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S. Giovanni Evangelista

S. Giovanni Evangelista

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 27 dicembre 2021 – S. Giovanni Evangelista

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

S. Giovanni Evangelista

Eccoci giunti a lunedì 27 dicembre 2021. Festeggiamo quest’oggi San Giovanni Apostolo ed Evangelista, il discepolo prediletto di Gesù. Innanzitutto auguri a tutti coloro che portano questo bellissimo nome di Giovanni, un nome sicuramente molto bello, molto significativo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo X, versetti 2-8. 

Maria di Magdala dice:

«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!» 

E allora Pietro insieme a Giovanni corrono al sepolcro, osservano tutto quello che c’è, che è rimasto, i teli, il sudario… Lui l’aveva detto che sarebbe risorto. 

«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!»

In realtà è Gesù che se n’è andato, Lui l’aveva detto.

“Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”

Gesù ha parlato più volte della Risurrezione, del terzo giorno, ha detto che doveva soffrire a causa degli anziani e che dopo sarebbe risorto. Stiamo parlando di persone assolutamente sante, di Maria Maddalena, di San Giovanni e San Pietro apostoli, eppure, allo stesso tempo, dobbiamo evidenziare che all’interno di questa grande santità ci sono comunque delle difficoltà. È difficile credere — non so se riesco a spiegare il mio pensiero — io posso dire in tutta sincerità di amare tanto il Signore, però un conto è questo e un conto è quel passaggio interiore che mi fa dire: “Credo al di là di tutto, innanzitutto al di là di me stesso. Credo oltre al mio dolore, credo oltre all’evidenza della morte”

C’è qualcosa di più evidente della morte? C’è qualcosa di più reale della morte? No, non c’è niente di più reale ed evidente della morte, se non la nascita. Ebbene, Gesù chiede una fede che sappia affrontare la morte, che sappia credere in Lui nonostante il potere di realtà e di evidenza della morte e qui, purtroppo, a parte la Vergine Maria, cadono tutti, non sanno avere questa fede. Ed è triste perché Gesù che cosa non aveva fatto? Che cosa avrebbe potuto fare di più? 

Noi siamo bravi, buoni, belli, ma abbiamo un limite: il nostro io, il nostro egoismo. Sotto, sotto c’è una domanda: “Ma io che cosa ci guadagno?”, oppure “Ma io che cosa ci perdo?”.

Diciamo di amare: “Tu sei la mia vita, sei il mio sole, sei la luce dei miei occhi, tu per me sei tutto, senza di te morirei, sei la ragione del mio vivere, del mio esistere…” Tutte cose vere, ma hanno un limite: “Ma io che cosa ci guadagno?”, “Ma io che cosa ci perdo?”, “Ma a me quanto costa?”.

È difficilissimo trovare qualcuno che sappia andare oltre questo limite, credo che si possa vivere una vita senza mai incontrare nessuno così. Anche i piaceri che noi facciamo alle persone, siamo buoni, siamo caritatevoli, andiamo incontro, crediamo nella carità, ma per quanto tempo? Noi diciamo: “Eh, ma non diventi un’abitudine…”. Tu mangi tre volte al giorno, minimo, poi c’è chi mangia molto di più, è probabile che anche io abbia dei bisogni che si ripresentano, non è che tu mangi una volta e poi dici: “Non è che posso farlo tutti i giorni”. Anche l’altro avrà dei bisogni che si ripetono, che si ripresentano, cosa facciamo? Siccome io non ho voglia, basta?

«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Chi l’ha portato via? Lui se n’è andato. Maria Maddalena ma non ti ricordi che fino a dieci giorni fa lo diceva Lui? Te l’ha detto: “Dopo tre giorni risorgerò”. L’ha detto, perché non te lo ricordi? “Non posso credere che addirittura adesso la morte…”. Ma ha fatto risorgere Lazzaro! E il figlio della vedova? Ha sempre fatto quello che diceva.

“Correvano insieme tutti e due… ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario… e vide e credette.”

E fino adesso cosa abbiamo fatto? 

Sono domande che a me nascono un po’ nel cuore, non so se riesco ad esprimerle correttamente e farmi capire, ma mi sembra tutto un gran movimento per una cosa già detta, già annunciata. Un grande stupore a vari livelli, però si sapeva già, solo che un conto è sapere e un conto è credere, sono due cose diverse, noi non crediamo tutto ciò che sappiamo, purtroppo.

Uno può dire: “Padre, però sono comunque tre Santi, è bello comunque arrivare così”. Sì, volevo solo dirvi che c’è anche altro, c’è un oltre, c’è ancora uno spazio. Penso che sia bello avere il desiderio di volerlo riempire questo spazio e dire: “Io vorrei di più, io desidero arrivare fin là. Non voglio fare queste cose: corri, dov’è? chi l’ha portato via? Vorrei qualcosa di diverso che è fondato su Gesù, sull’intimità con Gesù, sulla Presenza di Gesù, sull’amicizia e sull’amore di Gesù.”

Ha detto che sarebbe risorto? Basta. In qualche modo si farà presente, non sappiamo come, non sappiamo dove, non sappiamo niente, però va bene, ci crediamo. L’ha detto, perché ci deve imbrogliare? Che ragioni ha per imbrogliarci e di volerci mentire, che motivi ha?

Tanta preoccupazione adesso che è morto ma quando era vivo, quando saliva il Calvario, hanno dovuto prendere uno sconosciuto per portargli la Croce, questo non era un bisogno?

A me sembra che noi guardiamo i bisogni che piacciono a noi, che reputiamo per noi essere tali, non quelli che sono dei veri bisogni. Voi lo vedete anche nei regali di Natale, a parte le candele profumate, lasciamo perdere le candele profumate, ma lo vedete dai regali. Quanti regali, non dico inutili ma sbagliati avete ricevuto? Uno lo guarda e dice: “Ma questo cosa c’entra con me?” È come se a me uno regalasse l’abbonamento per andare allo stadio tutte le domeniche. Io lo guardo e dico: “Bellissimo, però mi sembra che hai sbagliato persona, non credi?”

“No, ma è una cosa bella”

“Sì, però a me non interessa, non fa parte della mia vita, come hai fatto a non accorgertene?”

È difficile riuscire a cogliere un bisogno dell’altro che non sia nella mia testa. Adesso tutti che corrono al sepolcro a vedere Gesù che non c’è più. Ma quando c’era, dov’eravate? 

“Ma avevo paura”.

“Ma Lui aveva bisogno, quindi la tua paura è stata più grande del Suo bisogno, salvarti la vita è stato più grande del Suo bisogno, adesso sei lì che corri per andare a cercarlo”.

Corriamo, cerchiamolo, sì è una bella cosa, però… il treno è andato, il treno era prima, era quando Lui era là che soffriva, gemeva, gli scarnificavano la schiena e quant’altro, lì c’era un bisogno. Lui aveva bisogno lì, ma lì non c’era nessuno. Quando tutti gridavano: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”. Voi dov’eravate? A gridare che cosa? Noi siamo queste persone, poi per amor del cielo diventiamo santi, saremo dei santi meravigliosi, godremo le glorie del Paradiso, va bene, però c’è questo quid che si è perso per strada. È difficile credere, è difficile fidarsi. Com’è difficile fidarsi veramente. 

Una domanda che io mi pongo è questa: “Ma tu credi veramente in Gesù? Tu ci credi?” Non mi ricordo mai il nome, mi sembra che era un San Pietro e qualcosa, che morì martire e mentre moriva intinse il dito nel suo sangue e scrisse per terra: Credo.

Noi crediamo? Credo veramente? Mi fido? Qual è il limite? Fin dove mi fido? Fin dove sono disposto ad arrivare? Fin dove dico sì e quando iniziano le condizioni? 

“Io credo… però queste cose sono assurde. Il Signore mi chiede le cose assurde… questa cosa non ha senso…” Poi cominciano le autogiustificazioni: “Però qui, però là, però io ho i miei bisogni, ho i miei tempi…”

Io credo che amare voglia dire un’altra cosa, e non c’entrano qui i ragionamenti sulla santità, è una questione di relazione, di amicizia, viene prima del ragionamento: “Diventerò Santo, arriverò agli onori degli altari…” È innanzitutto una questione di fedeltà all’amicizia, di fedeltà a questo Volto che mi guarda, che mi cerca, che mi attende, che mi ama, che mi vuole, che mi desidera, che mi aspetta.

Credo che abbiate provato qualche volta ad andare in treno, ancora di più se usate l’aereo, credo che una delle esperienze più belle nella vita sia quando arrivi con il treno o con l’aereo e, tra i centinaia di volti che sono in attesa, vedi quel volto che ti sta aspettando: quell’amico, il papà, la mamma, il fratello, quella persona cara. “Oltre il muro di folla” — come dice quel bellissimo film di Mel Gibson “L’uomo senza volto” — vedi un volto, quel volto lì che ti attende. Mi immagino il momento della morte e del Paradiso un po’ così, che arriviamo tutti su questo treno e tu, mentre il treno accosta, vedi il Volto di Gesù che ti sorride, è lì per te: “Son venuto a prenderti, andiamo”. Che bello quell’abbraccio, dopo un lungo viaggio, dopo una lunga distanza, dopo un lungo tempo, arrivi finalmente e vedi il volto amato che ti aspetta, scendi, e basta, poi sparisce tutto, è un essere ritrovati e un ritrovare. È sapere che Gesù, Lui, con te non ha mai posto un limite al suo amore per te, non ha mai detto: “Sì, ma non troppo. Sì, ma fin qui. Sì, ma adesso basta. Sì, ma adesso non posso”.

Oggi riflettiamo sull’importanza di un amore senza limite, di un amore sviscerato, che non ha perimetro, che non ha contorni, che non ha pesi, un amore libero: “Io devo fare così, perché voglio amare Gesù oltre l’evidenza, oltre il limite anche della morte”.

San Giovanni ci aiuti a vedere e credere non guardando dentro la tomba vuota, ma vedere e credere guardando dentro la nostra vita di ogni giorno, nella quale vediamo questa Presenza amica, questa Presenza totalizzante che non ci lascia mai, che al di là di tutto e di tutti per noi c’è sempre. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 20, 2-8)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

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