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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Paradiso, II parte

Novissimi: il Paradiso

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 20 dicembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Paradiso, II parte

Eccoci giunti a lunedì 20 dicembre 2021. Ormai siamo completamente inseriti in questa bellissima settimana che chiamiamo la settimana di Natale, cinque giorni a Natale, li dobbiamo sentire tutti questi giorni. Certo, andremo a lavorare, faremo le nostre cose, indubbiamente, ma dobbiamo sentire questi giorni come i giorni che ci preparano al Mistero più grande, più bello della nostra fede, che è il Mistero dell’Incarnazione del Verbo. Questi giorni ci preparano a quel giorno che fa memoria dell’amore infinito di Dio Padre che pensa per noi il dono di Suo Figlio. Non c’è un Amore più grande di questo. E non possiamo non pensare alla Vergine Maria, che dice il suo “sì”, che diventa il segno per eccellenza, dato dal Signore, come abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi tratta dal Libro del profeta Isaia, capitolo 7, versetti 10-14.  

Andiamo avanti in questa preparazione al Natale che ci ha accompagnato per tutto l’Avvento ci sta accompagnando ancora in questi giorni di Natale, sul libro “I Novissimi” del Beato don Giacomo Alberione.

Stiamo affrontando il Paradiso, non potremmo non affrontare il Paradiso e abbiamo visto che Gesù è il nostro Paradiso. Sapete che nella Scrittura c’è un’espressione bellissima, quella di Gesù dice al buon ladrone, quando dice: 

“Oggi sarai con Me in Paradiso”

Ma Gesù non era ancora salito al Padre. Ricordate tutto il tema della morte, della Resurrezione, poi a Maria Maddalena dice: “Non mi trattenere, non sono ancora salito al Padre”, ed erano già passati i tre giorni del Triduo, quindi abbiamo giovedì, l’ultima Cena, venerdì, la morte in Croce, poi c’è il grande momento del sabato Santo, e poi la Domenica di Resurrezione. E quando Maria Maddalena incontra Gesù al sepolcro, Gesù, appunto le dice:

“Non mi trattenere. Non sono ancora salito al Padre”

Cosa vuol dire quella frase: “Oggi sarai con Me in Paradiso”?

Era venerdì. Vuol dire questo: “Oggi sarai con Me in Paradiso. Io sono il Paradiso.” Essere con Gesù è essere in Paradiso. Gesù è il Paradiso.

 

3. Il Paradiso è la massima grazia da chiedere

“Ecco: il Paradiso merita che noi vendiamo tutto, e cediamo tutto per il tutto.”

Non ci dovrebbe interessare più nulla se non: “con Me”. Questo è il Paradiso. È riassunto molto bene in quelle poche parole sulla Croce: “con Me”.

“Ma il tutto che abbiamo è piccola cosa: il gran bene che noi acquistiamo è la massima cosa, la massima felicità. Noi dobbiamo domandare sulla terra tante grazie: dobbiamo chiedere al Signore di approfittare nello studio, di crescere nelle virtù, e di vincere la passione predominante; dobbiamo domandare al Signore lo spirito di orazione e di raccoglimento, chiedere l’amore ai voti religiosi, dobbiamo chiedere anche, in quella proporzione che è giusta, i beni della terra; grazie per noi, grazie per gli altri. Ma sopra tutte queste grazie, bisogna chiedere la perseveranza finale, la salvezza, il Paradiso.”

Dobbiamo cedere tutto per tutto. Adesso non ho sotto agli occhi quel bellissimo libro di don Tomaselli, il suo Diario spirituale segreto, che abbiamo già letto nei giorni scorsi (nei quindici venerdì) e quindi vado a memoria. Lì c’è un punto in cui lui dà a Gesù i suoi peccati come se fossero il dono più bello da fare al Signore. In realtà non è così, nel senso che i peccati non sono una cosa bella, anzi, ma Gesù apprezza molto questo dare. Cosa vuol dire questo dare i peccati?

Tra poco sarà Natale. Quando faccio le mie meditazioni guardo il mio Crocifisso che ho qui davanti a me, grande, sulla mia scrivania, e penso: “Chissà questa meditazione a chi arriverà oggi”. Io non lo so, sono qua io e il mio Crocifisso, non c’è qui nessun altro, ovviamente, e penso anche guardando fuori dalla finestra: “Chissà dove arriverà”, come se uno prendesse un piccione viaggiatore e affidasse un messaggio nella bottiglia al mare. Dai riscontri che ho poi vedo qualcosa di dove può essere arrivato, qualcuno che scrive, qualcuno che dice: “Ho sentito, per caso… mi è arrivato per caso… un amico, un amica… per caso ho aperto…”. Il caso non esiste. 

Oggi vorrei dire una parola: se questo messaggio, se questa meditazione dovesse arrivare anche solo ad una persona che sa che nel suo cuore c’è un peccato che non ha mai avuto il coraggio di confessare per vergogna — e di solito sono sempre i peccati contro il Sesto Comandamento — e magari sono 5 anni, 10 anni, 20 anni, 30 anni, 40 anni che tiene questo cadavere putrefatto pieno di vermi, di marciume, di putridume dentro al suo cuore, è arrivato il momento di portare via questa marcescenza, questa putrefazione, questo seme di inferno, oggi è arrivato il giorno di dare tutto per il Tutto. Non siate paurosi, non siate inutilmente timorosi: “Cosa penserà… cosa dirà il Sacerdote… ma mi conosce…”. Non succede niente, niente di tutto quello che avete in testa. Niente. Andate immediatamente, oggi, adesso. “Ma non so come fare, non c’è…” Prendi l’appuntamento, chiamalo, diglielo: “È urgentissimo, per favore mi riceva”. Non fate tramontare il sole sopra questa giornata. Se avete nell’anima un peccato che coscientemente avete nascosto in confessionale per vergogna, per paura, per timore, non giocatevi il Paradiso e la Vita Eterna per una stupidaggine del genere — stupidaggine non è il peccato, ma la paura di andarlo a confessare tutto e bene. 

Non basta dire: “Ho mancato contro la purezza”, non funziona così, ve l’ho già detto mille volte, i peccati vanno pescati per nome, vanno detti bene, per esempio: “Ho commesso peccato di adulterio..”

Perché se io vado a dire: “Ho commesso i peccati impuri che ho nascosto”. Quali? Ce ne sono talmente tanti. È diverso una persona che ha commesso adulterio, da una persona che, per ipotesi, ha visto un film impuro. Sono tutti e due peccati contro la purezza ma di una gravità assolutamente diversa. 

E poi: “Quante volte?”

Padre Pio su questa cosa era ferocissimo, nel senso che lui chiedeva con rigore: “Cosa hai fatto esattamente e quante volte lo hai fatto?”

Se uno dice: “È passato tanto tempo, non me lo ricordo”

Va bene, ma ti ricorderai se è stato una volta, due volte, dieci volte, tante volte. Va detto. Bisogna assumersi la propria responsabilità. Bisogna dimostrare veramente che si è pentiti. Quella vergogna è niente a confronto di quello che proveremo davanti al Giudizio di Dio.

Abbiamo vergogna di un povero uomo? Immaginatevi cosa sarà davanti a Dio se non dicessimo questo peccato e non lo facessimo assolvere. 

Differenza specifica e differenza numerica: “Ho commesso peccati impuri contro il mio corpo, ho commesso adulterio…”

Quello che è, in modo chiaro. Quante volte l’hai fatto e, se l’hai nascosto in confessionale, da quanto tempo ti porti questo cadavere putrefatto dentro l’anima: “L’ho nascosto da un mese, da una settimana, da un anno, da dieci anni, vent’anni… da una vita..da quando ero adolescente…”

“E adesso quanti anni hai?”

“Novanta”.

Facciamoci questo regalo di Natale, doniamo, mettiamo, gettiamo nel cuore Eucaristico di Gesù questo cadavere putrefatto, è l’unico fuoco che lo può divorare e bruciare, che lo può cancellare. Viviamo veramente un Santo Natale, non possiamo arrivare al giorno di Natale avendo sull’anima dei peccati, un peccato, così grave nascosto.

Dobbiamo dirlo: “È da dieci anni che ho nascosto questa cosa, mi sono continuato a confessare nascondendo questa cosa e ho fatto tutte le Comunioni che ho fatto nascondendo questo peccato”.

Sapete che se io in confessionale nascondo, coscientemente. un peccato — e solitamente è sempre un peccato grave — quella Confessione è invalida, commetto sacrilegio e da quel momento in avanti tutte le confessioni sono invalide e ogni volta commetto sacrilegio. Tutte le Comunioni sono Comunioni Sacrileghe! È una cosa seria il Sangue di Cristo! Il Sacramento della Confessione è una cosa seria, non lo possiamo vanificare e prendere in giro così. Dobbiamo riconoscere i nostri peccati, ma non per moralismo, non perché uno vuole fare il bacchettone, il rigido, il duro, il dogmatico, sono stupidaggini queste categorie. Cosa vogliono dire?

Se io ho fatto il male lo devo riconoscere, se sono pentito, c’è poco da fare. Questo vale anche nel Tribunale degli uomini. Da cosa il giudice vede il pentimento? Al fatto che io dico, se sono colpevole: “Io ho fatto questo”. Il pentito chi è? È colui che riconosce il suo reato e lo confessa in tutta la sua pienezza, ampiezza e profondità, questo è colui che è pentito, se no non sei pentito. Questo avviene nei Tribunali degli uomini, immaginatevi nel Tribunale di Dio. Spero che, fosse anche una persona che ha questo problema gravissimo — immaginatevi se uno muore in questo stato, andate a leggere cosa scrivono i Santi, cosa scrive San Giovanni Bosco su queste cose, o Padre Pio, se anche una persona fosse così, si vada a confessare oggi.

“No ma io aspetto le Confessioni di Natale”

No, adesso, subito, perché non sai se domani sarai ancora vivo, non sai se stasera sarai ancora vivo, e se questo fosse l’ultimo giorno della tua vita?

“Oh mamma che ansia che mi fa venire!”

Esatto! Esattamente, così deve essere, perché hai fatto una cosa gravissima, hai preso in giro Dio, hai preso in giro te stesso, devi andare a chiedere perdono e devi farlo il più velocemente possibile. È giusto che questo ti generi spavento, perché è spaventoso ciò che tu hai fatto. Il Sangue di Gesù non è una delle tante opzioni possibili, non si nasconde in confessionale un peccato, perché la Misericordia di Dio ci è data per cancellare qualunque cosa, e allora perché trattenere per noi un’offesa fatta a Dio? Vuol dire dubitare della Misericordia di Dio, vuol dire non avere fede, vuol dire ritenere il giudizio degli uomini più importante di quello di Dio.

Il Sacerdote cosa volete che pensi?

Vi dirà probabilmente le parole più dolci possibili, perché il Sacerdote capisce la fatica, vi dirà: “Bravo, hai fatto bene, finalmente. Cos’hai aspettato fino adesso? Forza, tira fuori tutto e tiralo fuori bene”.

E quando tornerete a casa sarete persone diverse, non camminerete, volerete! Avrete una pace nel cuore che forse non avete mai conosciuto in vita vostra, farete la dormita più bella della vostra vita.

Mi ricordo un ragazzo che una volta mi disse: “Padre, ho finito la Confessione”.

“Sì, bene, sono contento”.

“Sa, Padre, che sono bagnato, tutto sudato, come se avessi fatto dodici km di corsa”.

“Lo capisco”.

Qualcun altro una volta mi disse: “Padre, mi sento svenire”.

“Sì, è normale”.

Sono tutte sensazioni normali, perché quando noi svuotiamo, quando noi tiriamo fuori tutto quel marcio che ci portiamo dentro, è chiaro che questa sensazione di svuotamento può avere anche degli effetti fisici: il sudare, giramenti di testa, sentirsi svenire. Sì, ma dopo, quando esci dalla “capanna della felicità”, dal Confessionale, dal luogo della Misericordia di Dio, tu sei un’altra persona, “vivi come se non vivessi”, direbbe Santa Teresa. Vivo in un’altra dimensione, vivo nella grazia di Dio.

Fatemi questo regalo, se qualcuno è in questo stato, vada subito e chieda perdono al Signore. Se avete vergogna a dirlo, scrivertelo, poi se avete un Sacerdote amico — io sono sempre disponibile, perché per queste cose bisogna essere sempre disponibili — fateglielo vedere, magari è lontano e non potete andare da lui, fategli vedere il biglietto, fate una foto, scriveteglielo e poi gli chiedete se va bene scritto in quel modo, se è chiaro, se si comprende, perché magari può dirvi che non va bene, e va riscritto bene.

 “Fissiamolo bene in mente: tutte le nostre orazioni devono chiudersi: «Nell’ora della mia morte chiamami, e comanda che io venga a te; per lodarti con i tuoi angeli», affinché possa raggiungere la felicità eterna, e cantare cogli Angeli le lodi del Signore. Ancora: noi abbiamo tante preghiere: la Comunione, il Rosario, la Messa, i vari Sacramenti; vi sono tante devozioni particolari, vi sono tante chiese, vi sono tante cerimonie, vi sono tanti uffici sacri. Ma tutto questo, quale grazia mira ad ottenere?”

Tutte le pratiche che facciamo, i primi giovedì, i primi venerdì, i primi sabati, a cosa servono?

“Tutto questo mira ad ottenere la salvezza eterna.”

Il Paradiso. Per cos’altro lo facciamo?

“In tutte queste funzioni, in tutti questi Sacramenti, in tutte le Messe, in tutti i rosari diciamo: è per salvarci. Vi sono di quelli che non pregano e ci fanno pena; perché chi non prega, si danna.”

L’hanno sempre detto Padre Pio e Sant’Alfonso.

“Vi sono di quelli che pregano e ci consolano; perché chi prega, si salva. Vi sono di quelli che pregano, ma compiono la loro parte ancora imperfettamente: chiedono tante cose di terra. In primo luogo chiedere il Paradiso! Il resto verrà per aggiunta. Io non vi chiedo nulla, o Signore, di terra. Una cosa sola io cerco, una cosa sola vi chiedo: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita» (Sal 26,4).”

È bellissimo questo Salmo.

 “Che io abbia la grazia di abitare eternamente in quella casa paterna di Dio, come figlio di Dio: E perché chiedete terra? Chiedete cielo e Paradiso! Paradiso sempre! Quando ci svegliamo al mattino, pronti al servizio di Dio, andiamo volentieri ai nostri doveri! Il Paradiso è sempre a buon prezzo, per quanto costi. Le nostre giornate tanto valgono quanto guadagnano per l’eternità. Sia benedetto Iddio, diciamo alla sera, che mi ha permesso di lavorare un’altra giornata per Lui, e così la mia mercede è andata aumentando in queste ore. Il Paradiso entri in tutte le preghiere: chiediamo la perseveranza finale.”

Di arrivare fino in fondo a dire: “Gesù ti amo, Gesù perdono, Gesù grazie!”

“Per fissare sempre meglio in mente la grazia che principalmente dobbiamo domandare, cantiamo le “Beatitudini” e cioè quelle virtù che ci devono rendere contenti sulla terra e felici eternamente in Paradiso.”

Domani vedremo: “Il Paradiso è gloria, capitolo 14°. 

Mi raccomando viviamo una bella giornata di preparazione al Santo Natale in questa Novena di Natale.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

PRIMA LETTURA (Is 7, 10-14)

In quei giorni, il Signore parlò ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

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