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La superbia

Superbia

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 28 agosto 2016 (S. Messa prefestiva).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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La superbia

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questa sera, in questa XII domenica del tempo ordinario, vorrei concentrare la nostra attenzione durante questa Santa Messa su una frase della prima lettura, tratta dal Libro del Siracide, capitolo 3, anzi due frasi, una è di cappello.

Molto sono gli uomini orgogliosi e superbi,

ma ai miti Dio rivela i Suoi segreti”; questo è il cappello.

La frase è questa:

Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,

perché in lui è radicata la pianta del male”.

Chi è superbo?

Cosa vuol dire essere superbi?

Quando io divento o sono superbo?

Innanzitutto, diciamo che il superbo, proprio perché è superbo, non dirà mai di esserlo o, se lo dice, non ci crede; lo dice per circostanza, ma non perché ci crede veramente.

Il superbo non dirà mai di sé: «Io sono un superbo».

Per questo non c’è rimedio, perché il superbo non è capace, non è più capace di riconoscere la sua situazione, il suo stato miserevole, non è più capace di vedere l’abisso nel quale è precipitato.

Quindi, dicevo: «Chi è superbo?»

Il superbo è l’uomo che vive nella falsità, a tutto tondo.

È l’uomo che si nutre di falsità, di menzogne, è l’uomo che rinnega la verità di sé, di Dio e del mondo.

È un uomo che non è capace mai di mettersi in discussione, ma non è semplicemente, come diciamo noi alle volte, uno che vuole sempre avere ragione, non è sufficiente questo.

Il superbo è colui che proprio non mette mai in discussione nulla di sé, il superbo è colui che non dice mai: «Su questa cosa, su quello che io sono, sulle scelte che sto facendo, come faccio ad essere sicuro che siano quelle giuste? Come faccio a sapere che sono quelle vere? Io come faccio a sapere che non mi sto incamminando all’Inferno? Come faccio a saperlo? È perché lo dico io?»

Noi, nella nostra vita, quante scelte sbagliate abbiamo fatto?

Eppure, quando le facevamo, eravamo convintissimi che fossero giuste, e guai se qualcuno ci veniva a dire qualcosa in contrario, guai!

Il superbo è l’uomo della polemica, è l’uomo che vuole sempre avere l’ultima parola, è l’uomo che stravolge la realtà pur di avere ragione, è colui che non chiede mai perdono, che non riconosce mai di avere fatto un errore, uno sbaglio, un peccato, una mancanza.

Ci si può andare a confessare e avere un cuore superbo.

Io non lo credevo, ma, purtroppo, la mia piccola esperienza sacerdotale mi ha insegnato che ci si può mettere in ginocchio davanti ad un prete e avere il cuore superbo come un diavolo.

Un superbo non accetta di vedere la verità, non vuole la luce, non vuole il confronto, non vuole nessuna messa in discussione, non vuole che nessuno ponga un dubbio; il superbo giudica tutti, ma non accetta di essere giudicato da nessuno, lui ha sempre ragione, quello che pensa lui è perfetto.

Quante volte, quando ci mettiamo veramente davanti a Dio con un cuore umile, scopriamo di avere tanto torto, quante volte scopriamo di aver sbagliato tanto nella vita, se ci mettiamo davanti a Dio.

Se ci mettiamo davanti a Dio con verità, vediamo quanto i nostri pensieri sono lontano dai Suoi, quanto i nostri affetti sono lontani dal vero amore per Lui, quanto noi non Lo amiamo veramente, quanto Lui non è veramente il centro della nostra vita.

Tante volte si sente dire: «Se io sapessi qual è la Volontà di Dio per me…  Se il Signore mi parlasse…  Se io riuscissi a capire la Volontà di Dio…»

E io, dentro nel mio cuore, dico: «Non sai quello che dici. Sei proprio sicuro di voler sapere la Volontà di Dio? Tu sei proprio sicuro di essere capace e pronto a fare la Volontà di Dio? E se la Volontà di Dio ti chiedesse esattamente il contrario di quello che tu pensi e credi, tu cosa fai? Tu sei disposto a rinunciare alla cosa che hai di più cara a questo mondo, per la Volontà di Dio?»

Non dimentichiamo che la Volontà di Dio è dello stesso Dio che disse ad Abramo: «Prendi Isacco, portalo sul monte e uccidilo». È lo stesso Dio.

Voi dite: «Ma non l’ha fatto».

Abramo non lo sapeva, tutti l’abbiamo saputo dopo. Abramo quel coltello lo ha alzato e nella sua intenzione lo ha ucciso, veramente Abramo ha sacrificato suo figlio a Dio, ha rinunciato a tutto per Dio.

Noi non siamo così…

Sarebbe già una grazia riconoscerlo, sarebbe una grazia già dirci: «Io vado a Messa, dico tante preghiere, recito i rosari, vado di qui, vado di là, aiuto in Parrocchia, aiuto i preti, aiuto le suore, aiuto i poveri, ma la Volontà di Dio è un’altra cosa».

Infatti, non si sente molto parlare della Volontà di Dio, perché noi facciamo quello che vogliamo noi, noi facciamo sempre quello che vogliamo noi, perché oramai siamo cristiani adulti, o no?

Essere cristiano adulto vuol dire fare quello che vuoi?

Infatti, poi si vedono i frutti…

Semplice, basta guardare il deserto dei Tartari della nostra vita, basta guardare le nostre famiglie, che stanno in piedi per miracolo…

Buoni frutti produce seguire la nostra volontà!

Siamo così intelligenti e così sapienti da non riuscire neanche a mettere insieme due persone, incredibile no?

Già questo ci farebbe pensare. Non riusciamo a far stare insieme in pace tre persone o quattro persone in una casa!

Siamo così dotti e così sapienti che non siamo capaci a fare questo.

Perché?

Perché la nostra volontà è una volontà fallace, è imperfetta, è incapace, è debole, è ottusa, ha bisogno di Dio, ma noi non lo riconosciamo, noi non ce ne rendiamo conto, e la domanda: «Cosa vuole veramente Dio da me?», è sempre l’ultima domanda, perché prima ci sono altre domande, prima ci sono altre questioni, dove noi, con la nostra intelligenza, diciamo: «Questo è bene, questo è male, faccio questo e faccio quell’altro».

Ma chi ti ha detto che quello che vuoi fare è quello che vuole il Signore da te?

Guardate che la Volontà di Dio è l’unica cosa che conta, perché noi saremo giudicati da Dio solo su quello, sapete?

Non saremo giudicati sul fatto che abbiamo dato il soldino al poverino!

Noi saremo giudicati guardando se quello che abbiamo fatto nella nostra vita è quello che Dio ha voluto, basta.

Lo dice Gesù: «Io faccio solo le cose che piacciono al Padre Mio. Io non sono venuto per fare la Mia volontà, ma la Volontà del Padre».

Stiamo parlando del Figlio di Dio, della seconda persona della Trinità!

Un cuore che è così, è un cuore superbo, e non c’è rimedio.

Voi direte: «Non c’è speranza?»

No, non c’è speranza. Un cuore che è così, porta in sé radicata la pianta del male, quindi, o la strappa, o strappa la pianta con tutto il pezzo di cuore che si porta dietro, oppure non c’è salvezza, non c’è speranza, perché con un cuore così tu non puoi fare niente, neanche Dio può fare nulla, nessuno.

Ricordate Sant’Ambrogio, quando scrisse che non fu la verginità di Maria ad attirare l’Incarnazione del Verbo, ma la Sua umiltà, non fu la purezza ma l’umiltà.

Allora potremo fare tanti begli esercizi di umiltà: imparare a tacere quando veniamo insultati, aggrediti, trattati male; imparare a non recriminare le nostre ragioni; imparare a non difenderci sempre per cose di poco conto quando veniamo rimproverati ingiustamente; imparare a chiedere scusa.

Quando è stata l’ultima volta che, tu marito e tu moglie, hai chiesto scusa a tua moglie e a tuo marito?

Poi è inutile che, quando muore, vai sulla bara a piangere e a dire: «Adesso mi vengono i rimorsi».

Dovevi pensarci prima!

Ormai il tempo è andato, è inutile piangere i morti dopo, piangiamo i vivi, che sono presenti. È questo il tempo nel quale dobbiamo metterci accanto alla persona che abbiamo sposato, per esempio, e chiedere perdono, se dobbiamo chiedere perdono dei nostri mali, dei nostri sbagli, o del fatto che abbiamo trattato male qualcuno, o del fatto che non lo abbiamo amato abbastanza, o del fatto che siamo stati ingiusti, o del fatto che abbiamo dato cattivo esempio o quant’altro. Questo è il tempo!

Uno obbietta: «Ma dopo cosa pensa? Dopo cosa dice?»

A te non interessa cosa pensa e cosa dice, non è un problema tuo, ma è un problema della persona e di Dio.

Ti tratterà male?

Lascia che ti tratti male, ma almeno tu hai fatto un esercizio di umiltà.

È molto bella questa cosa, siamo tutti chiamati ad una grande rivisitazione interiore, a un metterci seriamente in discussione, perché senza l’umiltà non riusciamo a costruire niente, con la superbia non costruiamo nulla, siamo odiosi a Dio e agli uomini. La superbia rovina qualsiasi virtù, perché il demonio può imitare qualsiasi virtù, tranne che l’umiltà.

L’unica cosa che il demonio non può fare è essere umile. Fu proprio per la sua superbia che fu precipitato all’Inferno.

Allora, sarebbe già una grazia riuscire a capire di essere orgogliosi, di essere superbi.

La scrittura dice che l’orgoglio è il grande peccato, quindi sarebbe già una grazia cominciare a riconoscere la nostra superbia e il nostro orgoglio, chiedere perdono a Dio, chiedere perdono agli altri, lasciarci anche richiamare, rimproverare, non essere permalosi, frignoni, non rispondere male se qualcuno ci dice qualcosa, lasciare che le persone ci possano parlare.

Chiunque ci può parlare, chiunque deve poterci dire il suo parere.

Impariamo ad ascoltare e tacere, a riflettere, magari è Dio che ci parla… cresceremmo molto meglio, sapete?

Avremmo una vita molto più serena e molto più bella.

La vergine Maria ci conceda questa grazia grande, di fare nostre le piaghe di Gesù.

Papa Gregorio IX nel 1800 fissò per il giorno di domani, 27 agosto, ultima domenica del mese, la festa delle cinque Piaghe di Gesù, poi l’hanno tolta, evidentemente non piacevano le cinque Piaghe di Gesù, perché non sono di moda, danno fastidio, creano problemi.

Io ve lo ricordo comunque, perché è bello che domani, che è domenica, ricordiamo le Piaghe di Gesù.

Che queste piaghe guariscano le nostre piaghe e ci piaghino con quei contorni, con quei colori e con quel fuoco!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Prima lettura

Sir 3,19-21.30-31
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Salmo responsoriale

Sal 67

Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.

Seconda lettura

Eb 12,18-19.22-24
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Canto al Vangelo

Mt 11,29

Alleluia, alleluia.
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.
Alleluia.

Vangelo

Lc 14,1.7-14
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

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