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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 22

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Domenica 5 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 5, 13-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 5 febbraio 2023. Ricordiamo e festeggiamo coloro che si chiamano Agata e facciamo gli auguri, perché oggi ricorre la memoria di Sant’Agata, vergine e martire.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quinto capitolo del Vangelo di San Matteo, versetti 13-16.

Continuiamo la nostra lettura, meditazione e il nostro commento del libro di Bonhoeffer, Vita Comune.

Ricordate che a ottobre abbiamo fatto un mese intero sul Salterio di Gesù e di Maria, cioè sul Santo Rosario, e ricordate che vi ho spiegato perché il Santo Rosario sia chiamato Salterio di Gesù e di Maria: perché fa riferimento al Salterio dei Salmi, ai centocinquanta salmi e, infatti, si tratta di centocinquanta Ave Maria. 

Tuttavia, in quella occasione, non ho potuto spiegarvi approfonditamente che cosa sia il Salterio, la preghiera dei salmi, perché il tema era il Rosario con tutto il discorso sul Beato Alano, san Domenico, le apparizioni della Vergine, di Gesù, dell’Angelo: un mese intero dedicato a questo.

Adesso completiamo il discorso: attraverso questo teologo vediamo di capire che cosa sia il Salterio, così, quando diremo “il Salterio di Gesù e di Maria”, sapremo che cosa intendiamo in riferimento al Rosario e tra poco sapremo che cosa intendiamo in riferimento ai salmi e avremo la “chiusura del cerchio”.

Da adesso, quando io vi parlerò di “Salterio”, farò in riferimento ai salmi, alla recita dei salmi, ai centocinquanta salmi, non al Salterio di Gesù e di Maria, perché stiamo seguendo Bonhoeffer. 

Il salterio è la preghiera vicaria di Cristo per la sua comunità. Ora che Cristo è presso il Padre, è la nuova umanità di Cristo, il corpo di Cristo in terra, a perpetuare la sua preghiera fino alla fine dei tempi. Questa preghiera non spetta al singolo membro, ma all’intero corpo di Cristo. Solo in esso, nella sua interezza, vive tutto ciò che il salterio dice, che il singolo non potrà mai comprendere e far proprio. Questo è il motivo per cui la preghiera dei salmi è particolarmente adatta alla comunità. 

Infatti in tante parrocchie, voi lo sapete, al mattino, prima della Messa, si recitano insieme le Lodi, per esempio.

Anche se un verso o un salmo non è mia preghiera personale, esso però è preghiera di altri nella comunità, e in questo modo è senz’altro la preghiera del vero uomo Gesù Cristo e del suo corpo in terra. (Che è la Chiesa)

Come abbiamo già detto nei giorni scorsi, ha senso recitare i salmi di speranza, anche se oggi sono nella disperazione o nella sofferenza più grande perché qualcun altro, invece, vive nella speranza; ha senso recitare i salmi della sofferenza e dello smarrimento interiore, anche se oggi sono nella gioia più grande, perché qualcun altro ci facciamo “voce uno dell’altro”.

Nel salterio impariamo a pregare sulla base della preghiera di Cristo. Il salterio è la grande scuola di preghiera per eccellenza. 

Vedete che è importante; capite quanto sia importante imparare a recitare tutti i giorni il Salterio, cioè l’Ufficio Divino, quello che recitano i sacerdoti? Imparare a dire ogni giorno le Lodi, Ora Terza o Ora Sesta o Ora Nona (l’Ora Media) che vuol dire o alle nove, o alle dodici o alle quindici; imparare a dire il Vespro, Compieta e, lungo la giornata, l’Ufficio delle Letture. Questo è tutto l’Ufficio Divino che il sacerdote dice durante la giornata. È importante perché questa è veramente la preghiera di Cristo: li ha pregati Gesù i salmi questa è veramente “la grande scuola di preghiera per eccellenza“.

Adesso Bonhoeffer ci dice perché.

In primo luogo vi impariamo che cosa significhi pregare: pregare in base alla Parola di Dio, in base alle sue promesse. La preghiera cristiana ha il suo saldo fondamento nella Parola rivelata, mentre non ha niente a che fare con vaghi ed egoistici desideri. Nel pregare, ci fondiamo sulla preghiera del vero uomo Gesù Cristo. È questo che intende la Scrittura nel dire che lo Spirito santo prega in noi e per noi, che Cristo prega per noi, che possiamo pregare Dio in modo corretto solo in nome di Gesù Cristo.

È importantissimo imparare a recuperare l’Ufficio Divino e, forse, è arrivato il momento di fare questa svolta nella nostra vita. Nel mese di ottobre, dedicato alla Vergine Maria, abbiamo messo nella nostra vita il Salterio di Gesù e Maria; in questo mese di febbraio, dedicato allo Spirito Santo, sarebbe bello che introducessimo la preghiera dell’Ufficio Divino. Su Internet trovate applicazioni bellissime con cui potete avere i Salmi già suddivisi senza avere bisogno di comprare il Breviario cartaceo, così tutti i giorni potete aprire e recitarli nei vari momenti.

Voi capite che, se noi preghiamo in base alla Parola di Dio, in base alle sue promesse – è questo il compito della preghiera – noi capiamo che la nostra preghiera cristiana ha il fondamento sulla Parola di Dio, mentre non ha niente a che vedere con “vaghi ed egoistici desideri“. Bonhoeffer ha assolutamente ragione! Quindi, se io devo scegliere tra dire le Lodi e star lì a dire delle preghiere mie, assolutamente dirò le Lodi, perché lì ci stanno dentro anche le mie preghiere. Pregando con i Salmi, io prego con il respiro della Chiesa, con la Chiesa, nella Chiesa. E poi prego nello stesso modo in cui pregano tutti: quelli che sono in Cina, quelli che sono a Roma, a Milano, a Napoli, a Parigi, tutti, con lingue diverse, recitano lo stesso Ufficio Divino, bellissima questa cosa! E ci fondiamo sulla preghiera di Gesù!

In secondo luogo, dalla preghiera dei salmi impariamo che cosa dobbiamo chiedere nella preghiera. 

Nella preghiera io che cosa devo chiedere? Che cosa è corretto chiedere nella preghiera? Ecco, nei Salmi tu lo impari! 

È certo che la preghiera dei salmi va molto al di là dell’esperienza del singolo, e tuttavia questi nella fede prega includendo nella sua preghiera l’intera preghiera di Cristo, di colui che è stato vero uomo e che solo possiede la piena misura delle esperienze espresse in queste preghiere. Dunque (questo è importante!) ci è consentito anche di pregare i salmi di vendetta? Certo non ci è consentito dal nostro essere peccatori, predisposti ad associare pensieri malvagi alle preghiere di vendetta, ma ci è consentito in quanto in noi è Cristo a prender su di sé ogni vendetta di Dio, ad esserne colpito in nostra vece, a poter in questo modo – essendo cioè colpito dalla vendetta di Dio – e non altrimenti, perdonare ai nemici, ad aver provato su di sé la vendetta, per liberare da essa i suoi nemici; ci è consentito dunque di pregare anche questi salmi, in quanto siamo membra di questo Gesù Cristo, per suo mezzo e secondo il suo cuore. 

A me sembra molto chiaro, no? 

Ma ci è consentito dichiararci incolpevoli, pii e giusti come l’orante dei salmi? 

Sono domande che Bonhoeffer pone perché, magari, a noi vengono queste domande.

Noi, quali siamo in noi stessi, non possiamo farlo; non possiamo farlo se la preghiera esce dal nostro cuore corrotto, ma possiamo e dobbiamo farlo se essa esce dal cuore di Gesù Cristo, senza peccato e puro, dalla sua innocenza di cui ci ha fatto partecipi nella fede; se è vero che «il sangue e la giustizia di Cristo sono diventati nostro ornamento e rivestimento d’onore», possiamo e dobbiamo pregare i salmi in cui si dichiara l’innocenza, in quanto sono la preghiera di Cristo per noi e il dono che egli ci ha fatto. Anche questi salmi ci appartengono per suo mezzo. Ma come dobbiamo pregare quei salmi di indicibile miseria e sofferenza, senza avere altro che una pallida idea di ciò che quei testi intendono? Non si tratta di investirci di una parte che il nostro cuore non conosce per diretta esperienza, né di compiangere noi stessi, ma di una sofferenza che è stata vera e reale in Gesù Cristo, che ha sofferto malattia, dolore, ignominia e morte nella sua umanità, e ha coinvolto ogni carne nella sua sofferenza e morte: per questo motivo possiamo e dobbiamo pregare i salmi di sofferenza.

Vedete? C’è sempre un riferimento a Gesù! Qualunque situazione noi preghiamo, è sempre riferita a Gesù e, io aggiungo: anche a tutti quei fratelli che condividono la nostra fede.

Il diritto ci è dato da ciò che è avvenuto per noi sulla croce di Cristo, la morte del nostro vecchio uomo, e da ciò che, dal momento del nostro battesimo, accade e deve accadere realmente in noi, l’estinguersi della nostra carne. 

Nel senso di tutto quello che ha detto sulla comunione psichica e di quello che san Giovanni Evangelista indica come “mondo”.

Attraverso la croce di Gesù, questi salmi sono diventati parte del suo stesso corpo in terra, come preghiera che nasce dal suo cuore. Non è possibile esporre qui questi temi in modo più ampio; si trattava solo di delineare un’interpretazione di tutto l’insieme dei salmi come preghiera di Cristo; ma poi si richiede una lenta maturazione interiore.

Certo, ci vuole tempo; ci vogliono anni per riuscire a gustare, a imparare a pregare i Salmi. Infatti vedrete quanto sia difficile pregare i Salmi insieme: quello va più lento, quello va più veloce; quello fa la pausa e l’altro non la fa; quello grida e quell’altro non si sente è difficile, molto difficile! È difficile avere una preghiera in comunione.

In terzo luogo la preghiera dei salmi ci insegna a pregare nella comunione. Il corpo di Cristo prega, e come singolo individuo riconosco che la mia preghiera è solo una piccolissima parte dell’intera preghiera della comunità. Imparo a partecipare della preghiera del corpo di Cristo. Questo mi porta oltre gli intenti personali e mi permette di pregare disinteressatamente (è un pregare libero!). È quanto mai probabile che la comunità riunita dell’Antico Testamento pregasse alternando diverse voci nella recita di molti salmi. Il cosiddetto parallelismus membrorum, cioè quella curiosa ripetizione dello stesso pensiero con parole diverse nella seconda metà del versetto, probabilmente non è solo una forma letteraria, ma ha anche un senso ecclesiale-teologico. 

In ogni stico voi vedete che c’è una stellina (una riga di testo, stellina, altra riga di testo fanno uno stico; una sola riga di testo seguita dalla stellina fa un emistico); voi vedrete che il primo emistico è ripetuto con parole diverse nel secondo emistico, quindi in uno stico noi troviamo, con molta frequenza, un medesimo concetto ripetuto con parole diverse. E Bonhoeffer dice che questo “parallelismus membrorum” (è importante da sapere questa cosa) ha un senso ecclesiologico e teologico.

Varrebbe la pena di andare a fondo di questo problema. Si può leggere come esempio particolarmente chiaro di questo fatto il Salmo. Per tutto il salmo si alternano due voci, che rivolgono a Dio la stessa invocazione con parole diverse. Non sarà questo un segno che non si prega mai da soli, ma è sempre necessario unirsi nella preghiera ad un altro, una persona diversa, un membro della comunità, del corpo di Cristo, anzi Gesù Cristo stesso, in modo che la preghiera del singolo individuo sia formulata correttamente? 

Certo, un bel segno questo! Preghiamo insieme le Lodi! Questa ripetizione, questo parallelismus membrorum lo vedremo ancora più forte, avrà ancora più senso: infatti, in Convento, ad esempio, si pregano sempre insieme i Salmi, no? I frati dicono: “Adesso vado in Coro a pregare!”. Perché “in Coro”? Perché si è insieme e perché si canta: i Salmi si cantano insieme, anche.

La ripetizione di un medesimo tema – è il caso del Salmo 119, che sembra non volersi mai concludere, e si innalza a un livello di semplicità quasi inaccessibile e insondabile – non vorrà forse suggerire che ogni parola della preghiera deve penetrare nel profondo del cuore (altro motivo), raggiungibile solo – ma fino in fondo neppure così – con una ripetizione incessante? 

Ecco, c’è anche questo: deve penetrare nel profondo del cuore!

Non vorrà suggerire che nella preghiera si tratta non di uno sfogo isolato del cuore umano, sopraffatto dalla miseria o dalla gioia, ma di un apprendimento ininterrotto, continuo, per far propria, fino a imprimersela in mente, la volontà di Dio in Gesù Cristo? Nella sua interpretazione dei salmi, Otinger ha dato rilievo ad una profonda verità, riconducendo tutto il salterio alle sette richieste del Padre nostro.

Pensate che bello: tutti i centocinquanta Salmi che si riconducono alle sette richieste del Padre Nostro.

 Ha voluto dire in tal modo che tutto questo vasto e ricco libro dei salmi non ha altro intento che le sintetiche richieste della preghiera del Signore. 

Ci avevate mai pensato? Sicuramente no!

In ognuna delle nostre preghiere ciò che conta è sempre soltanto la preghiera di Gesù Cristo, che è carica di promessa e che ci libera da vane chiacchiere pagane.

Stiamo attenti che la nostra preghiera non diventi una vana chiacchiera pagana perché sarebbe una preghiera inutile!

 Via via che maturiamo nella penetrazione dei salmi, e quanto più spesso li preghiamo come nostra preghiera personale, tanto più quest’ultima diverrà semplice e ricca.

Vedete che ci è stata fatta una bella lezione sul Salterio e adesso vediamo un altro aspetto altrettanto importante.

Dopo la preghiera dei salmi e un canto di tutta la comunità, c’è la lettura della Scrittura. 

E anche questo chissà quanto noi 

«Applicati alla lettura» (1 Tm 4,13). Anche qui è necessario eliminare parecchi pregiudizi dannosi, per giungere ad una forma corretta di lettura in comune. Quasi tutti siamo cresciuti con l’idea che la lettura della Scrittura abbia il solo scopo di farci udire la Parola di Dio per la nostra giornata. 

Si dice: “Leggo la Parola di Dio del giorno; leggo la Parola di Dio perché mi serve in questo giorno; mi sveglio leggendo la Parola di Dio perché mi serve in questo giorno”.

Perciò molti leggono la Scrittura solo a brevi passi selezionati, da cui ricavare la parola di riferimento per la giornata. Non c’è dubbio che una raccolta di passi biblici per la meditazione quotidiana abbia costituito fino ad oggi una vera benedizione per tutti quelli che l’hanno usata. Proprio nei momenti di conflitto della chiesa si è sperimentata questa benedizione, con grande stupore e gratitudine di molti. Ma è altrettanto certo che non si può né si deve mettere al posto della Scrittura come tale brevi passi e formule di riferimento. 

La Scrittura è la Scrittura: non posso spezzettarla!

Il passo da applicare alla giornata non è ancora la sacra Scrittura, che resterà integra per tutti i tempi, fino al giudizio finale. La sacra Scrittura è più che una somma di versetti applicati alla giornata. 

Importante: è vero! La Parola di Dio non è un insieme di messaggini dei Baci Perugina! Non dimentichiamolo: non si tratta dei biscotti della felicità! La Parola di Dio è la Parola di Dio in tutta la sua interezza: questo non va mai dimenticato!

E più anche del «pane quotidiano». 

Infatti: che cosa dice Gesù? “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio

È la Parola della rivelazione di Dio per tutti gli uomini, per tutti i tempi. 

Chissà se noi sentiamo questa verità!

La sacra Scrittura non è fatta di singole sentenze, ma è un tutto, che deve esser preso in considerazione come tale. 

Nella sua interezza, perché, se no, ciascuno fa dire alla Parola di Dio quello che vuole, mentre la Parola di Dio va presa nella sua globalità.

La Scrittura è Parola della rivelazione di Dio in questa sua interezza. Solo negli innumerevoli richiami interni, nel rapporto fra Antico e Nuovo Testamento, promessa e adempimento, sacrificio e legge, legge e vangelo, croce e risurrezione, fede e ubbidienza, avere e sperare, si può comprendere integralmente la testimonianza del Signore Gesù Cristo. Per questo motivo la meditazione comune deve comprendere, oltre alla preghiera dei salmi, una lettura di una certa ampiezza tratta dall’Antico e dal Nuovo Testamento. 

Ecco l’Ufficio delle Letture! Noi abbiamo l’Ufficio delle Letture, quindi, quando, durante la giornata, voi leggete l’Ufficio delle Letture, avete tre salmi e due letture: la prima che trovate è sempre un’ampia lettura della Scrittura e poi c’è una Lettura dei Padri della Chiesa, ma la prima è sempre della Scrittura. È una lettura ampia: ecco perché è importante recitare anche l’Ufficio delle Letture!

“Eh, ma Padre, come faremo a fare anche questa preghiera?” Si fa! “Facile per lei; lo dice perché è prete e non ha altro da fare che quello: tutto il giorno in camera a fissare la bellezza dell’Universo, lei che non ha niente da fare dalla mattina alla sera!”. Lasciamo giudicare a Dio se proprio non ho niente da fare dalla mattina alla sera! Quando non ero sacerdote, quando “vivevo nel mondo”, da laico e avevo a che fare con tutte le cose con cui avete a che fare voi (anche i sacerdoti vivono nel mondo, ma in un senso diverso), io mi portavo il mio Breviario nello zaino e, per esempio, quando studiavo (da laico: lo dico perché sto studiando ancora adesso, ma finirà) me lo tiravo fuori, lo pregavo e lo recitavo a volte con altri sul pullman, sul treno, sulle banchine dove aspettavo il treno oppure, quando faceva freddo, nelle sale d’aspetto. Quindi si fa: invece di ascoltare la radio, la musica; invece di guardare per aria; invece di dormire, si recita il Breviario che non è poi così lungo, non esageriamo!

Una comunità di cristiani che vivono insieme dovrebbe essere certamente in grado di ascoltare e di leggere al mattino e alla sera rispettivamente un capitolo dell’Antico Testamento e almeno mezzo capitolo del Nuovo. 

Certo, noi in più abbiamo la Santa Messa, quindi capite che abbiamo: l’Ufficio delle Letture con una lettura, poi abbiamo la Santa Messa con Prima Lettura e Vangelo o anche Seconda Lettura se è domenica, quindi in una giornata facciamo bene questa cosa!

All’inizio di sicuro risulterà che già questo modesto impegno è eccessivo per la maggioranza, che vi si opporrà. Si obietterà che non è possibile afferrare davvero e assimilare una quantità così grande di pensieri e di riferimenti, anzi sarebbe addirittura una forma di disprezzo della Parola di Dio leggere più di quanto non si possa realmente rielaborare dentro di sé. Ragionando in questi termini, è facile tornare a contentarsi della lettura per frammenti, in forma di sentenze. Ma qui in effetti si nasconde una grave colpa. 

E domani vedremo quale sia.

Benedicat vos Omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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