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“Misericordia Io voglio”

S.Matteo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 21 settembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

“MISERICORDIA IO VOGLIO”

Eccoci giunti a lunedì 21 settembre 2020, abbiamo letto il Vangelo di oggi, tratto dal cap. IX di San Matteo, un testo molto importante, oggi ricorre la festa di San Matteo Evangelista, questo brano del Vangelo ci ricorda la “chiamata” di San Matteo da parte di Gesù:

  • Cosa possiamo trarre da questo testo?

Innanzitutto mi sembra utile concentrare la nostra attenzione sulla chiamata stessa, San Matteo è seduto al banco delle imposte, sta facendo il suo lavoro, ha la sua vita, ha le sue amicizie, ha la sua storia, ha il suo percorso, Gesù si avvicina e dice una parola sola:

“Seguimi”

E San Matteo si alzò e lo seguì.

Questo comportamento, questa immediatezza nella risposta, mi sembra la prima cosa sulla quale dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Noi non siamo abituati a questa immediatezza. Noi avremmo risposto:

“Perché? Dove? Quando? Come? Con chi? Per quanto tempo? A fare che cosa?”

  • Queste domande-risposta, che cosa indicano?

Indicano che al centro del nostro agire, del nostro eventuale corrispondere ci siamo noi, noi che vogliamo avere in mano i pulsanti importanti della nostra vita, noi che diciamo di voler fare la Volontà di Dio, in realtà facciamo la nostra volontà. Noi diciamo di voler fare la Volontà di Dio fino a quando la Volontà di Dio è secondo il nostro gusto, quando la Volontà di Dio non è più secondo il nostro gusto noi facciamo la nostra volontà e troviamo tanti modi per farla, diciamo:

“Che questa cosa ci mette in pace con Gesù, che questa cosa è necessaria, importante”

Troviamo mille motivazioni, mille scuse per non fare la Volontà di Dio e fare la nostra. Noi qui avremmo risposto:

“Sì mi piacerebbe seguirti, però non adesso, aspetta, devo andare a salutare i miei amici, i miei e genitori, devo tornare a casa, ho dimenticato a casa una cosa che devo sistemare, questa cosa è importante la devo fare..”

Mille ragioni per non fare:

“Si alzò e lo seguì”

Quando Gesù chiama, e Gesù chiama quando vuole Lui, non ci possono essere né sé, né ma, né però, né dopo, né allora, nulla.

“Si alzò e lo seguì”

Lascia tutto. La prima cosa che lascia San Matteo è se stesso. Lascia Matteo seduto al banco delle imposta e ciò che si alza è già un uomo nuovo, è già un San Matteo in seme, che poi germinerà, è già una persona nuova. E l’essere nuovo è dato proprio da questa immediatezza della sua risposta che è assolutamente pratica:

“Seguimi”

  • Come si fa?

Camminando. E’ una cosa molto pratica. Non si fa con la mente, con le parole, o con le domande, si fà. Ed è bello vedere questa immediatezza di chi prende parte. E’ un pò come uno che prende e si tuffa, è la stessa cosa, prende e lo fa. San Matteo avrà certamente avuto delle domande nel cuore, ma queste domande troveranno la loro risposta nel cammino che San Matteo farà.

Secondo quadro:

“Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli.”

La prima cosa che accadrà con Gesù insieme a San Matteo sarà di andare a casa sua, E’ interessante questa cosa, Gesù avrebbe potuto prendere Matteo e portarlo altrove, e invece lo riporta all’interno della sua casa, lo riporta tra i suoi amici, tra i suoi conoscenti, tra le persone più care. E’ una delle primissime cose che fa, tornare a casa, e Gesù resta in questa casa, quasi a dirci che la vita di San Matteo deve essere investita totalmente da questa chiamata, dalla Presenza di Gesù, non ci deve essere nulla che resta fuori. E Gesù è lì presente, e non solo Gesù, Gesù con i suoi Dodici. Stanno lì e attendono Matteo, mangiano con Matteo, e non solo con Matteo, Gesù, i Dodici, Matteo e tutti i suoi amici. Gli amici del passato, pubblicani e peccatori, ora si confrontano con gli amici del presente, i Discepoli e Gesù. Tutti insieme a tavola con Gesù.

Cosa avranno fatto Gesù e i suoi Discepoli?

Avranno mangiato, avranno parlato, saranno stati insieme a queste persone.

Questo ci dice che quella frase che spesso diciamo:

“Ma io vivo nel mondo, quindi è necessario sporcarsi, è tutto più difficile vivere nel mondo”

Anche Gesù e i suoi Discepoli hanno vissuto nel mondo, ma da Gesù, da Discepoli. Vivere nel mondo non vuol dire diventare mondani. E’ possibile vivere nel mondo mantenendo la propria identità di cristiani cattolici. E’ possibile vivere nel mondo, stare insieme a persone di mondo, ed essere altro, la differenza la fa l’appartenenza.

Noi a chi apparteniamo a Gesù o al mondo?

Arrivano i farisei, i farisei sono i finti religiosi, quelli che vestono religioso ma che dentro sono totalmente mondani, totalmente sconosciuti alle cose di Dio:

«Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Questa domanda dice che loro guardano solo l’esterno, e non hanno capito nulla del messaggio di Dio, di tutto l’Antico Testamento.

Perché Gesù non dovrebbe mangiare insieme a loro?

Mangiare insieme non vuole dire contaminarsi per Gesù, per i farisei sì. E siccome sono vigliacchi, siccome non hanno il coraggio delle loro idee, non sanno portare la responsabilità dei loro pensieri, perché dentro sanno che sono pensieri malvagi, invece di andare da Gesù presente, vanno dai discepoli a chiedere di Gesù, che è la cosa più assurda che ci sia.

Anche noi facciamo così, piuttosto che andare dall’interessato a fare la domanda, siccome siamo paurosi, andiamo a chiederlo agli amici, quando la persone è presente, è ancora viva. E’ più logico chiederlo alla persona interessata la quale ci darà la risposta più giusta, perché riguarda lui, lui saprà rendere ragione di sé, non gli amici.

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

La Misericordia è proprio questa chiamata di Matteo, Dio passa e chiama.

  • Chiama chi?

Chiama una persona che faceva un lavoro che era proprio un lavoro molto a rischio, che comportava di stare in una situazione di peccato perché rubavano.

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.”

Questo spiega la presenza di Gesù a quella tavola, sta in mezzo a loro come medico. Noi dovremmo stare nel mondo come sale e come luce, come Gesù sta come medico.

“Misericordia io voglio e non sacrifici”

Gesù non fa riferimento ai sacrifici che noi potremmo chiamare fioretti o penitenze, sono i sacrifici cultuali quelli a cui fa riferimento Gesù.

“E’ inutile che offrite un sacrificio cultuale e poi vi mettete a giudicare, a criticare e vi scandalizzate perché sono in mezzo ai peccatori. Siete solo preoccupati della vostra religiosità e non avete nessuna attenzione, nessuno zelo per le anime. Non avete a cuore che quei peccatori si perderanno, voi avete a cuore solamente la vostra religione, invece dovreste avere a cuore loro, dovreste essere qui voi a mangiare.”

Quest’oggi sentiamoci chiamati da Gesù a essere sale, luce, a saper stare in mezzo a questo mondo malato come coloro che vogliono portare il Signore, come coloro che lo vogliono testimoniare, dire che è possibile essere diversi.

In cosa consiste la diversità?

Nella santità. La santità è la più grande diversità che ci sia.

Vi auguro di fare una santa giornata, il lunedì dovremmo dedicarlo per ringraziare il Signore della sua Divina Bontà e di tutti i bene che Lui ci elargisce.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

SAN MATTEO

VANGELO (Mt 9,9-13)
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

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