Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Quello che la liturgia non è – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.53
Domenica 12 maggio 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mc 16, 15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 12 maggio 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sedicesimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 15-20.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati a pagina 103.
L’ABBANDONO DELLA LITURGIA DELLA MESSA
L’anima è ancora amareggiata davanti alle considerazioni fatte nel capitolo precedente sull’oblio, l’ignoranza o l’abbandono in cui i cristiani, e tra loro molte persone pie, tengono il dogma della Santa Messa e di conseguenza il suo valore e la sua trascendenza quale sacrificio unico e atto culminante della loro Religione, centro di tutto il loro culto, compendio vivente di tutta la loro Dottrina e fonte di tutta la gloria di Dio e di tutta la vita soprannaturale — quindi, ecco: oblio, ignoranza e abbandono —. Amareggiata, ripeto, l’anima, davanti a questo spreco e abbandono di un così ricco dono, io devo, secondo il piano propostomi, richiamare l’attenzione dei benevoli compagni di questi momenti, di questi pii colloqui e accorati sfoghi, su altri abbandoni che riguardano ancora la Santa Messa e che, perlomeno nella pratica, sono altrettanto perniciosi e disastrosi di quelli finora denunciati.
Gli abbandoni della Liturgia della Santa Messa!
Quello che la Liturgia non è
Ti prego, paziente lettore che sei giunto sin qui, di trattenere quel gesto o quel broncio di incredulità o di compassionevole tolleranza con cui inizi a contrarre il tuo viso quando ti assicuro di cose tanto gravi quale conseguenza della dimenticanza e dell’abbandono della Santa Liturgia.
Allora, io qui mi fermo, perché vi dico: mi sembra veramente incredibile (ma, se lui lo scrive, è perché ne ha contezza) che lui possa pensare — o, meglio, non che possa pensare, ma che sia costretto a pensare, poiché ne ha fatto l’esperienza — che ci siano cristiani praticanti che possano fare un gesto, un broncio, di incredulità, di sufficienza, di questa tolleranza un po’ superba, nel sentire queste cose. Io credo che dovremmo avere solamente in mano la disciplina (penso) e flagellarci, come minimo, nel dover constatare che, le cose che il vescovo scrive, sono la pura e sacrosanta verità; non mettere il broncio o essere increduli o avere un atteggiamento di sufficienza, o — peggio ancora — di fastidio come se fossero cose di altri tempi, come se appartenessero ad una sorta di spiritualità devozionistica, una spiritualità immatura, una spiritualità disincarnata, una spiritualità da cristiani con una fede puerile, o non so cos’altro. Lui, è vero, sta parlando di cose tanto gravi che vengono dalla dimenticanza e dall’abbandono della Santa Liturgia. Quindi, se a qualcuno di voi fa questo effetto, io, personalmente, a differenza del vescovo, dico: “No, guarda, non pazientare proprio; fai stop su questo audio e passa altrove”. Perché non siamo (lo dico spesso) in una Santa Messa, e io non sto facendo un’omelia, quindi, in ogni momento, uno può fare stop e andare altrove, ascoltare altro. Nessuno costringe nessuno ad ascoltare queste meditazioni; quindi, inutile che dopo uno, non so, faccia il risentito o l’offeso o non so che altro; no, perché nessuno ti ha costretto. Se tu le vuoi ascoltare, bontà tua, ma poi, dopo, non è che fai il risentito!
Questo libro non siamo costretti a leggerlo. Se quello che scrive san Manuel González non ti piace… (perché a questo livello siamo! Perché, se parliamo di verità, dobbiamo per forza essere d’accordo con san Manuel, ma siccome siamo al livello viscerale, per cui questa cosa “non ti piace” perché ti fa l’esame di coscienza e a noi non piace quando qualcuno ci fa l’esame di coscienza) prendi il libro, lo chiudi e lo metti via. Prendi, chiudi questa meditazione e non la sentirai mai più. Quindi, non c’è bisogno di nessuna tolleranza o, meglio, di nessuna pazienza, in questo caso, come dice il vescovo. Non vi va? Chiudete e andate altrove, perché qui nessuno costringe nessuno. Ma se siamo d’accordo col vescovo, beh, allora cerchiamo di… mi verrebbe da dire: metterci in ginocchio ed ascoltare queste cose, con una grandissima umiltà, una grandissima disponibilità, una grandissima voglia di conversione, di cambiamento.
Sapete, queste cose ogni tanto bisogna dircele, altrimenti può darsi che qualcuno si senta autorizzato poi a fare il maestrino o la maestrina e a fare mille obiezioni. Sta parlando un vescovo, sta parlando un vescovo santo, fine della discussione. Non siamo qui a discutere; non c’è un: “Ma valutiamo se è opportuno, è il caso, è giusto”, no! È un vescovo, ed è un santo, basta. Se non sei d’accordo, vai altrove, ma non c’è da discutere, c’è da ascoltare e da imparare e da correggersi, non c’è altro da fare.
Quando leggo santa Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, non c’è da discutere, c’è da ascoltare, c’è da imparare e c’è da cambiare la propria vita; questo solo bisogna fare. Non è che posso ergermi a maestro di santa Teresa d’Avila, ergermi a colui che la corregge, colui che la interpreta, colui che sa meglio di santa Teresa qual è il pensiero di santa Teresa. No! Un po’ di umiltà! Santa Teresa sapeva benissimo parlare e scrivere, non c’è bisogno che io diventi un interprete del pensiero di santa Teresa, verso santa Teresa. E così con tutti i santi! E poi, non parliamo di Gesù… Noi siamo maestri nel fare queste cose, perché così prendiamo e, di ogni penna, spuntiamo la punta, così non scrive più.
Vado avanti:
Perché è vero, e non me lo negherai, che per molti la Liturgia dice e significa la stessa cosa che — attenzione a cosa dice, per molti, la liturgia — le etichette di galateo e quelle insopportabili e meticolose cerimonie, più adatte all’apparato e alla rigidità esteriore che al cibo e all’elevazione dell’anima. Ed ovviamente, per chi la pensa così, dev’essere cosa dura la mia affermazione, di attribuire all’abbandono della Liturgia, specialmente della Messa, quasi gli stessi effetti dell’abbandono del Dogma.
Lex credendi, lex orandi! Quello che lui dice è assolutamente vero! Per molti (a quel tempo… immaginiamoci oggi!) la liturgia dice la stessa cosa che le etichette di galateo; «e quelle insopportabili e meticolose cerimonie», cioè, per molti la liturgia è come se fosse una sovrastruttura, un “di più” da cui liberarsi. Liturgia, per molti, vuol dire: distruzione di ogni fantasia, distruzione di ogni creatività, annichilimento del soggetto, privazione dell’estro e della libertà, e di quello che ti salta in mente in quel momento. Per molti è questo, è vero. Come se noi dovessimo rispettare il bon ton, però “Si sa (questo dicono) non sono queste le cose importanti! Sì, c’è scritto questo, questo e quest’altro, però, vabbè, io sono superiore a quello che c’è scritto, alle norme, alle indicazioni, io faccio quello che voglio, mi invento la liturgia che voglio io, perché sono semplicemente cerimonie, sono semplicemente etichette, sono semplicemente regole che, va bene, lasciano il tempo che trovano”. Poi ognuno si inventa la messa a modo suo!
Giustamente, lui dice: “per chi la pensa così, è un po’ dura l’affermazione di attribuire all’abbandono della Liturgia, specialmente della Santa Messa, quasi gli stessi effetti dell’abbandono del dogma”. Certo! Però, io penso che, chi la pensa così, non sarà neanche arrivato ad ascoltare fin qui queste meditazioni, non credo… Perché credo che avrà avuto un po’ di fastidi molto prima.
Scrive san Manuel:
No, la Liturgia cattolica non è quella pioggia di vuote sciocchezze che annegano senza bagnare né refrigerare.
Non sono vuote sciocchezze, per cui uno poi inventa quello che vuole lui, anzi, neanche le approfondisce.
Ecco, oggi abbiamo visto: «Quello che la Liturgia non è».
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.