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La santa collera

Luca Giordano - Gesù scaccia i mercanti dal tempio

Omelia sulle letture del giorno

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di venerdì 20 novembre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

Il motto carmelitano

Zelo zelatus sum pro Domino Deus exercituum”

[Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti]

(1Re 9, 10)

S. Giovanni Crisostomo sulla “santa collera”

Soltanto colui che si arrabbia senza motivo è colpevole;
chi si adira per un motivo giusto non incorre in nessuna colpa.
Poiché, se mancasse la collera, non progredirebbe la conoscenza di Dio,
i giudizi non avrebbero consistenza ed i crimini non sarebbero repressi.
Ed ancor più: chi non si incollerisce quando lo esige la ragione,
commette un peccato grave,
poiché la pazienza non regolata dalla ragione
propaga i vizi,
favorisce le negligenze
e porta al male,
non soltanto i cattivi ma,
soprattutto, i buoni.”

(San Giovanni Crisostomo – Hom. XI in Nath, 344-407)

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La santa collera

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Se dovessimo dare un titolo a questa settimana, alla liturgia della Parola che abbiamo ascoltato nella Santa Messa quotidiana di questa settimana, potemmo proprio usare il motto che è scritto nello stemma dei Padri Carmelitani; nel cartiglio c’è la mano di Elia con la spada infuocata e c’è scritto: “Zelo zelatus sum pro Domino Deus exercituum”, ardo di zelo per il Signore, Dio degli eserciti.

Questa possiamo definirla la settimana dello zelo, degli ardenti di zelo, di coloro che ardono di zelo, cioè di amore, di fedeltà, per il Dio degli eserciti, per il Signore Gesù.

Questa mattina vediamo Gesù che scaccia dal tempio i venditori.

In un altro testo, da un altro evangelista, Gesù viene descritto con questa frusta di cordicelle in mano, che fustiga le persone e rovescia i banchi dei cambiavalute e dei venditori di colombe.

Abbiamo ascoltato in questi giorni il grande esempio di Mattatia, di quello che fece presso l’altare del Signore quando fu profanato, quando tentarono di coinvolgerlo ad essere anche lui un traditore della Legge, e della madre dei sette bambini che furono uccisi perché non accettarono di mangiare la carne impura.

Allora, io credo che in questo giorno, a conclusione di questa settimana, ci può venire in aiuto un’omelia, l’XI omelia scritta per il tempo della Natività, cioè del Natale, di San Giovanni Crisostomo, perché ci fa capire quanto abbiamo troppo in noi una forma di moralismo, che non è aderente al Vangelo di Gesù.

San Giovanni Crisostomo scrive: “Soltanto colui che si arrabbia senza motivo è colpevole…”

Questo è un testo che tratta della Santa Ira, perché l’ira non è solamente un vizio capitale, c’è anche la Santa Ira!

…chi si adira per un motivo giusto non incorre in nessuna colpa”.

Cioè, io commetto il peccato dell’ira quando mi arrabbio, quando cado nell’ira per una cosa inutile, per una cosa che non ha senso: perché mi cade la forchetta per terra, perché sbaglio a un semaforo, a un incrocio, per una cosa sciocca. Se cado nell’ira per una cosa sciocca, che non ha ragion d’essere, allora questo è un peccato.

Scrive ancora: “Poiché, se mancasse la collera, non progredirebbe la conoscenza di Dio, i giudizi non avrebbero consistenza e i crimini non sarebbero repressi”.

Cosa vuol dire? Vuol dire che, quando c’è un motivo giusto, se io non mi accendo di zelo, questa mancanza di collera non permette il crescere nella conoscenza di Dio.

Se per me va tutto bene, se quello che per me conta è mantenere un clima di pace anche falso (come diceva Geremia: «Pace, pace – diceva il falso profeta – quando pace non c’è…»), è inutile, non ha senso dire “pace, pace”, quando pace non c’è.

Se c’è un motivo valido per cui non ci può essere la pace, è giusto che ci sia la collera, come dice San Giovanni Crisostomo, altrimenti la conoscenza di Dio non progredisce, perché, attraverso l’uso della collera, il Santo (ricordiamo Padre Pio) fa capire che siamo lontani dalla conoscenza di Dio e senza di essa i giudizi non avrebbero consistenza.

Certo, che giudizi diamo?

Tanto il bianco è uguale al nero, tanto va bene tutto!

I crimini non verrebbero repressi… certo, perché, se non temo nessun castigo, se non temo nessuna reprimenda, nessun rimprovero, vado avanti a fare il male.

Ma non si ferma qui San Giovanni Crisostomo e prosegue: “Ancor di più, chi non si incollerisce, quando lo esige la ragione, commette un peccato mortale”.

Quanto siamo lontani da quella melassa buonista, che ci spalmiamo tutti i giorni addosso!

Quanto siamo lontani da quel perbenismo cattolico, spaventoso proprio, da quel sentirci la coscienza sempre a posto, dal dover dire a noi stessi: «Ah… io vivo nella pace, io sono per la pace»… sentite già la voce che cambia, no?

Queste voci da donne e da uomini afflitti, da mezzi santini col collo storto, da gente che biascica preghiere: «Io sono per Gesù, io offro per Gesù».   

Ma svegliati un po’ fuori, ma fai sentire che nel tuo sangue c’è lo zelo per il Signore, altro che star lì a contare i passeri che volano in cielo!!

Chi non si incollerisce, quando lo esige la ragione, commette un peccato mortale”.

Se tu sai che la tua ragione ti chiama, per un dovere di coscienza, a usare anche la collera, e tu non lo fai, commetti un peccato mortale.

Lo spiega poi… i Santi non danno diktat, spiegano tutto con la ragione: “Poiché la pazienza, non regolata dalla ragione, propaga i vizi”.

Qui apro una parentesi per farvi un esempio…

Quando andavo in carcere, una delle cose che mi faceva appunto arrabbiare più di tutte era questa: il papà violentissimo (grazie al cielo in carcere in quel momento), che menava ogni giorno moglie e figli; la madre, per questa pazienza e per questo pseudo amore, non lo denunciava: «Ma no, poverino, cambierà, dobbiamo sopportare per il bene della famiglia…»

«Ma scusi, non vede che i suoi figli sono pestati come non so che cosa? Ma cosa deve aspettare? Cosa deve attendere?»

«Ma il Signore dice di perdonare…»

«Per l’amore del cielo, noi facciamo dire al Signore delle cose che non ha mai né detto né pensato!»

“La pazienza, non regolata dalla ragione, propaga i vizi…”

La pazienza non può mai andare contro la ragione!

La pazienza non può essere un insulto alla ragione!

Ciò che è irragionevole non può fondarsi sulla pazienza!

Io voglio essere paziente?

Bene! Ma secondo ragione, però!

…favorisce le negligenze e porta al male”.

Ecco l’esempio che vi ho fatto prima.

La pazienza irrazionale, irragionevole, favorisce il male, che si propaga, e favorisce le negligenze, fa andare avanti nella follia, non soltanto i cattivi, ma soprattutto i buoni.

Se io ho un compito di responsabilità e non intervengo quando la ragione lo impone, anche i buoni vengono condotti al male.

Ecco perché Mattatia ed Eleazaro si rifiutano di compiere quel gesto terribile di tradire la Legge, ed ecco perché, lunedì di questa settimana, la prima lettura si concludeva dicendo queste parole: “Tuttavia, molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare i cibi impuri e preferirono morire”.

Vedete, noi dobbiamo imparare: coloro che vogliono vivere secondo il Vangelo di Gesù, secondo la Scrittura, secondo l’insegnamento dei Santi, devono farsi forza a vicenda, devono unirsi!

Come c’è una comunione nel male, come il male è unito, così i buoni, i giusti, i santi e i retti di cuore devono unirsi!

Bisogna essere intelligenti: quando capiamo che abbiamo accanto qualcuno che segue la strada di Gesù — non dobbiamo aspettare che uno sia santo — quando vediamo che qualcuno ha una retta intenzione, ha una buona coscienza e vuole seguire il Signore, stringiamo amicizie sante!

Lo diceva Santa Teresa di Gesù che è fondamentale stringere amicizie sante, perché nei colloqui, nella frequentazione, nello stare insieme, questo corrobora, conforta, dà coraggio!

Non bisogna stare lì ad avere vergogna: «Magari disturbo… come faccio a chiamare? Come faccio a sentire? Come faccio…?»

Mia nonna mi diceva: «Giorgio, tu devi imparare ad andare nelle gambe del diavolo, pur di ottenere le cose giuste!»

Allora, andiamo “tra le gambe del diavolo”!

Se serve per questo, per ottenere le cose giuste, facciamolo!

Se serve per stringere queste sante alleanze, facciamolo!

Nella famosa Lega Santa, nella Guerra di Lepanto, la Francia si rifiutò di unirsi… che brutta cosa! Tutte le altre nazioni si unirono, la Francia no, non si unì in questa cosa; neanche a Vienna nel 1683, quando ci fu il Beato Marco d’Aviano, che resistette insieme al grande Imperatore russo contro l’avanzata degli Ottomani, la Francia non si unì a quell’associazione, restò fuori.

Questo già accadde quando Gesù, apparendo a Santa Maria Margherita Alacoque, disse al Re Sole: «Imprimi lo scudo del Sacro Cuore di Gesù sugli stendardi, sui fucili, sulle armi, perché in questa maniera io sarò adorato da tutta la Corte e io porterò la pace in questa nazione». Il Re Sole, per paura di quello che pensava la Corte, non lo fece, e cento anni dopo scoppiò la Rivoluzione francese, con tutte le tragedie ad essa connesse.

Noi non dobbiamo avere paura, non dobbiamo essere come quelle realtà che hanno paura, non dobbiamo imitare chi ha paura, perché, invece, le nazioni che si strinsero, guardate che gloria che hanno portato a casa! Hanno vinto queste guerre importantissime per la sopravvivenza della fede cristiana.

La Guerra di Lepanto fu importantissima, da lì nacque il famoso Angelus; è lì che il Papa formulò l’Angelus, una cosa non da poco!

Noi dobbiamo capire l’importanza di questa unità e stringerci, come hanno fatto questi Israeliti, e vivere di zelo per il Signore.

Non dobbiamo avere paura di niente e di nessuno!

Non dobbiamo fare gli afflitti con quella vocina un po’ repressa. Impariamo ad essere dei fedeli di Cristo, che ardono di zelo per il Signore, senza paura, senza falsi timori, senza falsi scrupoli, senza moralismo, ma con decisione!

Il vostro parlare sia “Sì, sì, no, no”, e allora, chi ci incontra, incontra degli uomini che per il nome di Cristo sono pronti a morire oggi.

Non serve il martirio del sangue, basta anche il martirio bianco.

Le persecuzioni che possiamo avere nella famiglia, nel lavoro, ovunque, sono già una forma di martirio.

Serve questo?

Fiat, ma mai rinnegare la nostra fedeltà a Gesù!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Prima lettura

1Mac 4,36-37.52-59 – Celebrarono la dedicazione dell’altare e offrirono olocausti con gioia.

In quei giorni, Giuda e i suoi fratelli dissero: «Ecco, sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo». Così si radunò tutto l’esercito e salirono al monte Sion.
Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Chisleu, nell’anno centoquarantotto, e offrirono il sacrificio secondo la legge sul nuovo altare degli olocausti che avevano costruito. Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l’avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cimbali. Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra, e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio.
Celebrarono la dedicazione dell’altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. Poi ornarono la facciata del tempio con corone d’oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le celle sacre, munendole di porte.
Grandissima fu la gioia del popolo, perché era stata cancellata l’onta dei pagani.
Giuda, i suoi fratelli e tutta l’assemblea d’Israele, poi, stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell’altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Chisleu, con gioia ed esultanza.

Salmo responsoriale

1Cr 29

Lodiamo il tuo nome glorioso, Signore.

Benedetto sei tu, Signore,
Dio d’Israele, nostro padre,
ora e per sempre.

Tua, Signore, è la grandezza, la potenza,
lo splendore, la gloria e la maestà:
perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo.

Tuo è il regno, Signore:
ti innalzi sovrano sopra ogni cosa.
Da te provengono la ricchezza e la gloria.

Tu domini tutto;
nella tua mano c’è forza e potenza,
con la tua mano dai a tutti ricchezza e potere.

Canto al Vangelo

Gv 10,27

Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.

Vangelo

Lc 19,45-48 – Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

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