Scroll Top

L’importanza della fedeltà alla Legge di Dio – La madre e i sette fratelli Maccabei

Il martirio dei sette fratelli Maccabei

Omelia sulle letture del giorno

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 18 novembre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

L’importanza della fedeltà alla Legge di Dio – La madre e i sette fratelli Maccabei

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Prosegue in questi giorni la lettura del I e del II Libro dei Maccabei, due libri dell’Antico Testamento molto importanti e molto belli.

Questa mattina abbiamo il caso di questi sette fratelli (tra l’altro la lettura non riporta tutto il testo perché è lungo, quindi, vi invito ad andare a leggere questo capitolo VII del II Libro dei Maccabei, dove c’è tutto il martirio di tutti i sette fratelli, che è veramente un’opera meravigliosa di fedeltà a Dio e di obbedienza alla Legge) e oltre ai sette fratelli risalta in modo splendente la figura della madre, di questa santa madre, di questa mamma meravigliosa, che è assolutamente lontana da ogni filantropia, da ogni vacuo sentimentalismo, dal “Ti voglio bene!”, dal “Mi vuoi bene?”, dal “Mi manchi!”, dal “Vogliamoci bene!”, dallo “Stiamo tutti insieme nell’amore e nella pace!”…

Da questa bandiera degli hippies, da questa bandiera dei “Figli dei fiori”, questa donna è assolutamente lontanissima, è completamente all’opposto, e lei ci rivela che cosa vuol dire amare.

Amare non è il sentimento dell’amare, ma amare, come dice Sant’Agostino, è la virtù stessa dell’amore, la forza dell’amore.

Quindi, io amo quando?

Io amo, quando amo l’anima dell’altra persona, quando io faccio di tutto per la salvezza dell’anima dell’altra persona: questo è l’amore!

Certo, amando l’anima, amo anche il corpo, ma primariamente io ho a cuore il destino eterno, perché eterna è l’anima di quella persona: questo è l’amore!

Per questo devo essere disposto anche a perdere la salute del corpo, cioè a morire; piuttosto che perdere la salute dell’anima, devo essere pronto a perdere la salute del corpo.

Quindi, questa mamma vede in un solo giorno morire sette figli, uno in fila all’altro, dei quali, l’ultimo, era il più piccolino di tutti. Chi è genitore sa quanto amore porta nel cuore per i suoi figli e cosa vorrebbe dire per lui vedere un figlio morire, o magari qualcuno ha avuto anche l’esperienza della morte di un figlio, e sa quanto è dolorosa e terribile.

Immaginatevi di vederne morire sette e di essere voi consiglieri, quel giorno, della morte fisica dei vostri figli, perché loro non abbiamo a tradire i Comandamenti di Dio, l’obbedienza alla Legge di Dio.

Questa donna fa di tutto, tira a sé tutte le sue forze, per far sì che questi ragazzi non temano né le persecuzioni né le lusinghe del Re Antioco.

Non devono proprio badare a quelle, ma devono badare solamente a Dio, devono badare alla tradizione dei Padri, devono badare all’obbedienza della Legge, che a noi oggi fa tanto prurito.

Già a sentire la parola “Legge” subito pensiamo all’essere duri, all’essere bacchettoni, all’essere fondamentalisti, all’essere rigidi, all’essere chiusi… ma volesse Dio che fossimo chiusi, fondamentalisti, conservatori e quant’altro (metteteci tutti i termini che volete), quanto lo è stata questa madre!

Volesse Dio che avessimo la grazia di capire l’urgenza e la necessità di una fedeltà assoluta alla Legge del Signore, al Decalogo, alle Parole di Dio, che Dio addirittura ha scritto nella pietra!

Lunedì, la prima lettura, che era tratta dal I Libro dei Maccabei, finiva in questa maniera, dicendo che si facevano forza a vicenda (perché morivano per la fedeltà alla Legge), per non mangiare cibi impuri e preferirono morire pur di non contaminarsi.

Bisogna che impariamo anche noi a farci forza a vicenda, questa è la Comunione dei Santi, la Comunione della Chiesa!

Dobbiamo darci coraggio l’uno con l’altro, rafforzarci, come fa questa madre!

Io vi auguro di incontrare degli educatori, degli adulti, delle persone adulte nella fede, che vi sappiano confortare ed esortare ad essere fedeli alla Legge di Dio, che vi confermino nell’essere fedeli alla Legge di Dio.

Spesse volte si sentono fare tante critiche e commenti ai Sacramenti…

Certo, perché il demonio è furbo e comincia a rosicchiare il dente dall’interno, così il dente si devitalizza da solo, gli togliamo il nervo…

Il nervo che cos’è?

Sono l’Eucarestia e i Sacramenti.

Se togliamo il nervo, noi svuotiamo la Chiesa, svuotiamo la fede e, in questa maniera, rimane il dente, morto.

Prendete, ad esempio, il Sacramento della Confessione (che oggi, tutto sommato come sempre, soffre un po’ di tanto fraintendimento e anche di tanta pigrizia, perché non è che il Sacramento è in crisi, siamo in crisi noi), si potrebbe dire: «Ma perché, invece di andarmi a confessare, io non faccio qualche opera di penitenza?»

Questo lo diceva Lutero e lo fanno i protestanti, le opere di penitenza non tolgono il peccato, io ho bisogno di confessarmi!

Oppure, per esempio, potremmo dire: «La confessione la facciamo solo per i peccati gravi», quindi nella vita praticamente uno non si confessa più; se non ammazza, non ruba e non bestemmia, che sono le cose grosse che noi abbiamo sempre in testa, uno nella vita non si confessa più.

Già ci confessiamo poco, se poi riduciamo la confessione ai peccati gravi, non ci confessiamo più… è come dire: «Aspetta, devo fare un peccato grave per andarmi a confessare, se no, altrimenti, faccio un po’ di digiuno, do il soldino al povero, faccio un fioretto a Gesù e i miei peccati sono assolti».

Questo non è scritto nella Scrittura! Questo non c’è!!

Oppure dire: «Ma sì, vabbè, cosa vuoi che siano questi peccati, sono sciocchezze, non stiamo lì a fare una accusa precisa dei peccati, facciamo una cosa generica, non c’è mica bisogno di essere lì attenti a dire cosa hai fatto, quante volte l’hai fatto, perché l’hai fatto».

Ah no?!

Ma perché Padre Pio da Pietralcina queste cose non le ha mai dette?

Allora Padre Pio da Pietralcina è un povero stupido?

Passava nel confessionale le giornate intere, dal mattino alle 6.00, fino alla sera alle 8.00, allora, lui che stava in confessionale, era uno stupido!

Allora, San Giovanni Maria Vianney (che c’era da svenire dal caldo in quel confessionale d’estate e c’era da morire dal freddo d’inverno), che stava seduto lì tutto il giorno anche lui, compresa la notte, era un altro stupido, che non ha capito niente del Sacramento della Confessione!

Adesso arriviamo noi, gli intelligentoni, a dire: «Ma no, facciamo i preti solamente ad uso e consumo dei peccatori incalliti!»

A voi pare che ci siano così tanti peccatori incalliti, che fanno tanti peccati mortali, che abbiano a cuore di andarsi a confessare?

A me risulta il contrario: più uno è incallito nel male e meno ha voglia di confessarsi.

Tutta questa gente che fa i peccati mortali, dov’è?

Invece, ci sono molte persone che hanno il desiderio di riaccostarsi al Signore, per togliere quella roba che hanno addosso, anche se è veniale.

Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa, e tutti i Santi, dicono che un peccato veniale, accolto, è già una cosa gravissima, perché apre le porte ai peccati mortali.

San Carlo Borromeo, che si confessava una volta al giorno, che cos’era? Un decerebrato? Era un pazzo, fuori di testa, era uno scrupoloso, era uno che del Sacramento della Confessione non ha capito niente!

Solo che questi sono Santi, noi no!

Allora, quello che vorrei lasciarvi è questo: qualsiasi cosa vi venga detta, da qualsiasi persona, in qualsiasi circostanza, oggi o domani, voi rimanete saldi e ancorati alla tradizione dei Padri, ai Santi, all’insegnamento che avete fin qui ricevuto!

Credete a quello che è sempre stato vero!”, diceva Papa Benedetto XVI.

Quello che fu vero prima, è vero anche adesso, non è cambiato niente!

Non è cambiato nulla!

Confessatevi spessissimo, il più spesso che potete, avvicinatevi al Sacramento il più spesso che potete, non aspettate ad avere i peccati mortali per confessarvi, anzi avvicinatevi anche quando vedete le piccole cose!

Cosa diceva Dante?  “O dignitosa coscienza netta e pia, quanto ti è amaro morso ogni picciol fallo!” Quanto è morso amaro, per una coscienza netta e pia, il più piccolo fallo!

Se lo dice Dante, possiamo noi non dire di più?

Che San Giuseppe ci conceda la grazia di morire, piuttosto di rinnegare un più piccolo precetto dei Comandi di Dio e ci guardi dal disprezzare uno solo dei sette Sacramenti che abbiamo ricevuto!

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Prima lettura

2Mac 7,1.20-31 – Il Creatore dell’universo vi restituirà di nuovo il respiro e la vita.

In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo.
Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio».

Salmo responsoriale

Sal 16

Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.

Custodiscimi come pupilla agli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.

Canto al Vangelo

Gv 15,16

Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.
Alleluia.

Vangelo

Lc 19,11-28 – Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Post Correlati