Scroll Top

“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 32

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Mercoledì 15 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mc 8, 22-26)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 15 febbraio 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ottavo del Vangelo di San Marco, versetti 22-26 .

Continuiamo la nostra lettura del testo di Bonhoeffer, Vita Comune.

Il lavoro della giornata va verso la conclusione. Se si è trattato di un lavoro duro e faticoso, 

Questo ci permette di imparare a mantenere fede ai nostri impegni: la fatica del lavoro, la fatica dello studio, la fatica del doverci impegnare, la lunghezza stessa della giornata, l’arrivare alla sera dicendo: “Mamma! Quanto è stata lunga questa giornata!”.

Tutto questo ci insegna a tenere fede a un impegno, perché la tentazione è quella di fuggire. Quando un lavoro è molto pesante, non mi dà quello che voglio, non è secondo tutti i miei criteri; quando sul posto di lavoro succedono cose che non piacciono, la tentazione è quella di prendere e andarmene. Certo, ci saranno anche delle ragioni importanti per cambiare lavoro, ma stiamo attenti a queste ragioni; stiamo attenti che, alla base del cambiare lavoro o scuola (c’è quella professoressa che non è brava, non mi piace, allora cambio scuola, cambio classe), non ci sia la fuga, che non è altro che l’espressione più “plastica” della mancanza di tenere fede a un impegno.

Il lavoro, la scuola, gli amici li puoi cambiare, puoi fuggire da tutte queste cose, ma dalla moglie e dal marito? Non li puoi cambiare! Tua madre, tuo padre, tuo figlio li puoi cambiare? No! Il tuo corpo lo puoi cambiare? No! 

Quindi, vedete, è meglio allenarsi a tenere fede a un impegno preso, piuttosto che dire: “Io cambio!”, perché è una illusione: tutte le fatiche che trovi in un posto le troverai, se non peggiori, anche in un altro. Non è che, cambiando moglie o marito, io vado a trovare la famosa isola-che-non-c’è, appunto non c’è! Non avrà i difetti che aveva quella persona, ma ne avrà altri, magari peggiori!

Quindi impariamo a mantenere fede agli impegni; a essere fedeli a tutte le piccole cose che dobbiamo fare: ogni giorno fare i compiti, ogni giorno studiare, ogni giorno lavorare bene mi raccomando!

l’indomani avrà le sue nuove preoccupazioni.

Certo: lo dice anche Gesù!

Di nuovo la comunità cristiana di persone che vivono insieme si raduna.

Essa si riunisce nella comunione della mensa serale e della meditazione che conclude la giornata. Essa prega con i discepoli di Emmaus: «Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire».

 Resta con noi, Signore, la sera” è un canto che mi piace moltissimo perché mi ricorda quando ero quasi bambino. Quello di questo canto è quasi un ricordo sensibile!

È bene che la meditazione serale possa aver luogo veramente alla fine della giornata, in modo che sia veramente la parola finale prima del riposo notturno. Quando subentra la notte, la comunità gode maggiormente della luce vera che viene dalla Parola di Dio (bellissimo!). La preghiera dei salmi, la lettura biblica, il canto e la preghiera comune (e io aggiungo: il Santo Rosario, il Salterio di Gesù e di Maria) chiudono la giornata, così come l’avevano aperta. Ci restano solo poche cose da dire in particolare sulla preghiera serale.

Questo è il luogo specifico dell’intercessione comune. Dopo aver portato a termine la giornata di lavoro, chiediamo a Dio la benedizione, la pace e l’assistenza per la cristianità intera, per la nostra comunità, per i pastori nell’esercizio delle loro funzioni, per tutti i poveri, i sofferenti, coloro che sono soli, per i malati e i morenti, per i nostri vicini, per i familiari e per la nostra comunità. Questo è il momento in cui più profondamente prendiamo coscienza della potenza e dell’intervento di Dio, ora che finiamo il lavoro delle nostre mani e ci affidiamo alle sue mani fedeli. È il momento in cui siamo meglio disposti a pregare per la benedizione, la pace e l’assistenza divina, ora che il nostro operare è giunto al termine. Quando siamo presi dalla stanchezza, è Dio che interviene con la sua opera. «Non si assopirà né dormirà il custode d’Israele». 

Bello questo versetto del Salmo, bellissimo! Ci sono tantissimi spunti e temo che, andando troppo avanti, diventino troppi. È meglio che io mi fermi nella lettura.

La comunità cristiana, la nostra bella comunità cattolica si ritrova insieme alla sera, dove? Nella comunione della mensa “fisica” del mangiare e, potremmo dire, nella comunione della mensa spirituale, cioè la meditazione e la preghiera. Vedete come Bonhoeffer porta sempre avanti questi due elementi fondamentali: il corpo, il nutrimento – lo abbiamo già visto nei giorni scorsi con l’importanza del mangiare insieme – insieme con la preghiera e la meditazione. 

Ed è bene che questa meditazione serale insieme avvenga proprio alla fine della giornata, prima del riposo notturno. Quindi impariamo a mangiare insieme: non mangiamo come in un albergo, perché l’importante non è semplicemente mangiare, ma nutrirsi insieme, perché in quel mangiare insieme si forma e si esprime una comunione. 

Quando subentra la notte, la comunità gode maggiormente della luce vera che viene dalla Parola di Dio.

Vedete come Bonhoeffer usa riferimenti al mondo fisico per continui rimandi al mondo spirituale. Di sera una luce piccolina vicina al Crocifisso, alla statua della Vergine ci dovrebbe ricordare che è da lì che viene la luce, che Gesù è la Luce (ricordate il Prologo di Giovanni? Venne la Luce, ma gli uomini preferirono le tenebre!); Lui è la Luce. Non la televisione, non le chiacchiere, non il cellulare, ma Gesù. Quindi ci mettiamo lì con la nostra lucina e guardando il Crocifisso diciamo: “Ecco, è da lì che io prendo la luce; è da qui che mi arriva la Luce per questa notte!”.

Quindi tutta la preghiera – l’Ufficio, la meditazione, il Salterio – che abbiamo fatto al mattino si conclude alla sera e guardate che Bonhoeffer sta parlando dei laici, non delle suore o dei preti, questo sia chiaro. Sta parlando dei laici, questo è importante: il suo è un programma di vita e di preghiera per laici. Non accampiamo scuse, perché si può fare tranquillamente. Lui dice:

Ci restano solo poche cose da dire in particolare sulla preghiera serale.

Certo, sì, ne abbiamo dette già tante per la preghiera della giornata! Ed è molto bello che quello sia il momento dell’intercessione, cioè quello in cui mettiamo davanti a Dio tutte le persone, le situazioni, i drammi, le sofferenze, i pastori, i genitori, i figli tutti quelli che abbiamo incontrato nella giornata: è come se li deponessimo ai piedi di Gesù! Li affidiamo a lui, alle sue mani fedeli. Tutta la nostra opera si ferma, siamo stanchi, è il tempo del riposo, ma chiediamo a Dio che sia Lui a continuare quest’opera meravigliosa della benedizione, dell’assistenza divina, della cura, della guarigione. Faccia Lui! Perché “non si assopir , né dormirà il custode d’Israele” (Ps 121,4).

Questa per noi è una grandissima consolazione: io posso andare a dormire, devo andare a dormire ma “non si assopirà, né dormirà il custode d’Israele”, Lui no! Ci pensa Lui: io posso davvero dormire in pace.

Inoltre nella preghiera serale della comunità ha un posto particolare la richiesta di remissione di tutti i torti da noi fatti a Dio e ai fratelli, la richiesta di perdono a Dio, ai fratelli, la disponibilità a rimettere qualsiasi torto sia stato fatto a noi. Secondo un’antica usanza, durante la meditazione serale nei monasteri 

Guardate che sta parlando di monasteri cattolici! Ricordate quando vi parlavo della disponibilità a non avere pregiudizi? Vedete come Bonhoeffer è sereno e libero? In questo testo, lui che è luterano, ha fatto più volte riferimento alla realtà cattolica: san Tommaso ha ragione. Quello che vi ho letto il 29 di gennaio dalla Summa Theologiae mostra che san Tommaso ha ragione e, se noi non la pensiamo come lui, siamo fuori strada, perché, con tutto il rispetto, potete non pensarla come la penso io, e va bene, ma non pensarla come la pensa san Tommaso è un problema. Non di san Tommaso, ma di chi dissente, e va risolto. 

Secondo un’antica usanza, durante la meditazione serale nei monasteri l’abate si rivolge secondo un ordine fisso ai confratelli, per chiedere perdono di tutte le omissioni e colpe commesse nei loro confronti, dopodiché, ottenuto da loro il perdono, cede la parola, e sono i confratelli adesso a chiedere perdono all’abate delle loro omissioni e colpe, così da ricevere da lui il perdono. 

Perché non dimentichiamo Efesini 4,26 che è anche ripreso nella Compieta:

«Non tramonti il sole sopra l’ira vostra» (Ef 4,26). È una regola fondamentale per ogni comunità cristiana quella per cui la sera (quante volte vi ho detto questa cosa!) va sanata ogni spaccatura che si sia prodotta nel giorno. È pericoloso per il cristiano mettersi a dormire con un cuore non riconciliato. Quindi è bene includere specificamente nella preghiera di ogni sera la richiesta di perdono fraterno, in vista della riconciliazione e del ricostituirsi della comunione. 

Impariamo a fare questo esame di coscienza; impariamo a chiedere perdono a Dio! Poi, grazie a Dio, nel nostro caso c’è il Sacramento della Confessione che loro non hanno, quindi, alla sera, quando faccio il mio esame di coscienza e vedo dove sono e vedo il male che ho fatto, me lo segno per chiedere poi perdono al Signore a livello sacramentale, ma intanto comincio subito a chiedere perdono a Lui e a chi mi sta intorno. E mi apro a perdonare.

Purtroppo, dobbiamo dire che anche tra di noi ci sono persone che non sanno perdonare, purtroppo! È una vita d’inferno: si perde ogni grazia di Dio, qualunque! Si perde ogni luce dello Spirito Santo: chi rimane ingabbiato nella rete, nella ragnatela della tarantola del giudizio, del rancore, dell’odio, del non-perdono è spacciato! Non ha più vita in sé; perde i doni dello Spirito Santo.

Impariamo anche nelle nostre famiglie a chiederci perdono, a chiedere scusa, a dire: “Guarda, ho sbagliato!”. Di sicuro – questo lo dice anche la lettura breve che facciamo durante la Compieta – di sicuro non si può andare a dormire con un cuore ferito dalla mancanza di riconciliazione: le spaccature vanno sanate, prima di andare a letto! 

Dunque: alla sera ci sono la preghiera di intercessione, la preghiera riconciliazione, la preghiera di perdono e la terza preghiera? Non la indovinate neanche a morire! Quale sarà, tra le antiche preghiere che Bonhoeffer va a ripescare, la terza forma di preghiera da vivere alla sera? Quale sarà? 

Adesso sospendete la lettura, così ci pensate un attimo e poi la riprendete dobbiamo dirlo: purtroppo neanche noi sacerdoti diciamo più questa preghiera, soprattutto quella che sto per dirvi adesso! 

Non tutti, grazie al Cielo, ma, purtroppo, dobbiamo riconoscerlo, sono pochissimi (adesso avreste già dovuto capire di che cosa vi parlerò a breve) quelli che parlano di ciò che ora Bonhoeffer dice! Sono veramente pochissimi coloro che dicono le parole che ora vi leggerò. 

Infine ci sorprende in tutte le antiche preghiere della sera l’insistenza nel chiedere protezione durante la notte dal demonio, dal terrore 

Avete mai pregato per essere protetti dal terrore? Sono sicuro di no: non perché siate stupidi o cattivi, ma perché nessuno ve lo ha mai detto. Dal demonio, dal terrore e, attenti alla terza cosa:

da una morte brutta e improvvisa. 

Quando è stata l’ultima volta che, prima di andare a dormire, noi abbiamo pregato per queste tre intenzioni: essere liberati dal demonio, dal terrore e dalla morte brutta e improvvisa? Quando è stata l’ultima volta? Ringraziamo Bonhoeffer, ringraziamo questo teologo che ci sta dicendo parole di grandissimo spessore esistenziale, teologico, veritativo.

Gli antichi avevano ancora una certa consapevolezza dell’impotenza dell’uomo nel sonno, della parentela fra il sonno e la morte, dell’astuzia del demonio nel far cadere l’uomo indifeso. Perciò essi chiedevano nella preghiera l’assistenza degli angeli santi con le loro armi d’oro, la presenza degli eserciti divini, quando Satana vuol sopraffarci. La più notevole e più profonda richiesta della chiesa antica è quella che Dio mantenga vigile e disponibile a lui il nostro cuore, mentre i nostri occhi sono chiusi nel sonno (verissimo: ci sono preghiere bellissime su questo). E la preghiera perché Dio abiti in noi e presso di noi, anche se non ne abbiamo alcun segno o coscienza, la preghiera che Dio mantenga il nostro cuore puro e santo, in presenza delle paure e delle tentazioni notturne, che lo renda disponibile ad ascoltare in ogni momento il suo appello e a rispondervi anche di notte, come il servo di Samuele: «Parla, o Signore, il tuo servo ascolta» (1 Sam 3,10). 

Ma ditemi se non sono parole bellissime e riflessioni stupende!

Anche nel sonno siamo o nelle mani di Dio o in preda al maligno. 

O l’uno o l’altro: non c’è la neutralità! Anche nel sonno, o riposiamo nelle mani di Dio o siamo nelle mani del demonio.

Anche nel sonno Dio può operare in noi prodigi o il maligno procurarci devastazioni. Per cui, la sera, preghiamo dicendo: «Se i nostri occhi dormono, / tieni vigile il nostro cuore al tuo cospetto; / proteggici, destra del Signore / e liberaci dai legami del peccato» 

Sapete di chi è questa preghiera? Non indovinerete mai. Rileggo: 

«Se i nostri occhi dormono, / tieni vigile il nostro cuore al tuo cospetto; / proteggici, destra del Signore / e liberaci dai legami del peccato» 

Questa preghiera l’ha scritta Lutero.

Non dimentichiamo che Lutero era un monaco agostiniano, un frate agostiniano di grandissima preparazione teologica e soprattutto biblica. Poi è successo quello che è successo, ma nessuno può dire che in questa preghiera ci sia qualcosa contro la fede e contro Dio. Nessuno! È una preghiera totalmente biblica e bellissima.

Questo che cosa ci insegna? Ci insegna che si possono scrivere preghiera così belle, si possono toccare queste vette stupende e poi, purtroppo, si possono fare anche le scelte peggiori possibili. 

Questo ci insegna, inoltre, che nella vita di un uomo che fa anche il male, non è tutto da buttar via perché i momenti di grazia e di incontro con il Signore sono belli, veri: poi noi possiamo prendere la strada sbagliata, ma questo non significa allora tutto quello che c’è stato prima sia da buttare. No, vuol dire che abbiamo poi preso una strada sbagliata. 

Quindi impariamo a pregare per essere protetti dal demonio, dal terrore o dalla paura – conoscete il terrore, quella cosa che prende dentro e toglie il fiato in gola? Ci sono molti motivi per cadere nel terrore – e dalla morte brutta e improvvisa. Anche questo: quante volte si muore di notte! C’è una frase che i medici dicono: “Vediamo se supera la notte”. Questo perché la notte è un momento un po’ particolare! 

Poi – cosa che oggi noi abbiamo completamente rimosso – di notte che cosa sperimento? La mia impotenza, la mia vulnerabilità: sono vulnerabile, il mio corpo è vulnerabile, chiunque potrebbe entrare e uccidermi e io non mi accorgo di niente! 

E di notte che cosa faccio? Niente! Dormo! È la parentela tra sonno e morte: quanti sono andati a letto a dormire e non si sono più svegliati? E poi: 

Gli antichi avevano ancora una certa consapevolezza dell’astuzia del demonio nel far cadere l’uomo indifeso.

Quante volte ci svegliamo e non siamo come quando siamo andati a letto? Magari ci sono venuti pensieri di disperazione, di impurità; pensieri contro la carità; pensieri di tutti i generi e tipi che sono venuti nella notte! 

Allora è importante pregare gli angeli con le loro armi d’oro. Bellissimo! Pregare gli eserciti divini e chiedere al Signore che mantenga vigile e fedele il nostro cuore, anche e soprattutto mentre il nostro corpo e i nostri occhi sono chiusi nel sonno: un cuore che vigila, perché il nostro cuore continua a battere (è la nostra salvezza, se no moriamo), quindi: “Signore, rendi la mia anima attenta costantemente a te. Che la tua presenza continui ad abitare presso di me, in me”. E in mezzo alle paure e tentazioni, noi chiediamo al Signore di renderci disponibili alla parola del Salmo: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!“. Capita, quando ci svegliamo al mattino e tac! Ecco una luce incredibile su una questione che non si riusciva a risolvere: è il Signore che ha operato di notte!

E stiamo attenti perché, nel sonno, Dio può operare prodigi, ma il demonio può anche devastarci! Ecco che è importante la preghiera prima di andare a letto!

Ma tanto per il mattino che per la sera vale la parola del salterio: «Tuo è il giorno e Tua è la notte» (Sal 74,16)

Voi direte: “Beh, Padre Giorgio avrà finito!” Invece no: non ho finito non ho finito perché adesso inizia un capitolo che non posso non trattare, credetemi! Veramente credetemi: non posso non trattare questo capitolo perché, se gli altri erano importanti, questo è fondamentale ed è bellissimo e sono sicuro che vi piacerà tantissimo. 

Vi leggo il titolo e poi sognate! Titolo del capitolo:

La giornata vissuta in solitudine.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati