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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 58

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Lunedì 13 marzo 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 4, 24-30)

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 13 marzo 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quarto di San Luca, versetti 24,30.

Dal diario della beata Edvige Carboni:

1 Giugno 1941. Oggi Gesù, dopo la S. Comunione, mi disse: Al tale Sacerdote non scrivergli più cose della tua anima; devi avere un po’ più di prudenza.

Il Signore, come vedete, ci chiama sempre alla prudenza, richiama anche i santi alla prudenza. Dobbiamo imparare a essere prudenti in tutto e con tutti e ad aprire il nostro cuore solo con coloro che possono capire quello che portiamo dentro. Siccome la prudenza è la scelta dei mezzi giusti per il fine, se il fine è la santità, ecco, devo scegliere il mezzo opportuno. Non tutti vanno bene per tutto. Quindi impariamo a distinguere per non confondere.

Continuiamo la lettura del libro Vita comune di Bonhoeffer.

Ma la grazia dell’evangelo, così difficile da capirsi per la gente devota, è che l’evangelo ci pone nella verità, dicendo: tu sei un peccatore, grande e senza speranza di salvezza; ma presentati per quello che sei, un peccatore, al tuo Dio, che ti ama. Egli ti accoglie così come sei, non pretende da te nulla, né sacrifici, né opere, vuole te soltanto. «Figlio mio, aprimi il tuo cuore» (Prv 23,26). Dio è venuto a te, per salvare il peccatore. Rallegrati! Questo annuncio è liberazione per mezzo della verità. Davanti a Dio non puoi nasconderti. Davanti a lui non serve la maschera che porti agli occhi degli uomini. Egli vuol vederti così come sei e vuol farti grazia. Non occorre più che tu inganni te stesso e il tuo fratello, come se fossi senza peccato; ora ti è consentito essere peccatore, ringraziane Dio; egli infatti ama il peccatore, ma odia il peccato.

Certo, quando lui parla di gente devota, ovviamente, non sta parlando della vera devozione, ma sta parlando della devozione falsa. E per chi vive di una devozione falsa, la grazia del Vangelo non serve a nulla. Nel senso che non lasi capisce. Non la si capisce perché la grazia del Vangelo ci pone dentro a una grande verità. Quale verità? Che sono un peccatore.

E quindi riconoscessi di essere un peccatore mi dovrei comportare come tale. Se io sono, se io so di essere un grande peccatore, la prima cosa da fare è quella di chiedere perdono a Dio. Quindi, quando diciamo: “Io sono un grandissimo peccatore, io sono pieno di peccati” — e cose simili — non sono vere, se poi non ci comportiamo di conseguenza. Quindi, se sei un grande peccatore devi fare una confessione frequente, penitenza, opere di conversione. Nella consapevolezza che Dio ti ama. Il peccatore è colui che dice: “Per me non c’è speranza”.Ricordate l’Innominato quando comprende la gravità delle sue azioni, quando capisce il peso del suo peccato? Andate a rileggere quelle pagine: non c’è più speranza.

Ma noi sappiamo che la nostra speranza è nell’amore di Dio che, come dice Bonhoeffer, non ama il peccato, odia il peccato Dio, ma ama il peccatore. Il Signore attende sempre il figliol prodigo che torna. Non ama ciò che ha fatto di male, ama lui. Non gli corre dietro, ma gli corre incontro, è diverso. Noi dovremmo imparare la differenza tra correre dietro e correre incontro. Qual è la differenza tra correre dietro e correre incontro? La coscienza del peccato. Quando comprendo di essere un peccatore, Dio Padre mi corre incontro. Ma non mi corre dietro. Perché sarebbe imprudente, sarebbe vano. Se il padre avesse fatto tutti quei doni al figlio prima della sua presa di coscienza dell’essere peccatore, il figlio non li avrebbe minimamente capiti e sarebbero andati perduti. L’anello d’oro, il bue grasso, le vesti nuove. Ma quando vede che il figlio torna, allora gli va incontro.

Che cosa vuole da noi Dio? È vero che non vuole nulla! Non è che il Signore stia ad aspettare chissà che cosa da parte nostra. Dio vuole una cosa sola: vuole te. Non vuole le tue opere, tutto il tuo fare. Sì, certo è importante, per l’amor del cielo, serve anche quello, ma non è quella la priorità. La priorità sei tu! Che cosa se ne fa il Signore di una persona che fa tante cose belle, ma il suo cuore è lontano da Dio? Dio vuole te. Dio cerca te, il tuo cuore, il tuo amore. Questo cerca il Signore. Quindi capite anche coloro che non possono fare opere, possono, possono e devono sempre fare una cosa sola: aprire il loro cuore a Dio. Questo è quello che ti chiede il Signore. Il Signore, in confessionale, ti prende così come sei, ti accoglie così come sei, per quello che sei. Cosa pretende da te Dio? Faccio un po’ fatica a pensare a Dio che pretende qualcosa. Non lo so perché, questo verbo mi ricorda tanto i capricci di un bambino. “Pretendere”. Io non credo che il Signore pretenda. Il Signore attende. Il Signore mi guarda. Mi desidera. Sospira dal desiderio infinito che ha di me. E vuole me.

Un innamorato — qualcuno ora si chiederà: ma cosa sta dicendo padre Giorgio? — un innamorato che cosa si attende dalla sua amata? Niente, solo lei. Vuole regali, vuole opere, vuole fatti? No, vuole lei.

Quando si comincia a discutere e si comincia a dire: “Io voglio andare in montagna” — “No, io voglio andare al mare” — “Io vorrei la montagna, è più bello del mare” — “Dai, allora facciamo così: un’estate andiamo dove vuoi tu e un’estate andiamo dove voglio io. Facciamo una via di mezzo, cerchiamo un luogo che sia un po’ tutti e due”.

Questo lo dice la famiglia “menù”.

Il vero innamorato e la vera innamorata dicono: “Vuoi andare in montagna? Andiamo in montagna. Vuoi andare al mare? Andiamo al mare. Vuoi andare in collina? Andiamo in collina. Vuoi stare a casa? Stiamo a casa. A me non interessa dove andiamo, l’importante è che ci sei tu. L’importante è stare con te. Non il dove, quello non mi interessa. Vuoi che stiamo a casa a guardarci un film mentre fuori piove e diluvia, e con acceso il caminetto? Benissimo. Vuoi che andiamo fuori sotto il diluvio universale a passeggiare? Benissimo. A me non interessa. A me interessa stare con te. A me interessi tu”.

Figuratevi, se questo discorso lo fa un innamorato, un normalissimo innamorato, immaginatevi Dio. A Dio cosa interessa? A Dio interessa il mio cuore, il mio amore! È questo quello che il Signore si aspetta da me.

Dio è venuto per salvarmi attraverso la verità. È fondamentale. Dio ti salva —è interessante questa cosa — non così, come se fosse il mago Merlino, con la bacchetta. No, no. Dio mi salva per mezzo della verità. Quindi questo non dimentichiamolo mai: non è un atto che cade dal cielo così, a caso. Dio mi salva attraverso la verità. È attraverso la verità che io incontro la salvezza di Dio. È nella misura in cui io sono vero, nella misura in cui cerco di essere vero, nella misura in cui io mi mostro, nella misura in cui io sono semplice, è quella verità la tua liberazione. Quando sei vero ti stai già liberando, perché tu stai vivendo della vita di grazia di Gesù Cristo, che è la verità.

Quindi non nascondiamoci davanti al Signore, quando andiamo a confessarci, ma chiamiamo le cose col loro nome. Non stiamo fare milioni di giri di parole. Chiamiamo le cose con il loro nome, chiamiamole col nome che meritano. Diamo loro il riconoscimento dovuto. Io riconosco che quell’uomo sono io.

Capite che allora ha senso quando si dice: “Quando vai a confessarti sii preciso nel dire cosa hai fatto e quante volte l’hai fatto”? Ma non è per una sorta di dottrinarismo, di legalismo, di mancanza di fiducia nell’amore di Dio, di non credere nella sua misericordia. Non è neanche quasi una forma di scrupolo. Ma no. È che la verità, il cammino della verità mi impone di dire quanto quella scelta di male mi ha segnato. Facciamo un esempio della gola, che è sempre il più plastico. È diverso se io, una volta, mi sono mangiato una barretta di cioccolato oppure se ogni sera mi mangiavo la nutella a cucchiaiate…

Capite? Questo lo devo dire. Non perché al Sacerdote o a Dio interessi che tu stia lì a dire “cinque volte virgola sette periodico io ho mangiato la nutella a cucchiaiate”. È chiaro! Ma non siamo così stupidi. Alle volte sembra che chi fa quei ragionamenti che vi ho detto prima (“non bisogna star lì a fare i legalisti, a vivere secondo una sorta di dottrinarismo, ecc…”) sembra che pensi che la gente è stupida! Ma dai, nessuno è così stupido, non c’è bisogno che facciamo i maestrini. È evidente che a Dio non interessa. Non interessa che io stia lì a dire: “No, aspetta, ho mangiato 11,5 chicchi di uva  perché mezzo era marcio e l’ho buttato” — “E se avessi detto che erano 11?” — “Ah no, no, allora andavi all’inferno”. Ma dai, ma chi è che crede a queste cose? Ma è ovvio, è un insulto all’intelligenza!

La differenza numerica e la differenza specifica — queste terminologie che oggi fanno venire l’orticaria a qualcuno, così come la materia grave —hanno una loro ragion d’essere che è ben precisa, cioè: tu devi dire davanti a Dio che hai rubato la pensione a una signora anziana che vive solo di quello. Lo devi dire, non puoi dire: “Ah sì, io ho rubato”. Ma capisci che è diverso aver rubato le Big Bubble al tuo compagno di classe, piuttosto che aver rubato la pensione a quella signora anziana, magari l’hai fatta cadere per terra e mandata in ospedale? Cioè capite che è diverso? Ecco la differenza specifica. Non è dottrinarismo, non è fondamentalismo, non è stupideria, non è una tonteria. È la ragione che me lo dice.

Se io vado in tribunale accusato di furto, capite che la condanna che mi danno è diversa, se io dico al giudice: “Giudice, io ho rubato un pacchetto di Big Babol alla fragola alla mia compagna di classe”. E il giudice dice: “Sì, insomma, non è che sia proprio una cosa carina, però non farlo più!”. Mi darà una sgridata e mi dice: “Insomma, valle a prendere tu, adesso la prossima volta, come riparazione, gliene compri un pacchetto e glielo dai”. Se invece dico: “Giudice, ho visto una signora anziana che ritirava la pensione, sono andato lì, l’ho strattonata, le ho rubato la borsa, l’ho fatta cadere per terra e me ne sono andato, l’ho abbandonata in una pozza di sangue”. Questo non è: “Vaie prendi un pacchetto di Big Babol e gliele regali”. Questo è un problema. Non si può dire “Ma dai, su, non essere scrupoloso, non fare il legalista, dottrinista, fondamentalista” Non tiriamo in ballo cose che non esistono. Tu hai commesso una cosa gravissima e questo è un problema, e adesso ne dobbiamo parlare, non si risolve così. Ma questo è la ragione minima, il cuore, un minimo basic del pensare.

Quindi, è la verità che ti libera. Ecco perché è importante che tu dica la materia grave, la differenza specifica, la differenza numerica; perché in questa maniera tu fai una risonanza magnetica, una TAC precisissima al tuo cancro, perché il peccato è un cancro. E quindi il chirurgo dice: “Ok, va da qui a qui, misura 7 cm. E se dobbiamo togliere,dobbiamo sapere esattamente dov’è e com’è”. E c’è un confine, è fatto di misure. Non si va a caso. Quindi ci vuole la verità. E davanti a Dio, non dobbiamo nasconderci.

Il Signore perdona tutti, sempre? Sì, se sono pentiti, sì.

Non dimentichiamoci: se sei pentito!

Non: il Signore perdona sempre, punto. Mi perdona se sono pentito. Ricordate Zaccheo? Devo essere pentito. Se no niente. Cosa diceva il Signore nel Vangelo di Giovanni quando guarisce il cieco nato? “Poiché voi dite: “Io vedo”, il vostro peccato rimane” —. Poiché tu non riconosci il tuo peccato e sei convinto di vedere, quando invece sei un cieco, il tuo peccato resta, non viene tolto.

Quindi, via le maschere. Non nascondiamoci dietro un dito, non nascondiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, che poi hanno fuori un sederone grande come non so dirvi che cosa — cioè, vedete l’intelligenza — quella testolina lì la vanno a nascondere sotto la sabbia, e poi c’è fuori un sederone che è grande così e dico, ma scusa, usala testa — magari fai il contrario, nascondi tutto il resto e tiri fuori la testa, non lo so. Ma noi siamo fatti così.

Dopo ci inventiamo questo Dio idolo che non esiste, a cui va bene tutto, perché così non ci mette in discussione. Ma questo è un inganno.

Davanti a lui non serve la maschera che porti agli occhi degli uomini”, che vuol dire: noi non dobbiamo mascherarci davanti al Signore. Poi vedrete che, col tempo, impareremo a non mascherarci neanche davanti agli altri.

Egli vuole vederti così come sei” Il Signore vuole che tu ti mostri per quello che sei, quando vai in confessionale: “Ho fatto questo, questo e questo. Punto”. E non cominciare a tirar fuori “E mia suocera, e mia nuora, e adesso te la racconto da Adamo ed Eva…” Ma digli il peccato e basta! Diciamo questi peccati, senza star lì a fare tutto il contesto del contesto del contesto del contesto, il contorno e il dolce e la frutta. Dì le cose col loro nome: “Io ho bestemmiato 20 volte in un giorno, punto”. Ma è così difficile da dire? Non lo so: “Sono caduto contro la castitàdel mio corpo cinque volte” — “E?” — “E basta” — “Eh no, cinque volte in un giorno? Cinque volte un’ora? Cinque volte in un mese? Cinque volte in un anno. Quante volte?”. È diverso!

Impariamo a riconoscere la verità di quello che siamo nella sua interezza, senza se e senza ma, e senza scusanti, diciamoci per quello che siamo. Ecco perché prima della confessione ci prepariamo, per dire: “Gesù, io so quanto è radicato, quanto è profondo il mio peccato?”. A quel punto, se abbiamo fatto verità per amor di Dio, non per paura ma per amor di Dio, perché è bello essere veri, allora arriva la liberazione. Ecco l’assoluzione. Che toglie tutto ciò che la verità ha messo sotto gli occhi di Dio.

E se nascondo il peccato volontariamente, se per qualsivoglia ragione lo nascondo, il sacramento è invalido. Non solo quella assoluzione è invalida, ma da lì in avanti tutte le assoluzioni saranno invalide e, in più, commettisacrilegio. Fino a quando tu non riconoscerai quel peccato che hai taciuto. Perché capite, è una presa in giro.

Non è un castigo, non ha senso dire: “Ma che esagerazione!”

Tu puoi prendere in giro Dio? Come si fa a non capire razionalmente questa cosa? Non possiamo prenderci gioco di Dio che è lì col suo Sangue a perdonarci! Ma stiamo scherzando? Non andarti a confessare. Se non sei pronto a fare verità su te stesso, non andarti a confessare, aspetta. Ma non puoi andare lì a giocare con il Sangue del Signore. Se vado in confessionale, vado perché voglio fare verità totale su di me. Non: “Questo lo dico, questo non lo dico perché ho vergogna”. E mi metto le maschere. “Non occorre più che tu inganni te stesso e il tuo fratello” — capite? Non inganniamoci più. A maggior ragione, non inganniamo Dio — “come se fossi senza peccato”. “Non mi confesso da sei mesi” — “Va bene, che peccati ha fatto?” — “Nessuno” — “In sei mesi? Neanche un peccato in sei mesi? Va bene, è bello trovare tanti San Giuseppe che camminano per la strada”.

Ora ti è consentito essere peccatore e ringraziare Dio; egli infatti ama il peccatore, ma odia il peccato”. Nella misura in cui tu ti riconosci peccatore, e dici: “Io sono quell’uomo”, una volta assolto, nascerà nel tuo cuore un grande senso di gratitudine, grandissimo, grandissimo senso di gratitudine.

La miseria del peccatore e la misericordia di Dio, questa è stata la verità dell’evangelo in Gesù Cristo. In questa verità avrebbe dovuto vivere la sua comunità. Per questo egli — vedete, è luterano! State attenti — ha conferito ai discepoli il potere di ascoltare la confessione dei peccati e di rimettere il peccato in suo nome. (Gv 20,23). — Vedete? — La miseria del peccato e la misericordia di Dio.

Bonhoeffer, luterano, ci dice: Attento, quando tu parli della misericordia di Dio, devi sempre parlare della miseria e del peccato. Le due cose vanno insieme. Per questo Dio ha dato ai suoi discepoli il potere di ascoltare le confessioni, e rimettere il peccato, in suo nome. Perché le due cose vanno insieme, quindi quando io riconosco il mio essere peccatore, ecco che interviene la misericordia di Dio, per non farmi cadere nella disperazione.

Davanti al fratello — noi pensiamola col Sacerdote — non ho più bisogno di essere ipocrita, è l’unico al mondo che mi consenta di presentarmi come quel peccatore che sono; qui infatti il criterio è dato dalla verità di Gesù Cristo e della sua misericordia.

È in nome della verità di Gesù e della misericordia di Gesù, che io posso e devo presentarmi davanti a quel Sacerdote peccatore come sono, così come sono.

[…] il [nostro] fratello — in questo caso il Sacerdote — è divenuto il Cristo per noi, con il potere dell’incarico ricevuto. — Sentite che bello, io adesso lo trasformo per il Sacerdote,  — Il Sacerdote sta davanti a noi come segno della verità e della grazia di Dio. Pensate se quando noi ci andiamo a confessare, vediamo nel Sacerdotecolui che è segno della verità, è segno della grazia di Dio. Come colui che Ci è dato in aiuto. Egli raccoglie — bello,  Raccogliere… — la nostra confessione di peccato al posto di Cristo, e al posto di Cristo ci rimette il peccato. Salvaguarda il segreto della nostra confessione — eccolo, il sigillo confessionale —, come lo salvaguarda Dio. Se mi presento alla confessione fraterna, mi presento a Dio. Perciò, per la comunione cristiana, l’appello alla confessione e alla remissione fraterna è l’appello alla grazia di Dio, esteso a tutta la comunità.

Il segno della verità, il segno della grazia di Dio. Il Sacerdote, da cui sto andando, diventa segno della verità, il segno della grazia di Dio. Impariamo ogni giorno a pregare per la confessione che faremo prossimamente. Ogni giorno.

Per esempio, i 5 Pater, Ave e Gloria che don Giuseppe Tomaselli ci ha insegnato a recitare in onore della passione di Gesù, ecco, impariamo a recitarli chiedendo al Signore la grazia di dire: “Signore, ti prego oggi — sempre, ogni giorno— per la confessione che farò tra tot giorni, per me e per il Sacerdote, che sarà segno della verità e segno della grazia di Dio. Colui che raccoglierà la mia confessione, colui che salvaguarderà il segreto della mia confessione, colui che è lì ad assolvermi, in quel momento lì è Gesù che mi sta assolvendo! Capite?

Nella confessione si apre la strada per realizzare veramente la comunione. — è quando noi ci confessiamo, è quando ci riconosciamo peccatori, che si inizia la comunione — Il peccato esige che l’uomo sia solo. — l’abbiamo già visto,  — Lo sottrae alla comunione. Quanto più è solo, tanto più distruttivo è il dominio del peccato su di lui; e ancora, quanto più intricata la rete del peccato, tanto più disperata la solitudine, il peccato vuol rimanere sconosciuto. Ha orrore della luce. Nell’oscurità dell’inespresso il peccato avvelena tutto l’essere dell’uomo. Può accadere anche nella comunità devota. Nella confessione, la luce dell’evangelo irrompe nelle tenebre e nell’oscurità in cui il cuore si chiude. Il peccato è costretto a venire alla luce. Ciò che rimaneva inespresso è detto apertamente e riconosciuto. Ora viene alla luce tutto ciò che è nascosto e segreto, è una dura battaglia quella per giungere ad ammettere il peccato e alla sua confessione verbale. — Certo, la battaglia contro la superbia — Se la confessione dei peccati avviene alla presenza del fratello cristiano, si riduce a zero l’ultima resistenza dell’autogiustificazione. — sentite che bello — Il peccatore si consegna, rinuncia a tutta la malvagità che è in lui, rimette a Dio il suo cuore e trova la remissione di tutti i suoi peccati nella comunione con Gesù Cristo e con il fratello. Il peccato reso esplicito nella confessione perde tutto il suo potere.

E qui è esattamente quello che Gesù dice a Santa Faustina Kowalska! Gesù le dice: “Impara a confessare non solo i peccati, ma anche le tentazioni”. Noi non siamo chiamati a confessare le tentazioni, ma Gesù le dice: “Se tu confessi le tentazioni, tu toglierai tutto il potere alla tentazione”. Guardate che è una pagina bellissima. Poi andremo avanti, vedremo le altre, quello che dirà ancora, ma questo qui che vi ho detto adesso è veramente bello!

Primo, se tu hai nel cuore il peccato, tu sei un uomo solo, tu sei incapace di comunione fraterna, tu sei sotto il dominio distruttivo del peccato e la tua solitudine è una solitudine disperata, perché non condividi quella malattia dell’essere.

Nel voler rimanere sconosciuto, nascosto nel peccato, quella diventa la tua malattia, anche tu vivi come l’uomo dei sepolcri del Vangelo! Anche tu vivi come un pipistrello, che ha orrore della luce.

E qual è questa oscurità? Qual è il buio? Lui la chiama bene: l’oscurità dell’inespresso. Quando tu non sei vero, non sei sincero, non dici tutto quello che devi dire, tu vivi nell’oscurità dell’inespresso. L’inespresso, il non detto, è l’oscurità per eccellenza, che avvelena tutto l’essere dell’uomo. Quindi stiamo attenti, perché quando noi siamo dentro a questarete intricata del peccato, noi diventiamo insopportabili, cattivi con le altre persone, diventiamo provocatori, pesantissimi e fautori di ogni divisione possibile. Diventiamo veramente insopportabili, diventiamo brutte, pessime persone. Spesse volte, quando siamo dentro che anneghiamo nel peccato, non siamo capaci di comprensione, non siamo capaci di pazienza, non siamo capaci di bontà, non siamo capaci di servizio.

Se invece ti vai a confessare, quando esci dalla confessione — sembra per incanto ma non è per incanto — sei più incline, molto più incline alla comprensione, molto più incline alla pazienza, molto più incline alla bontà, molto più incline alla preghiera, molto più incline alla docilità, molto più calmo, perché? Perché hai fatto verità. E in quella verità Dio ti ha raggiunto, ti ha liberato, ti ha sottratto al potere mortifero, distruttivo, dall’oscurità dell’inespresso e dal veleno che il peccato aveva messo dentro la tua anima. Non sei più un uomo dal cuore chiuso, ma hai permesso che il veleno che circolava nelle tue vene, nel tuo sangue, venisse risucchiato fuori.

È una dura battaglia, certo. Ma non c’è un’altra strada. E così si riduce a zero l’autogiustificazione.

E poi, ecco, con questo vi lascio, perché vi ho già rubato tanto tempo. Quando andiamo a confessarci dovremmo avere un biglietto con scritto questo: “Il peccatore si consegna”. Quindi prima di entrare in un confessionale, devo dire: “Signore, io mi voglio consegnare a te attraverso questo Sacerdote. Il peccatore si consegna. Signore, rinuncio a tutta la malvagità che c’è dentro di me, tutta. Mi consegno e rinuncio a tutta la mia malvagità. Signore rimetto a te il mio cuore, per trovare il perdono di tutti i miei peccati. Nella comunione con Gesù, e con i fratelli”. E allora, il demonio fugge via. Fugge via come la tenebra con il sole che arriva. Il demonio fugge via e tutto il male che mi porto dentro, improvvisamente, per questo incontro sfolgorante con la luce della grazia di Dio, tutto il potere del male che mi porto dentro si spezza, e va in frantumi, e tutte queste catene cadono.

Vi auguro di cuore, oggi che è il 13 di marzo, e il 13 è giorno tipicamente mariano, vi auguro di cuore di vivere di frequente, molto di frequente, la bellezza di questa liberazione.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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