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Il vescovo del Tabernacolo abbandonato – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.8

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il vescovo del Tabernacolo abbandonato – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.8
Mercoledì 27 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 26, 14-25)

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 27 marzo 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventiseiesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 14-25.

Continuiamo la nostra lettura del libro di san Manuel González, siamo arrivati a pagina diciannove.

Tutto caratterizzato da un’impronta riparatrice che segnerà per sempre la sua spiritualità sacerdotale ed episcopale, come scriverà anni dopo:

Attenti adesso a cosa vi leggo; questo testo è bellissimo e importantissimo. Scrive san Manuel:

«Non voglio predicare alle genti, né catechizzare i bambini, né consolare i tristi, né soccorrere i poveri, né visitare i popoli, né attrarre cuori, né perdonare peccati contro Dio o ingiurie contro di me, piuttosto per togliere al Cuore di Gesù Sacramentato il grande dolore del suo abbandono e per portargli il dolce regalo della compagnia delle anime. Io non voglio essere il vescovo della sapienza, né delle attività, né dei poveri, né dei ricchi, io non voglio essere più che il vescovo del Tabernacolo abbandonato. Per i miei passi non voglio più che un cammino, quello che porta al tabernacolo, e so che andando per questo cammino incontrerò affamati di molte classi, e li sazierò di ogni pane, scoprirò bambini poveri e poveri bambini e mi avanzeranno il denaro e le risorse per aprire scuole e rifugi per rimediare alla loro povertà, mi incontrerò con tristi senza consolazione, con ciechi, con sordi, con invalidi e perfino con morti dell’anima o del corpo, e farò discendere su di loro la gioia della vita e della salute. Io non voglio, io non bramo altra occupazione per la mia vita che quella di aprire molte scorciatoie a questo cammino del tabernacolo. Scorciatoie tra questo cammino e i laboratori e le fabbriche degli operai, e le scuole dei bambini, e gli uffici degli uomini d’affari, e i musei e centri dei dotti, e i palazzi dei ricchi e i tuguri dei poveri».

Una pagina strepitosa! Ormai questo vescovo — perché, quando scrive questo testo, è già vescovo — ha capito tutto. A lui interessa una cosa sola. Non gli interessa più: la predicazione, catechizzare, soccorrere, visitare, neanche mettersi a perdonare i peccati (guardate che sono espressioni forti!), ma a lui interessa togliere al Cuore eucaristico di Gesù (noi possiamo dirlo) il grande dolore dell’abbandono, e portagli il regalo della compagnia delle anime.

Capite: questa è la sua missione. Lui ha capito che tutte quelle altre cose le farà, ma con tutt’altro spirito, con tutt’altro stile, con tutt’altro modo, con tutt’altro scopo, tutto diverso. Non sarà divorato dalla frenesia — e oserei dire, alle volte, dalla mania — di dover predicare, catechizzare, consolare, fare, fare, fare; come se ci fosse una sorta di follia del fare, forse addirittura un’eresia del fare: “se non faccio, muoio; se non faccio, non sono più niente e nessuno; io sono tanto quanto faccio”.

San Manuel invece dice: “No, a me queste cose non mi interessano; io voglio togliere il dolore a Gesù Sacramentato, voglio toglierlo dall’abbandono, voglio dargli la compagnia; non voglio essere il vescovo delle attività dei poveri, dei ricchi, io voglio essere il vescovo del Tabernacolo abbandonato”.

Mamma mia! Guardate, è una roba bellissima! È una cosa stupenda, incredibile; incredibile veramente. E infatti diventa santo: “Il vescovo del Tabernacolo abbandonato”. E allora possiamo dirlo, sì, possiamo dirlo — ci ho pensato qualche secondo — ma possiamo dirlo, anzi, sapete, dobbiamo dirlo, insieme e grazie a Monsignor Manuel González noi dobbiamo dire: “Io voglio essere il sacerdote del Tabernacolo abbandonato; io voglio essere la mamma del Tabernacolo abbandonato, il papà del Tabernacolo abbandonato, il figlio del Tabernacolo abbandonato, lo studente del Tabernacolo abbandonato; io voglio essere la monaca, io voglio essere il monaco del Tabernacolo abbandonato, io voglio essere la suora del Tabernacolo abbandonato, io voglio essere il diacono del Tabernacolo abbandonato, io voglio essere il frate del Tabernacolo abbandonato, io voglio essere il malato del Tabernacolo abbandonato. Capite? Questa è la sublime vocazione: “Essere — quello che sei — del Tabernacolo abbandonato”.

San Manuel dice: “non voglio essere il vescovo della sapienza, il vescovo delle attività, il vescovo dei poveri, il vescovo dei ricchi; io voglio essere il vescovo del Tabernacolo abbandonato”. E allora anche noi; poi ci penserà Gesù a fare di noi quello che vuole, e farà grandi cose, perché il Signore non si fa battere in generosità. Se noi saremo — e tanto quanto saremo: sacerdote del Tabernacolo abbandonato, mamma del Tabernacolo abbandonato, papà del Tabernacolo abbandonato eccetera eccetera, come già detto — poi noi vedremo cose incredibili, miracoli incredibili, indescrivibili. Poi diranno: “Come mai lui, come mai lei, riesce a fare queste cose e noi no?” Eh, certo, ma perché è il papà del Tabernacolo abbandonato, perché è la monaca del Tabernacolo abbandonato, perché è il sacerdote del Tabernacolo abbandonato, perché è il figlio del Tabernacolo abbandonato. “Ma come è bravo questo figlio, ma come studia bene, ma quanti esami che dà! Ma come fa a dare tutti questi esami, come fa a sostenere un ritmo di esami così forte? Come fa ad avere questi voti così alti?” Ma perché lui è lo studente del Tabernacolo abbandonato, perché lui è il figlio del Tabernacolo abbandonato; questo è il suo segreto.

Come ha fatto il Santo Curato d’Ars? Il Santo Curato d’Ars entra ad Ars che non c’è nessuno in chiesa, nessuno — forse c’era una vecchierella — la chiesa completamente vuota. Tutti erano a bere nelle osterie, a mangiare, a lavorare, a divertirsi, a fare le sagre, e arriva questo sacerdotino, tutto magro, smunto. E come ha fatto il Santo Curato d’Ars a riempire Ars non solo dei suoi parrocchiani? Venivano i professori della Sorbonne di Parigi, per parlare con il santo curato d’Ars! Quello che ha fatto fatica ad arrivare al sacerdozio, che quasi non lo ordinavano prete, perché faceva fatica negli studi… I professori della Sorbonne di Parigi venivano a cercare il Santo Curato d’Ars, perché? Perché Ars diventa una meta di pellegrinaggio? Facevano la coda e dormivano al freddo e al gelo fuori, nel cimitero di Ars, per non perdere il posto in coda e per andarsi a confessare dal Santo Curato d’Ars, o per partecipare alla sua Messa. Cosa succedeva? Come mai? Perché il Santo Curato d’Ars così, e i parroci vicini nulla? — “Perché era uno brillante?” — Ma neanche per sogno, neanche per sogno. Perché? Perché lui era un sacerdote del Tabernacolo abbandonato. Tu stai vicino al fuoco: diventi incandescente… La gente non se ne fa niente di pezzi di carbone spenti, la gente cerca tizzoni ardenti. Tutti noi vogliamo tizzoni ardenti.

“Il vescovo del Tabernacolo abbandonato”. Un sacerdote, un vescovo, una monaca, una suora, un frate, chiunque si mette davanti al Tabernacolo in una chiesa vuota, dove non c’è nessuno, e lo fa con costanza, tranquilli che quella chiesa si riempie; si riempie talmente tanto che bisogna rifarne una nuova e farla cinque volte più grande. È così! È una legge: è così.

Per i miei passi…

ma sentite che espressioni, ma incredibili, da piangere, son talmente forti, che commuovono!

…non voglio più che un cammino, quello che porta al tabernacolo

Avete capito? Voglio fare solo quella strada lì. E sentite la fede:

“e io so, che andando per questo cammino — andando avanti e indietro al Tabernacolo — troverò affamati di ogni genere. Troverò poveri e bambini di ogni genere, lungo questo cammino”. Uno dice: “Eh, dai!” Prova! Provate! Se non succede così, me lo dite, che vi pago una cena. Ma so già che la vinco io, che la dovrete pagare voi a me, perché è così!

Per i miei passi non voglio più che un cammino, quello che porta al tabernacolo…

Se questo sarà anche il nostro cammino, state tranquilli che su quel cammino troveremo tutto; tutto quello che gli altri non trovano, noi lo troviamo lì. Tutto quello che gli altri non incontrano, noi lo incontreremo lì, facendo avanti e indietro su questo cammino. Senza bisogno di fare chissà che cosa: avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro su questo cammino; noi lì — su questo cammino — noi lì — in questo luogo — troveremo tutto e tutti. In più, troveremo il nostro Gesù Sacramentato. 

Prosegue san Manuel:

e li sazierò

Questo è il punto: li sazierò. Perché è inutile incontrare affamati che poi non gli puoi dare niente da mangiare. Ma il vescovo del Tabernacolo abbandonato, chi incontra, guarisce; chi incontra, sfama; chi incontra, veste; chi incontra, perdona, ecc.

Poi troverà il denaro e le risorse per aprire le scuole e i rifugi, per la povertà. San Manuel scrive: “m’incontrerò con i tristi, con i ciechi, con i sordi, con gli invalidi, con i morti nel corpo e nell’anima”. Capite? E, infatti, lui è diventato anche un fondatore.

Ma quante cose ha fatto quest’uomo? Perché? Perché era un vescovo del Tabernacolo abbandonato. Eh… è così. Quelli che invece perdono il loro tempo in chiacchiere, perdono il loro tempo nel fare chissà quali discussioni, o leggere chissà quali libri, o inventarsi chissà quali strategie, cosa portano a casa? Un bel niente, portano a casa un bel fico secco, anzi, magari portassero a casa un bel fico secco, sarebbe già qualcosa.

E ci si lamenta: “Eh, non viene nessuno; la Chiesa è vuota; e non risponde nessuno, non partecipa nessuno…” — Hai messo Gesù Eucarestia al centro? Sei diventato un sacerdote del Tabernacolo abbandonato? No? E allora è normale, è ovvio, non potrebbe essere diversamente. Tu diventa un sacerdote del Tabernacolo abbandonato, vedrai cosa succede!

San Manuel scrive:

Io non voglio, io non bramo altra occupazione per la mia vita che quella di aprire molte scorciatoie a questo cammino del tabernacolo.

Capite? Lui non vuole altro; non vuole fare altro che aprire scorciatoie alle persone per andare al Tabernacolo abbandonato. Scorciatoie ovunque.

Ci fermiamo qua. Da oggi, dobbiamo diventare tutti, e dobbiamo fare questa promessa proprio domani, che è Giovedì Santo (è la festa dell’Eucaristia, è la festa del sacerdozio) dobbiamo dire: “Gesù, io voglio diventare il papà, mamma, suora, monaca, monaco, sacerdote, vescovo… del Tabernacolo abbandonato. Da adesso, questo sarò io: il … del Tabernacolo abbandonato (nel mio caso: il sacerdote del Tabernacolo abbandonato) e, in questo giorno del Giovedì Santo, voglio proprio consacrare questa mia nuova scelta, questa mia nuova adesione, a te, questa mia nuova forma di apostolato, di appartenenza a te”.

“Sacerdote del Tabernacolo abbandonato”, quindi “tutto per tener compagnia a Gesù nel Tabernacolo abbandonato”: tutto quello che vedremo in questo testo, in questi giorni prossimi, su questa questione, ma che già abbiamo potuto gustare. E, in questa pagina, che vi ho letto, abbiamo già potuto tutti volare verso queste altezze meravigliose di amore per Gesù Sacramentato.

Mi raccomando, oggi prepariamoci bene, meditiamo anche sul tradimento di Giuda, perché non venga mai a capitare a noi di tradire il Signore. E così, domani, inizieremo il Santo Triduo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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