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Il vitello d’oro

Il vitello d'oro

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il vitello d’oro
Lunedì 31 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (Es 32, 15-24. 30-34)

In quei giorni, Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». Ma rispose Mosè:
«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.
Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.
Il grido di chi canta a due cori io sento».
Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.
Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».
Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 31 luglio 2023. Oggi festeggiamo Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote.

Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo trentaduesimo del libro dell’Esodo, versetti 15- 24 e 30 — 34.

Siamo di fronte a uno dei testi sicuramente più affascinanti della Scrittura e, allo stesso tempo, anche uno dei testi più complessi. Questo capitolo 32 è un capitolo sul quale si potrebbe parlare all’infinito, ovviamente. Non potrò dire tutto, non potrò dire approfonditamente, potrò lasciarvi qualche accenno che credo sia importante in vista di domani, quando, dal mezzogiorno di domani fino a tutto il 2 di agosto, potremo ricevere il perdono di Assisi. Domani farò una meditazione sul Perdono di Assisi, così che lo si possa ricevere nel modo migliore possibile. Mi sembra che una preparazione buona, ottima anzi, a questo perdono, ci venga offerta da questo capitolo di Esodo 32, che vi invito a leggere integralmente. 

Come vi ho detto, la lettura della Santa Messa comincia dal versetto 15, ma sempre — abbiamo ormai capito — vi ripeto, che tutto ciò che leggiamo va contestualizzato, va letto nella sua globalità. Cosa sta prima? In questi 14 versetti precedenti che cosa ci viene narrato?

Vorrei concentrarmi sulla figura di Aronne che, sapete, svolge un compito sacerdotale. Non ha il sacerdozio dell’ordine di Melchidesech, quindi non è sacerdote come sono sacerdote io, come i sacerdoti della vostra parrocchia. È un altro tipo di sacerdozio legato alla stirpe, però in quel momento era l’unica possibile figura sacerdotale, che aveva proprio un compito, una funzione religiosa sacra da svolgere per il popolo, quella di mediazione anche tra Dio e il suo popolo, quindi l’offerta dei sacrifici e queste cose… E mi sembra importante concentrarmi un attimo su questa figura e vedere esattamente che cosa succede.

Mosè dice ad Aronne: “Perché hai fatto questo? Perché gli hai costruito un idolo? Perché?”. Vedete, già ve l’ho detto, mi sembra che fosse San Giovanni Bosco o San Giovanni Maria Vianney — adesso non mi ricordo più, comunque un santo importante — che diceva: “Il sacerdote o porta in cielo o porta all’inferno”, punto, così è. E quindi Mosè gli chiede: “Perché hai costruito un idolo? Perché invece di portarli a Dio li hai deviati?”. Il popolo l’ha seguito, pensate: uno! Questa figura sacerdotale che era uno, Aronne, li ha deviati tutti. Tutti erano caduti nella tentazione, ma lui ha concretizzato questa tentazione. Non li ha corretti dalla tentazione. E Mosè si fidava di Aronne, ovviamente. 

Risposta di Aronne:

«Non si accenda l’ira del mio signore…

Già comincia a mettersi al riparo.

tu stesso sai che questo popolo è incline al male

E uno dice: “Vabbè, e quindi? E quindi?”. Tutti siamo inclini al male, tutti, anche Mosè, anche Aronne, tutti! A parte la Vergine Maria, che è nata Immacolata, tutti sono inclini al male, anche San Giuseppe, tutti! E quindi cosa hai scoperto? Certo, siamo tutti inclini al male, tu stesso lo sai, tutti lo sanno. Ma vedete, già comincia a scaricare la responsabilità sugli altri, non su sé stesso. Non sta parlando di sé, che ha fatto un idolo, che ha costruito un idolo, no, loro! “Tu sai che loro sono inclini al male…”, comincia già a scaricarsi le sue responsabilità.

Attenti bene:

Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”.

Innanzitutto scopriamo che il popolo riconosce Mosè. Grazie al cielo! Perché vuol dire che questo popolo è aderente alla realtà. Quindi scopriamo che il popolo riconosce che è Mosè che li ha fatti uscire dalla terra d’Egitto e ci sta bene, è vero! Cioè, all’inizio ci sta Dio, è Lui che opera tutti i prodigi: le piaghe d’Egitto, che apre il mar Rosso e quant’altro; va bene, però Dio si serve di Mosè e Mosè li conduce, quindi va bene, è vero. Mosè li ha radunati, chiamati e condotti tutti visibilmente ad uscire dall’Egitto. Quindi va bene, ci sta e questa è una cosa bella, vuol dire che c’è qualcuno, loro riconoscono qualcuno in carne ed ossa che li hai fatti uscire dall’Egitto. Ha un nome, ha un volto. E voi direte: “Vabbè, ma padre Giorgio, ma perché ci stai parlando dell’ovvio?” Lo capirete tra poco perché. Perché purtroppo non tutto ciò che è ovvio è ovvio, purtroppo.

Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».

Allora, innanzitutto dobbiamo dire che la differenza tra l’idolo e Dio è che l’idolo ti impoverisce, ti strappa via tutto: “Datemi l’oro”. Ognuno ha dovuto rinunciare alla sua riserva di ricchezza, ognuno ha dovuto rinunciare ai suoi ricordi. Sapete: un ciondolo, un bracciale, una collana, un orecchino, come oggi così allora poteva essere un ricordo di famiglia. Hanno dovuto rinunciare a tutti i loro preziosi, a tutti i loro ricordi, alla loro memoria generazionale. E hanno ognuno dovuto buttare tutto nel calderone — passatemi il termine — il “calderone pancione” che avrebbe generato l’idolo. Il calderone diventa come un grande grembo dal quale poi viene a essere fatto l’idolo. È terribile! Il luogo generativo dell’idolo, che è pura opera umana, si costituisce dall’impoverimento dell’uomo che lo adora. L’idolo trae la sua forza dalla tua ricchezza. Vuoi adorare un idolo? Diventerai un uomo povero, diventerai un uomo senza memoria, perderai ciò che di più prezioso hai e tutto finirà in questo calderone. Tutto ciò che era tuo non diventa nostro, ma diventa suo, dell’idolo. L’idolo si costituisce, si forma, si fabbrica — perché non si crea — si fabbrica dalla tua personale proprietà. L’idolo misconosce la proprietà personale di ciascuno, la azzera.

La povertà di Gesù, quella di cui parla Gesù, non è questa! Vedete, bisogna stare molto, molto, molto attenti! Sono due povertà diverse. 

Il Signore propone al giovane ricco la via della perfezione, quindi una maggiore unione con Dio, propone la perfezione della vita, propone un vero tesoro in cielo: “Se tu darai tutto ai poveri”. Ma, vedete non è fine a sé stessa! Mentre l’impoverimento dell’idolo è fine a sé stesso, cioè: tu mi dai tutto l’oro e questo permetterà che io venga fuori, che io venga fatto dalle mani dell’uomo e tu non hai più niente, né in terra né in cielo (soprattutto in cielo). 

La povertà di Gesù è: quello che tu hai non fabbricherà nulla a livello di idolo cultuale, sacrale. Lo darai ai poveri, diventerà vita per gli altri. Non è fine a sé stesso, non è questo vitellone d’oro che è lì che non dice niente, no! Diventerà vita per gli altri! In più, tu avrai in cielo un tesoro incorruttibile. Capite che uno dice: “Vabbè, se questa è la povertà, allora tutti! Allora subito!”. Chi crede dice: “Se in cielo io ho un tesoro incorruttibile e visto che la mia vita in cielo sarà per sempre, facciamolo subito!”. È questa l’intuizione grandiosa di un San Francesco; questa è l’intenzione grandiosa di un Sant’Antonio Abate: va e vende tutto quello che ha, e lo vende tutto! E poi si mette a vivere delle quattro cose che ha. E poi si ritira e si mette a pregare e diventa Sant’Antonio.

Io spero di essermi spiegato nella differenza. Stiamo attenti perché anche oggi si rischia di proporre una povertà che è di Esodo 32, ma è quella del vitellone d’oro, non è la povertà del Vangelo. Si rischia di proporre una povertà che è un impoverimento, sì rischia di proporre una povertà fine a sé stessa, si rischia di proporre una povertà che è gusto per l’annullamento della proprietà privata. E qui c’è dietro un motivo, capite? Non è che le cose si fanno a caso! Cioè, dietro l’annullamento, il misconoscimento della proprietà privata, c’è dietro tutto un pensiero che ve lo raccomando… non ho tempo adesso di sviscerare. Invece Gesù, no! Tu non è che perdi la tua proprietà privata. Perché tu hai una proprietà privata in cielo. Quello che tu lasci, quello che tu distribuisci sulla terra, tu lo guadagni in cielo. La proprietà privata di San Francesco di Assisi in cielo è di San Francesco d’Assisi in cielo. Gesù parla della TUA ricchezza in cielo, tu guadagnerai un tesoro in cielo, non noi, tu! È molto interessante questa cosa, perché non dice: “Va, vendi tutto quello che hai dallo ai poveri e poi verrai in cielo con noi e godremo tutti insieme” No! “Tu va, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e in cielo avrai un tesoro”. TU, avrai un tesoro che niente e nessuno può distruggere e rubare. Vabbè, spero di essermi spiegato.

Andiamo oltre. Dice:

“Chi ha dell’oro? Toglietevelo!” Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».

Scusate voi avete mai visto che, se gettate dell’oro o qualsiasi altra cosa nel fuoco, salta fuori un vitello? Ah, io non l’ho mai visto, a parte nei cartoni animati. Non è che io butto nel fuoco qualcosa, mi giro e dopo cinque minuti salta fuori una forma:

ne è uscito questo vitello

Ma come è uscito, in che senso? Ma era vivo, saltava? Come ha fatto a uscire? Capite, “uscire” implica un movimento. Cosa vuol dire che “è uscito”? Cioè, tu hai buttato questo oro nel fuoco e per magia si è formato un vitello che è saltato fuori. Sembra quasi che questo Aronne lo veda vivo questo idolo. “Ne è uscito”. Ma come è uscito? Capite, uscire è un verbo di movimento. Una sedia non può uscire dalla camera, la sedia non esce dalla camera, la sedia viene portata fuori dalla camera, ma nessuno di noi dice: “Io ho uscito una poltrona” perché sennò gli danno due in italiano, ma “Io ho portato fuori una poltrona”, la sedia da sola non uscirà mai dalla camera. Ma poi vedete anche qui, l’idolo ti distorce la testa! Aronne lo vede vivo questo idolo! Ma questo è un idolo, è morto, anzi è sbagliato dire che è morto: non è, l’idolo non è, non ha vita in sé.

Ma andiamo a vedere che cosa è successo veramente perché uno, sapete, ad Aronne ci crede, ma quando uno fa una cosa così brutta bisogna andare a vedere come sono andate le cose. Vediamo in Esodo 32 proprio i primi versetti:

Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: «Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto».

Quindi, vogliono un dio che cammina alla loro testa, perché siccome la colonna di fuoco, la colonna di nube che li proteggeva che li guidava non era sufficiente, adesso vogliono un vitellone che vogliono toccare continuamente, eh beh, ovvio! E poi non sanno cosa è successo a Mosè, perché tardava a scendere, che, voglio dire: “Eh, tarda un pochino, aspettalo!”. No, la fretta, la fretta. La fretta che genera il dubbio e genera la riscrittura della realtà. Quando io ho fretta e allora voglio fare qualcosa, cosa faccio? Innanzitutto mi esce il dubbio dentro, nell’anima. “Ma veramente sarà che? Ma veramente ha detto? No, ma aspetta che…”. E cosa faccio? Riscrivo la realtà, così mi giustifico per poter fare quello che voglio. Questo è un percorso interiore che accade sempre. La fretta è veramente nemica della virtù, fa fare delle cose terribili.

Andiamo avanti. Cosa fa Aronne?

«Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie e portateli a me».

Gli ha portato via tutto, tutto a tutti, persino ai bambini.

Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani, — attenti, attenti — li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso.

Aaahhh… Ecco com’è andata! Non che tu hai preso l’oro, l’hai buttato nel fuoco ed è uscito un vitello! Non è andata così. Non è che tu hai buttato l’oro nel fuoco e “guarda un po’” per magia è saltato fuori un vitello. È che tu hai preso questo oro, hai preso il fuoco e cosa hai fatto? Li hai fatti fondere in una forma e tu, caro Aronne, hai modellato un vitello di metallo fuso. Questo idolo gliel’hai costruito tu! Questo idolo gliel’hai fatto tu! Questo idolo gliel’hai dato tu! Altro che “il popolo incline al male”! Certo, lui è incline al male come tutti, ma tu questo male l’hai reso forma, tu a questo male hai dato un volto, tu a questo male hai dato concretezza, tu glielo hai reso visibile. Questo è quello che tu hai fatto, caro Aronne.

Quando il sacerdote si allontana da Dio e smette di essere un sacerdote del Dio vivente, diventa un sacerdote che fabbrica idoli, che produce vitelli d’oro. Quindi stiamo attenti, tutti! Noi preti per primi, noi per primi, perché nel momento in cui ci distacchiamo un po’dal Signore, cominciamo a diventare fabbricatori di idoli, costruiamo idoli. 

Quindi, Aronne è un bugiardo! Ma è così che fanno i traditori! Innanzitutto, scarica la responsabilità sul popolo, che aveva la sua colpa, ma non quella di aver fatto il vitello d’oro. Secondo: non dice tutta la verità, la cambia: “Ho buttato l’oro nel fuoco, è saltato fuori un vitello”. No! Tu hai preso l’oro, hai spogliato il popolo di tutta la sua ricchezza, tu l’hai preso, hai fatto una forma e hai costruito un vitello d’oro, è diverso. Tu hai dato forma al loro male. Al male al quale loro sono inclinati, tu hai dato una forma. È una cosa terribile, terribile! Questo è veramente un abominio per il Signore.

Allora dissero: «Ecco il tuo dio, o Israele

Attenti, eh, perché qui vi fa vedere come l’idolo fa impazzire. L’idolo fa impazzire, ti fa rinnegare tutto, tutto quello che tu hai detto, sentite:

«Ecco il tuo dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto!»

Ma, scusa un secondo, ma due versetti prima tu avevi detto:

Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto

Allora, chi è che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto: Mosè o il vitello d’oro? Ma sei impazzito in due versetti? Si!

Quando si segue un idolo si perde il bene della ragione, si perde la memoria, si diventa irrazionali e non c’è discorso che tenga.

«Ecco il tuo dio, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto». Ma anche per un discorso banalmente temporale, se l’hai fatto adesso, questo vitello d’oro, come fa ad averti fatto uscire dall’Egitto, che è successo prima? Un discorso proprio di logica, un discorso di ragione. L’hai costruito in questo momento, ma prima non c’era. Come ha fatto a farti uscire? “Siccome non sappiamo che cosa sia accaduto a questo Mosè, facci un dio che cammini alla nostra testa” e quindi vuol dire che prima non c’era. E quindi? Guardate è terribile! Stiamo attenti perché, se cadiamo in questa disgrazia, rivivremo esattamente la stessa dinamica. 

Voi direte: “Vabbè, si sarà fermato qui Aronne, no?” No! È andato fino in fondo, li ha affondati completamente:

Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò

Gli ha fatto un altare! Ma il popolo non gliel’aveva chiesto. Il popolo gli aveva solamente chiesto “facci un dio”, punto. No no lui l’ha proprio sacralizzato. Ha usato la sua funzione sacerdotale, il suo potere sacerdotale per renderlo un dio a tutti gli effetti, un falso dio, ma l’ha trattato totalmente come il vero, unico Dio.

Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del signore»

Non lo chiama più dio. Adesso lo chiama signore, lo riconosce come “il Signore”. Terribile! Non c’è peccato più grande di questo, non esiste. Nella Scrittura questo è il peccato per eccellenza più grave. L’idolatria è il peccato più grave in assoluto. Aronne, l’ha consumato fino all’ultima goccia.

Domani sarà festa in onore del signore

Ha completamente cancellato dall’anima di questo popolo il Dio d’Israele.

Il giorno dopo si alzarono presto

Ma guarda un po’! Per l’idolo ci si alza presto. Ve l’ho già detto tante volte, no? Se mi alzo presto per pregare il Signore scandalo, mille problemi; se mi alzo presto perché devo andare a fare una gita, perché devo andare non so dove, va benissimo. Se mi alzo presto per andare in palestra, nessuno dice niente, anzi, bravissimo. Se mi alzo presto per la preghiera: “Eh no, bisogna andare dallo psicologo perché c’è qualche problema. Hai una visione integralista della fede. Sei un fondamentalista”. Uno dice: “Ma scusi, se mi alzo alle quattro per andare in palestra a spaccarmi di attrezzi, va benissimo; se mi alzo presto per mettermi lì a pregare, sono fondamentalista. Allora non sono un fondamentalista anche …?” No! Nell’altro caso va benissimo.

…si alzarono presto

Guardate in vacanza quanta gente si alza presto per il Signore. È un miracolo se vanno a messa la domenica, in vacanza. Però se dobbiamo prendere l’aereo ci svegliamo presto. 

Si alzarono presto e cosa fecero? Una liturgia:

offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione

Avete visto perché si alzano presto? Si alzano per fare una liturgia.

Ricordo che, quando ero ragazzo, c’era la Santa messa addirittura alle sei del mattino e mia nonna mi raccontava che ai suoi tempi — mia nonna e quindi non stiamo andando nel 1300 — c’era la messa alle cinque. Padre Pio celebrava la messa alle cinque, siamo nel 1900, non poi tanto tempo fa! Voi ditemi — ma so già di vincere la scommessa — voi ditemi se dove vivete esiste una messa alle sei e mezza del mattino nei giorni feriali. Quando ero postulante vedevo i padri che alle sei scendevano per andare prima a confessare e poi c’era la messa alle sei e mezza, sto parlando del 1995. Progressivamente tutte le messe sono state spostate. Adesso i più fortunati, i più graziati hanno la messa alle sette. Ma sono una rarità, perché nella norma le messe sono alle sette e mezza, la stragrande maggioranza, otto oppure nove. Che, se uno va a lavorare, come fa ad andare a messa alle nove? Se uno va a lavorare come fa ad andare a messa alle otto? Se uno va a lavorare come fa andare a messa alle sette e mezza? Non è così facile. 

Quattro o cinque anni fa c’era un sacerdote che celebrava la messa alle sei o sei e mezza, se non ricordo male. Non la celebrava all’altare maggiore, ma all’altare laterale e quindi i fedeli dovevano stare tutti in piedi, perché le sedie erano tutte rivolte verso l’altare centrale. Se io celebro all’altare laterale, in questo caso era l’altare dedicato alla Madonna, è chiaro che non ci sono le sedie, per cui devi stare in piedi. Di questa messa non era stata fatta nessuna pubblicità, semplicemente lui — era un sacerdote anziano — voleva celebrare messa al mattino molto presto, perché così poi era libero per fare tutte le cose che doveva fare: il servizio degli altri, della comunità e il popolo di Dio. E quindi celebrava la messa alle sei, sei e mezza. Lui non ha detto niente a nessuno, non ha messo gli annunci su Facebook, su Telegram, su Instagram o fatto l’avviso nell’omelia la domenica, no, non ha detto niente a nessuno, si è messo all’altare laterale e ha cominciato a fare le sue messe. Beh, nel giro di poco quella messa è diventata la più numerosa di tutte le messe feriali. Perché ha cominciato a girare la voce, tutti quelli che andavano a lavorare volevano andare a quella messa. Quindi c’era una marea di gente e di ragazzi, perché avevano trovato una messa che gli permettesse di andare a messa tutti i giorni. Certo! Eh, ma noi…. voglio dire, mica ci dobbiamo svegliare presto per andare a dire la messa! Però per il vitello si fa! 

Quindi:

…offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.

Vedete, questa è la terra del Bengodi. L’idolo permette di mettere insieme il momento del culto con l’eccesso e il disordine morale, li fa stare insieme senza problemi. L’idolo non crea problemi. All’idolo non diremo mai: “Eh, ma è troppo severo, ma è troppo esigente, eh ma è troppo duro”. Nooo…L’idolo unge tutto, ammorbidisce tutto, non c’è attrito con l’idolo.

E adesso devo concludere perché siamo già oltre, molto oltre, volevo solo annotarvi questo, ossia il versetto 25, che non è non è stato messo nella lettura di oggi, notate:

Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne oggetto di derisione per i loro avversari.

Vedete? Questo è l’idolo, ve l’ho appena detto! Toglie ogni freno. E chi gliel’ha tolto? Aronne, la Scrittura lo dice chiaro: Aronne, dandogli l’idolo, ha tolto al popolo ogni freno. Cosa fa il freno? Il freno crea attrito. Come si fa a frenare? Si pone una resistenza. Mentre sto andando, tiro il freno, si dice, o schiaccio il freno, dipende, e quindi si pone una resistenza, un ostacolo, al movimento, si fa un attrito e la macchina si ferma. Quando l’attrito è più forte del movimento, la macchina si ferma. L’idolo non crea attrito. Solo ciò che è duro, forte, potente, vero, crea attrito e ti impedisce di andare nel burrone:

gli aveva tolto ogni freno

Quando noi perdiamo ogni freno, diventiamo oggetto di derisione per gli avversari, tutti ridono di noi. Perché ci vedono e ci compatiscono e dicono: “Poveretto, è proprio un uomo senza freni”. Fa compassione! Una persona senza freni fa compassione, perché è in balia delle sue passioni, è in balia della follia, è in balia di sé stesso.

Guardate, dovrei stare qua veramente, credetemi, tre giorni e tre notti per spiegarvi tutto, ma forse non riuscirei neanche. Leggetelo questo capitolo 32, è bellissimo e importantissimo e ci aiuterà molto nel giorno di domani, quando faremo il Perdono di Assisi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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