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La Santa Confessione e la direzione spirituale: parte settima

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 11 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

LA SANTA CONFESSIONE E LA DIREZIONE SPIRITUALE – Settima Parte

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a giovedì 11 febbraio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. VII, vv 24-30 di San Marco. E’ narrata la storia della siro-fenicia, una mamma meravigliosa, una donna che ha una grande fede in Gesù e la sua fede procura la guarigione della sua bambina. Anche noi vogliamo crescere con la nostra fede e per fare questo stiamo usando un libro “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet, stiamo vedendo il rapporto tra la Confessione e la Direzione Spirituale la psicanalisi. Ora siamo nella sezione che riguarda la relazione con il padre spirituale. Abbiamo visto le virtù cristiane necessarie al padre spirituale, la pazienza, la dolcezza e l’umiltà. Oggi vediamo la carità.

Scrive Larchet:

“La carità, infine, svolge un ruolo essenziale nel favorire una relazione profonda e continuativa; ma è già di per sé che essa ha una grande efficacia terapeutica. Il sentimento di non essere amati è infatti all’origine di molte malattie psichiche e una componente di quasi tutte. L’amore disinteressato, profondo e costante di cui il vero padre spirituale dà prova permette di abolire gradualmente questo sentimento, mentre insieme riduce il sentimento di svalutazione che il malato prova e quella perdita di autostima che ne proviene (sentimento che è una componente per esempio delle depressioni).”

Qui vorrei fare un piccolo punto della situazione, perché è proprio vero che il sentimento di non essere amati, il non sentirmi amato, è un po’ all’origine di ogni male.

Ed è vero che l’amore disinteressato, profondo e costante dà prova della possibilità di scardinare progressivamente questo brutto sentimento e guarisce anche dalla svalutazione, dalla perdita di autostima.

Però, c’è un grande però.

Nella vita può succedere di non essere amati, ci sono persone che non hanno mai conosciuto l’amore. Ho sempre in mente quel documentario che vidi un po’ di anni fa sugli orfanotrofi di Ceausescu, i bambini di Ceausescu, si chiamavano così. Questi bambini orfani, abbandonati dai loro genitori, venivano rinchiusi in questi orfanotrofi… delle scene veramente raccapriccianti. Il documentario riprendeva la realtà di questi orfanotrofi, che sembravano più dei lager che degli orfanotrofi. Questi bambini, che non sono mai stati abbracciati da nessuno, mai accarezzati, mai amati avevano dei comportamenti patologici. Mi è rimasto impresso il fatto che si mettevano davanti al muro e continuavano a dondolarsi da seduti, avanti e indietro: era il modo che avevano adottato per autococcolarsi, per autoamarsi. Ovviamente erano devastati da questa situazione. Il documentario mostrava anche due di questi ragazzi, ormai uomini, che erano stati adottati, portati via da questo inferno, da una coppia statunitense. Questi due uomini molto sinceramente dicevano di aver incontrato una famiglia che li aveva amati profondamente ma che le ferite di quell’esperienza erano ancora in loro, nonostante avessero 30 o 40 anni. Chissà quanti ne sono morti di questi bambini.

Però, ecco il però di cui vi parlavo. Ci sono altre situazioni, che sono quelle di coloro che sono amati, ma non come vogliono loro. È su questo che mi permetto quest’oggi di dire due parole, perché il sentimento di non essere amato può avere un fondamento reale — effettivamente non sono amato — o può non avere fondamento nella realtà. È reale nella mia testa, perché io mi vedo e mi sento non amato, ma non è reale nella realtà. È il caso di quando non mi sento amato perché non sono amato come voglio io. Non dobbiamo cavalcare questa onda del “non mi sento amato, non mi vedo amato” perché “non sono amato come voglio io”. È quel “come voglio io” il problema. Io mi sento amato se… tu fai questo, tu fai quello, tu mi dai quello…”. Ma la misura dell’amore dell’altro non è quanto il mio egoismo è soddisfatto, l’amore è un’altra cosa.

Giuda è stato amato da Gesù? Certo, Gesù ha amato Giuda come ha amato qualunque uomo. Eppure Giuda lo ha tradito lo stesso, perché non ha capito niente di quell’amore, perché Gesù non ha amato Giuda come Giuda voleva essere amato. Giuda è l’immagine dell’ipertrofia dell’io, di questo egoismo sfrontato. Se noi siamo così, non siamo in grado di ricevere amore, e neanche lo vediamo.

Qualche volta mi capita di sentire qualcuno parlare male dei suoi Sacerdoti… chissà perchè c’è questo “sport” così diffuso.

Un conto è se un Sacerdote non è preparato, predica contro la Verità, dice cose che sono contro la Fede o contro la Tradizione, allora si tratta della una constatazione di un fatto, ma se incomincio a spostare l’asse sul “non essere amato”, allora è un pasticcio. Iniziano le lamentele: “ecco il mio parroco vuole più bene a lui che a me, ecco non si è accorto che io gli ho fatto questo piacere, ecco non mi ha ringraziato trenta volte per quello che ho fatto, …” In questo caso non c’entra l’essere amato, qui c’entra uno stile, che è quello di mettersi in centro.

In questi casi io sposto il problema e rispondo sempre: “Ma cosa fa il tuo parroco per te?”. Pensa alla disponibilità che dà per le confessioni, le omelie che fa durante la Messa che vanno pensate e preparate, i consigli che dà, tutto questo gratis, come giusto che sia, si prende cura dei tuoi figli, c’è quando hai bisogno, quando c’è un malato, quando c’è una Messa da dire. E tutto questo non è amore? Che cosa vai cercando?

Se no diventiamo schiavi di queste turbe che poi rovinano la nostra vita e quelle degli altri. La carità non è uno stile sdolcinato, è una realtà virile, è una cosa seria, è una realtà densa, è aver cura dell’altro.

La siro-fenicia non si è messa a pretendere: voglio che Gesù venga a casa mia, che venga personalmente, che venga a vedere e toccare perchè l’ha fatto per gli altri e deve farlo anche per me e se non è così, niente!

Vedete invece come è diverso: la siro-fenicia è umilissima, le basta una sola parola di Gesù. E Gesù dice questa parola, senza andare e toccare, la dice e basta.

Mi ricordo un dottore che un giorno mi disse: “Sa Padre, quando mi chiamano stanno tutti malissimo, hanno tutti bisogno immediatamente, sono tutti gravissimi.” Allora gli chiesi: “E allora lei come fa a distinguere chi lo è di più e chi lo è di meno?”

— “Non è che devo distinguere chi è di più o di meno, io devo distinguere chi lo è e chi non lo è, perché molti non lo sono. Hanno semplicemente un piccolo disturbo e vogliono immediatamente risolvere la questione.”

— “E allora lei come fa a capire?”

— “Molto semplicemente: prendo l’agenda e domando di fissare l’appuntamento il giorno dopo per le 7.00 del mattino in ospedale o in studio. A quel punto se il paziente inizia a dire «Ah, no è troppo presto, non posso, e poi domani proprio no, … non è che ha posto venerdì in pausa pranzo, o quando esco dal lavoro?». Ecco, se iniziano a fare così vuol dire che non hanno davvero bisogno. Chi ha bisogno non guarda giorno e ora. Quando uno sta male accetta qualunque cosa. Viene ovunque, a qualsiasi ora, anche di notte.”

Nelle cose dello spirito è la stessa cosa. C’è questa grandissima mancanza di riconoscenza, per cui a me deve essere dato di tutto e di più e secondo i modi che decido io. Ma non si fa così. Innanzi tutto è da maleducati e poi non ha senso: tu hai bisogno, tu ti adatti. Si può chiedere una cortesia ma non pretenderla. Invece no, noi pretendiamo che tutto sia fatto secondo i nostri modi di pensare e di fare, altrimenti “non sono amato”. Ma quella persona ti può amare al di là del modo che tu pensi. Impariamo a guardare le testimonianze di vita, quelle mi parlano, non le “sdolcinature”.

A me parla vedere un Padre Pio che si sveglia alle 3 di notte per celebrare la Messa alle 5 del mattino, vederlo confessare per 13, 15 ore di fila. Ma quanti sarebbero in grado di farlo? Poi vengono a dire: “ma Padre Pio era burbero, trattava male le persone”. Ma stiamo scherzando? Andate a trovare un prete che si alza alle 3 di notte per fare due ore di preparazione alla Messa e poi tre ore di Messa, un prete che confessa per tredici ore di fila, trovatelo voi! E ci permettiamo di dire che aveva un carattere burbero! Ma sono proprio queste le cose che ci comunicano quell’amore di cui parla il prof. Larchet. I fatti, non le sdolcinature. Contro i fatti non c’è argomentazione che tenga. Non è vero che se la persona non si atteggia come vuoi tu, allora non ama. Il criterio di discernimento non è il mio io esondante.

Chiediamo quest’oggi al Signore la grazia di saper vivere la carità. E’ importante che sappiamo concentrarci sulla carità sia dandola, sia imparando a riceverla al di là dei modi che penso io.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Giovedì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 7,24-30)
I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli.

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

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