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”Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini…” (Mt 10,32)

Gesù predica agli apostoli

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: ”Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini…” (Mt 10,32)
Domenica 25 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 10, 26-33)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
“Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 25 giugno 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo decimo del Vangelo di san Matteo, versetti 26-33.

Il Signore Gesù parla agli apostoli in questo Vangelo e li richiama sull’importanza di non temere gli uomini. Dobbiamo riconoscere che, purtroppo, noi abbiamo paura degli uomini, gli uomini ci fanno molta paura. Vi consiglio caldamente di leggere bene tutto, dall’inizio alla fine, questo capitolo decimo del Vangelo di Matteo. È proprio dedicato agli apostoli, ai dodici, a quelli che stavano più vicini a Lui. Tutto quello che viene detto in questo capitolo è tutto dedicato agli apostoli, ai più intimi, proprio a quelli scelti, a quelli di cui abbiamo tutti i nomi: «I nomi dei dodici apostoli sono…». E qui Gesù, in questo capitolo decimo dà loro proprio — non so come dirvi — una regola di vita. E la cautela ripetuta che Gesù esprime loro è di fare attenzione, di stare attenti agli uomini.

Al versetto 17 Gesù dice:

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno… Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome… Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!

Non abbiate dunque paura di loro.

Noi abbiamo paura del giudizio degli altri, di cosa pensano, cosa dicono e del male che ci possono fare. Solo che Gesù dice: “Ecco, qui devi un po’ valutare in quale prospettiva ti vuoi collocare: se in una prospettiva parziale o una prospettiva generale. Allora, la prospettiva parziale è che tu hai paura degli uomini perché possono fare del male al tuo corpo, cioè al massimo ti possono uccidere, ci possono calunniare, diffamare, possono tutto quello che vuoi, però fin lì arrivano. Oppure la prospettiva generale: temi Dio! Perché è l’unico che ha cura del tuo corpo e della tua anima e, essendo tu una creatura sua, va da sé che…” 

È di Dio che dobbiamo “avere paura” — passatemi il termine, perché poi bisogna capirlo — ma qui Gesù è molto chiaro, molto forte dice:

abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo

Che non vuol dire aver paura di Dio! Ma, se proprio di qualcuno devi aver paura, guarda che non è dell’uomo. Perché l’uomo può fare poco o niente. Tutto il nostro timore santo lo dobbiamo riporre in Dio: “Il Santo Timor di Dio”, questo dono dello Spirito Santo. Quindi non dobbiamo aver timore degli uomini. Perché poi, comunque, un giorno moriremo, quindi questo corpo lo dobbiamo lasciare, questa vita terrena la dobbiamo lasciare. Eh, ma la vita eterna? Che incidenza avrà il giudizio degli uomini sulla nostra vita eterna? Zero! Sarà pari, uguale a zero. Il giudizio di Dio non si fa condizionare dal giudizio degli uomini. Non esiste: “Io sono l’amico di…” Non funziona, lì non funziona così, grazie al cielo.

Quindi Gesù ci dice di non avere paura di quelli che uccidono il corpo, il massimo è quello, ma l’anima non la può uccidere nessuno.

Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro.

Vedete! La nostra vita è tutta nelle mani di Dio. Non c’entrano gli uomini. Gli uomini possono renderla più difficile, va bene, ma niente di più di questo. Quindi quando ragioniamo dicendo: “Eh, ma dopo cosa dicono? Eh, ma dopo cosa pensano? Eh, ma poi parlano male di me”. E vabbè, quindi? E quindi che cosa succede? Dovremmo tutti sapere che noi uomini siamo molto volubili. Oggi amore eterno, domani coltello alla gola. Noi facciamo così: oggi amore eterno, domani ti abbandono. È così, è l’esperienza non dico di tutti noi, perché spero davvero che qualcuno magari non abbia conosciuto tutta questa volubilità o magari in minimissima parte, ma di molti di noi sicuramente. Perché noi cambiamo, capite? Noi siamo mutevoli. Per cui uno si sveglia al mattino, va a fare la colazione col caffelatte e le fette biscottate con su la marmellata o il suo buonissimo Buondì Motta — ricordate una volta si mangiava il Buondì Motta — e mentre sei lì con un occhio aperto e uno chiuso, mentre stai ancora pensando al tuo dolce letto, arriva Tizio o Caia e ti dice: “Guarda, io non ti amo più; quindi, stasera non torno più a casa, punto”. Al che uno gli viene un infarto col Buondì in mano. E dice: “Ho perso un pezzo, cosa è successo?” — “Niente, io non ti amo più, a casa non torno più”. Che uno dice: “No, ma aspetta, parliamo, ma proprio adesso così col Buondì in mano me lo vieni a dire?” — “Sì, perché tanto un momento vale l’altro, è inutile aspettare. Ormai è così, io non ti amo più”. Che spesse volte tradotto vuol dire: ho un’altra persona… perché non è che io “non ti amo più”, fine.

Noi siamo così. E quindi voi vi rendete conto che, se facciamo un ragionamento proprio stringente, dobbiamo dirci: “Sì, ma a che cosa mi serve tutta questa stima degli uomini?”. Santa Teresa d’Avila diceva che la stima degli uomini è proprio il peggiore dei mali, il peggiore dei nemici della vita spirituale; avere a cuore la stima degli uomini, terribile! Dovremmo guardarci e dirci: “Ma scusa un attimo, perché dovrebbe interessarmi quello che pensano? Tanto, se anche pensano benissimo, da un giorno all’altro tutto può mutare. E chi era sulle vette delle preferenze dei consensi, precipita nell’abisso”. Basta un niente, basta una parola in più, basta un presunto sgarbo, basta una disponibilità in meno, basta semplicemente essere sé stessi, basta questo! E si può finire molto male. Perché, ovviamente, finiamo “molto bene” nella misura in cui noi corrispondiamo sempre alle attese dell’altro; nella misura in cui noi non siamo noi stessi, ma siamo ciò che gli altri o l’altro vuole che noi siamo. E quindi pieni di cento maschere che sostituiamo a seconda delle condizioni, delle situazioni, delle persone. Che poi sono maschere che poi non ti togli più, ovviamente. 

E siccome persino due passerotti, anche loro, appartengono al Padre, alla sua volontà, Gesù dice: «Allora quindi, di cosa hai paura? Vivi la tua vita, vivi la tua fede, sii libero. E poi, pensino quel che han voglia e dicano quel che han voglia. Tanto, comunque, lo direbbero lo stesso».

Ve lo ho già detto più di una volta: ci sono persone che passano la loro giornata a mormorare contro gli altri, a criticare gli altri, a mettere in evidenza i difetti degli altri, a parlar male degli altri. Poi, però, non sono capaci di fare un confronto diretto. E, soprattutto, ricordatevi e ricordiamoci: chi con noi parla male degli altri, con gli altri parla male di noi. Questa è una legge, ve lo assicuro, funziona così, questa funziona sempre. Il mormoratore che viene a mormorare con noi di qualcuno, state sicuri che domani con qualcun altro mormorerà contro di noi; funziona così, e con la stessa spietatezza, con lo stesso stile cinico che abbiamo ascoltato.

E allora ecco che Gesù dice questa frase, — famosissima anche questa, questo capitolo decimo è molto famoso, molto conosciuto — questa frase che dice (dopo tutto quello che ha detto per 31 versetti, perché siamo già al versetto 32, tira un po’di conclusioni e dice):

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;

Quello che bisogna veramente temere, no? Il discorso di cui sopra

chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

Che tradotto vuol dire: se tu hai vergogna di riconoscermi davanti alla polvere — polvere siamo e polvere torneremo — davanti a colui o coloro che non sono capaci di far diventare bianco un capello del loro capo, ecco, benissimo, allora io non ti riconoscerò davanti al Dio dell’universo. Che capite, è un po’ sproporzionato, no? Ma per dire quanto è importante questa consapevolezza della realtà e delle proporzioni. Sono uomini! Ma di cosa puoi aver paura? “Ho paura a fare il segno di croce prima di mangiare perché gli altri mi vedono”, e allora? Cosa vuol dire? Io ve l’ho già citato, credo qualche anno fa, almeno un paio di anni fa, mi dicono che anche nei film è così, ormai è sdoganata questa cosa che sto per dirvi, è sdoganata e assolutamente pacifica, tranquillamente accettata. Ma c’è una ragione. Tempo fa ero uscito in bicicletta al mattino presto per muovermi un po’ e sono passato in una zona dove c’era il mercato — o meglio dove stavano preparando il mercato, perché era proprio presto presto — e, a un certo punto, in mezzo a tutte le persone, a tutti questi venditori che stanno preparando le loro bancarelle, i loro camion del formaggio, del salume, della frutta… a un certo punto io vedo uno che si ferma, tira fuori il suo tappeto, si prostra e inizia a pregare. Voi non mi crederete, io mi sono fermato a guardarlo, ho detto: “Non ci credo!”. Cioè non c’era ancora il sole, faceva un freddo… tutti che erano indaffarati in mille faccende per preparare il mercato, questo a un certo punto ha piantato lì tutto a metà, ha tirato fuori il suo tappeto e ha iniziato a prostrarsi e a pregare. Ma questa cosa succede anche nei posti di lavoro, non solo al mercato. Quindi: Tizio che tira fuori il suo tappeto a un certo punto lo stende, lo apre e si mette a fare le sue preghiere e nessuno che dice niente, eh! Nessuno che prende in giro, nessuno che dileggia, nessuno dice, nessuno fiata e stessa cosa succede nei film — mi dicono anche nei film — questi tirano fuori il loro tappeto, si prostrano e pregano. Noi!? Io non dico che dobbiamo tirar fuori il nostro tappeto e metterci a fare le nostre preghiere, ma noi neanche il segno di croce facciamo! Noi abbiamo paura, il terrore di dire il nome di Gesù davanti agli altri. Immaginiamoci tirar fuori un tappeto e metterci giù a pregare in mezzo alla strada o nel posto di lavoro! Come dire: “Scusami, ma io adesso devo pregare, tiro fuori il mio tappeto, mi metto lì, tiro fuori il mio crocifisso e la mia icona e mi metto a fare cinque minuti di preghiera”; che del resto uno dice: “Scusa un secondo, come Tizio e Caio vanno alla macchinetta cinque volte in un giorno di lavoro, a bersi il caffè e fumarsi la sigaretta, io non posso tirar fuori il mio tappeto e mettermi lì a fare la mia preghiera? Cosa cambia?” Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere come passare la sua pausa. Ecco, io vi chiedo: “Voi avete visto molti cristiani — ripeto, non tirar fuori il tappeto e mettersi a pregare in ginocchio, perché anche noi abbiamo bisogno di pregare in ginocchio, no? Quindi voglio dire mi porto il mio tappetino da casa e mi metto giù per non farmi male alle ginocchia, me lo metto lì e dico le mie preghiere — avete visto molti cristiani fare questo? Durante il tempo del lavoro, non lo so, al mercato? Ne avete visti molti? E quanti di noi hanno il coraggio, passando davanti a una chiesa, di fare un segno di croce o fare una genuflessione in direzione del tabernacolo?

La differenza sta proprio qui, che gli altri sono convinti della loro fede e quindi: e lo fa uno, lo fanno due, lo fanno tre, lo fanno quattro, lo fanno cinque. Cioè c’è questa unità nella testimonianza della loro fede e questo comporta, a un certo punto, l’accettazione sociale. Cioè a un certo punto: ne vedi uno, ne vedi due, ne vedi tre, ne vedi quattro e progressivamente la società accetta e si adegua. Ma se dall’altra parte abbiamo quattro mosche bianche disperse su tutta l’orbis terrarum… voi capite che è un po’difficile che ci sia poi tutta questa accettazione!

E allora Gesù ci dice: «Non rinnegatemi, riconoscetemi».

Io anche quando andavo in carcere vedevo queste persone nelle loro celle prostrate che pregavano. Ma è difficile vedere un cristiano in ginocchio. Poi, oggi, non ne parliamo. 

Perché, capite, rinnegare qualcuno, rinnegare Gesù che è morto per noi, non è una cosa così banale. Non è così: “Si, va bene, fa niente!” No! È una cosa grave! Perché rinnegare qualcuno vuol dire: “Non lo conosco, non gli appartengo”. Poi magari abbiamo il crocefisso al collo, o il rosario o la medaglia o non so che cosa. Magari sono due ore che abbiamo finito la messa, abbiamo fatto la comunione: “No, io non lo conosco”. E quindi abbiamo vergogna, noi abbiamo vergogna del giudizio degli altri. Andiamo fuori per una cena? “Oggi è venerdì non mangio la carne per rispetto, per memoria della passione di Gesù”. Quanti lo fanno? Ma gli “altri” non hanno nessun problema a dire: “No, io fino al tramonto del sole non mangio e non bevo”, capite? Ma non mangiano e non bevono neanche se ci sono cinquanta gradi! Neanche se sono disidratati, neanche se è dalla mattina che sono sotto al sole, sudati come non so che cosa. Non mangiano e non bevono fino al tramonto del sole, punto! Che noi non abbiamo un digiuno così forte neanche in tempo di Quaresima, neanche il Venerdì Santo, perché si può bere e si può anche un po’ mangiare. Ma noi non riusciamo neanche a fare il magro. Primo perché poi tiriamo fuori tutte le nostre fantasie: “No, ma mi vengono i giramenti di testa; no ma sto male”. Che io dico: “Evidentemente gli altri sono tutti supereroi!”.

Io mi ricordo da ragazzo, da giovane, di questi ragazzi ambulanti che vendevano sulle spiagge al mare e mi ricordo che alcune volte in particolare chiedevano se si potevano sedere sotto l’ombrellone a riposarsi un po’ e io gli dicevo: “Ma volete un po’ d’acqua da bere?” Perché erano veramente distrutti, si vedeva! Sapete agosto, mare, spiaggia, sole… capite? Un caldo da paura e loro che camminano avanti indietro per vendere la roba. E allora, qualche volta, dicevano: “Posso sedermi qui sulla sabbia, sotto l’ombrellone anch’io che mi riposo un po’?” — “Va bene, certamente, perché no?” E allora, vedendoli così, uno diceva: “Ma vuoi un frutto? Vuoi da bere qualcosa?” — “No no no, non posso fino al tramonto del sole”. Che lì, veramente, era un problema fisico, questi erano disidratati. Ma niente, non c’era verso, e continuavano a lavorare sotto il sole battente di agosto.

Noi: “Eh no, ma io non ce la faccio, poi mi vengono i problemi e poi mi viene il mal di testa e poi mi viene il mal di pancia e poi…” Credo che sarebbe più bello, per tutti noi, se fossimo più sinceri e chiamassimo le cose col loro nome. Non c’entra niente il mal di testa, il mal di pancia, il mal di qua, il mal di là, c’entra altro, c’entra altro… Oppure l’altra scusa: “Io non faccio il segno di croce, io non faccio questo, io non porto il crocefisso al collo, io non … per rispetto degli altri”. Beh, allora uno dice: “Guarda, allora facciamo così. Siccome magari non sei neanche tanto bello o bella, mettiti su uno scafandro così, per rispetto estetico degli altri, evitiamo di vederti, no!?” Facciamo questo patto sociale: vanno in giro liberi come vogliono solamente i belli, i bellissimi, le belle, le bellissime; coloro che sono sotto all’otto di valutazione, tutti coperti con uno scafandro. Eh! Per rispetto del rapporto altrui, perché perché gli altri devono vedere il brutto? Tutti dobbiamo vedere il bello, abbiamo tutti il diritto di vedere il bello. Tutte le persone anziane, tutte coperte, perché sapete, la vecchiaia… I malati? Non li dobbiamo neanche vedere. Sapete magari poi mi turbano… via! Solamente giovani, giovanissimi, belli e bellissimi, basta! Ma a voi sembra una cosa che ha senso? Ma vi rendete conto che follia è questa? E allora come può il fatto che io vivo la mia fede, essere di offesa a qualcuno? Se non manco di rispetto a nessuno, come può essere di offesa? Ecco perché, dico, sarebbe molto meglio se fossimo più sinceri e uno dicesse: “Guarda Gesù, io non ci riesco” — “Perché?” — “Ma perché non ti amo veramente, ancora. Non mi sono veramente innamorato di te, non ho fatto veramente un’esperienza di amore, di amicizia con te. Quindi io per ora non mi dico ancora tuo discepolo e tuo amico, me ne sto un po’ a parte. Poi progressivamente speriamo che maturi questa cosa e allora…” Perché poi capite, dopo Gesù affonda, perché se andate avanti a leggere capite perché uno dice: “Eh ma io se faccio così poi mi fanno del male, poi scherzano, poi mi emarginano”, e Gesù ti risponde subito, proprio il versetto dopo, versetto numero 34:

Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.

Guardate che sono parole potentissime!! Noi dobbiamo essere coscienti di queste parole perché poi si realizzano. Se noi siamo veramente apostoli di Gesù, inviati da Gesù, amanti di Gesù, amici di Gesù, queste cose ci succedono, ma Gesù ce le ha già dette. Non è che improvvisamente accadono e uno rimane lì con il Buondì in mano! No, lo sappiamo da prima «Non sono venuto a portare la pace — parola di Gesù — ma son venuto a portare la spada». Quindi chiarezza, eh! Patti chiari, amicizia lunga. E uno dice: “Vabbè, si fermerà qui?” Nooo, no, figuriamoci! Sapete che Gesù quando comincia va fino in fondo, sempre! Non è l’uomo delle mezze misure. E rincara la dose, versetto 37:

Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Si ferma qui? Nooo… versetto 39:

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà

Io credo davvero che ci farebbe bene prendere il capitolo decimo di san Matteo, metterci lì con calma davanti al tabernacolo, al crocifisso, e dire: “Gesù, aspetta un momento che adesso mi rinfresco un po’ le idee. Aspetta che forse è il caso che faccio il punto della situazione e anche il piano poi di comportamento successivo”. Perché Gesù non manca di chiarezza e non manca di sincerità, siamo noi che ci siamo illusi con una pseudo verità, ma che Gesù non ha mai detto. Gesù ci ha invece detto che, se noi siamo suoi discepoli, questo succede:

io vi mando come agnelli in mezzo a lupi… 

vi consegneranno ai tribunali, vi flagelleranno…

Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori…

Sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!

Cioè, capite? Non è la descrizione di una situazione felice da un punto di vista umano, non è una situazione facile! È una situazione drammatica! Qui si parla di odio, si parla di spada, si parla di morti, si parla di divisione, si parla di persecuzioni, si parla di calunnia. Vi rendete conto?

In pochi versetti sentite cosa dice il Signore: «Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi». Ma chi di noi manderebbe un agnello in mezzo a un branco di lupi? 

Quindi io credo che tutti, guardate, a partire da me, tutti abbiamo bisogno di riprendere in mano questo testo e di chiarirci, abbiamo bisogno di chiarirci. E una volta chiariti, vedrete che sarà più facile prendere le decisioni conseguenti.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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