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Il Perdono di Assisi

Il perdono di Assisi

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il Perdono di Assisi
Martedì 1 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimento

Come ottenere il Perdono di Assisi, via per il Paradiso

VANGELO (Mt 13, 36-43)

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 1 agosto 2023. Oggi ricordiamo Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 36-43.

Quest’oggi vorrei parlarvi del famoso perdono di Assisi e per farlo farò riferimento a un articolo scritto da Ermes Dovico su La Nuova Bussola quotidiana, datato 31 luglio 2019. Scrive così questo giornalista:

«Io vi voglio mandare tutti in Paradiso!». Le fonti antiche ci dicono che era il 2 agosto 1216 quando san Francesco pronunciò queste parole alla presenza di un gran numero di fedeli accorsi per la consacrazione della chiesetta della Porziuncola, finita di riparare pochi giorni prima. Fu allora che il santo annunciò di aver ottenuto dal Papa l’oggi celebre indulgenza plenaria detta appunto «della Porziuncola» o «Perdono d’Assisi», che in base alle attuali norme ecclesiastiche si può lucrare, una volta, per sé o per un defunto — vedremo a quali condizioni — da mezzogiorno di oggi, 1 agosto, a mezzanotte del giorno 2 agosto. 

Quindi avremo tempo un giorno e mezzo, oggi dalle dodici in poi e domani tutto il giorno.

Alla Porziuncola, oggi custodita all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, questa possibilità è estesa a tutti i giorni dell’anno.

Quindi se uno va ad Assisi e va alla Porziuncola, può riceverla ogni giorno. 

Ecco, lui adesso fa un’opera interessante, importantissima e dice:

Intanto, va ricordato brevemente che cosa insegna la Chiesa riguardo all’indulgenza. — perché dobbiamo sapere che cosa andiamo a ricevere — Spiega il Catechismo: «L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi» (CCC 1471). L’indulgenza è plenaria quando «libera […] in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati» (ibidem).

La pena temporale conseguente al peccato è quella che, se l’anima morta in grazia di Dio non riesce a espiare interamente in terra, finirà di espiare in Purgatorio, purificandosi da ogni affezione residua al peccato stesso. L’effetto dell’indulgenza plenaria è proprio di cancellare questa pena e quindi rendere completa la purificazione per sé (come dire che se la morte sopraggiungesse in quel momento stesso si andrebbe direttamente in Paradiso) o per un defunto che si trovi ancora in Purgatorio, spalancandogli — in virtù di ciò che è la Comunione dei Santi — le porte della visione beatifica. Ma come arrivò san Francesco a ottenere per la Porziuncola un così grande dono della Misericordia di Dio?

Ok, dopo lo vediamo. 

Quindi è importante quello che ci ha scritto Ermes Dovico, perché ci spiega che cos’è l’indulgenza: è la remissione della pena temporale per i peccati già confessati, quindi i peccati che ho già confessato, già perdonati. Ogni peccato comporta una colpa e una pena. La colpa viene cancellata in sede di confessione; la pena viene espiata in terra attraverso le sofferenze, attraverso il digiuno, attraverso l’elemosina, attraverso le opere di carità, in tante maniere, Se quando moriamo non abbiamo espiato tutte le pene collegate ai nostri peccati perdonati, lo dovremmo fare in purgatorio. Questo è in sintesi quello che ci dice Ermes, e quello che dice il catechismo. Quando si ha la liberazione totale di tutte le pene dei nostri peccati già confessati, allora ci troviamo di fronte a una indulgenza plenaria. Plenaria perché di tutte le pene; quindi, queste pene vengono cancellate, per cui se tu muori in quell’istante, vai diritto in paradiso. 

Ma come arrivò San Francesco a ottenere questo?

Era una notte di luglio del 1216 quando il santo d’Assisi, inginocchiato in preghiera davanti all’altare di Santa Maria della Porziuncola, vide apparire in una luce intensissima Gesù e la Vergine, circondati da una moltitudine di angeli. Nostro Signore domandò al Suo umile figlio quale grazia desiderasse per il bene degli uomini. Francesco avanzò la sua, audace, richiesta: «Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe».

Vedete San Francesco come è preciso teologicamente? Vedete i santi? I santi (1) sono chiari, (2) sono logici e (3) conoscono bene la teologia, conoscono bene i fondamenti della nostra fede. E San Francesco fa una domanda perfetta a Gesù, perfetta a tutti e tre i livelli che vi ho detto. Quindi vedete che dice: “Per tutti coloro che pentiti e confessati”, non semplicemente pentiti ma pentiti e confessati. San Francesco gli sta chiedendo un’indulgenza plenaria: “Pentiti e confessati, ottengano una completa remissione di tutte le colpe”.

Gli rispose Gesù: «Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza».

All’alba del giorno seguente…

Vedete i santi? Non dicono: “No, domani; no io non ce la faccio; no ma c’ho lo stress; no ma sono in burnout; no ma io sono stanco; no ma fa caldo”. Perché, capite, a luglio nella terra di Assisi non è che faccia fresco! Quindi all’alba del giorno dopo: 

san Francesco, in compagnia di fra Masseo da Marignano (†1280), si mise in cammino verso Perugia…

A piedi! Andate a guardare. A piedi! Fate Assisi-Perugia a piedi, a luglio, poi ne riparliamo.

… dove proprio nel luglio 1216 veniva eletto al soglio pontificio il cardinal Cencio Savelli, che assunse il nome di Onorio III (successore di papa Innocenzo III, morto il 16 luglio dello stesso anno). Alle diverse testimonianze del XIII secolo (raccolte sul sito della Porziuncola) che attestano la concessione dell’indulgenza, fece seguito quella che è la fonte scritta più importante, per via del suo carattere ufficiale e dello scrupolo giuridico-narrativo: si tratta del cosiddetto Diploma di Teobaldo, dal nome del frate francescano e vescovo di Assisi (nominato nel 1296) che emanò tale documento il 10 agosto 1310.

Il Diploma, anche detto Canone Teobaldino, riferisce che quando Francesco arrivò da Onorio III gli rivolse queste parole: «Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli».

Vedete la capacità di sintesi? Deve andare dal Papa a chiedergli una cosa incredibile, grandissima, a nome di Gesù. Cosa fa? Comincia da Adamo ed Eva? “Santo Padre, io un giorno stavo pregando, in quel momento è successo che…”. No! Ricordate quando vi dico: sintesi, sintesi, sintesi. Impariamo a parlare e a scrivere in modo sintetico. Asciughiamo, asciughiamo i nostri pensieri, asciughiamo i nostri dialoghi, asciughiamo i nostri scritti.

«Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli».

Finita la domanda di San Francesco, son tre righe.

Il Papa gli replicò che quella era una richiesta inusuale e tuttavia domandò al santo quanti «anni» volesse per l’indulgenza.

È il Papa che fa le domande, Francesco ha già detto tutto quello che serve, il Papa adesso comincia a fare delle domande, gli dice delle cose.

«Non anni, ma anime», rispose Francesco, che poi aggiunse: «Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote…

Guardate che è precisissimo: “Che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e assolti”, tutti e tre devono esserci! 

Perché? Perché può succedere — e a quel tempo succedeva non raramente — che io sono pentito, vado a confessarmi ma il sacerdote dica: “No, non ti assolvo!”. Non ti assolvo — per esempio, facciamo un’ipotesi — perché il tuo peccato è talmente grave che richiede, prima dell’assoluzione, un tempo congruo per verificare se il tuo pentimento è vero o se non è semplicemente emozionale. Ci deve essere un pentimento concreto, un cambio di vita concreto. Ti assolverò al ritorno — non so, facciamo ipotesi — tra un mese, vedremo com’è andata, vedremo se hai fatto la penitenza che ti ho dato — che non era di tre Ave Maria ma erano penitenze quelle toste — vedremo se l’hai fatta, se l’hai fatta bene, se l’hai fatta con costanza, vedremo se hai cambiato la vita, a quel punto ti assolvo. 

Per noi, se succedesse una roba del genere: tragedia! Come se ci avessero negato un diritto. Perché noi, quando andiamo a confessarci, abbiamo questa follia nella testa: siamo convinti di avere il diritto di essere assolti. E invece no! Non è scritto da nessuna parte. Nessuno ha il diritto di essere perdonato, non esiste! Perché se ci fosse il diritto di essere perdonato, capite che il perdono ha già finito di essere un grande dono! Se è un diritto, non è un dono! Logica! E invece nessuno ha il diritto di essere perdonato, nessuno. Perché il perdono è un super dono che viene dato gratuitamente da Dio, senza nessun tuo merito. Quindi, per ottenerlo, il sacerdote che lo amministra deve verificare se ci sono le condizioni perché tu possa ottenere questo grande dono, che sono appunto il pentimento e il proposito fermo di non peccare più. 

Poi ci sono anche le situazioni nelle quali il sacerdote dice: “No, io non ti assolvo perché tu non sei pentito. Lo capisco benissimo. Si vede da come parli, da come dici che non c’è nessun pentimento. Sei qui tanto per”. Vengo a confessare che ho rubato e intanto c’è fuori la macchina con su il piantone per andare a fare la rapina tra due ore, eh… Tu non sei pentito! Assolutamente! Anzi…

Quindi, ripeto: confessati, pentiti e assolti. Ci sono queste tre cose che dobbiamo avere ottenuto.

… siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del Battesimo al giorno ed all’ora dell’entrata in questa chiesa».

Dalla colpa, perché si sono confessati pentiti e assolti; dalla pena, è il dono che chiede San Francesco.

Onorio manifestò la sua perplessità

Il Papa capite, rimane un po’ così…

ma il frate gli disse ancora: 

Vedete come San Francesco le cose le dice con progressione, in relazione all’interlocutore. All’inizio di tutto non c’era bisogno di dire tutti questi dettagli, adesso li comincia a dire perché il Papa fa le domande, oppure pone perplessità, dubbi.

 «Signore ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di Colui che mi ha mandato, il Signore Gesù Cristo». Fu allora che il vicario di Cristo si convinse e disse per tre volte: «Ordino che tu l’abbia».

Davanti alle obiezioni espresse dai cardinali presenti, preoccupati dalla perdita d’importanza dell’indulgenza per i pellegrinaggi in Terrasanta e presso le tombe dei santi Pietro e Paolo…

Perché anche lì c’era l’indulgenza plenaria. Ma voi capite che se San Francesco ottiene di poter andare ad Assisi e ottenerla tutte le volte che si entra e si esce dalla chiesa uno dice: “Vabbè, cosa vado a fare in Terra Santa?”. I cardinali dicono: “Attenzione!”. Perché a quel punto uno non si fa il pellegrinaggio da qui alla Terra Santa se l’indulgenza che si ottiene è anche uguale a quella che si ha andando alla Porziuncola di Assisi. Tra l’altro “senza obolo” chiede Francesco, cioè senza mettere nessuna somma di denaro.

Onorio III decise di concedere l’indulgenza per una sola giornata all’anno «dai primi vespri compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente». Francesco ringraziò con un inchino e, mentre si avviava in semplicità verso l’uscita, si sentì chiamare dallo sbalordito Pontefice, che gli chiese dove andasse senza nessuna carta scritta. «Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni», gli disse Francesco.

Bellissimo! Vedete che uomo di fede! Altro che il San Francesco il frate degli animali, il frate che parla col lupo, il frate del lebbroso. Sentite che fede che c’è qui dentro. Poi è vero tutto il resto che vi ho appena detto, ma dopo! Tutto il resto viene dopo! Non prima, perché prima c’è quest’uomo di fede, c’è quest’uomo di teologia, di teologia vera, sana, retta. 

Il Diploma prosegue riportando i nomi dei diversi frati francescani e di altre persone in vario modo testimoni delle vicende legate all’indulgenza e spiega che il 2 agosto 1216 avvenne, davanti a sette vescovi circondati da una gran folla di fedeli, la già citata consacrazione della Porziuncola riparata, quando Francesco, con in mano una “cedola”, disse: «Io vi voglio mandare tutti in Paradiso e vi annuncio una Indulgenza che ho ottenuto dalla bocca del sommo pontefice. Tutti voi che siete venuti oggi, e tutti coloro che ogni anno verranno in questo giorno, con buona disposizione di cuore e pentiti, abbiano l’Indulgenza di tutti i loro peccati».

Allora adesso vediamo le condizioni. Quindi, in concreto: “Che cosa devo fare?”; è questa la domanda che poi ci assilla. Noi siamo gli uomini e le donne del fare…

Le condizioni per l’indulgenza

1) Confessione sacramentale, con «esclusione di qualsiasi affetto anche al peccato veniale»

Cosa vuol dire? Mi vado a confessare, sono goloso di ciliegie. Vado a confessarmi, chiedo perdono a Dio del mio essere goloso, di tante belle ciliegie rosse. Nel frattempo, mentre sono lì che mi preparo la confessione e poi, mentre entro a confessarmi, penso: “Si vabbè, ma tanto a casa ho una vasca piena di ciliegie ghiacciate in frigorifero, buonissime, che mi aspettano”. Capite, qui, altro che affetto! Non devo voler bene ai peccati che faccio, perché se gli voglio bene, non sono pentito. Devo essere cosciente che i peccati, tutti, anche il più piccolo veniale, sono un male. E devo fare di tutto per vincerli. Allora dirò: “Guarda, quando vado a casa, quel bel vascone di ciliegie ghiacciate lo regalo alla mia vicina e le dico: «Guarda, condividiamole — che per un goloso condividere è già l’inizio della cura — condividiamole, anzi, facciamo così, tienile tu, io ogni giorno te ne vengo a chiedere tre o quattro, il resto le mangi tu». 

Questo lo possiamo applicare ad ogni peccato veniale. Ai mortali non ne parliamo, ancora di più, ma ad ogni peccato veniale possiamo applicarlo. Non so, ho la tendenza a mentire, a dire bugie? Via ogni affetto e da adesso solo la verità, e via di seguito. 

Quindi, esclusione di qualsiasi affetto perché, se c’è anche un solo piccolo affetto, un piccolo peccato veniale, non è possibile ricevere l’indulgenza plenaria. E questo non è che me lo invento io, è scritto così nell’Enchiridion indulgentiarum, è lì, nel Manuale delle indulgenze.

2) Comunione eucaristica

Bisogna andare alla Santa Messa.

3) preghiera secondo le intenzioni del Papa, che si soddisfa con la recita di almeno un Padre Nostro e un’Ave Maria

Noi diciamo già il Rosario o, meglio, diciamo il Salterio di Gesù e di Maria, lo diremo oggi; da mezzogiorno in poi diciamo il Salterio oppure domani, se vogliamo andare domani, ancora meglio domani, diciamo il salterio del due di agosto, lo diremo tutto — così abbiamo fatto proprio un’opera molto bella — lo diremo tutto per le intenzioni del Santo Padre. Al posto di un Padre Nostro e un’Ave Maria, dico tutto il Salterio, è molto di più di quello che mi è richiesto, però è bello. Quel giorno lo dedico alla preghiera per il Santo Padre.

Le prime tre condizioni possono essere adempiute pure alcuni giorni prima o dopo…

Il mio consiglio è di farle il più possibile in quei giorni. Capisco che la confessione magari è un po’ difficile, va bene, allora qualche giorno prima o qualche giorno dopo, a questo punto è meglio farla qualche giorno prima, che non qualche giorno dopo. Ovviamente, se sono in peccato mortale salta tutto! Nel senso che devo confessarmi prima del perdono, non posso confessarmi dopo e andare a fare la comunione prima, questi pasticci non si fanno. Quindi il mio consiglio: mi confesso prima, magari oggi, cerco di confessarmi oggi così poi, da lì a seguire, tutte le altre condizioni le posso soddisfare tranquillamente.

Comunque, confessione, comunione e preghiera per il Papa non sono vincolate alla giornata che va dall’1 alle dodici, fino al 2 a mezzanotte. Ripeto il consiglio, secondo me è: quello che si può, farlo in questo giorno e mezzo; la comunione sacramentale si può fare in questo giorno e mezzo, il Rosario lo possiamo dire in questo giorno e mezzo, la preghiera per il Papa per chi vuol dire solamente il Padre Nostro e l’Ave Maria, lo può fare in questo giorno e mezzo; la confessione va bene, se non riusciamo a farla in questo giorno e mezzo, la faremo o qualche giorno prima o la facciamo oggi.

Adesso, invece, le altre due condizioni che vi leggo, la quarta e la quinta, devono obbligatoriamente essere fatte in questo giorno e mezzo. E sono:

4) visita alla chiesa, che può essere qualsiasi chiesa francescana, una cattedrale o qualunque chiesa parrocchiale

5) recita del Credo e del Padre Nostro all’atto della visita alla chiesa.

Perché? Perché è come se noi entrassimo alla Porziuncola. Quindi la Chiesa ha esteso questa possibilità di ricevere indulgenza plenaria non solo andando alla Porziuncola, ma in tutto il mondo. Non obbliga uno che abita a Sydney a prendere l’aereo e venire fino ad Assisi. Ma se tu abiti a Sydney, abiti a Milano, abiti a Napoli, abiti a Parigi, va bene, puoi riceverla anche lì a queste condizioni, andando a visitare la parrocchia, una cattedrale o, se hai una chiesa francescana, vai nella chiesa francescana e li reciterai il Credo e il Padre Nostro. Mi sembra una cosa fattibile, con un dono grandissimo, e può essere applicata anche a un defunto. Quindi è importante.

Bene, spero di essere stato chiaro e quindi auguro a ciascuno di voi un bellissimo mese di agosto. Questo è anche il mese dove tantissimi di noi andranno in vacanza. Proprio queste sono le ore in cui si parte e si arriva o si sta per partire, e tantissimi di noi resteranno a casa, perché sono anziani, perché sono malati, perché sono soli, per tante ragioni. C’è chi parte e c’è chi resta. Cerchiamo tutti, sia chi parte, sia chi resta, di fare un mese cristiano, bello, contrassegnato proprio da questo grande amore per il Signore, visto che in questo mese avremo delle solennità, delle feste importanti. 

Non dimentichiamo il 15 di agosto, l’Assunta! Che vi prego, vi supplico, vi prego, vi supplico, non chiamate e non mandate messaggini con scritto “Buon Ferragosto”. Vi prego, almeno non a me. Non mi è mai successo, però lo dico. Forse non è successo perché lo dico ogni anno. Però lo dico, perché è veramente brutto: il 15 di agosto non è Ferragosto, il 15 di agosto è l’Assunta. Quindi gli auguri si fanno per l’Assunzione di Maria Vergine in cielo. 

E poi abbiamo la Trasfigurazione, abbiamo la memoria di San Giovanni Maria Vianney, di San Pier Giuliano Eymard, insomma, ci sono tante memorie bellissime — adesso sicuramente me ne stanno sfuggendo tante altre — che affronteremo, che vi dirò in questo mese, a Dio piacendo. Oggi è Sant’Alfonso, grandissimo Santo. 

È un mese molto bello, molto denso e, se posso, mi permetto di chiedervi una preghiera speciale in questi trenta giorni per le intenzioni di Sofonia tre e anche per l’intenzione del Giardino fiorito. Ecco, raccomando tanto alla vostra preghiera queste due intenzioni, perché agosto è sempre un mese particolare. Ecco, vi chiedo proprio di cuore di ricordare queste due intenzioni.

Concludo: nell’andare in vacanza — chi va — non dimentichiamoci di chi resta a casa. Soprattutto delle persone sole, delle persone ammalate, delle persone anziane. Quindi non è che siccome siamo in montagna, siamo al mare, siamo al lago, siamo non so dove, siamo nello spazio, allora: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.

Quando ero piccolino c’era l’abitudine di mandare le cartoline, non so, qualcuno di voi si ricorderà; quando si era in vacanza si andavano a scegliere le cartoline da spedire alle persone care che erano a casa. Adesso ovviamente le cartoline non esistono più, ti ridono in faccia se vai a chiedere una cartolina. Va bene, non abbiamo più le cartoline, però ci sono dei mezzi molto più efficaci adesso: può essere una videochiamata; può essere un bel video di dove siamo che mandiamo alla persona cara; possono essere dei bei messaggi che scriviamo, può essere una bellissima telefonata. Tante sorprese che possiamo fare a chi resta casa. Ecco, non ci scordiamo che abbiamo degli affetti. Non facciamo i gretti, i meschini, gli egoisti che partono e si dimenticano di tutto e di tutti. Ecco, questo non va mai fatto. Ci sono veramente tanti modi di farsi presenti, che non vuol dire che tutti i giorni bisogna… no! Però quel qualcosa che fa capire che ci siamo.

Bene, allora io vi auguro un Santo, bellissimo, stupendo, cristiano mese di agosto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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