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Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin, parte 8

Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di giovedì 24 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 21, 20-28)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 24 novembre 2022.

Oggi celebriamo il ricordo dei santi e martiri Andrea Dung Lac e compagni.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventunesimo  del Vangelo di  san Luca, versetti 20-28.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione sulla vita di Marthe Robin e vediamo che cosa dice riguardo al dolore.

Pag. 100

 “Si può forse soffrire, piangere, languire, quando si è avvolti dall’amore di un Amico così compassionevole, di un Padre così tenero, di uno Sposo così innamorato come Lui? No! Nessuno può capire e placare meglio di Lui. Il conforto umano è così freddo a paragone di quello di Dio. Qualsiasi appoggio umano è un puntello troppo fragile per sostenere con sufficienza quelli che soffrono. Solo Dio, che ha sopportato l’infinito di tutti i dolori, può addolcirli tutti”.

Dobbiamo assolutamente dire che queste parole sono esperienza di tutti: “Il conforto umano è così freddo a paragone di quello di Dio… è un puntello troppo fragile per sostenere con sufficienza quelli che soffrono”. Questo non significa che noi allora non dobbiamo dare conforto alle persone; la parabola del buon samaritano ci dice che dobbiamo offrirci sempre per essere di conforto per chi soffre, ma allo stesso tempo, quando soffriamo, sappiamo bene che l’unico vero conforto che sia risolutivo, veramente risolutivo, viene da Dio.

Innanzi tutto, il conforto umano, anche quello più dolce, più tenero, più affettuoso, più sincero, finisce per forza: uno torna a casa sua, uno deve andare via e alla fine, in ogni giornata deve arrivare il momento in cui tu rimani solo con il tuo dolore, che sia fisico o che sia spirituale. Anche quando noi ci confidiamo con qualcuno, quel parlare finisce: non possiamo fare una telefonata di venticinque ore su ventiquattro. Alla fine dobbiamo restare da soli.

Inoltre, quel conforto sarà sempre un conforto ‘esterno’, mai interno… non avrà mai la forza per cambiare la struttura interna e rendere facile ciò che è difficile e dolce ciò che è amaro. Nessun uomo ha questo potere. 

Almeno per queste sue ragioni, quindi, noi restiamo sempre come incompleti e incompiuti: è come se mancasse qualcosa. Anche se abbiamo avuto accanto persone bellissime, capiamo che ci manca qualcosa. Nei momenti di disperazione è certo importante avere accanto qualcuno che ti consola e che ti aiuta, ma arriva il momento in cui tu ti rendi conto che, sì, magari quella tal persona ti ha aiutato a vedere un po’ di luce, ma tu continui a stare male, a soffrire e come ne vieni fuori? Come fai a dare senso alla tua situazione?

Ecco, lei dice questo è un puntello troppo fragile che non riesce a sostenerti e, certamente, se paragonato a Dio, è freddo, perché Dio ti dà un conforto che parte dal cuore. 

Ecco perché dobbiamo stare attenti quando cerchiamo le compensazioni umane, i conforti umani che ci lasciano con l’amaro in bocca e alle volte è peggio di prima.

Ora leggiamo il racconto di quando la Venerabile ricevette il dono delle stigmate. 

Pagg. 171-2 del libro di Guitton

“Dio fa ciò che vuole. Quando vuole crocifiggere, crocifigge. Mi sembra come se una voce mi avesse preparata in anticipo, come se questa voce mi avesse indicato un giorno vicino, quasi Gesù mi avesse detto: «Vieni, mia piccola Marthe, ho qualcosa da dirti», e questo qualcosa era di essere come Lui, di essere Lui. Non l’ho mai sentita veramente questa voce interiore. Era qualcosa di molto più semplice e tutto è successo in fretta. Gesù mi chiese dapprima di offrire le mani. Mi parve che un dardo uscisse dal suo cuore e si dividesse in due raggi, per forare l’uno la mia mano destra, l’altro la sinistra. Ma allo stesso tempo le mie mani erano forate per così dire dall’interno. Poi Gesù mi invitò a offrire i piedi, ciò che feci immediatamente, raddrizzando le gambe e tendendole. Allora vidi un dardo che si divise in due. Ma tutto accadde in un istante. Gesù mi invitò poi a presentare il petto e il cuore, come aveva fatto per le mani e i piedi. E tutto avvenne in modo ancora più intenso per opera di quello che lei chiama «il dardo». Rimasi semisvenuta per parecchie ore. Gli strali di fuoco scomparvero improvvisamente così come improvvisamente erano venuti. Gesù mi invitò ancora a ricevere la corona di spine. Me la pose sulla testa, premendola con forza. (…) Fin dal principio ho capito che era per sempre. (…) è diventato sempre più intimo, sempre più interiore. Da qualche anno non sono più in croce esteriormente. Sono io la croce, per così dire. La croce è in me e io sono in essa. (…) all’inizio, durante le mie visioni, avevo riconosciuto delle persone che facevano ala a Gesù diretto al calvario. Avevo udito gli urli. Ora, questo l’ho superato. Dirò anzi che questo non mi interessa più. Ciò che mi interessa è la Passione, è Gesù soltanto… Sono cose così dolorose che, se Dio non ti sostenesse, ne moriresti. Eppure è delizioso”.

Quando la nostra sofferenza è accompagnata dalla presenza vera di Gesù, non quella fantasiosa che abbiamo in mente noi, è dolorosissima, ma nello stesso tempo deliziosa, spesso i santi dicono così.

Lei riceve i segni della Passione di Gesù e l’effetto sarà che lei sarà sempre più  interessata a Gesù e alla sua Passione. 

Pag. 18

“Marthe, critica verso se stessa, come i mistici autentici formati alla scuola di san Giovanni della Croce, poneva la privazione di favori al di sopra dei favori stessi. Un giorno in cui le parlavo dell’«anello mistico», quel cerchietto nuziale d’oro che alcuni si vedono al dito e che grandi pittori hanno rappresentato, mi disse: «È il segno di un’alleanza eterna. Credo di averlo visto una dozzina di volte. Ma è meglio non vederlo». In ogni cosa, il suo atteggiamento era sempre quello di andare oltre gli accidenti per arrivare all’essenziale, al di là delle raffigurazioni. A tutti dava appuntamento con le frasi della sua grande preghiera: «nell’Amore eterno e nell’Unità».”

Vedete il grande distacco che hanno i mistici?

Pag. 124

“Avendo parlato con lei degli stati attraverso cui era passata, mi sono reso conto che, pur senza disprezzarli, lei li ridimensionava, come simboli che non aggiungevano alcun merito a chi ne era beneficiario. Mi diceva: «Avere l’anello nuziale, è bene; non averlo, è meglio». Riprendeva così l’idea del Vangelo giovanneo che chi crede è più di chi vede, poiché l’evidenza gli toglierebbe quell’atto di libertà nell’oscurità che si chiama amore”.

Possiamo dire che siamo molto lontani dal suo stile e dalla sua logica? Sì, siamo molto lontani dal suo stile: noi vogliamo vedere e toccare; vogliamo provare e non crediamo molto al fatto che credere sia molto di più di vedere, perché nel credere c’è la libertà. Io non posso dire che il barattolo che ora vedo davanti a me è verde mentre in verità è bianco e devo dire che è bianco. Se io ho davanti a me cinque matite, non sono libero di dire che sono sette: ne vedo cinque e sono cinque. Quando però io credo, in verità io non vedo ciò in cui credo ed ecco che allora questo mio atto aumenta il suo valore perché si va a fondare sulla libertà: io liberamente scelgo di…

Domani vedremo la missione di Marthe Robin, quella dei Focolari della Carità.

Oggi siamo stati brevissimi e qualche volta ci fa bene esserlo. A volte è bene essere un po’ stringati così adesso avete più tempo per meditare, pregare, riflettere e incontrare il vostro Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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