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S. Pietro Giuliano Eymard: la Comunione

S..Pier Giuliano Eymard La Comunione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: S. Pietro Giuliano Eymard: la Comunione
Mercoledì 2 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 13, 44-46)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 2 agosto 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 44-46.

Quest’oggi festeggiamo San Pier Giuliano Eymard, fondatore della Congregazione del SS. Sacramento, comunemente chiamati Sacramentini.

E dato che di questo santo abbiamo già avuto modo di leggere insieme e di meditare per diversi giorni i suoi scritti, ho pensato di soffermarmi nella giornata di oggi, essendo la sua memoria, su un testo che non mi sembra di aver ancora letto insieme a voi, almeno non credo. Poi se per caso avessi già preso qualche spunto in qualche meditazione precedente, vabbè, mi perdonerete, lo rivedremo, lo ripeteremo. Se invece, come spero e penso, non ho ancora trattato questo tema allora avremo occasione di riflettere per la prima volta su alcuni aspetti importanti. Faccio riferimento al libro “La Santissima Eucarestia” volume secondo: “La Santa Comunione”. Allora, ovviamente non posso fare tutto, perché sarebbe da leggere tutto questo libro, ovviamente, ma è impossibile, e mi concentro proprio sul primo paragrafo, questo primo aspetto che lui tratta che si intitola: “La Comunione”. E San Pier Giuliano Eymard scrive:

Noi dobbiamo tendere alla Comunione, e alla Comunione frequente ed anche quotidiana, con quanto la pietà, le virtù e l’amore ci possono ispirare di buono, di santo e di perfetto.

Considerate che ai suoi tempi, la Comunione frequente e la Comunione quotidiana — soprattutto la Comunione quotidiana — erano una rarità, una grandissima rarità. Non si poteva fare la Comunione tutti i giorni, assolutamente, ma anche la Comunione frequente era una cosa rara. Non so, faccio esempio: comunicarmi due volte alla settimana, non lo faceva quasi nessuno, ecco, per intenderci. E invece lui dice: no, bisogna tendere a questo:

La santa Comunione è la grazia, il modello e l’esercizio di tutte le virtù, chè tutte vengono praticate in quest’azione divina; quindi noi profitteremo più con la Comunione che non con tutti gli altri mezzi di santificazione.

Quindi noi, che oggi possiamo, al primo posto nella nostra giornata dobbiamo mettere la Santa Messa. Quindi questo è fondamentale! La Santa Messa vale più di tutti gli altri mezzi di santificazione. Non c’è nessuna preghiera, nessuna novena, nessun’altra cosa più importante e più efficace della Santa Messa. 

Sentite adesso:

Bisogna però che la santa Comunione divenga il pensiero dominante della mente e del cuore, lo scopo di ogni studio, della pietà, delle virtù: ricevere Gesù dev’essere il fine e la legge della vita. Tutte le azioni debbono convergere verso la Comunione come a loro fine, discenderne come dal loro principio.

Vedete? Lui fa della Comunione quello che dovremmo fare tutti: il centro. Quindi la Comunione dovrebbe essere innanzitutto il pensiero dominante, non l’unico, ma dominante sì. Dovrebbe essere lo scopo dello studio della pietà e delle virtù. E tutte le azioni dovrebbero derivare e ritornare all’Eucarestia. E da qui noi abbiamo degli esami di coscienza immediati. Da qui possiamo capire quanto siamo, oppure non siamo, secondo questa linea. 

Prosegue:

Viviamo in modo da poter con frutto accostarci alla Comunione frequentemente e anche ogni giorno: perfezioniamoci, in una parola, per ben comunicarci, e viviamo per comunicarci sempre.

Quindi la vita, la nostra vita, le nostre scelte non devono mai essere di intralcio alla possibilità di ricevere l’Eucarestia. L’Eucaristia è proprio, come dire, la meta della perfezione. E allo stesso tempo è anche il cibo necessario per la perfezione, come vedremo tra poco.

Ma la grandezza di Dio non schiaccerà il vostro nulla? No, voi non troverete nella Comunione la grandezza celeste e divina che regna nei cieli. Vedete come Gesù si è velato per non atterrirvi, e perché osiate guardarlo e accostarvi a Lui!

Questo è veramente grandissimo! Gesù ha scelto un pezzo di pane per rendersi presente veramente, realmente, sostanzialmente così da nascondere la sua grandezza e non farci morire di paura, non farci sentire annientati dalla sua grandezza.

La vostra indegnità vi imporrà di star lontano da Dio, santità per essenza?

Ecco, questa è una domanda che riguarda un po’ tutti. Quante volte noi abbiamo pensato, detto: “Poiché sono indegno non vado alla messa; poiché ho fatto una cosa molto sbagliata non vado alla messa”. Sentite cosa risponde:

È vero, il più gran Santo, il più puro dei Cherubini non sono degni di ricevere Dio in Sacramento…

Cioè, persino il più eccelso dei Cherubini, il più purissimo; e anche l’uomo più santo in assoluto — non so, pensiamo a San Giuseppe — non è degno di ricevere Dio nel sacramento dell’Eucarestia.

È un’indegnità connaturale, che deriva dall’essere creature. Il dono è talmente grande che qualsiasi creatura, anche la più elevata e pura, è da ritenersi indegna rispetto al dono. La meditazione di questo divario genera consapevolezza della grandezza e bellezza del dono.

In più, negli uomini, esiste un’indegnità dovuta al peccato. A parte la Vergine Maria che è l’Immacolata Concezione, tutto il resto dell’umanità non è degno di ricevere Dio, perché siamo segnati dal peccato. Si tratta di un’indegnità grave, che crea distanza.

Prosegue:

Ma non vedete che Gesù nasconde le sue virtù, la sua stessa santità, per non mostrarvi che la sua bontà? Non udite la dolce voce che vi dice: «Venite a me?» Non sentite la vicinanza dell’amore divino che vi attira? No, non già i vostri meriti vi costituiscono dei diritti, né le vostre virtù vi aprono la porta del Cenacolo, bensì l’amore di Gesù.

Quindi lui dice: per quanto riguarda noi, siamo indegni e, se guardiamo a noi stessi, nessuno può più accostarsi all’Eucarestia; ma se noi alziamo gli occhi e guardiamo Gesù è il suo amore che ci apre la porta — lui dice del Cenacolo — e noi aggiungiamo quindi della chiesa. È l’amore di Gesù che apre la porta del tabernacolo, è l’amore di Gesù che ci chiama. Questo non vuol dire: “Ah vabbè, allora qualunque peccato ho fatto vado a fare la Comunione”. No! Non vuol dire questo! Qualunque peccato hai fatto lo vai a confessare, certamente. Ma non è che siccome siamo tanto deboli, fragili, peccatori e quant’altro, allora dobbiamo aspettare chissà che cosa per accostarci all’Eucarestia. No! Dopo una bella Santa confessione fatta bene, ti puoi accostare all’Eucarestia, anche se ti senti radicalmente, profondamente indegno. 

Prosegue, altra domanda:

Ma ho così poca pietà, sì poco amore; come ricevere Nostro Signore in un’anima divenuta ributtante, per Lui, con la sua tiepidezza, e meritevole del suo disprezzo?

Anche questa è un’altra domanda che frequentemente si sente, si incontra. Amo poco, ho poca pietà, ho poco amore, sono tiepido: come posso accostarmi a Gesù? E lui risponde:

Siete tiepido? Avete una ragione di più per immergervi in questa fornace ardente. Ributtante? Oh non mai per sì buon Pastore, per sì tenero Padre, più padre che tutti i padri, più madre che tutte le madri! Quanto più siete malato e debole, tanto più avete bisogno del suo aiuto: il pane è la vita dei deboli e dei forti.

Vedete? Se ti senti così, se sai di essere così, hai una ragione in più, non in meno per andare a ricevere l’Eucarestia. Perché l’Eucaristia è il pane che dà vita ai deboli e ai forti.

Ma non avrò dei peccati sulla coscienza?

Tutte queste domande che lui fa sicuramente nascono dalla sua pratica pastorale e, nonostante sia passato parecchio tempo da quando lui ha scritto questo testo, sono le domande di sempre. Risposta, lui scrive:

Se, dopo esame, non sentite la certezza morale, la coscienza fondata di alcun peccato mortale, voi potete andare alla santa Comunione…

Capite? Perché io mi allontani dall’Eucarestia a causa di un peccato che mi grava, devo avere la certezza morale e la coscienza fondata di aver fatto un peccato mortale. Non basta aver fatto una cosa che mi dispiace, una cosa brutta per il mio gusto. No! Devi avere la certezza morale e la coscienza fondata di aver fatto un peccato mortale. Questo è fondamentale! Sennò non ci dobbiamo allontanare dall’Eucarestia. Questo lo dice anche L’imitazione di Cristo. E sapete che per fare un peccato mortale ci vogliono tre condizioni: piena avvertenza, deliberato consenso e materia grave. So che quello è un peccato mortale: piena avvertenza. Lo voglio: deliberato consenso, voglio fare quel peccato mortale. E la materia è grave, cioè va a toccare uno dei dieci comandamenti in modo serio. Ad esempio, se io in un processo depongo il falso e ci sono le altre due condizioni, so che è un peccato mortale e lo voglio, ho fatto un peccato mortale. Perché ci sia un peccato morale, ci devono essere tutte e tre le condizioni. Ne mancasse anche solo una, non ho fatto peccato mortale. 

Prosegue:

Se perdonate a chi vi ha offeso, voi avete già il perdono delle vostre colpe; e quanto alle negligenze quotidiane, alle distrazioni nella preghiera, ai primi moti d’impazienza, di vanità, d’amor proprio; quanto alla vostra pigrizia nello scuotere via prontamente il fuoco delle tentazioni, fate un fascio di tutti questi germogli del vecchio Adamo e gettateli nel fuoco dell’amore divino: quel che l’amore perdona è ben perdonato.

Eh, invece sono proprio queste le cose che ci tengono lontani dall’Eucarestia. “Non ho fatto quello che dovevo fare; non ho fatto bene il mio dovere; mi sono distratto, padre, mi sono distratto tantissimo nella preghiera; padre, ho avuto dei pensieri brutti, molto brutti nella preghiera, mentre pregavo mi son passate delle bestemmie nella testa, bruttissime; ho fatto dei sogni brutti di notte”. Bah, poi non so cos’altro ci può essere… “Mentre stavo pregando ho pensato a cucinare l’arrosto; mentre stavo pregando mi sono messo a pensare ai problemi della mia famiglia; mentre stavo pregando sono stato distratto dalle preoccupazioni per mio figlio, per mia figlia e per mia moglie, per la salute, per lo studio, per, per…”. Oppure: “È successo questo fatto e ho avuto un primo moto di rabbia, di impazienza, di nervoso. Poi mi sono corretto, però l’ho sentito”. Oppure moti di vanità, oppure di amor proprio. Ecco, lui dice di prendere tutto questo di fare un fascio di tutti questi germogli del vecchio Adamo e buttarli nel fuoco dell’amore divino. Basta! Non stiamo troppo lì a pensarci sopra a queste cose. 

Sentite cosa scrive:

Ah, non lasciatevi distogliere per vani pretesti dalla sacra mensa; ma piuttosto, se non volete comunicarvi per voi, comunicatevi per Gesù Cristo! Chi si comunica per Gesù Cristo lo consola dell’abbandono in cui è lasciato da tanti uomini, gli dice che non s’è ingannato istituendo questo Sacramento di refezione spirituale.

Chi si comunica per Gesù Cristo, fa fruttificare i tesori di grazia Ch’Egli ha racchiusi nell’Eucaristia, solo per darli agli uomini; più ancora, rende possibile al suo amore nel Sacramento quell’espansione di vita ch’Egli brama, alla sua bontà la gioia di far del bene, alla sua regale munificenza la gloria di profondere largamente i suoi doni. Ricevendo dunque la Comunione, voi date compimento al fine glorioso dell’Eucaristia: questo fiume scorrerebbe invano, la fornace d’amore non infiammerebbe i cuori, il Re sarebbe sul trono senza sudditi se nessuno si comunicasse.

Beh, questo credo è uno di quei testi che, secondo me, va stampato, questo pezzettino qui da “non lasciatevi distogliere” fino a “si comunicasse”. Va stampato, tenuto nella borsa, nel portafoglio, nei libri di preghiera, dove volete voi. Perché, quando ti vengono i dubbi — i dubbi che sono tentazioni del diavolo che ci vuole tenere lontani dall’Eucaristia perché sa quanto ci fa bene e quanto è di consolazione per Gesù — leggiamo questo testo. 

Stiamo attenti ai vani pretesti: dall’Eucarestia mi può allontanare solamente il peccato mortale e basta. Niente altro. 

E notate: quando io vi parlo di Comunione vi sto parlando della Comunione spirituale e della Comunione sacramentale. Ricordatelo sempre, quando io vi parlo di Comunione — se magari mi dimentico, ve lo ricordate voi — io faccio riferimento a tutte e due le Comunioni perché sono entrambe delle Comunioni; cambia la modalità, ma sono entrambe Comunioni, si chiamano così.

Quindi, se proprio non ti vuoi comunicare per te stesso, perché ti senti, non lo so, un po’ spaventato dai tuoi pensieri o delle tue azioni, ma non hai fatto nessun peccato mortale, allora tu fallo per Gesù. Vai a far la comunione per Gesù. E così — lui dice — tu dici al Signore che non si è ingannato ad istituire questo sacramento. Con tutti i frutti che la Comunione porta con sé.

La santa Comunione dà a Gesù Sacramentato, non solo l’occasione di soddisfare al suo amore, ma gli procura una vita novella, ch’Egli consacrerà alla gloria del Padre. Nel suo stato glorioso Gesù non può più onorare il Padre, con un amore libero e meritorio; ma mediante la Comunione verrà nell’uomo, farà società con lui, a lui si unirà. Per questa mirabile unione, il cristiano fornirà a Gesù glorioso, membra, facoltà sensibili e vive, gli presterà la libertà che occorre al merito delle virtù: così per mezzo della Comunione il cristiano si trasformerà in Gesù stesso, Gesù vivrà in lui.

Posseduti! Proprio siamo posseduti dal Signore. Bellissimo! Gesù diventa la nostra carne, Gesù diventa il nostro sangue, ci scorre nelle vene, abita le nostre cellule. Bellissimo!

Avverrà allora nel comunicante qualche cosa di divino: l’uomo lavorerà e Gesù gliene darà la grazia; l’uomo avrà il merito, la gloria sarà di Gesù; Gesù potrà dire al Padre: «Io vi amo, vi adoro, soffro ancora e vivo di nuovo in questo mio membro». Ecco ciò che dà alla Comunione la sua massima potenza: essa è una seconda e perpetua Incarnazione di Gesù Cristo;

Ma pensate che parole! Ci avete mai pensato? Abbiamo mai pensato che, quando andiamo a ricevere l’Eucarestia, quando facciamo la Comunione spirituale o sacramentale, noi stiamo vivendo una seconda perpetua incarnazione di Gesù?

stabilisce tra Gesù e l’uomo una comunanza di vita e di amore: in una parola, essa è per Gesù una seconda vita.

Credo che questo capitolo oggi possa essere per tutti noi motivo di grande riflessione e non allontaniamoci mai dall’Eucaristia se non per un gravissimo motivo che si chiama peccato mortale e, in quel caso, confessiamoci il prima possibile così da poter ricevere Gesù il prima possibile.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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