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Il manoscritto del Purgatorio, parte 36

Il manoscritto del Purgatorio

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Il manoscritto del Purgatorio” di martedì 3 gennaio 2023 – Santissimo Nome di Gesù

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 1, 29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 3 gennaio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 29-34.

Quest’oggi festeggiamo — e mi raccomando di festeggiarlo con tutta la solennità possibile — il Santissimo Nome di Gesù.

Diciamo due parole, ma su Internet potete andare a cercare perché c’è tantissimo…

Il SS. Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico. 

Grande predicatore e propagatore del culto al Nome di Gesù, fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) e tale culto fu continuato da altri confratelli, soprattutto dai beati Alberto da Sarteano e Bernardino da Feltre . 

Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721. 

Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta del Novecento, quando fu soppressa. 

Il santo Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano.

Tutti avrete presente il trigramma di San Bernardino da Siena: è molto bello… io me lo sono fatto stampare. 

Bernardino con profondo intuito psicologico inventò un simbolo dai colori vivaci che veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro.

Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo; lo abbiamo, ad esempio, sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena dove campeggia enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro, ma lo si ritrova si fatto in ogni posto dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato o soggiornato.
Il trigramma fu disegnato proprio da San Bernardino, e pensate che veniva messo su tavolette di legno che il santo francescano appoggiava sull’altare dove celebrava la Messa prima della attesa omelia (era un grande predicatore) e al termine della Messa con la tavoletta benediceva i fedeli.

Il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco (Iesûs), ma si sono date anche altre spiegazioni, come l’abbreviazione di “In Hoc Signo (vinces)” il motto costantiniano, oppure di “Iesus Hominum Salvator”. 

Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce, in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H. 

Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania; 1° rifugio dei penitenti; 2° vessillo dei combattenti; 3° rimedio degli infermi; 4° conforto dei sofferenti; 5° onore dei credenti; 6° gioia dei predicanti; 7° merito degli operanti; 8° aiuto dei deficienti; 9° sospiro dei meditanti; 10° suffragio degli oranti; 11° gusto dei contemplanti; 12° gloria dei trionfanti. 

Bellissimo… questi sono i santi! 

Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”. 

Sì, adesso non si inginocchia più nessuno, facciamo tutti l’inchino e non davanti al Nome di Gesù, ma davanti al suo Cuore Eucaristico… ormai la genuflessione è sparita! E allora cominciamo a farla noi: facciamo la genuflessione davanti al Tabernacolo, quando entriamo in chiesa, quando riceviamo la Comunione! 

Anche Santa Giovanna d’Arco volle ricamare il Trigramma sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti.
Diceva san Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo Nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della carità divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione. 

Bene, mi sembra di avervi detto le cose più importanti; ho preso queste informazioni da un articolo di Antonio Borrelli.

Poi c’è la preghiera della Freccia d’Oro, bellissima:

Sempre sia lodato, benedetto, amato, adorato, glorificato,
il santissimo, adoratissimo eppure incomprensibile,
NOME DI DIO,
nel cielo, sulla terra e negli inferi,
per tutte le creature uscite dalle Mani di Dio
e per il Sacro Cuore di nostro Signore Gesù Cristo
nel Santissimo Sacramento dell’Altare.
Amen

Bene, vi ho detto proprio tutto!

Proseguiamo con la nostra lettura del Manoscritto del Purgatorio.

Una persona ha un bel fare intorno alle anime che le sono affidate, riprenderle, cercar d’infondere in loro un po’ più di pietà: non vi riuscirà che proporzionatamente alla sua interiorità. Solo il di più della sua pietà riverserà nei loro cuori; nel caso contrario, se ella non è quale dovrebbe essere, se non è unita con Gesù, le sue parole giungeranno agli orecchi, ma non al cuore, i suoi sforzi non saranno benedetti. 

Quando le cose non funzionano tanto, anche come educatori, sacerdoti, genitori, chiediamoci se la nostra pietà è quella che dovrebbe essere, se siamo veramente uniti a Gesù, perché negli altri noi potremo riversare solo il “di più” della pietà che dovremmo avere. 

Sentite adesso che cosa dice… sono parole veramente difficili.

Quando avete da riprendere una persona che ha mancato leggermente od anche gravemente, fatelo con molta dolcezza, con fermezza talvolta, quando la mancanza lo esige, ma con poche parole e mai per passione, perché il rimprovero fatto in tal modo nuoce all’anima di colei che lo fa e di colei che lo riceve. Nel riprendere una giovinetta evitate soprattutto, per esempio, di rinfacciarle le mancanze passate. È questo un difetto abbastanza comune e che dispiace al buon Dio. Coloro che agiscono in tal modo commettono una colpa. Chi ha detto loro che quanto essi rimproverano non sia già perdonato? Per qual motivo ritornarci su? Il buon Dio non ha punto dato loro simile esempio. Ci si deve continuamente umiliare delle proprie colpe e ricordarle incessantemente dinanzi a Nostro Signore, nell’amarezza del proprio cuore, ma non bisogna mai ritornare sul passato di nessuno.

Questo a me sembra un altro di quei testi da copiarci, salvare e leggere ogni giorno; credo che queste parole siano esattamente il contrario di quello che noi facciamo o siamo tentati a fare, nel senso che, quando riprendiamo qualcuno, noi usiamo tantissime parole, sovente c’è moltissima passione e il rimprovero fatto così non serve a nessuno, anzi fa male a tutti.

Poi c’è il tema delle mancanze passate: ciò che è passato, è passato e soprattutto noi non solo non sappiamo se la persona le abbia già confessate, se quindi sia già perdonata (e in tal caso è inutile parlarle di una cosa che non esiste più), ma non sappiamo neanche se la persona sia veramente già emendata, magari sì, quindi stiamo ricordando una cosa che, di fatto, è solo una umiliazione perché ormai quella persona è “oltre”, è “di più”, è “meglio”. 

Non bisogna mai tornare sul passato di nessuno e questa è una cosa molto importante: dobbiamo impegnarci tanto per ricordarci di non farlo. È difficile per tante ragioni, perché poi noi usiamo il ritornare sul passato per giustificare il nostro rimprovero presente, per far vedere che, magari, non ci sono stati degli effettivi e reali cambiamenti. Rinfacciare le colpe passate è veramente brutto e, soprattutto, è un difetto che dispiace al buon Dio, è una colpa, quindi non dobbiamo farlo più! Dobbiamo impegnarci tanto in questo!

Un’anima cristiana e, a più forte ragione, un’anima religiosa, se vuol far piacere a Nostro Signore, agirà riguardo al prossimo come desidera che Gesù agisca nei suoi riguardi. Ritenete bene questo e, all’occasione, mettetelo fedelmente in pratica.

Come noi vogliamo che Gesù faccia con noi, così noi dobbiamo fare con gli altri.

Non lasciatevi mai prendere eccessivamente né dai doveri né dalle cose e dalle sollecitudini della vita, sì che la vostra anima vi perda quella libertà che le impedirebbe di unirsi ad ogni istante a Gesù, e di poter conoscere ed adempiere sempre la sua santa volontà. 

Questa cosa io l’ho molto sentita, soprattutto per il giorno del Natale, ma anche per altre occasioni. Per il giorno di Natale, ma anche per altre occasioni, quando abbiamo da preparare delle cose per qualcuno, per far festa, per fare cena, per fare un pranzo, noi veramente dovremmo chiederci: “Che cosa posso fare per fare bene, tanto, in poco tempo, nel minor tempo possibile?” Se noi pensiamo bene a questa cosa, con molta libertà, vedrete che diremo: “Ah, ok! Questo no, questo no!”. Magari la cosa che ci costa più fatica è quella che facciamo in minor tempo. 

Mi viene in mente che, quando era in cucina, mia nonna era velocissima, mentre qualche altro mio parente era lentissimo, una lungaggine a non finire che faceva venire sonno e tedio! Mia nonna, invece, cucinava delle cose buonissime, faceva tanto e faceva svelta: non ho mai visto mia nonna in cucina dalle otto del mattino o cucinare giorni prima, neanche per Natale! Quando venivano figli, figlie, nipoti e doveva cucinare per un esercito, non ho mai visto nulla del genere e lo ricordo bene perché facevo colazione, studiavo ed ero in cucina con lei, ma non l’ho mai vista trafficare… quel trafficare l’ho visto dopo, in altre situazioni ben precise con persone ben precise e mi ha sempre dato un fastidio enorme! 

Ah, sì un’altra cosa: ci sono persone che, quando cucinano… avete presente la corazzata Potëmkin?… ecco, uguale! Sembra lo sbarco in Normandia! Uno dice: “Miseria! Che cosa è successo qui?”; uno termina di cucinare e c’è la cucina che è completamente ribaltata, un macello, un disastro: pentole di ogni tipo, genere e specie… tutta una quantità di roba sporca buttata lì, tutta la roba in giro! Per amor del Cielo! Questo è un essere presi, come dice la suora “eccessivamente dai doveri, dalle cose e dalle sollecitudini della vita”. Ed è chiaro che perdiamo la libertà e che questo ci impedisce di essere ogni istante uniti a Gesù, è ovvio! Come fai a essere unita a Gesù in un macello del genere? Che cosa vuol dire tirare in piedi tutta quella roba? Poi tutta quella roba andrà lavata, pulita, asciugata e riposta… immaginatevi! “Eh, allora come faccio?”, ti svegli, figlia o figlio mio… impara a cucinare! Cucinare bene non vuol dire semplicemente mettere dei piatti con dentro delle cose buone da mangiare! Cucinare bene è un’arte che inizia da quando tu tiri fuori la prima forchetta fino a quando tu hai messo via tutto; cucinare bene non è conciare la cucina da buttar via, non è essere travolti dalle pentole e dai coperchi… questo significa fare pasticci e confusione. 

E guardate — qualcuno dirà che sono esagerato, ma non credo di esserlo — che il cibo risente dell’ordine di chi cucina, perché il cibo porta in sé l’arte: le vongole cucinate da mia nonna non le ho più mangiata da nessun’altra parte! Voi direte: “Il Padre è un po’ poetico, un po’ romantico… come le cucinava sua nonna, non le cucina nessuno…!” No, è così: so benissimo il gusto che avevo in bocca quando mangiavo le sue vongole e non le ho mangiate più da nessun’altra parte… semplici, messe dentro nella pentola a cuocere, lei scolava le vongole e noi mangiavamo le vongole… e faceva un sughetto che era una cosa incredibile! Mai visto la cucina travolta dal mondo tant’è che io camminavo in mezzo, da bambino, per andare a bere il tè che mia nonna mi preparava… mai visto disordine, pentole, pentolame, sporco, lavello che traboccava e sembrava posseduto… mai visto! 

Lei cucinava e, man mano che faceva, lavava, puliva, asciugava e metteva via: cucinava, lavava, puliva, asciugava e metteva via. Non era Wonder Woman! Era semplicemente una donna estremamente rigorosa e ordinata, una donna semplice, ma precisissima: aveva un ordine interiore che io non ho più trovato… in cucina non ha mai visto una macchia sul lavello, e non dopo, ma mentre cucinava! Era impossibile trovare una macchia sul lavello: era tutto sempre perfettamente pulito! Non si può cucinare in mezzo allo sporco, in mezzo agli schizzi… fa venire il voltastomaco… è impossibile! E sicuramente non ci si può unire al Signore!

Invece ogni cosa che facciamo è un po’ come quando si studia: deve essere portata avanti in maniera ordinata e integrale in modo tale che… lei aveva terminato di cucinare e restavano da lavare i piatti in cui avremmo mangiato e neanche sempre la pentola con cui aveva cucinato perché, intanto metteva a tavola tutti, lei aveva già lavato e asciugato la pentola. Restavano solo piatti e posate… e non c’era la lavastoviglie a quei tempi… tutto a mano! 

Ecco: posso dire che lì c’era Gesù, lì si respirava Gesù, lì Gesù ci stava bene e si sarebbe messo seduto con me a riposare e a godersi la scena delle cose buone che mia nonna preparava. 

Solo così noi possiamo adempiere e conoscere la sua Santa Volontà, non nell’essere travolti per cui si salta la Messa, si saltano le preghiere… mai vista mia nonna saltare Messa e preghiere perché doveva cucinare… mai viste queste cose!… le ho viste dopo con quei personaggi moderni (che non sono solo donne, ma sono anche uomini, perché i “frignoni” sono sia uomini sia donne in quanto tutto dipende dalla maturità della persona) che, quando devono cucinare, sembra debba venire giù il mondo… rilassati, per amore del Cielo! 

Quando arrivano le domeniche o anche il Natale, si ferma il mondo: “Ah, non vado più a Messa, non prego più! Come faccio? Devo preparare, cucinare, brigare…”. Ma stai sereno: mettiamo ordine e l’ordine custodirà noi! Custodisci l’ordine e l’ordine custodirà te, dicevano i medievali! Devi cucinare? Cucina con decoro e silenzio: metti decoro, metti silenzio, fatti aiutare (è un atto di umiltà farsi aiutare!), ma tutto con molto silenzio. In cucina non ci possono essere chiasso e chiacchiericci: non va bene, perché, come ogni arte, deve essere fatta con rigore. È come quando uno studia con la musica o come quando uno sta dipingendo e io vado lì a parlargli: non si può! Non si può portare avanti un’arte ed essere circondati dalle scimmie che saltano di qua e di là urlando.

Ogni cosa ha il suo tempo: quando una persona sta facendo una cosa, deve essere lasciata in pace e deve farla bene. Ognuno stia al suo posto: infatti in cucina con mia nonna non c’era nessuno. A parte me, che ero il suo prediletto e che non la disturbavo, anche perché studiavo, visto che mi faceva studiare dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, notte compresa e non potevo perdermi molto in chiacchiere. Finiti i compiti non potevo stare senza fare niente perché “non si sta a far niente”, quindi mi inventava lei altri compiti… quintali di problemi, operazioni, riassunti, letture… io facevo compiti a non finire che non correggeva mai nessuno perché figuratevi se i maestri si mettevano a correggere quelle cose lì. Così li correggeva lei… e io ero nell’angolino della cucina a scrivere, contare, leggere, ripetere, riassumere, moltiplicare, dividere, a fare esercizi di calligrafia… lo ricordo ancora: “Giorgio, fai esercizi di calligrafia, fai esercizi di bella scrittura: non devi scrivere come le galline!”.

L’arte! L’arte richiede silenzio e rispetto! Impariamo a rispettare le persone che lavorano e impariamo a rispettarle con il silenzio: lasciamole stare e non distraiamole con chiacchiere inutili. In questa maniera le persone potranno vivere quello che vivono raccolte in Dio, perché, se lo vivono nel silenzio, possono farlo raccolte in Dio, possono farlo presente al Signore. Che bello: dovete cucinare? Prima di iniziare, pregate la Vergine Maria perché sia lì con voi e vi faccia fare tutto, tanto, bene e velocemente!

Se soffrite, accettate la sofferenza con rassegnazione perché è permessa da Gesù, il quale, dal male che lascia fare, sa trarre il più gran bene. Andate con tutta semplicità à piè del tabernacolo ed ivi, confidate al vostro Gesù quel che vi pesa sul cuore, quel che a volte vi sembra molto gravoso a portarsi: il suo Cuore alleggerirà tutto. Al contrario, se gioite di quella gioia soprattutto che si prova a rari intervalli nel servizio del buon Dio, accettatela con umiltà e riconoscenza, e pensate che la terra non è il soggiorno del riposo, ma un luogo di esilio, di fatica e di sofferenze d’ogni genere.

Invece di fare i frignoni e chiamare l’amica del Cotton Club: “Mi hanno detto, mi hanno fatto, non mi capiscono, sono cattivi, mi trattano male!”, invece di tutte queste sciocchezze del nostro io ferito, andiamo ai piedi del Tabernacolo, andiamo ai piedi di Gesù Crocifisso (avrete un Crocifisso in casa?); andate ai piedi del Tabernacolo e “confidate al vostro Gesù quel che vi pesa sul cuore, quel che a volte vi sembra gravoso e il suo Cuore alleggerirà tutto”… è vero! Il Cuore di Gesù alleggerisce tutto poi, tutto! L’importante è fare bene! Che cosa? Il nostro atto di confidenza e amore per Gesù; non andare a fare i frignoni con le creature perché serve a niente cercare consolazioni vane e vacue. Andiamo da Gesù e diciamogli la nostra fatica e il nostro peso: lasciamo fare a Lui e vedrete che Gesù farà il resto!

Ecco, domani vedremo un altro passo abbastanza lungo, ma molto bello!

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

E nel Nome di Gesù, fate una santa giornata!

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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