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Il vero umile – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.124

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il vero umile – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.124
Domenica 3 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 2, 13-25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 3 marzo 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal secondo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 13-25.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo trentottesimo, paragrafo ottavo.

8 — Ecco ora un altro avviso. Il demonio ci fa credere di avere una determinata virtù, supponiamo la pazienza, perché ci risolviamo a soffrire per amore di Dio, e sovente gliene esprimiamo il desiderio. Ci sembra che, posti all’occasione, saremmo capaci di mantenerci fedeli; il demonio si sforza di persuadercene, e ne siamo felici. Ma io vi dirò che di simili virtù non dobbiamo far conto, convincendoci di non conoscerle che di nome. Potremo credere che il Signore ce n’abbia favorite soltanto allora che ci vedremo alla prova perché può essere che tutta la vostra pazienza se ne vada in fumo per una parola di offesa. Quando sarete molto tribolate, lodate il Signore che comincia a insegnarvi cosa sia la pazienza, ringraziatelo e prendete animo a soffrire. Egli vuole che lo ricompensiate in questo modo: la pazienza che vi ha dato ne è una prova, ma consideratela come un deposito che vi può essere ritolto.

Stiamo attenti a credere con facilità di avere una virtù. È importante desiderarla, è importante volerla, però averla è tutta un’altra cosa, tutta un’altra cosa. Anche perché poi basta niente e quella virtù si perde subito; basta una parola, un fatto, una contrarietà, e subito ci disperdiamo. Inoltre, non dimentichiamoci mai che ogni virtù che abbiamo è un deposito, cioè: da un momento all’altro ci può essere tolto. Non dobbiamo pensare che è un dono acquisito per sempre. Ho questo dono, supponiamo che sia il dono della pazienza, però questo non vuol dire che ce lo avrò per sempre; sono una persona mite, sono una persona generosa, bene, questo non vuol dire che lo sarò per sempre, perché il Signore, in qualunque momento, ci puoi togliere questo dono. Qualunque dono che abbiamo può esserci tolto sempre, in ogni momento.

9 — Altra tentazione è quella di crederci molto povere di spirito. Usiamo dire che non vogliamo nulla e che di nulla ci interessiamo, ma appena ci regalano un oggetto, anche non necessario, la nostra povertà di spirito se ne va. A forza di chiamarci povere di spirito, si era finito col persuaderci di esserlo davvero. Sia in queste come in altre circostanze, è molto utile, per accorgersi della tentazione, vegliare sempre su noi stesse. Quando il Signore ci dà davvero una virtù, ed essa è ben solida, pare che insieme ce ne venga ogni altra. Ma pur sembrandovi di averne, ascoltate ugualmente il mio consiglio: temete sempre un inganno. Il vero umile non è mai sicuro delle sue virtù: in via ordinaria quelle che scopre negli altri gli paiono più solide e più profonde delle sue.

La stessa cosa è nel credersi poveri di spirito; ci ha appena spiegato la pazienza, adesso dice anche il credersi poveri di spirito.

Una virtù, quando arriva, non arriva mai da sola, un po’ come i vizi; i vizi vanno sempre in compagnia, così le virtù. Ecco: il vero umile non si sente mai sicuro delle sue virtù, mai.

Ecco, allora chiediamo al Signore queste grazie: di rimanere sempre dentro una grande umiltà e di non sentirci mai arrivati a nessuna virtù. Oggi le abbiamo? Bene; restiamo semplici, restiamo umili e affidiamoci al Signore.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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