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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 71

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 71
Mercoledì 18 ottobre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 10, 1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 18 ottobre 2023. Oggi festeggiamo San Luca Evangelista, quindi tanti auguri a tutti coloro che portano questo bellissimo nome.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 1-9.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione sul libro di Bonhoeffer, Sequela. Scrive:

Quando si mette in gioco la libertà evangelica dalla costrizione della legge, dall’autoafflizione e autocastigazione, in sostanziale contrapposizione alla giusta applicazione evangelica della disciplina, dell’esercizio e dell’ascesi, quando si giustificano, in nome della libertà cristiana, l’indisciplina e il disordine nella preghiera, nel modo di rapportarsi alla Parola, nella vita del corpo, allora è visibile l’opposizione alla parola di Gesù. A questo punto non si sa più nulla dell’estraneità al mondo nella vita quotidiana nella sequela, tanto meno della gioia e addirittura della vera libertà che si ha nella vita del discepolo grazie ad una corretta ascesi di vita. Dovunque il cristiano riconosca di venir meno al suo servizio, di sentirsi paralizzato nella disponibilità, di esser colpevole di una vita che non è la sua, di una colpa che non è la sua, che la gioia di Dio si attenua in lui, che non è più presente la forza di pregare, ivi egli intraprenderà l’attacco alla carne, per disporsi a un migliore servizio per mezzo dell’ascesi, del digiuno e della preghiera.

Ieri abbiamo finito proprio parlando della libertà evangelica. Esiste una libertà che il Vangelo ci propone, che l’essere discepoli di Gesù ci dà, ma non può essere una libertà che serve per offendere Dio o per fare quello che si vuole. Quindi, se uso la libertà evangelica come scusante, come scudo verso la legge, contro la disciplina, l’ascesi, e uso la libertà evangelica per giustificare l’indisciplina e il disordine nella preghiera…

“Ma facendo così io sperimento la mia pochezza, il mio essere peccatore, il mio vuoto, il mio non essere niente, il mio non avere niente, il mio non contare niente; ma io così almeno mi distacco da me stesso, io in questo modo non cerco meriti, io in questo modo sono totalmente affidato alla misericordia di Dio…”. Sono tutte stupidaggini! Tutte, una in fila all’altra. 

La libertà evangelica non può mai essere usata per giustificare l’indisciplina — cioè la mancanza di disciplina e la mancanza di ascesi, la mancanza di penitenza e la mancanza di digiuno, la mancanza di continenza — e il disordine nella preghiera. 

Anche la preghiera può essere disordinata: un po’ sì, un po’ no, un po’ fatta bene, un po’ fatta male, un po’ fatta come ho voglia io… 

Una preghiera che non mi fa mai veramente incontrare il Signore Gesù, che preghiera è? Una preghiera che non mi mette mai in discussione, che non mi fa mai rientrare in me stesso, che non mi fa fare mai una vera meditazione — per non parlare dell’orazione, ma se non sono capace di fare meditazione, come potrò fare l’orazione — che preghiera è? “No, ma io sono libero”; sì, libero di peccare, libero di fare il male, libero di stare lontano da Dio, libero di opporti a Dio, libero di vivere il disordine; il disordine nel rapportarsi alla parola di Dio, c’è un disordine anche lì, prendendo della parola di Dio quello che piace a me e facendo orecchie da mercante su quello che a me non piace. Prendo della parola di Dio alla lettera quello che interessa a me e poi per il resto invece: “No, ma va interpretata”. Questo è un disordine.

Nella vita del corpo: l’indisciplina, il disordine nella vita del corpo, eh… guardiamoci, guardiamoci: il nostro corpo ci parla, ci dice se siamo ordinati o no, se lo trattiamo con ordine o no. Un corpo trasandato, un corpo trascurato, un corpo sciupato, un corpo, appunto, non curato. Un corpo curato male, nutrito e alimentato male, un corpo sformato dal vizio della gola. Ci sono dei corpi che fanno impressione a vederli, sformati dal vizio della gola. Che a trenta o quarant’anni non sono in grado neanche di fare cento metri di corsa, perché gli verrebbe un infarto e morirebbero. Corpi che fanno prima a rotolare che a camminare. Questo è disordine, è evidentemente disordine. Perché naturalmente il nostro corpo non è stato pensato per ridursi in quel modo, è evidente. E in tutto questo, infatti, non c’è bellezza. A nessuno piace un corpo così. Come del resto anche il suo contrario opposto, un corpo ischeletrito, la stessa cosa. Sono due eccessi, due facce della medesima medaglia, la medaglia del disordine. Il corpo ha un suo ordine, una sua disciplina, e va applicata. Cioè, non posso trattare la mia bocca come il bidone dell’umido, dove butto dentro tutto ciò che è commestibile, indistintamente e senza nessuna misura. E poi mi metto anche a dire: “No, ma adesso vi vengo qui ad insegnare la parola di Dio”. Che uno dice: “Scusa un momento, ma…”; viene fuori il detto: “Medico, cura te stesso”. Perché capite che, cioè…

Pensate anche al sonno, al dormire. Pensate anche al dormire: quante ore perdiamo, perdiamo e, ripeto, perdiamo davanti alla televisione? Che se quando finiamo di vedere quello che vediamo non abbiamo perso la grazia di Dio, è già un dono immenso; perché spesse volte ci allontaniamo dalla televisione che dovremmo andarci a confessare immediatamente. Poi ce la raccontiamo su, dicendo: “Ah, no, ma questo film è candidato a otto premi Oscar!”, “No, ma questo film ha vinto il premio di non so dove”, “Ma questo film è stato candidato come…”; ma cosa interessa? Questo film ti ha fatto crescere? Questo film è stato un attentato alla grazia di Dio in te? Gesù, seduto accanto a te, lo ha potuto vedere con te dall’inizio alla fine? Non so, chiedo: la Vergine Maria, lì, accanto a te…

Questo quando va male; quando va bene, noi spegniamo la televisione che magari sono le undici e mezza, mezzanotte; e poi, al mattino, dormiamo. E quindi poi magari si va a messa, si va in chiesa con un occhio aperto e l’altro chiuso, o tutti e due chiusi. Dopo dico che sono stanco, che non riesco a pregare, che mi distraggo. Certo, ma da dove arrivi? Se abbiamo la testa imbottita di immagini, di sollecitazioni, di rumori, di suoni, di tutto di più, ma come facciamo a metterci a pregare? Se io la sera mi sono dedicato ad ascoltare, a guardare cose non confacenti o comunque per lungo tempo, ma come faccio ad andare ad addormentarmi e poi al mattino svegliarmi e mettermi lì a fare la meditazione sulla passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo San Luca? Com’è possibile, cioè, come riesco a fare questa cosa?

A meno che la mia preghiera sia un pensare ai fatti miei: allora posso fare di tutto di più. La nostra preghiera dovrebbe essere il luogo nel quale la nostra vita viene costantemente scandagliata dallo Spirito Santo, per mostrarci tutto ciò che nella nostra vita non è secondo Dio.

Però, pare che non funzioni così. Infatti, poi ci andiamo a confessare tipo una volta ogni tot mesi e questo vuol dire che lo Spirito Santo non ha scandagliato granché; ma è colpa dello Spirito Santo o è colpa mia che non mi sono messo veramente a sua disposizione, preparando il mio cuore e la mia mente all’incontro con lui e a lasciarmi raggiungere? Non possiamo far stare insieme tutto, non è possibile, dobbiamo scegliere.

Vi ricordate i bei tempi di quando eravamo piccoli — bei tempi che ciascuno può riprodurre quando vuole — in cui andavamo a letto presto, presto, presto? Come dormivamo bene e come ci svegliavamo ancora meglio! Non solo belli riposati, non solo questo, con un corpo… Non sto qui a dirvi io che cosa succede di notte nel nostro corpo di benefico, quanto è fondamentale il sonno, andate su Google, parlate con un dottore e vi spiegherà lui, qualunque dottore scegliate, vi spiegherà lui — o lei — gli effetti ultra benefici del sonno; e dopo andiamo a prendere gli integratori, le tisane, facciamo le diete di non so che cosa; il sonno è fondamentale per l’equilibrio del nostro corpo, di tutti gli ormoni… è fondamentale. Di notte succedono delle cose prodigiose nel nostro corpo, durante il sonno. Voi sapete che se uno non dorme mai, muore, questo è un dato certo; una delle torture che venivano fatte ai prigionieri, era quella di impedirgli di dormire, si, ma questi poi morivano.

Non solo, quindi, ci svegliavamo riposatissimi, che eravamo come dei leoncini, ma la nostra anima era in pace, la nostra coscienza era silente, tranquilla, ci sorrideva. Quando noi ci alziamo al mattino, la nostra coscienza che ci guarda, com’è? Triste, disgustata, amareggiata, impietrita, terrorizzata? Com’è la nostra coscienza? Quando noi stiamo male dentro, guardate che poi stiamo male anche fuori, è così. Quindi, in tutti questi casi in cui mi autogiustifico usando la libertà evangelica, lui dice che è visibile — cioè, si vede, si vede — si vede l’opposizione alla parola di Gesù. Ma è vero: quando c’è indisciplina, disordine nella preghiera, nel modo di rapportarsi alla parola di Dio, nella vita del corpo, quando c’è opposizione alla legge di Dio, è visibile l’opposizione alla parola di Gesù. Si vede. Si sente. Scrive Bonhoeffer:

A questo punto non si sa più nulla dell’estraneità al mondo nella vita quotidiana nella sequela, tanto meno della gioia e addirittura della vera libertà che si ha nella vita del discepolo grazie ad una corretta ascesi di vita.

Certo, quando siamo arrivati a questo punto, quando siamo in questo stato pietoso, che è veramente pietoso, uno stato proprio da paralitico…  Infatti, poi capite, saltano le vocazioni, saltano gli stati di vita. Certo, perché come fai tu a mantenerti all’interno di un rapporto matrimoniale quando vivi in opposizione alla parola di Gesù? Come fai tu a mantenerti all’interno del tuo stato sacerdotale, del tuo stato di consacrato, di consacrata, se la tua vita è in opposizione alla parola di Gesù? Non ci puoi stare, non ci riesci. Non ci riesci, non è possibile, nessuno ci può riuscire, perché non è opera del volontarismo umano. Non posso essere un bravo papà, una brava mamma, un bravo marito, una brava moglie, un bravo sacerdote, una brava suora, un bravo qualunque cosa perché lo voglio. Non basta. Non basta, la volontà non è sufficiente. È fondamentale l’unione della volontà con la grazia di Dio, è fondamentale.

Quindi, lui dice, quando si è arrivati a questo stato pietoso di opposizione visibile — non dimentichiamo questo termine, questo binomio: “opposizione visibile” — quando siamo in questo caso di opposizione visibile alla parola di Gesù, a questo punto non si sa più nulla dell’estraneità al mondo nella vita quotidiana della sequela, tra me e il mondo c’è una continuità, io porto in me la vita mondana; proprio perché ho rifiutato l’ascesi, proprio perché mi sono giustificato in nome della libertà cristiana, proprio perché c’è dell’indisciplina, il disordine del modo di rapportarsi nella parola, nel corpo, nella preghiera, proprio per questo tra me e il mondo non c’è più estraneità, ma c’è continuità. Quindi uno vede me e vede il mondo, ascolta i miei ragionamenti e sente il mondo, vede il mio modo di comportarmi e vede il mondo. Fa niente se porto un abito, fa niente se porto un anello al dito e sono sposato, non ha importanza. Queste cose non contano. Conta solo il fatto che l’estraneità tra me e il mondo, di cui abbiamo già parlato, non c’è più, io sono un degno rappresentante del mondo.

…tanto meno della gioia e addirittura della vera libertà che si ha nella vita del discepolo grazie ad una corretta ascesi di vita.

Certo, perché chi vive nel disordine, chi usa la libertà evangelica per giustificarsi e vivere come abbiamo detto, chi vive di fatto, quindi, in un’opposizione alla parola di Gesù, che cos’è che perde? Perde innanzitutto la gioia. Tu vedi… dovremmo dire ‘sti volti, in realtà bisogna dire questi musi, questi musi di muri cadenti, questi musi tristi, sfatti, segnati, che uno dice: “Ma quello quanti anni ha?” – “Ne ha trenta” – “Trenta?? Ah, ma io gliene davo quaranta, cinquanta…” – “No no, ne ha trenta” – “Ma come fa ad averne trenta? Ma com’è che s’è conciato così?”. Eh, certo, ha perso la gioia di vivere. Non ha gioia, non ha in sé la gioia. La gioia è quel fuoco che ti fa svegliare al mattino, ti fa dire: “Pronti! Siamo in pista, giù dal letto!”. La gioia è il motore, proprio: si, potremmo dire che è il motore, è giusto! La gioia è proprio il motore che mi fa muovere. Perché poi la benzina è la grazia di Dio che mi dà lo Spirito Santo, capite? Ma se non c’è il motore, cosa fa lo Spirito Santo? Quindi la gioia, la gioia che nasce da che cosa? Ma la gioia nasce dall’appartenenza a Gesù. La gioia nasce dall’intimità con Gesù. La gioia nasce per il fatto che mi sono addormentato in Gesù ieri sera e mi sveglio avendo sulla bocca il nome di Gesù.

Un ragazzo una volta mi raccontò questo fatto: è andato in sala operatoria e mi diceva: “Padre, è stata un’esperienza bellissima!”, e dico: “Beh, insomma, andare in sala operatoria non è che sia proprio un’esperienza bellissima…” – “No, no, ma non per l’operazione!” – “Ah, ok, e per che cosa?” – E mi disse: “No, perché mi sono addormentato, cioè ho perso i sensi, parlando della Vergine Maria…” – cioè lui, non so, con i dottori, con l’infermiere, adesso non mi ricordo più, comunque si è addormentato che stava parlando della Vergine Maria – “e quando ho ripreso i sensi, io ricordo che continuavo a dire il nome di Gesù”. Dico: “Bello! Questo vuol dire proprio che ce l’hai dentro”. Perché quando perdi coscienza, vabbè, sei tu normalmente, quindi sei quello che sei, già questo, che uno perda coscienza in sala operatoria parlando della Vergine Maria è bellissimo, ma che uno si risvegli, quindi riprenda coscienza e la riprenda pronunciando ripetutamente il nome di Gesù, beh, dico, bellissimo, vuol dire proprio che ce l’hai stampato dentro, nel cuore, nell’anima, nel sangue, nei globuli rossi e bianchi, cioè proprio ti scorre nelle vene il suo nome, di Gesù. E i nomi di Gesù e di Maria sono la nostra gioia. Uno si sveglia al mattino, apre gli occhi: “In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, amen”.

Capite? Bellissimo poi, come diceva don Giuseppe Tomaselli, la prima cosa da fare quando uno apre gli occhi è il segno di croce, si getta a terra e recita la preghiera che l’Angelo ha insegnato a Fatima: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo e vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”. Vi ricordate? Quella lì. E recita a terra, prostrato a terra, questa bellissima preghiera. E poi, dice Don Giuseppe Tomaselli, bacia la terra in segno di umiltà. Voi vi immaginate iniziare la giornata così? 

Non con la radio che spara da tutte le parti, pensando al caffè, pensando non so a che cosa, guardando il cellulare, rispondendo ai messaggi, guardando chi mi ha scritto… È tutta un’altra roba, eh? La mia giornata inizia: “In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti”, giù dal letto, bum, testa sul pavimento: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo e vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”. Vogliamo mettere a paragone le due vite?

E quell’altro, lì, imbambolato, che si sveglia, mette sul caffè, pensa al caffè, intanto guarda il cellulare, chi mi ha scritto chi non mi ha scritto, intanto risponde, intanto guarda le notizie, intanto fa partire la radio per sentire le ultime notizie. Poi accende la televisione, che insieme alla radio, mi fanno due telegiornali diversi — perché abbiamo due orecchie; quindi, con un orecchio ascolto la radio intanto che va, e con l’altro orecchio ascolto il telegiornale che sta andando sulla televisione — nel frattempo sta andando il caffè e nel frattempo col cellulare sto rispondendo ai messaggi. Poi arriva mio figlio in casa, mi guarda e mi dice: “Ok, devo chiamare la neurodeliri. Perché questo non può essere mio padre. Che cos’è, ‘sto coso? Un alieno?”. 

La vogliamo paragonare con la prima vita? Lì c’è la gioia, di là c’è l’ansia, c’è il terrore, non so, c’è l’alienazione, il delirio, non so dire cosa c’è. Di qui c’è la gioia, perché tu ti alzi da terra, veramente sei un leone, un leone di gioia, che non perde tempo, che è tutto vivente alla presenza di Dio, costantemente alla presenza di Dio, ma è bellissimo. Quindi, chi invece ha una visibile opposizione alla parola di Gesù, per le ragioni che abbiamo detto — dell’autogiustificazione, della libertà evangelica usata come scusa — perde la gioia, non sa più che cos’è, e perde la vera libertà. 

La vera libertà e la gioia ti vengono date — dice Bonhoeffer — da una corretta ascesi di vita. È fondamentale che ci sia l’ascesi, perché l’ascesi ti dà la libertà e la gioia; uno dice: “Ma come fa? L’ascesi a me sembra schiavitù, sembra depressione” — “Eh, certo, perché tu vivi secondo la mentalità mondana, ma se tu vivessi secondo la mentalità evangelica, tu sapresti che l’ascesi è ciò che produce, più di tutti, gioia e libertà”. Perché? Perché nell’ascesi, in questo allenamento, tu ti liberi da te stesso. E non c’è libertà più grande, gioia più grande, di dire che mi sto liberando dalla schiavitù di me stesso, dal mio amor proprio, dalla mia avarizia, dalla mia gola, dalla mia accidia, dalla mia lussuria, da tutti i miei vizi capitali. Mi sto liberando, mi sto liberando dalle catene che mi tengono in prigione e che cosa c’è di più gioioso, per uno che è schiavo, del vedersi libero? Sperimentare che ieri sera il Signore mi ha liberato dalla mia schiavitù dello stare due ore davanti a Facebook a guardare il nulla. Uno si sveglia al mattino e dice: “Gesù grazie, Gesù mi sento libero, sento che mi stai liberando, vedo che mi stai liberando, è visibile questa cosa”.

C’è libertà e c’è gioia nell’ascesi perché quando tu hai fatto un bell’allenamento sportivo, non so, in piscina, nello sci, a pallacanestro, non so in che cosa, tu sei contento; anche se magari ci sono stati degli errori, sei caduto, però sei contento, perché dici; “Mi sono allenato, mi sono allenato bene, mi sono impegnato bene”. Poi non è che venga sempre bene, tutto bene, però ci hai messo dentro l’impegno necessario. Questo è quello che conta, questo ti dà gioia, ti dà libertà, libertà da te stesso, è la prima libertà che dobbiamo chiedere al Signore e che sperimentiamo nell’ascesi. 

Scrive:

Dovunque il cristiano riconosca di venir meno al suo servizio, di sentirsi paralizzato nella disponibilità, di esser colpevole di una vita che non è la sua,

Perché capite, dice: “Ma io cosa sto vivendo? Che vita sto vivendo, ma non è la mia vita”, però sono colpevole. Sono colpevole perché? Semplice: perché io ho scelto progressivamente di mettermi in visibile opposizione alla parola di Gesù, quindi all’indisciplina, quindi al disordine, quindi al rifiuto di ogni ascesi.

di una colpa che non è la sua, che la gioia di Dio si attenua in lui, 

Non la sento più. Io credo che sia una delle situazioni più terribili che possa capitarci, non percepire più in noi la gioia di Dio. E non perché il Signore ci sta purificando, quindi quello che capitava ai santi che “passavano la notte oscura” – no no, perché io colpevolmente mi sono allontanato da lui.

che non è più presente la forza di pregare,

Quindi non sa più servire, non è più disponibile, non ha più gioia, e non riesce più a pregare. Per pregare ci vuole forza, è necessario avere forza, la forza della volontà, la forza dell’amore, la forza della presenza, cioè: io ci sto perché tu ci sei, ci sono perché tu ci sei, ci sto perché tu ci stai, a Gesù, questo è Gesù, io ci sto perché lui ci sta.

Quindi la gioia di Dio che si attenua, non ha più forza di pregare… stante tutto questo, cosa deve fare?

ivi egli intraprenderà l’attacco alla carne, 

Deve intraprendere l’attacco alla carne: non c’è altra soluzione, se vogliamo recuperare tutte queste cose, dobbiamo attaccare la carne. Attraverso cosa? Ascesi, digiuno, preghiera:

per disporsi a un migliore servizio per mezzo dell’ascesi, del digiuno e della preghiera (Le 2,37; 4,2; Mc 9,29; 1 Cor 7,5).

“Perché non siamo riusciti a scacciare queste specie di demoni?” – “Perché questa specie di demoni si scaccia solamente col digiuno e con la preghiera”, dice Gesù. Capite? Digiuno e preghiera; Gesù pregava? Certo che Gesù pregava, certo che Gesù pregava. Quaranta giorni nel deserto, senza mangiare e senza bere, vi sembra un digiuno sufficientemente eloquente? Quaranta giorni! Noi non riusciamo a stare quattro minuti. Quaranta giorni! Eh, ma noi abbiamo la libertà evangelica, noi possediamo lo spirito della legge, non dobbiamo essere servi della legge, quindi non abbiamo bisogno di fare il digiuno, non abbiamo bisogno di fare la preghiera, non abbiamo bisogno di fare l’ascesi. 

Sentite:

L’obiezione per cui il cristiano dovrebbe rifugiarsi nella fede, nella Parola, anziché nell’ascesi, — che è quello che si fa, che si dice anche oggi: “L’ascesi?? Il digiuno o la penitenza?? Ma no, ma sono robe da medioevo. Noi oggi abbiamo la fede, noi oggi abbiamo la parola, noi oggi abbiamo la… non so, insomma, tutte le cose che ci inventiamo — resta completamente vuota. 

Bonhoeffer scrive:

L’obiezione per cui il cristiano dovrebbe rifugiarsi nella fede, nella parola anziché nell’ascesi, resta completamente vuota.

Qui sottolineo — ogni tanto lo sottolineo, perché è incredibile — che è un luterano che scrive queste cose, non è un cattolico, è un luterano. Ogni tanto lo dico, così, perché sapete, magari ogni tanto uno si perde e dice: “No, ma mi sono perso. Bonhoeffer è un grande cattolico”; no no, è un luterano. Che un luterano venga a scrivere che “l’obiezione per cui un cristiano dovrebbe rifugiarsi nella fede, nella parola, anziché nell’ascesi resta completamente vuota”, è detto tutto. Cioè, voglio dire… Vuota, vuota. Punto. Quindi quando qualcuno ci dice: “No, ma no, ma non l’ascesi, la fede, la parola”, dobbiamo dire: “Questa tua obiezione è vuota”, punto. 

Adesso scrive un’altra frase che è ancora più forte della precedente, riferendosi sempre all’obiezione: 

È priva di misericordia e non ha la forza di aiutare. 

“Quest’obiezione per cui il cristiano dovrebbe rifugiarsi nella fede e nella parola anziché nell’ascesi, oltre a essere vuota — scrive — è priva di misericordia e non ha la forza di aiutare”.

Vi prego, scrivetevi queste cose, non lo so, segnatevele, perché sono incredibili. È priva di misericordia… Coloro che ci vengono a prospettare una sequela di Gesù priva dell’ascesi e mettendo al posto dell’ascesi la fede e la parola di Dio, bene, lui dice: “Questa proposta è priva di misericordia e non ha la forza di aiutare, non può aiutarti”. Punto. Sentite:

Infatti, che cos’è una vita nella fede, se non l’infinita e multiforme lotta dello spirito contro la carne? 

Che cos’è se non questo? Una vita nella fede, che cos’è se non l’infinita e multiforme lotta dello spirito contro la carne?

Come vivrà nella fede uno che la preghiera rende indolente, per il quale la parola della Scrittura non ha gusto, e al quale il sonno, il cibo, il desiderio sessuale tolgono continuamente la gioia per Dio?

Come può vivere nella fede uno così? Visto che parlano della fede: “No, ma io non faccio l’ascesi, vivo nella fede, vivo nella parola”. Ecco, lui dice: “Come vivrà nella fede uno che la preghiera rende indolente” — che preghiera è questa qui? — “per il quale la parola della Scrittura non ha gusto” — a me non dice niente — “sonno, cibo, desiderio sessuale tolgono continuamente la gioia per Dio” — Perché? Perché la prendono loro, propongono loro — il sonno, il cibo, il desiderio sessuale — una para gioia, una falsa gioia. E allora che gioia può esserci per Dio?

Ci fermiamo qua. Oggi è stata intensa, per me e sicuramente anche per voi; va bene, quindi chiediamo a San Luca Evangelista, visto che l’abbiamo anche nominato poc’anzi, la grazia di dire: “Sì, è tutto vero e quindi prendo la mia vita e la rovescio come un calzino”. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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