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Santi coniugi Martin

S. Coniugi Martin

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 12 luglio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Santi coniugi Martin

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Come abbiamo detto all’inizio, oggi la Chiesa ricorda, in particolare modo per noi Carmelitani, i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, San Luigi Martin e Santa Maria Zelia Martin, due genitori appunto Santi, che hanno dato alla Chiesa anime sante, addirittura Santa Teresa di Gesù Bambino è anche Dottore della Chiesa.

Abbiamo le lettere di Maria Zelia Martin, delle lettere bellissime, dove si evince lo spirito di questa mamma e di questa moglie, una donna morta giovanissima, morta di cancro, con dei dolori tremendi. Teresina era piccolina, quando è lei morta, e il papà si ammalerà anche lui gravemente.

Una famiglia normale, come tante, una famiglia segnata, come tante, da croci e sofferenze pesantissime.

Teresina ha avuto anche quattro fratelli, morti anche loro piccolini; quindi, il lutto e la malattia hanno attraversato la vita di Santa Teresina e di questi genitori.

Ebbene, tra le tante cose che ci sarebbero da dire, vorrei concentrarmi quest’oggi su una, una sola, che credo che, se la imparassimo, saremmo già a buon punto.

Una sola, che riguarda il terzo Comandamento, che ci chiede di santificare le Feste, oggi così tanto trascurato e offeso.

Noi abbiamo questa testimonianza scritta, sono delle lettere appunto di Santa Maria Zelia Martin, la mamma di Santa Teresina, la quale fa riferimento al comportamento del marito, di questo santo marito, di questo santo papà, proprio riguardo al lavoro nel giorno di domenica.

Scrive Santa Zelia (vi leggo testualmente le sue parole): “Alla domenica la porta della bottega (loro avevano una bottega) rimaneva ostinatamente chiusa. Luigi attendeva con i familiari agli esercizi di pietà”.

Quel giorno, lui non lavorava, per nessuna ragione al mondo, non c’era verso.

Si dedicava, con la sua famiglia, al culto di Dio, si dedicava a rispettare il giorno sacro al Signore, perché la domenica è il giorno del Signore. Il Signore ci ha dato sei giorni per lavorare, uno è il giorno di Dio, del riposo di Dio, è il giorno dedicato a Dio.

Scrive Santa Zelia: “L’osservanza del precetto festivo, dell’astinenza ai digiuni della Chiesa era spinta fino allo scrupolo. Non solo il negozio restava inesorabilmente chiuso – cosa insolita a quei tempi, quando il codice non prescriveva nulla in materia – ma, salvo il caso di forza maggiore, nel giorno del Signore non ci si metteva in viaggio e non si facevano acquisti. Il personale di servizio era stato abituato a comprare alla vigilia (cioè al sabato) perfino il pane e latte”.

Ecco, qui mi fermo un secondo, perché prima di arrivare ai bambini, ai figli, tra cui Teresina, vorrei dire una parola su quello che abbiamo appena letto.

Lui era osservante, Zelia scrive “fino allo scrupolo”, ma non perché era uno scrupoloso, ma perché era un santo, era uno veramente innamorato di Dio e quindi non voleva offendere in nulla la Legge del Signore, non voleva peccare.

Non era come noi oggi, che diciamo: «Ma sì, vabbè, tanto…», oppure diciamo: «Non fare l’esagerato, non essere esagerato… Non fare il fondamentalista… Non facciamo i diversi, non viviamo di particolarismi dello spirito, non esageriamo…»

I Santi esagerano sempre, perché chi ama esagera sempre nell’amore, solo i mediocri e i tiepidi vivono con il bilancino in mano, cercando di capire se, cosa e quanto dare, per poter, come i farisei, sentirsi sempre a posto con la Legge.

I Santi non stanno a misurare, come Gesù Cristo, che non è stato a misurare, ha dato perfino il Suo Sangue, si è svenato per noi.

Quindi, lui per nessuna ragione apriva la bottega, addirittura per nessuna ragione si metteva in viaggio e non faceva acquisti… come noi, che alla domenica andiamo e compriamo, facciamo, brighiamo. Se non abbiamo il pane fresco di domenica, se non abbiamo certe cose di domenica, guai! Come se stessimo morendo… poi abbiamo sempre in bocca, però, l’attenzione agli ultimi, la sobrietà…

La sobrietà, cominciamola facendo rispettare il Comandamento di Dio!

Persino il personale di servizio (perché non erano poveri) sapeva che di domenica non si comprava, si comprava prima.

Adesso viene una nota educativa, pedagogica: “Tanto peggio per i bambini se, durante le feste cittadine (perché c’era anche allora il tempo della salamella, il tempo di pizza e fichi, il tempo delle sagre, ci sono sempre state queste cose), erano condannati al supplizio di Tantalo (andate a vedere su internet che terribile supplizio era quello di Tantalo) nel contemplare con occhio invidioso le vetrine appetitose, divenute per loro intoccabili! Il papà dava l’esempio”.

Quante volte si sente dire: «Oh…ma, di domenica, per il mio bambino, poverino, che ha tanta sete, non si può prendere neanche un ghiacciolino?»

Scusate un attimo, ma io non ho trecento anni e non sono vissuto al tempo di Teresina, ma solamente trent’anni fa e, alla domenica, se tu volevi il ghiacciolino ti arrangiavi, aprivi la fontanella del paese e bevevi l’acqua da lì, e ci portavamo la sportina da casa se dovevamo fare un momento di festa insieme. Nessuno di noi è morto di sete e di fame, siamo tutti sani e ben messi, anzi, abbiamo meno problemi. Non avevamo il diabetologo e il dietologo a cinque anni, cioè nessuno di noi pesava centoventi chili a dodici anni, capito?

Forse, perché avevamo una vita più rispettosa del Comandamento di Dio e quindi anche un pochino più ascetica e più sobria. Oggi, se uno non si mangia dodici chili di roba ogni minuto, poverino, diventa anoressico.

A loro non faceva nessun problema vedere i bambini, compresa Teresina, essere lì con l’acquolina in bocca a dire: «Ma io?! Perché gli altri sì e io no?»

Risposta: «Perché noi rispettiamo il Comandamento di Dio, punto. Quindi non si fa!»

Ecco la pedagogia, ecco cosa vuol dire insegnare ai nostri bambini, ai ragazzi, ad osservare il Comandamento del Signore, ecco i santi, che poi fanno Santi.

Teresina non è un fungo che viene su nella foresta, Teresina è una Santa, che viene su da una famiglia Santa.

Allora Zelia conclude: “Molto spesso ammiro lo scrupolo di Luigi e mi dico: «Ecco un uomo che non ha mai tentato di fare fortuna». Non posso attribuire l’agiatezza di cui gode ad altra cosa che ad una benedizione speciale di Dio (erano ricchi, stavano bene), frutto della sua fedele osservanza della domenica”.

I nostri vecchi dicevano che il Signore non si fa battere in generosità da nessuno.

Il Signore benedice i giusti, il Signore benedice quelli che osservano la Sua Legge, quelli che non campano tante scuse per fare quello che vogliono e per trasgredire la Legge di Dio, dicendo «Ma io qui…  Ma io là… Ma io su… Ma io giù… Ma adesso… Ma dopo… Ma domani…»

Allora, chiediamo a questi Santi la grazia di imparare anche noi ad osservare la Legge del Signore, di imparare anche noi a fare la penitenza, perché no?

Dovremmo dire: «Di domenica mi piacerebbe andare in pizzeria e non ci vado, perché non voglio acquistare e non voglio far lavorare gli altri».

Quante volte mi è capitato di sentir dire da dei ragazzi: «Vede, Padre, io non ho mai la grazia di fare in casa un pranzo con il mio papà e la mia mamma insieme, tutti insieme. Non succede mai, perché la mia mamma fa la commessa e il mio papà fa il geometra. La domenica, che è il giorno in cui potremmo stare insieme perché il mio papà non lavora, la mia mamma deve andare all’Iper a lavorare. La mia mamma poi è a casa il martedì e il mio papà, invece, lavora».

E mi dicono: «Padre, neanche nel giorno di Natale, perché deve andare anche nel giorno di Natale, perché ci sono quattro povere persone in croce (anzi, son più di quattro purtroppo), che il giorno di Natale devono andare a fare la spesa».

Proprio il giorno di Natale, pensate voi che tristezza… oppure devono andare lì, nel centro commerciale, a guardarsi in giro come non so che cosa.

Impariamo un po’ a pensare anche agli altri, non pensiamo solamente a noi stessi!

Pensiamo che ci sono delle famiglie e che non siamo solamente noi con i nostri vizi, i nostri stravizi, i nostri piaceri!

Regaliamo agli altri momenti di famiglia, di serenità, di santità.

Chiediamo al Signore la grazia del radicalismo evangelico, come faceva San Francesco, “sine glossa”, senza commenti.

Impariamo ad osservare la Legge di Dio, senza se e senza ma.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

PRIMA LETTURA (Is 7,1-9)

Se non crederete, non resterete saldi.

Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozìa, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelìa, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Èfraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento.

Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelìa. Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl.

Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!

Perché capitale di Aram è Damasco

e capo di Damasco è Resin.

Capitale di Èfraim è Samarìa

e capo di Samarìa il figlio di Romelìa.

Ancora sessantacinque anni

ed Èfraim cesserà di essere un popolo.

Ma se non crederete, non resterete saldi”».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 47)

Rit: Dio ha fondato la sua città per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode

nella città del nostro Dio.

La tua santa montagna, altura stupenda,

è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,

è la capitale del grande re.

Dio nei suoi palazzi

un baluardo si è dimostrato.

Ecco, i re si erano alleati,

avanzavano insieme.

Essi hanno visto:

atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.

Là uno sgomento li ha colti,

doglie come di partoriente,

simile al vento orientale,

che squarcia le navi di Tarsis.

Canto al Vangelo (Sal 94)

Alleluia, alleluia.

Oggi non indurite il vostro cuore,

ma ascoltate la voce del Signore.

Alleluia.

VANGELO (Mt 11,20-24)

Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:

«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.

E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

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