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La Misericordia di Dio

230624 La Misericordia di Dio.

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «La Misericordia di Dio»
Sabato 24 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 1, 57-66. 80)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 24 giugno 2023. Oggi celebriamo la solennità della Natività di San Giovanni Battista.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo primo del Vangelo di san Luca, versetti 57 e seguenti.

Elisabetta partorisce questa “opera” della Misericordia di Dio. 

Qual è la caratteristica originale della Misericordia di Dio? Qual è il tratto “innovativo”, il tratto — potremmo dire — “geniale”, il tratto “creativo” della Misericordia di Dio? Ecco, a me sembra si possa dire che sia questo: la Misericordia di Dio rende possibile l’impossibile. 

A partire dal perdono dei peccati perché, se voi ci pensate, quando un uomo prende coscienza dei suoi peccati, soprattutto se gravi — pensate alla bellissima descrizione, che spesso vi cito, che fa il Manzoni dell’Innominato e del suo tormento interiore quando viene a consapevolezza di tutto il male che si porta dentro — non c’è più vita, non c’è più speranza, è impossibile.

Quante volte è capitato di sentire questa espressione: “È impossibile che Dio mi perdoni; neanche Dio può perdonarmi”. Alle volte qualcuno usa questa espressione. È una tentazione, io credo che sia “la tentazione per eccellenza”, quella che di fatto poi ha portato Giuda ad impiccarsi. Se il mio peccato è così grave, è così grande… uno dice: “No, ma è impossibile! Sì, Dio perdona, però non può perdonare me. Non può perdonare questa cosa che ho fatto”. È talmente vero ciò che vi sto dicendo che capita che, dopo che ci siamo confessati e abbiamo avuto questo dono immenso del perdono di Dio, alle volte questo perdono è talmente “eccedente” da far sì che Lui ci ha perdonati, ma noi impieghiamo più tempo a perdonare noi stessi. Noi veniamo dopo, il perdono di Dio arriva prima e noi per perdonarci magari ci impieghiamo anni. Perché quella cosa lì è troppo grave, la sentiamo troppo pesante. E alle volte dubitiamo, diciamo: “No, ma il Signore non può avermi veramente perdonato”.

Quindi la Misericordia di Dio rende possibile l’impossibile, a partire da questo, dal suo perdono, e poi tutto il resto. Questa donna, Elisabetta, anziana, avanti negli anni, senza figli; guardata sicuramente male da chi le viveva accanto, perché non avere figli era segno di una mancata benedizione di Dio (questi sono tutti nostri giudizi che abbiamo nella testa, le nostre conclusioni), e il Signore … 

“Nulla è impossibile a Dio” dice l’Arcangelo alla Vergine Maria, “Nulla è impossibile a Dio”, non c’è niente di impossibile. Guardate che per meditare su questa espressione dell’Arcangelo Gabriele non credo che basti una vita: “Nulla è impossibile a Dio”.

Noi tante volte rimaniamo stupefatti leggendo l’Antico Testamento, dove diciamo: “Ecco si, però questo popolo d’Israele… e ogni volta ce n’è una: prima le piaghe d’Egitto, poi tutto il problema inerente alle piaghe, poi escono per andare nel deserto e trovano il Mar Rosso…”. Leggendo che questi cominciano a mormorare: «Ecco ci ha portato a morire nel deserto» a me vien da dire: “Ma c’è la colonna di fuoco, c’è la colonna di nube che li conduce di giorno e di notte”, cioè, dico: “Ce l’hai davanti il segno della Misericordia di Dio! Ce l’hai davanti il segno del suo miracolo operante! E sei ancora lì che dubiti?” — “Sì!”.

E poi si apre il mare, uno dice: “Vabbè, se a me capitasse di camminare in mezzo al Mar Rosso all’asciutto, con la muraglia del mare a sinistra e la muraglia del mare a destra, e mi vedo il mare che si ritrae e cammino lì dentro… vabbè, da lì in poi… basta!” — c’è un bellissimo film abbastanza vecchio su Mosè, fanno vedere questo mare che si ritrae, bellissimo, un’immagine stupenda — E invece questi escono e iniziano a mormorare un’altra volta, avanti! Ed è tutto così! Fino ad arrivare alla Terra Promessa dove, dopo aver sperimentato tutto quello che hanno sperimentato, dicono: “No, ma qua ci sono i giganti — che voglio dire, chissà che problema… — e noi non possiamo entrare, perché sicuramente ci ucciderebbero”. E il Signore a quel punto lì interviene e dice: “Adesso basta! Adesso tornate indietro, morite tutti nel deserto, nessuno di voi entrerà, tranne Caleb, ed entreranno i vostri figli”. Perché adesso c’è un limite, ma non alla Misericordia di Dio, c’è un limite alla decenza: l’avete superato! Cioè: se dopo tutti questi segni che dicono che nulla è impossibile a Dio, se tu ti fai impressionare dai giganti e ti metti addirittura a portare i grappoli d’uva attaccati alle aste tanto sono grandi immensi e stupendi… non è che ragionano sul fatto che il frutto è abbondante, no! Quelli ragionano sul fatto che i grappoli d’uva giganti sono per i giganti. Ma chi l’ha detto? Un gigante non può mangiare un grappolo d’uva piccolo? E un uomo normale non può mangiare un grappolo d’uva di sei metri? Meglio, c’è più uva! Qual è il problema? Eh, ma capite, quando non c’è fede, tutto diventa la conferma per la mancanza di fede; tutto diventa conferma.

Quindi, guardando il popolo d’Israele… ma guardando anche i discepoli quando Gesù risorge, stessa cosa: dopo tutto quello che Gesù ha fatto per loro, noi vediamo che loro si chinano, si prostrano, lo adorano… però dubitano. Questo dubbio, questa mancanza di fede purtroppo è una roba che ci portiamo dietro. Non l’hanno avuta solo gli altri no no, ce l’abbiamo anche noi, tutti noi! Credere che ogni volta, cambiando le condizioni, sarà esattamente uguale alla precedente, eh… uno dice: “Si ma qui non c’è il Mar Rosso!”. Eh, ma niente accade due volte allo stesso modo! “Qui non c’è il Mar Rosso e quindi…” E quindi cosa?

Quando mi vengono le tentazioni di fede, i dubbi inerenti alla fede, io vado sempre a rileggermi un testo. Credo che ognuno possa avere un po’ il suo testo “pilota”, il suo testo “bussola” che, quando vengono i dubbi, uno dice: “Aspetta che mi vado a rileggere qualcosa che mi aiuta”. Io ho questo testo. Ricordate quando Israele deve combattere la guerra, che erano tantissimi e poi il Signore li riduce a trecento? Ne manda via — io ho fatto il conto, l’avevo detto in un omelia — qualcosa come più di ventimila. Avevo fatto il conto di quanti erano, era rimasto impressionato, erano tantissimi e lui ne manda via tantissimi, rimangono trecento persone; che uno dice: “Ma scusami, come facciamo a vincere con trecento persone, che ne avevamo qui più di ventimila?” — “No, son troppi! Son troppi perché poi, alla fine, se voi vincete va a finire che pensate che è merito vostro!”. E a questi guerrieri — perché di fatto poi erano in guerra — il Signore gli chiede di andare a combattere con che cosa? Con le brocche vuote e la torcia dentro, la candela dentro! Voi immaginatevi questi che si sentono dire: “Tu andrai in guerra, non con le lance, le spade, no no! Con brocche vuote e una torcia”. Ma vi immaginate? Uno dice: “Scusami, ma vuol dire che vado al massacro!” — “No, vai come atto di fede. Al resto ci penserò io” — “Si, ma come faccio io a combattere un esercito con in mano una brocca vuota, che poi peraltro dovrò rompere e quindi alla fine rimango con una torcia in mano. E dico: «Piacere, io sono qui» — «Va bene, adesso ti uccido» — «Si sono qui con una torcia in mano» — «E cosa fai?» — «Eh, sono venuto a fare la guerra» —  «Contro di me?» — «Si» — «E dov’è la spada?» — «No, non c’è, io ho la torcia» — «E cosa fai con la torcia?» — «Eh, non lo so»”. Voi immaginatevi…

Gerico (altro brano “pilota”): invalicabile! Che uno dice: “Va bene, allora com’è che abbattiamo Gerico? Non so, magari di notte scaviamo le fondamenta attorno; cominciamo ad organizzarci con dei sassi giganti…  — cioè, me la invento, no? — Facciamole un assedio, facciamoli morire di fame, di sete…” — “No! — Scusate sorrido perché son cose incredibili, Dio è incredibile — voi vincerete Gerico con una liturgia”. Voi immaginatevi quelli dentro Gerico che li guardavano da dentro a fuori e dicevamo: “Questi qui son pazzi! Cosa stanno facendo?”. Questi ogni giorno facevano il giro con l’Arca attorno alla città con i sacerdoti e con tutta la processione, poi si fermavano. “Mah… Son belli stranotti questi qui! Eh vabbè, che girino, e a noi?!”. Sì, e Dio? 

Cosa succede poi? Che, nel primo caso, Dio la guerra la fa fare all’interno degli accampamenti, cioè si ammazzano tra di loro, incredibile! Questi che erano lì con le brocche in mano e le candele, quando spaccano le brocche e rimangono con la candela, la guerra non la vedono, la vedono solo dall’alto, ma neanche ci entrano, perché Dio fa volgere le spade dei nemici uno contro l’altro. Che uno dice: “Ma come facevo a immaginarlo!” — “Infatti non potevi immaginarlo”, ma questo è la fede. 

E Gerico? A Gerico all’urlo di guerra dell’ultimo giorno crollano le mura. Che uno dice: “Sì, ma io?” No, ma non c’entri tu! La fede è fidarti di Dio e credere che fa Lui. “E io cos’è che devo fare?” Avere fede. Che per noi… uno dice: “Ma questo non è un fare!” No, infatti. Non è il fare di quello che fa la pastasciutta, è un altro tipo di fare, è di colui che si fida e si affida. Ecco perché il Vangelo di oggi dice:

I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia

Quale? Ha reso possibile l’impossibile: una persona anziana che diventa mamma.

Noi dovremmo proprio farci una targa d’oro, stamparcelo sulla porta, metterlo non lo so dove… ma veramente con questa espressione della Scrittura: “Nulla è impossibile a Dio”. Nulla vuol dire nulla. E crederci, crederci con tutti noi stessi, perché veramente se noi ci crediamo e lasciamo fare a Dio, Dio davanti a noi fa crollare le mura di Gerico, ma non una volta, infinite volte, tante quante noi diremo: “Io credo”.

E tu cosa fai? Niente, niente! Mi fido. Ma operativamente non faccio niente. Mi fido e basta, lascio fare a Dio. É chiaro che poi chi vive queste epifanie della Misericordia di Dio, beh… poi la vita ti cambia… Giosuè non poteva certo essere come tutti gli altri, ovviamente. Con quello che ha visto, come faceva a essere come gli altri? Non era possibile. E Gedeone? Con quello che ha vissuto! E Mosè? E via di seguito.

Ci sarebbe ancora tanto da dire… Tutta questa questione del nome di Giovanni: “Ma nessuno ce l’ha, ma perché, ma per come, ma ci stupiamo…” Eh, stupitevi! Stupitevi! Appunto: nulla è impossibile a Dio! Però non voglio mettere troppa carne al fuoco, quindi mi fermo qui.

Facciamo atti di fede verso la Misericordia di Dio. Non pensiamo alla Misericordia di Dio come indulto, come la sanatio in radice: “Ho fatto tanto male e il Signore mi perdona”. Sì, il Signore perdona tutto, se sono pentito, certo, ma meditiamo sull’opera, sull’essenza della Misericordia. Veramente nulla è impossibile a Dio. Crediamoci con tutto il cuore e mettiamo — siamo ancora nel mese del Sacro Cuore di Gesù — mettiamo nel Sacro Cuore di Gesù tutte le nostre fatiche, tutti i nostri deserti, tutti i nostri “Egitto” che ci portiamo dietro, che ci rincorrono e sembra che da un momento all’altro ci ri-schiavizzino un’altra volta, i nostri dubbi. Diciamo al Signore: “Guarda io faccio una fatica orba a fidarmi, perché ho le mani che mi prudono, io devo fare qualcosa, perché sennò mi sembra di non fare niente”. Ecco, stiamo davanti al Signore così, come quello che non fa niente se non fidarsi, se non chiamare in causa Dio, se non chiedere a Dio: “Intervieni tu, ti prego, intervieni tu, fai tu. Sistema tu questa cosa che è imbrigliata in un modo incredibile. Mettila a posto, rendi possibile l’impossibile”. 

E quando vediamo persone disperate, diciamoglielo: “Guarda che la Misericordia di Dio rende possibile l’impossibile, ti vuoi fidare? Ci fidiamo insieme? Facciamo insieme questa cosa!”. Perché vedete — e concludo veramente — l’esperienza tipica è che questi atti di fiducia nella Misericordia di Dio, di solito li viviamo un po’ da soli, non sono accompagnati. E questo, insomma, non è tanto bello. È più bello quando sono condivisi, quando c’è qualcuno accanto a noi che ci dice: “Fidiamoci insieme. Affidiamoci insieme alla Misericordia di Dio, vedrai, in un modo o nell’altro, il Signore interverrà”.

Io credo che — se il nostro maggior bene non chiede il contrario — io credo che il Signore poi intervenga, sempre! E poi fa dei miracoli incredibili, che uno dopo li guarda… Credo che capiterà anche a voi che ogni tanto vi fermate, guardate indietro e dite: “Oh mamma mia, ma pensa quella volta lì. Vedevo solo il buio, la notte, la disperazione; non c’era più speranza, umanamente era tutto finito. Sono andato incontro a quell’evento come il condannato a morte. E poi? E poi è successo l’impensabile, l’impensabile! Se anche Dio mi avesse detto: “Guarda, farò quello che tu mi chiedi, chiedimi tu e io farò esattamente quello che tu mi chiedi”, se noi avessimo fatto questo, se noi avessimo detto: “Ok, benissimo, allora ti chiedo che…” Noi non saremmo stati capaci di chiedere con così tanta immaginazione e fantasia.

La Misericordia di Dio non solo rende possibile l’impossibile, ma ci stupisce in questa opera di conversione dall’impossibile al possibile, cioè fa quest’opera in un modo così meraviglioso, così bello, così incredibile che uno dice: “Guarda se io fossi stato qui due vite a pensare — e a dire: «Benissimo chiedo al Signore di intervenire su questa cosa» — e avessi pensato a tutti i modi possibili di intervento, non avrei mai potuto pensare di poter arrivare fin qui, che fosse possibile operare questo miracolo in questa modalità”. Ecco perché è bene che noi stiamo fermi. Come dice il testo Gesù, Pensaci tu di Don Dolindo: stai fermo, lascia fare a me, tu non fare niente, perché sennò fai pasticci; lascia fare a me, tu fidati e affidati. Tu chiamami in causa poi lascia fare a me, tu di semplicemente: “Gesù, pensaci tu”. Ma dillo con fede. E vedrai che io ci penso veramente.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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