Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 13 febbraio 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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LA SANTA CONFESSIONE E LA DIREZIONE SPIRITUALE – Nona Parte
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
Eccoci giunti a sabato 13 febbraio 2021, abbiamo ascoltato questo passo famosissimo e bellissimo del Libro della Genesi, cap. III, vv 9-24.
Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?»
Che vuol dire: “Dove sei finito?” Dio sa dov’è l’uomo, dov’è la sua creatura. Questa domanda non è per Dio ma è per l’uomo.
Io, Dio, so dove sei, ma tu sai dove sei? Dove sei Adamo? Dove sei andato a finire? Che fine hai fatto?
Adamo non risponde dov’è, perché non lo sa. Una volta che è entrato il peccato, l’uomo non sa più dov’è.
Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»
La paura di Dio non è legata a Dio, per cui bisogna cambiare l’immagine di Dio per non aver più paura di Dio. La paura di Dio entra nell’uomo a seguito del peccato, non prima. Prima del peccato originale Adamo ed Eva passeggiavano con Dio, colloquiavano con Dio, mai hanno avuto paura di Dio.
Adesso che stiamo affrontando “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet, capiamo queste cose, possiamo inquadrarle. La paura non è frutto della consapevolezza della trascendenza di Dio, non è frutto del fatto che Dio è Dio, onnipotente, onnisciente, infinito, increato. La paura non viene da questa differenza. Ciò che genera la paura di Dio non è Dio ma il peccato che l’uomo ha fatto. Alcune persone, alcuni “furbastri”, hanno avuto almeno una volta nella vita una paura tremenda del giudizio di Dio — a motivo del peccato — hanno sperimentato questo terrore divino e hanno avuto davanti una scelta: o rinnegare il peccato, cioè togliere la radice della paura, la ragione del peccato e quindi ritornare in amicizia con Dio, oppure cambiare Dio. Dio non mi va bene, perché trasferisco su di Lui la ragione che poi diventerà la causa della mia paura. Prendo questo Dio e lo cambio con un altro dio, un dio che non entra in discussione con il mio peccato, fatto a immagine e somiglianza di me. Ma questo non è il Dio di Gesù Cristo.
«Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»
La paura nasce dal peccato di disobbedienza alla voce di Dio, dall’aver fatto quello che non si doveva fare. Noi dobbiamo difendere Dio, è nostro compito farlo. Perché è così importante tutto questo? Perché da questo derivano delle conseguenze.
I “furbastri” di cui vi parlavo sopra, prendendo in prestito il cap. XXV di San Matteo dove c’è la Parabola del Giudizio Universale, dicono: “Non saremo giudicati in base alla correttezza del nostro Credo ma per la nostra fede. La risposta alla Rivelazione salvifica di Dio non è la correttezza delle convinzioni dottrinali, non ha nessuna importanza che tu sia corretto in ciò che tu credi, nelle posizioni della dottrina. Non importa che tu abbia chiari i principi della dottrina della tua fede. Non sarai giudicato sugli articoli di fede, del Credo e su quanto la tua vita è stata aderente a questi principi dottrinali. Saremo salvati per fede, per fede avremo risposto all’amore di Dio amando Dio e gli altri”
Mi nasce una domanda molto pratica: è possibile separare la fede dai contenuti del Credo? È possibile separare la fede dalla dottrina?
Le cose credute possono essere separate dalle cose sapute? Come faccio ad avere fede in ciò in cui non credo e non conosco? Come posso credere a qualcosa che non so?
Se io non sarò giudicato sulla correttezza del Credo e sulla correttezza delle convinzioni dottrinali, la fede in chi ce l’ho?
Io non riesco a separare la fede dal Credo. Posso avere fede solo se c’è un contenuto da credere, altrimenti no. Dio ha un Volto ben preciso, quello di Gesù Cristo, e ha lasciato indicazioni molto precise.
Tornando a ciò che dicono queste persone, la conclusione a cui arrivano è: “L’amore per l’altro è l’amore per Dio.”
Ma se l’amore per l’altro è l’amore per Dio, allora cosa è l’Amore per Dio? È ancora necessario? L’amore per Dio si riduce ad essere l’amore per l’altro.
Conclusione: “Quindi basta che amo gli altri e ho amato Dio”
Ma vi domando: chi non ama gli altri? Bene o male, tutti amiamo gli altri. E quindi tutti amiamo Dio? Se l’amore per l’altro è l’amore per Dio, c’era bisogno della morte in Croce di Gesù per farci capire questa cosa? L’Antico Testamento parlava già di amare l’altro, di aver attenzione per gli ospiti, gli ultimi, le vedove. Non era necessaria l’Incarnazione per questo.
Perché si è incarnato il Verbo?
Perchè andiamo a Messa, a imparare i Comandamenti, a fare la Comunione, se l’amore per l’altro è l’amore per Dio?
E soprattutto: perchè preghiamo?
I due Comandamenti che cita Gesù sono scritti così nel Vangelo:
Il primo e il più grande dei Comandamenti è: “Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza,
e il prossimo tuo come te stesso”
Sono due cose diverse, quella “e” che separa i due Comandamenti, non è una “e” identificativa ed equivalente. Sono due amori diversi. Il Signore Dio Tuo lo devi amare in un certo modo:
“con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”
e
“il prossimo tuo come te stesso”
Sempre di amore si tratta, ma sono due dimensioni molto diverse. Gesù le tiene ben separate e distinte. Dice che non c’è Comandamento più grande di questi due, ma sono due Comandamenti non sono uno.
Se dico: “L’amore per l’altro è l’amore per Dio”, invece, è uno solo.
E proseguono queste persone: “L’amore per l’altro è l’amore per Dio, sia che ne siamo consapevoli sia che non lo siamo”
Quindi vuol dire che io amo Dio senza saperlo?
Secondo queste persone, allora, tutti coloro che vogliono bene, che amano un altro, amano Dio.
Anche se non credo in Dio?
Quindi anche se non credo e anche se non voglio credere, di fatto, ci credo comunque. A me non sembra molto rispettoso.
E quindi, se non voglio amare Dio, devo odiare tutti?
“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.”
Vedete: lo avete fatto a Gesù. Il valore è dato dal fatto che è stato fatto a Gesù, non all’altro essere umano in quanto essere umano.
“Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a Me.”
Quando al Beato Cardinale Schuster vennero fatte presenti tantissime opere che lui aveva fatto, lui rispose: “Non ci siamo accorti di nulla”
Vuol dire che lo ha fatto con così tanto cuore che non si è accorto di quello che ha fatto, come fa una mamma col suo bambino, lo ama talmente tanto, con così tanto amore che non si rende conto, però sa che lo sta facendo per lui. Madre Teresa di Calcutta la stessa cosa.
«Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato».
Adamo rinfaccia a Dio di avergli messo accanto la donna: “la donna che TU mi hai posto accanto”. La colpa passa a Dio.
Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
E il serpente chi l’ha messo? Quindi anche per la donna la colpa passa a Dio.
La colpa del loro peccato non è di Dio.
Dio ha permesso ad Adamo ed Eva la tentazione, il Signore ha permesso che venissero tentati. Perchè l’amore non costringe ma lascia sempre aperta la porta alla possibilità di scegliere un’alternativa. La tentazione non è l’alternativa a Dio. Il demonio è l’alternativa a Dio.
Ad Adamo ed Eva non interessava niente di Dio, tutto quello che aveva fatto Dio per loro, a loro non interessava più.
E così vengono cacciati dall’Eden.
“Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita”
Perdono l’Eden ma, all’uscita dell’Eden, nonostante tutto, è sempre Dio che si prende cura di loro e li veste: fa loro le vesti di pelli, le cinture…
E noi diciamo di avere paura di Dio?
Noi cambiamo il Volto di Dio piuttosto che cambiare il nostro male.
Anzichè accampare scuse, avrebbero dovuto dire: “Sì, ho sbagliato, ho mangiato del frutto”. Invece nessuno dei due ammette la propria colpa.
Né Adamo, né Eva confessano la loro colpa a Dio, è da qui che viene la paura: dal peccato. Non dal giudizio di Dio.
Leggiamo almeno qualche riga del nostro libro: “L’inconscio Spirituale” di Larchet:
“Anche i carismi del discernimento e della «conoscenza del cuore» (kardiognosis, lettura nei cuori e conoscenza delle dimensioni nascoste della vita interiore) permettono ai padri spirituali che li possiedono d’andare più lontano degli psicoterapeuti profani nella conoscenza delle cause delle malattie, nell’accompagnamento della loro evoluzione e nella ricerca di mezzi terapeutici adeguati, scoprendo direttamente nell’inconscio non soltanto le malattie nascoste, ma anche le risorse di cui la persona dispone per liberarsene e liberare la sua vera personalità orientata verso Dio.”
Nella nota a questo passo leggiamo:
“Uno dei più grandi padri spirituali del XX secolo, il padre Paissios, che viveva da eremita sul Monte Athos, diceva un giorno a un suo visitatore, psicologo clinico di professione: «Voi conoscete le anime con l’aiuto del sapere che vi siete procurato all’università e sui libri; io vedo direttamente il loro contenuto»”.
“C’è poi ancora da sottolineare il ruolo della preghiera del padre spirituale, tanto più efficace quanto più grande è la sua santità, e quella del malato stesso per la sua guarigione. La preghiera invoca la forza soprannaturale della grazia divina per ottenere la guarigione; e di frequente accade che la guarigione o un notevole miglioramento dello stato del malato avvenga.”
Quanto è importante questa “kardiognosis”, la conoscenza del cuore. E’ importante che il Padre Spirituale l’abbia su di noi ed è importante che noi impariamo ad averla su noi stessi. Dio ce l’ha, andiamo a chiederla.
«Dove sei?»
Dovremmo metterci questa domanda sul comodino prima di andare a letto a dormire.
“Oggi dove ti sei messo? Dove ti sei nascosto? Dove ti sei andato a buttare via?
La paura non ci viene quando siamo in pace. Il consiglio che vi dò è questo: restiamo coscienti, non cambiamo Dio, cambiamo noi.
Vi avevo detto ieri che vi avrei portato la storia di Carlo Campanini figlio spirituale di Padre Pio, vi leggo alcune righe:
“Alla fine del 1949 io avevo raggiunto il massimo della popolarità, giravo tre film contemporaneamente, la gente mi invidiava e diceva: «Beato lei, in mezzo alle belle donne, con le macchine fuoriserie». Io vi dico solo qual era il mio stato d’animo: quando leggevo sul giornale che uno stanco della vita se l’era tolta, io dentro di me lo invidiavo e dicevo, almeno tu hai avuto il coraggio di levarti di mezzo. Io ero in uno stato che odiavo la mia vita.”
Campanini dà la motivazione di questa situazione tragica: egli avvertiva in sé un grande vuoto e per la doppia vita, che tra l’altro lo teneva nel terrore che in casa se ne accorgessero, e perché si sentiva lontano da Dio.
Chiediamo oggi al Signore, alla Madonna nel giorno di sabato a lei tanto caro e nella data del 13 del mese a lei tanto cara, di farci questa grazia: non cambiamo il volto di nulla, né delle persone, né nostro, né della realtà, di niente, non cambiamo mai la realtà, prendiamola così come siamo, e se non va bene qualcosa cambiamo quello che non va bene, non la realtà. Non tocchiamo il Volto di Dio. Andiamo alla radice dei problemi.
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Sabato della V settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
PRIMA LETTURA (Gen 3,9-24)
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo.
Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori
e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ed egli ti dominerà».
All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l’erba dei campi.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.
Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!».
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita.