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Dare e cercare compagnia a Gesù – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.7

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Dare e cercare compagnia a Gesù – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.7
Martedì 26 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 13, 21-33. 36-38)

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 26 marzo 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal tredicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 21 e seguenti.

Continuiamo la nostra lettura del libro di san Manuel González Garcia, siamo arrivati a pagina diciotto del libro. Leggiamo:

Il desiderio di far compagnia a Gesù Sacramentato divenne la sua missione di sacerdote, di vescovo e di fondatore. «In questo primo incarico, — scrive Nicola Gori, — comprendiamo già a pieno la missione sacerdotale ed episcopale di san Manuel, così come la sua eroica accettazione delle avversità e della sofferenza». Vedere il tabernacolo solo e abbandonato fu per il santo, al contempo, un trauma e una illuminazione. Gesù era lì presente e nessuno si curava di Lui, anzi, letteralmente la gente se ne disinteressava. Lo spettacolo del tabernacolo dimenticato da tutti e lasciato solo in una chiesa vuota fu per don Manuel un invito pressante a cambiare questa situazione. Come? Chiamando a raccolta quante più persone possibile per fare compagnia a Gesù nel Santissimo. Alla solitudine contrapponeva la presenza, all’abbandono la corrispondenza d’amore. Da allora tutta la sua attività pastorale ruotò intorno al bisogno di dare e cercare compagnia a Gesù abbandonato nei Tabernacoli. «Sentiva questa necessità come un dovere ineludibile, come una chiamata, una missione e un incarico che Cristo gli aveva ispirato e affidato»

Ecco, fermiamoci qui un attimo. Il desiderio di far compagnia a Gesù Sacramentato diviene la missione di don Manuel sacerdote, poi vescovo e fondatore. Quindi, vedete che far compagnia a Gesù nel Tabernacolo non è solo per chi fa il monaco o la monaca, che non ha nient’altro da fare che dover pregare, che ha dato tutta la sua vita per chiudersi in un monastero e dedicarsi totalmente a Dio. No, perché qui stiamo parlando di un parroco — e abbiamo visto di che parrocchia, tutt’altro che facile — di un vescovo e, vedremo cosa vuol dire, di un “fondatore”. Quindi, di attività, questo uomo di Dio ne aveva tantissime, tantissime attività. Eppure, trova il modo e il tempo per far compagnia a Gesù nel Tabernacolo. Quindi, quello che stiamo dicendo, leggendo, non è solo per i sacerdoti, non è solo per monaci e monache, è per tutti; qualunque sia il nostro stile di vita, tutti siamo chiamati a far compagnia a Gesù nel Tabernacolo.

Anche noi dobbiamo vedere in questo Tabernacolo solo e abbandonato un trauma e un’illuminazione. Un trauma, perché Gesù è lì presente e nessuno si cura di lui, e le chiese sono vuote. Perché quando si entra in chiesa si urla, si parla. Si urla, nel senso che proprio si urla, cioè le persone si chiamano uno con l’altro, come se fossero al mercato. Penso che molti di noi abbiano vissuto questa esperienza, e magari la stanno ancora vivendo, di dover vedere, ascoltare, queste situazioni, esattamente come se Gesù non fosse presente nel Tabernacolo. Perché se io avessi la consapevolezza che Gesù è veramente, realmente presente nel Tabernacolo, io non mi comporterei mai, nella sua casa, come se fossi al mercato, giusto? Se lì c’è Dio, come faccio a parlare ad alta voce in chiesa, di cose che — peraltro — non c’entrano niente col Signore, tra me e altri, chiacchierando, proprio parlando? Si ha proprio la percezione di quello che c’è scritto qui, nel libro:

Gesù era lì presente e nessuno si curava di Lui…

Gesù è lì, è lì a un metro, due metri, e chi è lì si comporta fisicamente, con la voce, con tutto il suo essere, come se Gesù non fosse presente. Non si respira spirito di raccoglimento, non si respira spirito di devozione, spirito di silenzio, spirito di adorazione.

Perché mai — se non c’è un problema grave, fisico — è raro vedere qualcuno fare la genuflessione davanti al Tabernacolo, passando da una parte all’altra della Chiesa? Perché è raro? Perché si passa davanti al Tabernacolo, senza neanche fare, addirittura, quasi più un segno di inchino, niente? Ma Gesù è presente o non è presente nel Tabernacolo? Lui è presente, però — come c’è scritto qua — “nessuno si curava di lui”. E “nessuno si curava di lui”, si esprime con: il non andarci, l’abbandonarlo, “c’è, ma non mi curo”; ma anche con l’andare e avere un comportamento che dice che “io non mi curo di lui che è lì”. Avere un comportamento per cui, chi mi guarda, dice: “Ma che questa persona sia qui o sia al cinema, è la stessa cosa. Che sia qui o sia al mercato, è la stessa cosa. Non cambia niente”. Salvo poi notare che, se tu dovessi avere un comportamento del genere, o meglio, neanche del genere, un comportamento vagamente simile a questo comportamento che si tiene in chiesa, se tu lo avessi nelle case di queste medesime persone… guai! Guai! Si offenderebbero terribilmente. Direbbero che sei un maleducato. Allora: in casa loro bisogna avere tutte le attenzioni e tutte le educazioni, tutto il bon ton necessario e dovuto; quando si è in casa del Signore, invece, va bene tutto.

San Manuel scrive: «Gesù era lì presente e nessuno si curava di Lui, anzi, — prosegue — letteralmente la gente se ne disinteressava», cioè non interessa; che Gesù c’è o Gesù non c’è, non interessa. La Chiesa sembra quasi un luogo di incontro, come andare in palestra, come andare in piscina a nuotare, come andare al cinema, dove ognuno pensa a quello che deve fare; ma non c’è questa consapevolezza che sto entrando nella casa di Dio e lì c’è Dio, e quindi mi devo comportare di conseguenza.

Perché quando faccio la comunione non mi metto in ginocchio? Cosa vuol dire fare la comunione e sedersi? Perché? Non è mai stato così, fino a un po’ di anni fa. Ricordo benissimo che anche io sono cresciuto così. Andando al catechismo, mi insegnavano che, quando si entra in chiesa, si fa il segno della Croce, non si parla più, poi si va al proprio banco; prima di entrare, si fa la genuflessione, si entra nel banco, ci si mette in ginocchio, si saluta Gesù nel Tabernacolo e ci si siede. Quando si va a fare la comunione, si esce, si va, si riceve l’Eucarestia, si torna, ci si mette in ginocchio per pregare e poi ci si siede.

A me e a tutti i miei compagni, miei coetanei, è stato insegnato esattamente questo dalle nostre maestre di catechesi, qualcuna era suora, moltissime erano laiche, ma tutte dicevano la stessa cosa. E tutti noi ci comportavamo allo stesso modo. Ma ci spiegavano il perché: lì c’è Gesù. 

Io ricordo molto bene, alla domenica, quando andavamo all’oratorio — ma questo non solo quando eravamo bambini, anche quando eravamo adolescenti, quando eravamo giovani — ricordo benissimo che si giocava, si cantava, si ballava, si facevano tutte le cose belle, ma alle tre tutto si fermava. Alle 15:00, tutto l’oratorio si fermava, scendeva un silenzio solenne, non c’era più nessuno. Tutti, i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, i giovani, i catechisti, le catechiste, gli educatori, tutti, alle tre, si prendeva, si andava in cappella e si recitavano i vespri della domenica. Tutti! Attenzione, mi stavo dimenticando una cosa importante: si entrava in cappella, esposizione eucaristica (il sacerdote, in cotta e stola, con i chierichetti, esponeva Gesù, esponeva l’Eucarestia nell’ostensorio), incensazione — c’era l’incenso, mi ricordo benissimo — poi il sacerdote stava con noi davanti a Gesù a recitare i Vespri; finito i Vespri, benedizione eucaristica, incensazione, reposizione e si tornava a giocare. Tutte le domeniche così!

Io, ancora adesso, quando in convento recito i salmi dei Vespri della domenica rivivo quei momenti, perché me li ricordo questi salmi, li ho imparati all’oratorio; erano sempre i Vespri, cambiava ovviamente la settimana, però, capite, in un mese li hai fatti tutti, sono quattro settimane, e quindi, ogni mese, ogni anno, era sempre quello. Io ho imparato così, ma non solo io, non è stata una cosa solo per me; tutti noi siamo cresciuti così. Nessuno si sognava di entrare in chiesa a chiacchierare; alzare la voce era inimmaginabile. Non mettersi in ginocchio, non si poteva neanche pensare. La genuflessione? Tutti facevano la genuflessione, fatta la comunione, tutti in ginocchio.

Questo cosa diceva? Perché si faceva? Perché credevamo — e io credo ancora — che nel Tabernacolo c’è Gesù, veramente, realmente, sostanzialmente presente. E i sacerdoti ci insegnavano a interessarci di Lui. Come già vi ho detto, il sabato pomeriggio in oratorio dove si giocava, si danzava, si ballava e si facevano tutte le cose più belle del mondo, alle 14:30 iniziavano le sante confessioni, tutti i sabati pomeriggio. E noi bambini, dalla terza elementare in avanti, al sabato pomeriggio ci si andava a confessare. E c’era il vescovo, come vi ho già detto, monsignor Anacleto Cazzaniga, vescovo emerito di Urbino, che era residente al mio paese; il vescovo veniva apposta, insieme agli altri sacerdoti, tutti i sabati, per confessare i bambini, i ragazzi, i giovani dell’Oratorio. Tutti i sabati. Guardate che io me lo ricordo benissimo, lui confessava sempre in sacrestia, me lo ricordo come se fosse adesso.

Tutto questo ci ha insegnato a credere in Gesù Sacramentato, e nessuno passava davanti al Tabernacolo senza fare la genuflessione: nessuno! Questo vescovo me lo ricordo molto bene, era anzianissimo e celebrava di solito la messa feriale delle diciotto. Anziano, molto arzillo, molto simpatico, molto a modo, però, insomma, aveva la sua età! Lui arrivava: genuflessione e, anche durante la messa: genuflessione durante la consacrazione. Guardate, io veramente devo dire grazie al Signore, perché ho avuto degli esempi meravigliosi.

E qui don Manuel dice:

Lo spettacolo del tabernacolo dimenticato da tutti e lasciato solo in una chiesa vuota…

Anche oggi è così; non credo che ci sia nessuno, in questo mondo, più solo e più abbandonato di Gesù Sacramentato. E quindi don Manuel vuole cambiare questa situazione; come? Questa è la domanda importante, come?

Chiamando a raccolta quante più persone possibile per fare compagnia a Gesù nel Santissimo. Alla solitudine contrapponeva la presenza, all’abbandono la corrispondenza d’amore. Da allora tutta la sua attività pastorale ruotò intorno al bisogno di dare e cercare compagnia a Gesù abbandonato nei Tabernacoli.

Guardate: che cosa faremo il 7 di aprile, quando ci vedremo nella domenica della Divina Misericordia? Che cosa abbiamo fatto in tutti questi anni, se non stringerci attorno a Gesù Sacramentato?

Che bello che è stato negli anni passati, quando arrivavo alle sette e mezza, che era l’orario dell’incontro — pensando di raccogliere le persone che erano lì nel parcheggio, per poi andare insieme in chiesa (si raccoglieva qualcuno e, vabbè, non erano tantissimi, però si andava) — poi entravo in chiesa, e la chiesa era già piena, piena stracolma. Tutti lì, in chiesa, in silenzio assoluto, a pregare. Io arrivavo dal fondo, nessuno mi vedeva, e vedevo tutta questa gente in silenzio, raccolta, devotamente raccolta a pregare davanti al Tabernacolo.

Ecco, guardate, questa è la consolazione e il conforto più grande che si possa dare a un sacerdote; un sacerdote vede questo e dice: “Gesù, posso anche morire dopo questo!”. Vedere una porzione di popolo di Dio così innamorato, così devoto, così raccolto, al mattino così presto… una volta c’era anche un freddo incredibile, eppure lì, raccolti, fermi, vederli così, così innamorati di Gesù Eucarestia, uno dice: “Gesù, dopo questo dono immeritato, puoi chiamarmi a te!”. È questo che facciamo!

E poi ricordo: io arrivavo che erano circa le sette e mezza, si faceva partire la recita della coroncina della Divina Misericordia e del Santo Rosario (era la domenica della Divina Misericordia e, quindi, si faceva prima la coroncina e poi il Santo Rosario) fino a poco prima che iniziasse la Messa. Voi capite che la Messa inizia alle otto, per le nove circa, massimo, è finita: sono le nove e già ti sembra di aver vissuto due giorni! Esci da quella chiesa che già a quel punto hai il cuore che ti esplode nel petto. Perché, capite, quando ci si stringe attorno a Gesù Sacramentato in un modo così bello, così forte, così intenso, così comunitario, è chiaro che si tocca con mano il Paradiso.

Poi, con tutta la giornata che si ha davanti: quello stare insieme, quel pregare, quel parlare e poi dopo, alle tre, il ritrovarci nuovamente in chiesa per l’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso, quale coronamento di tutta la giornata; dopo aver ricevuto lo scapolare, la medaglia del Volto Santo, dopo aver rinnovato la nostra consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Perché, sapete, che lì, a Rosa Mistica, c’è anche una piccola piscina; il santuario di Maria Rosa Mistica è chiamato anche “La piccola Lourdes”, perché c’è una piccola piscina dove si entra non con tutto il corpo, come si fa a Lourdes, ma solo con le gambe, e si passeggia dentro questa piscina di quest’acqua benedetta. Poi c’è la scala Santa, quella dove ha camminato la Vergine Maria, che si può fare in ginocchio, pregando; tutto bellissimo.

Guardate, una giornata di spiritualità pura, veramente una giornata che è un ritiro spirituale praticamente. Perché: la Messa; poi le confessioni per chi ha bisogno; poi c’è la piscina, dove si può andare; poi c’è la Scala Santa, dove ha camminato la Vergine Maria; poi c’è l’imposizione dello scapolare; poi c’è la consegna della medaglia del Volto Santo; poi c’è il pranzo insieme e la piccola catechesi; e poi c’è l’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso di santa Teresa di Gesù Bambino…, vi dico: dopo le tre, uno dice: “Mamma mia! Che paradiso!”. E tutti, sempre, sono venuti via felicissimi, sempre, ancora adesso, se voi avete modo di conoscere qualcuno che c’è stato, voi vedete quanto le persone sono sempre state molto contente. Ma perché? Perché si è stati insieme ad amare il Signore, ad amare Gesù Sacramentato. Questo è! Ed è una giornata dove si ha proprio lo scopo di viverla alla presenza dell’Eucarestia e della Vergine Maria.

Poi, in quel santuario lì, veramente, si respira proprio la Vergine Maria, è bellissimo. Poi con quel grande Crocifisso, fuori dalla chiesa c’è questo grande, immenso, Crocifisso di legno, bellissimo. Anche quello, un altro momento stupendo. Insomma, adesso non è che posso ricordare e dirvi tutto, a chi non c’è mai stato io consiglio assolutamente di venire, perché si può fare, perché e bello, perché è un momento speciale, perché è l’inizio — sempre è un nuovo inizio — dove si esprime il desiderio di dare e cercare compagnia per Gesù abbandonato nei Tabernacoli; questo è. Insieme con la Vergine Maria, si cerca questo. 

Domani vedremo un passo ulteriore molto importante. Adesso ci fermiamo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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