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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 72

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 72
Giovedì 19 ottobre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 11, 47-54)

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 19 ottobre 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’undicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 47—54.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione sul libro di Bonhoeffer, Sequela. Scrive Bonhoeffer:

L’ascesi è una sofferenza liberamente eletta, è passio activa, non passio passiva, e proprio per questo è sempre esposta a grandissimi pericoli. L’ascesi è continuamente presa di mira di nascosto dall’empio desiderio devoto di rendersi uguali a Gesù Cristo attraverso la passione. In essa inoltre sonnecchia sempre anche la pretesa di mettersi al posto della passione di Cristo, di portare personalmente a compimento l’opera della passione di Cristo, cioè di uccidere l’uomo vecchio. Qui l’ascesi si arroga l’opera redentiva di Cristo in tutta la sua amara ed estrema serietà. Qui essa si espone alla vista in tutta la sua terribile durezza. La passione volontaria, che dovrebbe giovare al servizio e ad una più profonda mortificazione solo sulla base della passione di Cristo, si trasforma qui in orribile distorsione della passione del Signore stesso. Essa vuole ora essere vista, e diventa così l’impietoso rimprovero vivente verso gli altri uomini, dal momento che si è trasformata in via di salvezza. In tale «dimensione pubblica» la ricompensa è veramente perduta, dal momento che si cerca di ottenerla dagli uomini.

Allora, innanzitutto l’ascesi è passio activa, non è passiva; quando è liberamente scelta ovviamente è attiva. Ci sono dei pericoli, certo e quali sono? Rendersi uguale a Gesù — che nessuno di noi, con tutta l’ascesi che può fare, si può paragonare a Gesù — attraverso la passione. Allora, non dimentichiamo che noi, quando facciamo un atto di ascesi, che sia il digiuno, che sia la penitenza, che sia qualunque ascesi potrebbe essere, noi — diciamo così — partecipiamo un pochino, in minima parte, alla Passione di Gesù, ma proprio un pochino. Ovviamente non ci possiamo mettere al posto della Passione di Gesù, questa è follia. Oppure che noi portiamo a compimento l’opera della Passione di Cristo… ecco, cioè, “stiamo piccolini”, nel senso che noi partecipiamo di questa opera della passione di Cristo, certo; “completiamo in noi” — dice San Paolo — “quello che manca alla Passione di Cristo” certo, va bene, però, non che noi siamo e portiamo il compimento e al compimento questa Passione. Ecco, dobbiamo avere sempre uno sguardo molto umile, Santa Teresa direbbe: uno sguardo che sta all’interno della piccola via dell’infanzia spirituale”, perché la Passione di Cristo, è una cosa amara e seria, estremamente amara e estremamente seria. Che non è che io, siccome ho fatto un giorno di digiuno, quindi allora… Capite? Non è così. Per cui la nostra passione volontaria — in teoria e anche in pratica — si dovrebbe fondare lei sulla base della Passione di Gesù. Quindi noi ci innestiamo in quella Passione, non possiamo mettere la nostra passione volontaria a pari livello con quella di Gesù. Ecco, se non stiamo attenti l’ascesi poi ha questa deviazione del voler essere vista per diventare, come dice Bonhoeffer, un impietoso rimprovero verso gli altri. Invece l’ascesi va tenuta nascosta, ci deve essere un nascondimento della nostra ascesi. Poi, va bene, se qualcuno ci vede o capisce, nostro malgrado, che noi stiamo facendo, non so, il digiuno il venerdì, va bene, non è che devo andarmi a nascondere in cantina; però nella normalità dobbiamo stare molto attenti.

«Profumati con olio il capo e lavati la faccia» …

Tra l’altro, questo comportamento è la nostra normalità. Sì, noi non siamo abituati a metterci gli oli in testa — o forse magari qualcuno sì — comunque è un atteggiamento quotidiano, quello di lavarci la faccia — speriamo che lo facciamo tutti — e quello di profumarci. Ecco, sentite cosa scrive Bonhoeffer:

…questo [invito] potrebbe essere ancora una volta occasione per un godimento o una autoesaltazione ancor più raffinati. Allora lo si fraintenderebbe nel senso di un mascheramento. Ma Gesù dice ai discepoli di restare del tutto umili nelle pratiche ascetiche volontarie dell’umiliazione, di non farne per alcuno un rimprovero o una legge, anzi, di trarne motivi di gioia e di gratitudine, per il fatto di poter restare al servizio del loro Signore.

Quindi, non è che siccome io faccio il digiuno, siccome io faccio la penitenza, allora io mi sento migliore degli altri, allora io mi ergo su un piedistallo e giudico tutto e tutti. E allora chi non lo fa lo disprezzo. No, non è così e non deve essere mai così, ma proprio mai. Bisogna sempre conservare una grande umiltà. E poi ricordiamoci che l’ascesi non è il fine, l’ascesi non sarà mai il fine, l’ascesi è un mezzo. Quindi noi dovremmo vivere l’ascesi con questo scopo di tutto quello che abbiamo già detto e dovremmo trarne motivi di gioia e di gratitudine, perché l’ascesi ci permette di rimanere al servizio del Signore e di servirlo sempre nel modo migliore, perché ci libera da noi stessi… e tutte le cose che abbiamo già detto.

Quindi, lo scopo di questo profumarsi il capo, lavarsi la faccia, qual è? È quello di nascondere l’agire cristiano; del non vedersi, del non guardarci, del non stare ad autoesaltarsi, autocompiacersi. Lui scrive che poi, quando accadrà:

Ci sarà un tempo in cui tale nascondimento risulterà manifesto, ma solo per opera di Dio, non per opera propria.

Quindi ci sarà un momento in cui verrà tutto manifestato, però lasciamo fare al Signore, no? Perché è importante che sia così.

Lui adesso commenta “La semplicità della vita senza affanni”, cioè Matteo 6,19—24, che mi sembra un bel testo e vorrei leggervi quello che scrive, perché anche questo è un testo famoso:

«Non vogliate accumulare tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano e dove i ladri scavano e rubano. Accumulatevi invece tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano e dove i ladri non scavano né rubano. Perché là dove è il tuo tesoro, ci sarà pure il tuo cuore. L’occhio è la lucerna del corpo. Se dunque l’occhio tuo è semplice, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se l’occhio tuo è un birbante, tutta la tua persona sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà questa tenebra! Nessuno può servire a due padroni; perché o disprezzerà l’uno e amerà l’altro, o sarà affezionato ad uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a Mammona»

Scrive Bonhoeffer:

La vita di chi è nella sequela dà prova di sé stessa nel fatto che nulla si frappone fra Cristo e lui, non la legge, non la devozione personale, e neppure il mondo.

Niente. Non c’è niente che si frappone tra me e Gesù. Questo è fondamentale.

Il seguace vede sempre e soltanto Cristo.

Bella questa: “Il seguace e discepolo di Gesù vede sempre e solo Gesù”.

Non vede Cristo e la legge, Cristo e la devozione, Cristo e il mondo. Egli non si lascia andare affatto a questa riflessione, ma in tutto non fa che seguire Cristo.

Noi dobbiamo seguire Gesù in tutto!

In tal modo il suo occhio è semplice. Si fonda interamente sulla luce che gli viene da Cristo e non ha in sé oscurità né ambiguità.

Se io seguo Gesù in tutto, io sono fisso nella luce. Non può esserci oscurità, non può esserci ambiguità: in tutto. Guardate che “in tutto” vuol dire “in tutto”. “In tutto” vuol dire “in tutto”. Ogni cosa che facciamo, seguiamo Gesù. E allora mi colpisce quando qualcuno mi racconta — più di uno, devo dire più di uno, ve l’ho già un po’ detta questa cosa — magari siccome deve fare dei tragitti in macchina per andare al lavoro — qualcuno, magari, anche abbastanza lunghi — e allora ha trasformato la sua macchina in una sorta di cappellina ambulante; mi viene in mente il mantello di San Francesco, sapete che San Francesco, quando pregava nel bosco, lui prendeva il suo mantello e si copriva tutto, rimaneva coperto sotto il suo mantello per non essere distratto — che, voglio dire, nel bosco non c’è già nessuno, ma comunque — ma lui voleva proprio il raccoglimento assoluto e quindi si copriva con questo mantello — che poi era un cencio, uno straccio, però insomma, per intenderci. E allora c’è qualcuno che dice: “Beh, io ho questo tempo, ho un tempo ampio, mi metto le preghiere” — e sapete che c’è anche la possibilità di farsi leggere dei libri dal telefono, ci sono tante possibilità che ci offre la tecnologia — “e allora dico il salterio di Gesù e di Maria, poi ascolto magari qualche bella meditazione dei sacerdoti e poi ascolto un libro letto, poi…”; insomma tante cose belle. In tutto, non fa che seguire Cristo: la vita cambia, eh? La vita cambia e non perché lo dico io, ma me lo dite voi: quando mi chiamate o mi scrivete, mi dite: “Padre, ho messo il salterio di Gesù e di Maria al centro — quindi vuol dire le tre corone del Rosario — poi vado a messa tutti i giorni, poi mi confesso regolarmente, poi faccio la meditazione quotidiana, poi appena posso vado a fare l’Ora Santa in Chiesa davanti al tabernacolo, poi…”. E voi mi dite: “Padre, la mia vita è cambiata, non mi riconosco più, non mi riconoscono più neanche gli altri, sono un’altra persona. Quello che prima mi piaceva, adesso mi fa venire la nausea, non lo posso né vedere né sentire. Quello che prima mi disgustava, adesso per me è una meraviglia”. Eh, certo, ve l’ho detto, no? 

Ho voluto essere ampio nella mia richiesta ma, guardate, io vi ho sempre detto: datemi tre mesi, dove voi mettete il salterio di Gesù e di Maria al centro quotidianamente, ogni giorno, tutti i giorni della settimana; dove andate a messa tutti i giorni; dove vi confessate frequentemente e regolarmente e dove ogni giorno fate la vostra meditazione — se possibile l’Ora Santa in chiesa davanti al tabernacolo; tre mesi, tre mesi così, fate così per tre mesi e in capo a tre mesi la vostra vita sarà completamente cambiata. Tre mesi, non uno in più, non uno in meno, tre mesi. Poi in realtà cosa succede? Che dopo tre settimane di questa vita, la vita è già cambiata. Tre settimane. Perché? Perché l’opera di Dio funziona, il Signore lavora bene. Ma non perché noi siamo bravi, facciamo le cose buone. No, no, è perché stando con lui, non facendo altro che seguire Gesù, tutta la nostra vita si fonda nella luce, e quindi tutto ciò che è oscuro, tutto ciò che è ambiguo, basta, va via. Scrive Bonhoeffer:

…il seguace resta nella luce solo finché guarda con semplicità a Cristo e non anche a questo o a quest’altro; — bisogna guardare solo Gesù — così il cuore del discepolo deve essere rivolto solo a Cristo.

Quindi, resta nella luce “se guarda”, e il cuore “rivolto”. Capite quanto Gesù è al centro di tutto questo discorso? Noi, ovviamente, quando parliamo di Gesù, non possiamo non pensare immediatamente al Cuore Eucaristico di Gesù, al Volto Eucaristico di Gesù, non possiamo non pensare all’Eucarestia; e noi quando parliamo di Gesù, ovviamente, non essendo luterani, non possiamo non pensare anche alla Vergine Maria. Perché il Figlio non può essere separato dalla Madre. Quindi Gesù e Maria sono i nostri amori, Gesù e Maria sono il nostro tutto. Gesù e Maria sono la nostra via, la nostra vita, la nostra speranza, tutto, il nostro senso. Una vita senza Gesù e Maria non la possiamo neanche pensare. Cosa sarebbe la nostra vita senza Gesù e Maria? Cosa sarebbe? Niente, il nulla, il vuoto, l’abisso, il buio assoluto.

Se l’occhio vede qualcosa di diverso dalla realtà, l’intero corpo è nell’inganno. Se il cuore si attacca all’apparenza nel mondo, alla creatura anziché al creatore, il discepolo è perduto. 

Questo lo insegnano anche tutti i nostri santi.

Sono i beni del mondo che vogliono distogliere da Gesù il cuore del discepolo.

Quindi, il nostro occhio non deve vedere nient’altro che Gesù; che cosa vuol dire, che devo stare in chiesa tutto il giorno? No, vuol dire che vivo alla presenza di Dio. Questo vuol dire; vuol dire questo: mi alleno a vivere alla presenza di Dio. Poi, non mi devo attaccare all’apparenza del mondo; ma lasciate che il mondo passi, mamma mia! Ma cosa ci interessa di quello che… Ma sì, ma son tutte cose che oggi ci sono, domani non ci sono più. Stiamo lì a perdere tempo, a perdere l’anima, a perdere energia, a correre di qui, a correre di là, dietro all’apparenza, dietro al gusto del mondo, dietro… Santa pace!

Stiamo le ore dalla parrucchiera e poi brontoliamo se dobbiamo stare un po’ fuori dal confessionale per aspettare di confessarci. Guardate che è incredibile; stiamo le ore con in testa bigodini, caschi, e tutte le tempere del mondo che ci mettono sulla testa e poi… delle robe incredibili; poi, come entriamo a confessarci, se la cosa non è immediatamente, come il take-away, come quando vado da McDonald’s, che uno prende, entra, paga, compra e va, anzi addirittura uno sta in macchina e prende, tipo così la confessione dovrebbe essere. Ah, lì allora ci lamentiamo. Se andiamo alla messa stiamo con l’orologio in mano, no? E facciamo tic tic con l’unghia sull’orologio, per dire: “Forza padre, svelto, eh! Su, su!”. Però dalla parrucchiera, al mercato, se devo andare a dipingermi le unghie, dall’estetista, piuttosto che… ah beh, lì vanno via le giornate. E questo vale anche per gli uomini, quando vanno a vedere le partite di calcio, quando vanno allo stadio, quando andiamo a un concerto… Lì non c’è il tempo, lì va bene tutto. Lì siamo pronti a tutto. Quando siamo nella casa del Signore, abbiamo fretta, non si capisce perché. Quindi:

Se il cuore si attacca all’apparenza nel mondo, alla creatura anziché al creatore… 

Anche questo è un altro problema. E sarebbe da sondare questa cosa: quanto io sono dipendente psicologicamente, affettivamente e spiritualmente dagli altri; dal consenso degli altri, dal parere degli altri, dall’approvazione degli altri, dal giudizio degli altri. E quanto sono lì ad appiccicarmi alle persone. Liberi, liberi, liberi, aria, aria, aria, aria, aria, aria, aria. Avete presente quella colla, il vischio? Avete presente il vischio che si mette per i topi? Ecco, noi alle volte — alle volte, o forse più che alle volte — viviamo immersi nel vischio. Una morte terribile, quella del topolino che finisce nel vischio, una roba terrificante proprio, perché nel momento in cui ci mette dentro anche solo la punta della coda è finita, non ne esce più. Se voi guardate — è un po’ impressionante guardarli, ma rende l’idea — su YouTube qualche video di questi topolini, perché magari vi spiegano come si fa la trappola per i topi, vi fan vedere come funziona il vischio. Guardate, è una roba terribile, muoiono lacerati. Una morte terribile, perché muoiono lacerati nelle membra, perché si strappano su tutti, e più si muovono e più si invischiano, vedete? Invischiarsi; più si muovono, più si invischiano in questa colla schifosa. Così è l’attaccamento alle creature al posto che al creatore. Basta metterci dentro il dito… basta, è finita. Più tu cerchi di… e più tu ti arrotoli dentro a questa colla terrificante. E poi muoiono impastati, perché poi si muovono da un lato per liberarsi, rimangono impastati da quel lato, allora cercano di muoversi dall’altro, e rimangono impastati anche dall’altro, muovono la zampina e dentro ancora di più, cercano di muovere la coda e si impasta anche quella. Insomma, alla fine rimangono tutti impastati dentro, una morte terrificante. Tutte le volte che noi ci appiccichiamo alle creature, facciamo la stessa fine. Infatti, cosa dice? “Il discepolo è perduto”. Verissimo, verissimo, il discepolo è perduto. Quando noi ci attacchiamo alla creatura, siamo perduti, quando noi ci attacchiamo all’apparenza del mondo, siamo perduti.

Sono i beni del mondo che vogliono distogliere da Gesù il cuore del discepolo.

Verissimo: i beni del mondo, tutti, tutti i beni del mondo, siccome vengono dal mondo, questi vogliono separarci da Gesù, vogliono distoglierci da Gesù. Ecco, è meglio dire così: “ci vogliono distogliere”, giusto quello che dice. I beni del mondo ci vogliono distogliere da Gesù.

E cos’è che vogliono distogliere da Gesù? Il cuore, il mio cuore, mi vogliono catturare il cuore, l’affetto, l’attenzione, la dedizione, il tempo, l’energia.

Questo è quello che fanno i beni del mondo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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