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Il manoscritto del Purgatorio, parte 4

Il manoscritto del Purgatorio

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Il manoscritto del Purgatorio” di mercoledì 30 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 4, 18-22)

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 30 novembre 2022.

Festeggiamo oggi Sant’Andrea, apostolo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quarto del Vangelo di san Matteo, versetti 18-22.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione sul Manoscritto del Purgatorio di Suor Maria della Croce.

Obbedite prontamente alla vostra Superiora, vi giri ella in tutte le direzioni che vorrà. Siate molto umile. Umiliatevi sempre, fino al centro della terra se ciò si potesse. Madre… sta in Purgatorio perché spesso, con le sue parole astute, ha ostacolato il bene che le Superiore avrebbero potuto fare.

Per obbedire, ci vuole umiltà! Non c’è atto di umiltà più grande che l’obbedienza: quando un figlio obbedisce ai suoi genitori, anche se ha trent’anni, cinquanta, sessanta, quaranta, compie sempre un grande atto di umiltà. Certo: non bisogna obbedire quando il comando è contro la legge di Dio (per amor del Cielo!) o quando va contro la nostra coscienza su cose gravi, ma non è questo un caso molto frequente…

E non bisogna usare parole astute per farci comandare quello che noi vogliamo fare: noi, al massimo, dovremmo proporre: “A me sembrerebbe bello, giusto fare così, però, dimmi tu…”.

Prendete come pratica la presenza di Dio e la purità d’intenzione.

Bello vivere sempre alla presenza di Dio e coltivare sempre la purezza di intenzione!

Il buon Dio cerca anime di dedizione che Lo amino per Lui stesso. Ve ne sono ben poche! Egli vuole che voi siate del numero delle sue vere amiche. Molte persone amano il buon Dio; così credono, ma Lo amano per loro stesse! Ecco tutto!

Il rischio è di pensare, di ingannarci credendo di amare Dio, non amando, in realtà, Dio in quanto Dio, ma per tutto ciò che questo comporta, per tutto ciò che noi ricaviamo: il gusto, la sensibilità, il sentirci migliori, qualunque cosa che, però, non è Dio stesso. Al contrario, il Signore cerca anime che lo amino perché è Dio e solo perché è Dio, in quanto Dio, non in quanto a ciò che Egli dà, a quanto io ricevo.

Quando un’anima cerca veramente, con sincerità, per amore, il buon Dio nel suo cuore, Egli non permette che essa rimanga delusa.

Chi cerca Dio lo trova sempre.

Datevi tutta, sacrificatevi, immolatevi per il buon Dio! Mai potrete far troppo per Lui! 

Non c’è mai niente che sia troppo per il Signore. “Ho fatto troppo per il Signore”… incredibile! 

Pensate bene che solo il di più della propria pietà si riversa sugli altri.

Il nostro dovere verso Dio non va a ricadere come sovrabbondante sugli altri: questa anima del Purgatorio ci dice che quello che ricade sugli altri, sulle anime del Purgatorio è il ‘di più’ che facciamo: quel Salterio, quella preghiera in più che recitiamo; quell’atto di silenzio in più che facciamo. Tutto quello che è ‘in più’.

Non abbiate alcun rispetto umano, anche nei riguardi delle Suore anziane. Dite sempre qualcosa quando si tratterà di difendere la vostra Superiora.

Quanto è importante l’attenzione al non parlar male e al difendere chi ha la responsabilità nei nostri riguardi. 

Il buon Dio non si serve dei suoi grandi amici per provare e far soffrire gli altri. RingraziateLo di non essere di quel numero. È meglio essere incudine che martello!

È una grande grazia non avere sulla coscienza la sofferenza altrui; non è bello avere questo peso ed è bello che lei dica che, quando si è grandi amici di Dio, il Signore non usa i suoi amici per far soffrire gli altri.

Quando si solleva una tempesta provocata per far soffrire un’anima, notate che tutto questo ben presto si dilegua!

Certo: la prova poi passa…

Il demonio ha seguaci da per tutto… anche nei conventi! 

No, non vedo il buon Dio quando sta esposto; sento la sua presenza. Lo vedo al par di voi con gli occhi della fede, ma la nostra fede è ben più viva della vostra. Sappiamo bene cos’è il buon Dio!

È triste, ma è così: il demonio ha seguaci ovunque, anche dove non dovrebbe averli! Impariamo ad avere fede, a fidarci e a credere nella presenza reale.

Abbiate sempre il buon Dio presente in voi. DiteGli tutto come ad un amico e siate molto vigilante sul vostro interiore. Per prepararsi bene alla santa Comunione occorre l’amore avanti, l’amore durante il ringraziamento, l’amore sempre.

Il confidarci con Dio! Il parlargli con tanta confidenza e semplicità… per far questo è necessario vigilare sul nostro interiore, custodirlo e conservarlo. E poi l’anima del Purgatorio ci ricorda che dobbiamo prepararci alla Santa Comunione, spirituale o sacramentale che sia, prima, durante e dopo.

Il buon Dio vuole che viviate unicamente per Lui, che pensiate solo a Lui, che non desideriate che Lui. Mortificate il vostro spirito, gli occhi, la lingua, questo sarà più accetto al buon Dio delle mortificazioni corporali che, spesso, provengono dalla nostra propria volontà.

Vivere, pensare e desiderare solo Dio: questo ci vengono a dire le anime purganti; questo loro hanno capito in Purgatorio; questi sono i consigli che ci danno. Vivere, pensare e desiderare Dio, niente altro! 

E per questo, tanto ci aiuta la mortificazione. Di che cosa? Dello spirito, degli occhi e della lingua: imparare a non essere curiosi, a non voler vedere e sapere tutto; imparare a stare zitti, imparare semplicemente a tacere; imparare a tenere la lingua ferma; imparare a portare il nostro spirito sempre più all’interno di noi stessi in un dialogo profondo con la Trinità. 

E questo, dice l’anima del Purgatorio, vale più delle mortificazioni del corpo. Ricordate quando vi dicevo: adesso arriva l’Avvento e qualcuno dice: “La mia preparazione consiste nel non mangiare il panettone fino a Natale, così come la mia preparazione alla Pasqua è non mangiare dolci fino a Pasqua”. Queste penitenze da dove vengono? Dalla mia volontà: sono io che le decido e infatti, la suora nel Purgatorio lo dice. 

Quando invece io mortifico lo spirito, gli occhi e la lingua, non è che sono io che mi scelgo le tentazioni, perché esse arrivano senza che io le attenda: in quel momento io sono tentato di guardare, di dissiparmi, di parlare, di indagare… tutte queste cose che, momento per momento si presentano, sono occasioni per dire: “Io voglio vivere solo per Dio, pensare, desiderare solo Dio”. 

Si deve agire col buon Dio come si agisce con un padre, con un amico molto affettuoso, con uno sposo assai caro. Bisogna che riversiate la tenerezza del vostro cuore su Gesù solo, tutta quanta, tutta quanta su di Lui!

Che belle queste parole… un’anima che sta soffrendo in Purgatorio come parla di Dio! Un padre, un padre… Sarebbe ideale avere anche un riflesso di questo nella nostra esperienza umana: avere o aver avuto un padre che sia o sia stato veramente tale, aver fatto una bella esperienza della paternità ci aiuterebbe molto! Un amico, un amico affettuoso che ci vuole molto bene; uno sposo assai caro… tutte immagini per dirci la dolcezza, la bontà di Dio. “Bisogna che riversiate la tenerezza del vostro cuore su Gesù solo, tutta quanta, tutta quanta su di Lui!” questo ci dice…

Io penso che, quando un ragazzo sta coltivando dentro di sé una ipotetica chiamata al sacerdozio, quando le sta rispondendo dentro di sé; oppure quando una ragazza si sente chiamata alla vita religiosa, è chiaro che quel ragazzo o quella ragazza sono fatti di sentimenti, hanno un cuore, hanno una capacità di amare e di essere amati. 

Noi, nel nostro discernimento prima del sacerdozio, della vita religiosa o della vita claustrale puntiamo un po’ tutto sulla questione sessuale e quindi uno si verifica e si domanda se riuscirà a vivere in purezza, se riuscirà a gestire la sua purezza e la sua castità.

Tra di noi, poi, si usano espressioni del tipo: “Quel sacerdote ha lasciato l’abito per andare con una donna!”. Noi usiamo queste espressioni volgari e terribili… “Quella suora ha lasciato la veste, il velo, per andare con un uomo”. 

Il problema, in realtà, non è questo; certo, questa è la manifestazione ultima, ma il problema non è questo. 

La domanda per un discernimento vocazionale serio, secondo me, dovrebbe partire da: “Io sento che sono capace di innamorarmi, che mi piacerebbe, che sarebbe bello costruire qualcosa di serio con quella persona; sento che quella persona mi piace da un punto di vista intellettuale, interiore e mi sembrerebbe bello coltivare questa relazione per poter vedere se sarà possibile far nascere qualcosa insieme, se questo corrisponda al progetto di Dio”. 

A questo punto – ecco qui il discernimento – si colloca, secondo me, la questione centrale. Nel momento in cui cominciamo a fare questi ragionamenti, ne affiora un altro ed è questo il segno, a mio giudizio, che si tratti di una vera chiamata (e non dell’illusione di una chiamata, cioè una cosa che in realtà è “io” voglio diventare sacerdote o suora): capisco che tutto questo è bello, quella persona è bella, mi piacerebbe costruire qualcosa insieme però… però… avverto, comprendo, capisco che non potrei mai amarla totalmente. Posso volerle un grande bene; posso anche amarla un po’, ma dentro di me capisco che non riuscirei ad amarla o amarlo con tutto il mio cuore. Perché? Perché tutta la tenerezza, tutto l’amore che ho nel cuore, io avverto, sono solo per Dio e non potrebbero essere per nessun altro. 

Ecco perché ritengo che sia assolutamente una cosa irreale il pensiero che dice: “Anche i sacerdoti dovrebbero potersi sposare”. È una cosa irreale, uso solo questo termine, irreale… perché il sacerdote vive solo di questa totalità. Non c’è altro: si sveglia al mattino, lavora tutto il giorno e va a letto alla sera solamente in funzione di questa totalità totalizzante, cioè ‘tutto per Gesù solo, sempre per Gesù solo’. 

Non potrei amare nessun’altra, nessun altro come amo Gesù e questo rapporto con Gesù è talmente assoluto, catalizzante, totalizzante che in quella interiorità non c’è spazio per un’altra persona. Capisco che il mio cuore, la mia lingua, la mia mente, le mie mani, il mio udito, il mio corpo possono essere totalmente solo di Dio. 

Allora voi capite che chiunque di noi, se pensasse a un passo di tipo matrimoniale, ad avere poi dei figli, e dicesse poi una cosa del genere, ci verrebbe detto che no, non è possibile e infatti… non è possibile! 

Esatto, perché se la mia vocazione fosse invece quella matrimoniale, avvertirei in me lo spazio e la possibilità di vivere questa totalità all’interno del Sacramento del matrimonio, ma chi è chiamato a una vita totalmente consacrata a Dio capisce che non è possibile. Allo stesso modo capisce che l’esercizio della sessualità sarebbe un inganno, vorrebbe dire prendere in giro l’altra persona perché il tuo corpo non può mediare quello che la tua anima non può dare. Sarebbe una simulazione, un inganno, perché quell’amore non potrebbe essere assoluto, quell’atto d’amore non potrebbe essere assoluto perché il tuo cuore è altrove.

Non so se io sia riuscito a spiegarmi. Spero di sì… 

Dobbiamo quindi pregare perché i sacerdoti, i consacrati e le consacrate crescano sempre di più in questa totalità, in questo stare bene profondamente solo con Gesù, in questa ricerca intima, affettuosa, tenera con Gesù.

Da che cosa si capisce che un sacerdote è veramente innamorato di Gesù? Da come celebra la Santa Messa! Questo già diceva sant’Alfonso Maria de’ Liguori, mi pare di ricordare… o anche monsignor Fulton Sheen… 

Da come un sacerdote celebra, noi capiamo se il suo cuore è veramente innamorato; lo capiamo da come sta davanti al Tabernacolo; da come tratta Gesù Eucarestia; da come consacra capiamo se quel cuore vive tutto di Lui; lo capiamo, si vede, perché è tutto centrato lì! 

Se guardiamo come Padre Pio celebrava la Santa Messa! Se guardiamo le foto del beato Cardinal Schuster mentre amministrava l’Eucarestia… una cosa incredibile! Uno vede quelle foto e rimane incantato una giornata! Quando vede quegli occhi, quel modo, quell’attenzione, quella delicatezza, quella bellezza nel dare la Comunione per cui quella Comunione era la prima, l’unica e l’ultima… non era il take-away; non era il frisbee che vola o il biscottino della felicità al termine di una bella cena di sushi… non è questo! È proprio un atto d’amore che fa dire: “Quanto è innamorato! Come un innamorato con la sua innamorata… quel sacerdote quanto è innamorato del suo Gesù!” L’anima purgante ci dice che questo è quello che dobbiamo riversare sul Signore.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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