basi per la successiva e definitiva definizione del concetto di transustanziazione, cioè la trasformazione, durante la Messa al momento della Consacrazione, della sostanza del pane e del vino nella Sostanza del Corpo e del Sangue di nostro Signore, pur permanendo le specie visibili del pane e del vino.

Un contributo teologico importante, nel 1073, lo fornisce Guitmondo di Aversa, un monaco normanno che scrive il De corporis et sanguinis Christi veritate in Eucharistia. In un passaggio ricorda un miracolo raccontatogli dal maestro e amico Lanfranco di Pavia, il quale, durante la sua fanciullezza, aveva sentito dire che in Italia «era avvenuto un miracolo tra le mani di un presbitero mentre celebrava la Messa e vide sull’altare la vera Carne e nel calice il vero Sangue. Ebbe timore di consumarli, quindi chiamò il vescovo per chiedergli consiglio. Il vescovo, con gli altri confratelli nell’episcopato convocati per il caso, preso quel calice con la Carne e il Sangue, lo chiuse accuratamente e lo pose al centro dell’altare perché fosse conservato in perpetuo tra le più importanti reliquie». Padre Petrone ritiene che il miracolo a cui Lanfranco fa riferimento sia quello di Lanciano, così completo e duraturo come nessun altro a noi noto nell’alto Medioevo, in Italia.

Quindi vedete che è una storia intrigante a livello storico.

La ricognizione del 1574

Dal 1574, a cadenza quasi secolare, i tessuti miracolosi, su ordine dell’autorità ecclesiastica o conventuale, sono stati sottoposti a ricognizioni. Certamente è da ricordare la prima, del 1574, in cui davanti al popolo si aprirono gli ostensori, si ispezionarono e si pesarono le reliquie. Qui avvenne un fatto misterioso e destinato a diventare memorabile: i cinque grumi di sangue, pur essendo di dimensioni già ad occhio nudo diverse, sulla bilancia risultarono pesare ciascuno lo stesso peso di ciascun altro e ciascuno lo stesso peso di tutti i grumi contemporaneamente!

Avete capito? Avvenne qualcosa di ulteriormente miracoloso nel senso che, a chi non avesse avuto una corretta teologia, sarebbe sembrato strano. C’erano cinque grumi di sangue con dimensioni diverse; le autorità ecclesiastiche misero sulla bilancia uno dei cinque grumi che risultò pesare come tutti e cinque i grumi messi insieme. E tutti insieme i grumi pesavano come quell’uno. Si direbbe: “Impossibile: un grumo dovrebbe pesare di meno di tutti gli altri quattro!”… e invece no; in questo caso no. Quell’unico grumo pesava esattamente gli stessi grammi che pesavano gli altri insieme. Qualunque grumo prendessero, ne registravano lo stesso peso e ciascun grumo aveva lo stesso peso di tutti gli altri quattro contemporaneamente. Che se ne prendesse uno o tutti insieme, il loro peso era identico!

Io, che sto scrivendo nell’anno 2016, credo nell’intelligenza dei miei avi e mi guardo bene dall’irridere i miei antenati, a me così superiori nell’affrontare con coraggio e forza morale una vita molto più difficile della mia. Casualmente la mia famiglia, e quindi il mio cognome, è originaria del comune di Atessa, confinante con Lanciano: non posso neanche escludere che uno dei padri di mio padre fosse presente quel giorno a Lanciano… non è possibile oggi, e ancora meno lo era nel 1574, quando tale strumento era di uso ancora più comune, sbagliare nell’usare una bilancia, per di più in un momento così importante e davanti agli occhi di tutti i concittadini. Credo, da cristiano cattolico, a cose ben più “incredibili”, e non vedo perché non dovrei dare credito al padre di mio padre che mi racconta un fatto prodigioso, di cui è stato testimone oculare. Oltretutto, è chiarissimo il senso teologico del Fatto: ogni più piccola goccia di vino consacrato contiene già nella sua interezza la completa e indivisibile sostanza del Sangue di nostro Signore…

È tutto quello che abbiamo visto finora sul frammento; tutto il discorso fatto sul frammento!

…ogni più piccola goccia di vino consacrato contiene già nella sua interezza la completa e indivisibile sostanza del Sangue di nostro Signore; la più piccola goccia come un calice intero di vino contengono Colui che l’universo intero non può contenere.

Questa è una ulteriore risposta a coloro che dicono: “Eh, va beh…che cosa vuoi che siano due gocce di Vino Consacrato o se cade un pezzettino di Ostia!”. Che cada un pezzetto di Ostia o che vada per terra una goccia, è uguale che se cadesse un’Ostia intera grande o si rovesciasse un calice intero di vino! A livello teologico non cambia assolutamente nulla e, in questo caso, anche a livello materiale, perché il Miracolo Eucaristico di Lanciano ci dice che uno dei grumi pesava esattamente come tutti gli altri messi insieme: lo stesso peso!

Era appena terminato, nel 1563, il concilio di Trento che aveva chiarito e definito il dogma della transustanziazione: da Lanciano il Cielo faceva giungere ancora una volta un segnale inequivocabile.

Però che cosa accadde?

Nelle successive ricognizioni tale prodigio non si verificò più. Per esempio, nel 1886 i cinque frammenti risultarono pesare 8, 2.45, 2.85,2.05 e 1.15 g, oltre a 5 mg di frammenti polverizzati. Nel 1809 anche a Lanciano arrivarono la libertà, l’uguaglianza e la fraternità delle leggi napoleoniche: il convento di San Francesco venne soppresso per essere trasformato in caserma, i nove frati dispersi, il refettorio divenne sede del comune. Per qualche tempo, parte dell’ex-convento ospitò perfino una loggia massonica! 

Di tutto e di più…

La chiesa di San Francesco divenne chiesa parrocchiale. Tornati l’ordine e la restaurazione, tuttavia solo nel secolo successivo, nel 1952, si ripresentarono le condizioni per il ritorno dei francescani conventuali a Lanciano.

Quindi abbiamo avuto una prima ricognizione dove avvenne questo terzo miracolo — quello dello stesso peso dei grumi — che, però, nelle successive ricognizioni non avvenne più. L’importante è averlo avuto una volta, averlo registrato almeno una volta: sono miracoli incredibili… anche a livello scientifico, ma chi non vuole credere nega l’evidenza, perché, di fatto, chi non vuole credere non crede e questo è il bello della libertà. 

Noi facciamo tutte queste meditazioni, io dedico tante ore — vorrò vedere al termine di questo lungo ciclo quante ore avrò impiegato sul tema dell’Eucarestia… le conterò tutte. E sono contento: tornassi indietro, io lo riproporrei ripartendo dal primo di giugno — ma sono consapevole che chi non vuole credere, non crede; chi non ha fede, non ce l’ha; chi è superficiale, grossolano, chi non è devoto verso la Santa Eucarestia non cambierà per queste parole. Quindi esse sono rivolte a coloro che amano già Gesù Eucarestia perché diventino un aiuto, un conforto, un sostegno nella loro bellissima fede. 

E domani vedremo la ricognizione del 1970.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati