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”Lieti di essere giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù” (At 5,41)

Predicazione degli apostoli

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «”Lieti di essere giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù” (At 5,41»
Venerdì 21 aprile 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (At 5, 34-42)

In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di far uscire [gli apostoli] per un momento e disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!».
Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 21 aprile 2023.

Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo quinto degli Atti degli Apostoli, versetti 34-42.

Ecco qui un uomo che sa ragionare. Gamalièle era un fariseo, dottore della legge, quindi una persona conosciuta, rispettata, stimata che aveva anche una posizione autorevole. Però non era ideologizzato, era effettivamente un uomo di fede, un uomo che ha saputo coniugare bene tutto ciò che ha imparato dalla legge con lo spirito della legge. E quindi con chi la legge l’ha dettata, con chi la legge l’ha data. Un uomo onesto. E quindi fa un ragionamento. Vedete, quando uno ragiona, ragiona, e non può che arrivare a certe conclusioni.

Gamalièle fa un ragionamento che è un vero ragionamento, perciò estremamente logico, come abbiamo detto anche ieri, e quindi dice: “Guardate, forse è meglio osservare la storia, osserviamo la storia”. 

La storia ci insegna che quando un’opera nasce dagli uomini,  finisce. Tutte le opere umane, anche quelle che sono durate più tempo, son finite, tutti i regni umani sono finiti. Pensate alla grande società degli Egiziani, il Regno d’Egitto. Chi di noi non ha studiato l’Egitto e non ha visto veramente la grandiosità di questo Regno? Finito! Ma ce ne sono veramente tanti da citare, pensate ai Romani. Cosa non ha fatto Roma! E fin dove non è arrivata a Roma! Finita! Ovviamente ognuno con cause diverse, però finisce. Pensate agli imperatori come Diocleziano, come Nerone, insomma, finiti! Fino ad arrivare a giorni a noi più vicini, con delle dittature terribili, pensiamo a Hitler, pensiamo a Stalin, finiti! 

Tutto ciò che è umano inizia e finisce, anche a partire da regni proprio politicamente intesi, che hanno anche a disposizione una certa potenza di armi, di denaro. Pensate nella storia della Chiesa, quante sette eretiche ci sono state! Finite! Che cosa non finisce? Non finisce ciò che viene da Dio.

Quindi Gamalièle dice: “Guardate: se tutto questo, quest’opera, questo piano, è di origine umana, state tranquilli che finirà, ma se viene da Dio…” Ecco, ciò che non finisce è ciò che viene da Dio. Non si può distruggere quello che viene da Dio. Perché quando cerchi di distruggere, di fatto moltiplichi. Il sangue dei martiri germina nuovi cristiani.

“Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio”. 

Di fatto lo avevano già fatto, ma in questo caso hanno l’occasione di fermarsi un attimo. E questo ragionamento è talmente stringente, talmente vero, talmente rigoroso, che persino loro — che ormai avevano abbandonato ogni movimento logico di ragionamento — dicono: “Eh sì, è vero, questo proprio è incontestabile, quindi fermiamoci, tanto…”. E ovviamente proibiscono di parlare nel nome di Gesù e li mettono in libertà, dopo averli fatti flagellare.

È interessante quello che scrive gli Atti degli Apostoli come reazione degli apostoli stessi, cioè che loro se ne vanno via dal Sinedrio:

“lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”. 

E vanno avanti a fare quello che hanno sempre fatto, nel tempio e nelle case:

“Non cessavano di insegnare, di annunciare, che Gesù è il Cristo”

Quindi, ovviamente, non seguono quello che è stato detto loro dal Sinedrio. Avevano già detto che bisogna ubbidire a Dio e non agli uomini e vanno avanti a fare quello che hanno fatto, ciò per cui sono stati anche imprigionati, ma non fa niente, loro lo fanno lo stesso.

È bello notare questa serenità interiore. 

“Essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”

Ecco, forse noi ancora non abbiamo tutti maturato questa spiritualità, questa libertà, questa serenità, questa confidenza in Dio. Essere oltraggiati per il nome di Gesù è una delle grazie più grandi che si possano ricevere. Certo, sentiamo il contraccolpo: ovviamente se vengono flagellati, i colpi di flagello li hanno sentiti sulla schiena! Però poi uno si ferma un attimo e dice: “Sì, è vero, ma questo è un dono! Io questi colpi di flagello per chi li ho presi? Perché li ho presi? Io questi colpi di flagello li ho presi perché ho voluto essere fedele a Gesù, ho voluto annunciare Gesù, ho voluto obbedire al comando di Gesù; quindi, questa è la ragione dei flagelli, questa è la ragione degli oltraggi”. poi non dimentichiamo che in questi giorni abbiamo sentito che sono stati messi in prigione, ne hanno subite, hanno avuto un interrogatorio, insomma, non è stato un tempo facile, però loro son felici.

Ecco allora oggi potremmo proprio chiederci come noi sappiamo vivere il momento degli oltraggi. Ognuno di noi ha i suoi oltraggi, ognuno di noi riceve i suoi oltraggi più diversi, dipende: al lavoro, a scuola, in famiglia; anche in famiglia si viene oltraggiati. 

Come viviamo questi momenti? Beh, sapete, si possono vivere con scandalo e dire: “No, no, basta, non c’è la faccio più” e rinunciare, oppure si possono vivere con gioia, cioè dicendo: “Se li sto vivendo, è perché il Signore ha ritenuto che io li possa vivere, mi ha ritenuto degno di patire per Lui”, è un onore! Patire per il Signore, è un onore.

E oggi sapete che ricorre il quinto venerdì dei quindici venerdì di don Giuseppe Tomaselli, quella pratica che si fa due volte all’anno, per la quale per quindici venerdì consecutivi siamo chiamati alla  Confessione, alla Comunione e siamo chiamati a riparare alcuni peccati precisi. 

Quest’oggi siamo chiamati a riparare i peccati di odio. Noi dobbiamo stare lontani dall’odio. Come la Scrittura ci dice — San Paolo ce lo ricorda — non dobbiamo mai maledire nessuno. Vi raccomando: c’è qualcuno che ha un po’ questo brutto vizio di avere in bocca la parola “maledetto” o “maledetta” o “maledizione”. Togliamoci questa parola dalla bocca, perché la Scrittura dice “Benedite e non maledite”, punto. Quindi in generale è brutto che un cristiano abbia in bocca la parola della maledizione, in riferimento a qualunque cosa, fosse anche un temperino, non c’entra niente, non si maledice. Non bisogna dire questa cosa e non ci sono né i “se”, né i “ma”, né i “però”, la Scrittura è chiara. Gesù non ha mai maledetto nessuno, se non il fico, va bene, ma non è che proprio lo abbia maledetto. Ha detto: “Nessuno più mangerà dei tuoi frutti”, ma non ha usato la parola “ti maledico”.

Anche gli apostoli non hanno mai maledetto nessuno, neanche nell’Apocalisse troviamo una maledizione. No, maledire è una cosa che non va fatta, rischia di diventare un brutto vizio, perché poi una volta che l’avete assunto, senza accorgervi, lo userete in continuazione, è questa è la cosa brutta. Un cristiano è chiamato a benedire, non a maledire. Dopo lo usate sempre, questa parola è contagiosa e poi contagia anche gli altri, abitua anche gli altri a prendere questo brutto vizio di maledire; non si maledicono le persone, non si maledice niente, nessuno. Questa è proprio una cosa brutta.

Ecco, dobbiamo proprio imparare a riparare l’odio, i peccati di odio, perché noi abbiamo il dovere di amare, di benedire. Ogni venerdì c’è un bel testo di don Giuseppe Tomaselli che ci aiuta a riflettere sulla riparazione del peccato che faremo poi tutta la settimana, perché oggi in particolare ma poi tutta la settimana siamo chiamati  a riparare questo peccato, a ricordarci di riparare questo peccato. Quindi teniamo lontano da noi i rancori, le vendette, le lotte; impariamo a perdonare. Stavo un po’ vedendo quello che scrive lui. Lui cita un proverbio:

“Fratelli, coltelli. Amici, nemici. Parenti, serpenti. Vicini, assassini. Sono proprio queste categorie di persone che sogliono dare motivo agli odi”. 

I fratelli, gli amici, i parenti e i vicini. Cerchiamo di non vivere dentro questi brutti sentimenti. E questo dà gioia a Gesù, quando noi entriamo nella logica di perdono, di amore.

“Ad un generoso perdono suole seguire un aumento di grazia. Dopo che Giovanni Gualberto — non so se lo conoscete — perdonò all’uccisore di suo fratello, ottenne la grazia di farsi Santo”.

Andate a vedere la storia di San Giovanni Gualberto. 

Poi c’è il fioretto e poi la preghiera: 

“Recitare ogni giorno della settimana cinque Pater, Ave, Gloria in onore delle cinque Piaghe, per coloro che durante la vita ci hanno offeso.” 

Poi c’è l’orazione da recitarsi prima della Comunione, molto bella.

Ecco impariamo anche questa bella pratica dei quindici venerdì, perché ci fa bene ed è utile, molto utile. 

Bene, io vi auguro una Santa giornata e consoliamo il Sacratissimo Cuore di Gesù.

 Poi c’è un’altra cosa che volevo dirvi. 

Il venerdì sarebbe opportuno che imparassimo questa bella devozione: quella della preghiera alle Sante Piaghe di Gesù chiesta da Gesù e dalla Vergine Maria a Suor Maria Marta Chambon. 

Vi do i riferimenti del PDF che ho io, ma non ho la casa editrice. 

SUOR MARIA MARTA CHAMBON

DELLA VISITAZIONE, SANTA MARIA DI CHAMBÉRY

E

LE SANTE PIAGHE DI N. S. G. C.

PISA 1924

È un testo abbastanza vecchio. Ho solamente questa copertina, non ho nient’altro.  I vado a leggere il testo che nel mio PDF si trova da pagina 24 a pagina 26, non saprei dirvi sul libro che potete trovare in commercio a quali pagine fa riferimento. Comunque, la Santa è questa.

La S. S. Vergine unì la sua richiesta a quella del suo divin Figlio. In cambio di tante grazie eccezionali, Gesù non domandava alla Comunità che due pratiche di cui diremo brevemente una parola: l’Ora santa — che noi ormai abbiamo imparato a fare ogni giorno, non solamente il giovedì, e il Rosario delle sante Piaghe.

Ricordate tutta la Catechesi che vi feci su Monsignor Fulton Sheen, quando vi dissi che lui, dal giorno della sua ordinazione, prese l’impegno di fare tutti i giorni l’Ora Santa e che morì esattamente durante l’ora Santa, quindi davanti al tabernacolo?

Gesù chiede due pratiche, l’ora Santa e il Rosario delle sante Piaghe.

All’epoca del colera che, nel 1867, fece tante vittime nella provincia di Chambéry, N. S. espresse il desiderio che, tutti i venerdì, si facesse l’Ora santa da cinque Sorelle, ciascuna delle quali doveva onorare una delle sue Piaghe (Si sa che, per suor Maria Marta, le ferite dei Piedi non formano che una sola piaga; il Capo insanguinato sotto la corona di spine costituisce la quinta).

La S. S. Vergine unì la sua richiesta a quella del suo divin Figlio, con queste parole da cui trasparisce un doloroso lamento:

“Non vi è alcuna Casa sulla terra — siamo nel 1800 eh, attenzione, chissà adesso — dove le sante Piaghe di Gesù siano onorate in modo particolare il venerdì sera… 

Possiamo pensare che la Vergine Maria non esageri e possiamo pensare che la Vergine Maria non dica bugie! Se dice che non vi è nessuna casa, vuol dire che non c’è nessuna casa su tutta la terra, in tutto il mondo. Nel 1800 su tutta la terra, in tutto il mondo, non c’era una sola casa sulla terra dove le Sante piaghe di Gesù siano onorate in modo particolare il venerdì sera. Terribile questa diagnosi, questa fotografia che fa la Vergine Maria.

Durante quest’ora bisogna contemplare queste sacre ferite e immergersi in esse.

Allora io vi dico, secondo me è bene che prendiamo l’abitudine, il venerdì sera, ognuno sceglie l’orario più proprio, più consono, e impariamo il venerdì sera ad onorare le Sante piaghe di Gesù. C’è la bellissima coroncina, che si recita usando la corona del Rosario, che io vi consiglio.

“La devozione alle mie Piaghe è il rimedio per questo tempo d’iniquità”, assicurava il Divin Salvatore — pensate, nel 1800, assicurava Gesù — “Sono Io che lo voglio: bisogna fare le aspirazioni con grande fervore.” “Sono contento di vedervi onorare le mie sante Piaghe; io posso ora spandere più abbondantemente i frutti della mia Redenzione”.

“Come vi è un’armata formata dall’iniquità, così ve n’è una formata da Me. — Con questa preghiera, voi siete più potenti di un’armata per arrestare i miei nemici”.

“Dì alla tua Superiora che sarà sempre esaudita per qualsiasi bisogno, allorché mi pregherà per le mie sante Piaghe, facendo dire il Rosario della misericordia”. — che è appunto quello delle Sante piaghe. — In verità, questa preghiera non è della terra, ma del Cielo!… essa può ottenere tutto! — Lo devi dire alla tua Madre, ricordarlo, scriverlo per l’avvenire, affinché vi abbiate ricorso di preferenza.”

Ecco quindi io consiglio, alla sera del venerdì, di recitare questa corona delle Sante piaghe di Gesù, veramente molto bella. 

E la stessa cosa riguarda il giovedì sera, io già ve la dissi, ma ve la ripeto. Il giovedì sera, ricordate, dobbiamo fare l’Ora Santa per tenere compagnia a Gesù nel Getsemani. 

A Don Tomaselli, Gesù chiede:

Ogni giovedì sera, alle ore venti, portati col pensiero alla mia ultima Cena; è l’ora memoranda in cui dal cuore di un Dio Umanato scaturì il Mistero Eucaristico. Non dimenticare dunque: giovedì sera, alle ore venti, appuntamento con il tuo Gesù, chiuso nei mille Tabernacoli del mondo. Sia questa l’ora del tuo mistico incontro con il Re d’Amore. Diffondi questa iniziativa, che già da tempo si va attuando. Trascorri l’ora dell’appuntamento Eucaristico in più intima unione con me. La tua Comunione del giovedì abbia questa intenzione: ringraziarmi del Dono Eucaristico che ho fatto al mondo e riparare le profanazioni ed i sacrilegi eucaristici.

Quindi uno dice: “Sì, ma io alle 20 non posso andare in chiesa”, va bene, vai come faceva la beata Alexandrina: vai in spirito, con la tua anima, vai lì spiritualmente e ti metti davanti al tabernacolo.

Ecco io vi consiglio queste due pratiche. Vi consiglio di segnarvele e di non dimenticarvele e di mettervele a calendario, così che ogni giovedì e ogni venerdì le facciamo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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