Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Amore e libertà – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.12
Domenica 12 novembre 2023
Continua la lettura e il commento del “Cammino di perfezione” di S. Teresa di Gesù Cap 4° § 7, 8, 9
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 25, 1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 12 novembre 2023.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal venticinquesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 1-13.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo quarto e iniziamo oggi il paragrafo settimo.
Stiamo vedendo questo tema delle amicizie particolari e, diciamo, di questo eccesso di amore, che quindi è sbagliato, e Santa Teresa ci sta mostrando in che senso è sbagliato questo eccesso. Scrive:
7 — Amicizie di questo genere vorrei numerose nei grandi monasteri; ma qui, dove non siamo, né dobbiamo essere più di tredici, le sorelle devono amarsi tutte egualmente, essere amiche di tutte ed aiutarsi a vicenda. Per sante che siano, io le scongiuro, per amore di Dio, di guardarsi da ogni amicizia particolare, perché queste, nonché non essere vantaggiose, sono un veleno anche tra fratelli. Se poi dovessero formarsi tra monache parenti, sarebbe assai peggio: una vera peste. Vi parrò forse esagerata, sorelle, ma credetemi: la condotta che vi suggerisco è per la più alta perfezione, vi mantiene nella pace e toglie molte occasioni pericolose a coloro che non sono ben forti nella virtù. Non si può certo evitare che la volontà si senta portata più verso una che verso l’altra: è cosa naturale, e molte volte ci sentiremo portate anche verso le più imperfette, se dotate di maggiori attrattive. Ma resistiamo fortemente e guardiamoci dal lasciarcene sopraffare. Amiamo la virtù e i beni interiori, procurando attentamente di non far conto delle qualità esteriori.
Allora, lei dice che di queste amicizie particolari non ce ne devono essere nel monastero, perché tutte devono amarsi ugualmente, essere amiche di tutte e aiutarsi a vicenda. L’amicizia particolare lei la definisce un veleno e anche una vera peste se è tra monache che erano parenti. Lei dice: forse vi sembrerò esagerata, può darsi che possa sembrarlo, però, questo suggerimento è per la più alta perfezione, per mantenersi nella pace e per togliere molte occasioni pericolose. Quindi, ha uno scopo ben preciso.
Se vogliamo perseguire la via dell’alta perfezione, la via della pace, per evitare le occasioni pericolose, stiamo attenti — ma questo credo che valga per tutti, sapete — a questo tema delle amicizie particolari.
Col passare del tempo lo scopriremo meglio, perché so che qualcuno dice: “Eh, ma allora questo vuol dire che non posso più avere amici?”. Questa è la domanda tipica che immediatamente si leva. Qualcuno subito dice: “Ecco, allora questo vuol dire che io non posso avere nessun amico, che allora sono condannato ad essere solo, che ogni amicizia è un male, che Santa Teresa vede il male nelle amicizie” No! Assolutamente no!
Santa Teresa di Gesù, come tutti i santi, è una cultrice della vera amicizia. Lei ha vissuto delle vere amicizie bellissime; lo vedremo: ogni cosa a suo tempo. Ma non dobbiamo farci trarre in inganno dall’espressione “amicizie particolari”, perché in realtà le amicizie particolari di cui sta parlando lei, noi le potremmo definire, con un linguaggio che magari immediatamente ci risulta più comprensibile, “le preferenze”. Ecco, le preferenze non vanno bene. L’amicizia è particolare in questo senso, nel senso che “esclude”. Un’amicizia diventa particolare, in senso negativo, quando esclude gli altri, quando si chiude agli altri, quando si ripiega su sé stessa, quando diventa morbosa, possessiva, quando diventa gelosa.
Questi sono tutti segnali dell’amicizia particolare intesa appunto in senso negativo, come qualcosa che viene dal diavolo — lo dice Santa Teresa, lo abbiamo appena letto ieri — dove non si mette al centro Dio: l’amicizia particolare è quella che non mette al centro Dio.
L’amicizia vera è sempre fatta da tre persone: io, te e Dio. Questo lo spiega molto bene Florenskij, questo scrittore russo che vi invito ad andare a conoscere, ad approfondire; lui parla molto bene di questa cosa dell’amicizia, dove ci vuole il terzo che è Gesù che è il mediatore. Ma l’abbiamo già visto molto bene anche con Bonhoeffer! Anche Bonhoeffer parla di questa cosa: il terzo, il mediatore.
Quindi Santa Teresa dice: state attenti, perché noi, invece, dobbiamo essere aperti a voler bene a tutti, a essere disponibili ad essere amici di tutti.
Cosa costa fare un sorriso quando incontriamo le persone? Cosa costa incontrare le persone in modo accogliente, in modo simpatico, in modo gentile?
Cosa costa fare dei servizi, piccoli servizi agli altri, senza entrare col bilancino in mano? “Ecco, lo devo fare sempre io; ecco tocca sempre a me; ecco, gli altri non fanno niente; ecco, però anche gli altri dovrebbero fare, però io qui, però io ho già detto cinque volte virgola due periodico che questa cosa è bella e gli altri non mi hanno risposto…”.
Noi stiamo lì con le bilance a vedere quanto gli altri corrispondono: “È tanto; è poco; io ho invitato cinque volte, l’altro mi ha invitato quattro volte”; “Io ho fatto queste cose di carità e gli altri non me l’hanno guardate, non l’hanno sottolineate, non mi hanno ringraziato a sufficienza, non mi sono venuti…”
Ecco, quindi, stiamo attenti, stiamo attenti, perché quando cominciamo a mettere le bilance e quando non ci apriamo noi ad essere amici degli altri, ad aiutarci a vicenda, qua si rischia di entrare nel mondo molto pericoloso dell’amicizia particolare.
Anche se sembra esagerata — in realtà non lo è — lei dice: io punto alla più alta perfezione, io voglio che voi stiate nella pace, io voglio evitarvi occasioni pericolose. Altrettanto realistica è quando dice che non si può evitare che la volontà si senta portata più verso l’uno che verso l’altro, è naturale. La nostra volontà si sente portata — per una questione di simpatie, di affinità di carattere, affinità psicologica, affinità di sensibilità, tutto quello che volete — di più verso uno che verso l’altro; ma è normale, normalissimo! È naturale che sia così. Ma il fatto che una cosa sia naturale, questo non vuol dire che quindi vada bene. Siccome la cosa è naturalmente spontanea e nasce spontaneamente e naturalmente dentro di me, allora la devo assecondare: ma neanche per sogno! Noi non siamo delle bestioline che vivono secondo l’istinto, noi siamo figli di Dio, dotati di ragione, di libertà, del libero arbitrio, quindi si dice anche: no!
Arrivo a casa con una fame incredibile — perché non ho fatto la merenda, perché è da mezzogiorno che non mangio e son le otto di sera, perché, perché, perché, tutto quello che volete — posso anche dire: no, calma, adesso non mi butto sul frigorifero o, meglio, non mi butto nel frigorifero come un sub si butta nel mare. Cioè, non devo pensare al cibo come l’orso davanti a un favo di miele stillante, che non c’è più un domani: calma, calma! E, mamma mia! Calma! Comincio a lavarmi le mani, sistemarmi le cosine, preparare tutte le mie cose con decoro e non mi metto a mangiare spizzichi e bocconi. Dovremmo proprio imparare anche questo dominio della volontà sulla natura, sull’aspetto naturale della nostra persona. Rimandare di cinque minuti, di dieci minuti, di un quarto d’ora, cosa cambia? Niente! Mica muoio. E quindi lei dice:
…resistiamo fortemente e guardiamoci dal lasciarcene sopraffare.
Va bene, è una cosa naturale, va bene, la tua volontà si sente portata, okay, ma resisti; resisti in modo forte, non farti sopraffare dalla parte naturale.
Lei dice che dobbiamo amare la virtù, i beni interiori; lasciamo perdere le qualità esteriori, lei dice: guarda dentro; non far conto di quello che appare. Perché poi sapete accade come quelle volte che uno vede un frutto bellissimo… vi è mai capitato? Vedete una castagna — adesso è un po’ il tempo delle castagne — vedete queste castagne fuori bellissime, grossissime, stupende, giganti; i marroni, i famosi marroni, buonissimi — anche a me piacciono tantissimo le castagne, è un frutto proprio buonissimo — bene, poi tu la cuoci, la apri…: è marcia. Ma come? Ma era così bella! Era così grossa, era così stupenda! Eh, è marcia, dentro è marcia. Poi ne prendi una più piccola, che sembrava brutta, un po’così, uno dice: mah! La apri: bellissima, buonissima, saporosissima, vedete? Le apparenze, le qualità esteriori… lascia perdere, guarda dentro, guarda le virtù, guarda i beni interiori, sono queste che fanno la differenza, non tanto le qualità esteriori. Vedete quante indicazioni da Santa Teresa?
8 — Non permettiamo mai, sorelle, che il nostro cuore si faccia schiavo di qualcuno, ma solo di Colui che l’acquistò con il suo sangue, perché altrimenti ci troveremo così impigliate da non saperci più liberare. E quante piccinerie, Dio buono, ne sogliono allora venire! E così puerili, che per crederle e comprenderle bisogna averle vedute… Non è il caso di raccontarle: basti dire che se ciò è un male in tutte le altre, nella superiora è una vera peste.
Allora questo è un tema importantissimo. Il nostro cuore — ripeto — il nostro cuore, e quindi la nostra mente — perché poi dal cuore si passa alla mente, i pensieri — il nostro cuore non deve essere schiavo di qualcuno, di qualsiasi creatura, nessuno, solo di Dio — l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria del Montfort parla proprio di questo — solo di Gesù che ci ha acquistati con il suo sangue.
Quindi, impariamo a essere liberi, liberi interiormente. Guardate che questo vale anche per marito e moglie, questo vale anche per i fidanzati. Non vale solamente per le monache e per i preti, assolutamente. Non vale solamente per i frati, no, no, no, no, vale per tutti. Amare non vuol dire farsi schiavo uno dell’altro, questo non è amore; dove non c’è la libertà, non può esserci l’amore. Per cui stiamo lontani dallo schiavizzarci a vicenda, essere uno schiavo dell’altro. Ci sono molti modi di vivere questa schiavitù: pensate ai ricatti affettivi, pensate a questo modo di possedere l’altro, di sentirlo, di volerlo come una cosa mia, come un dominio mio, come una proprietà mia.
Il nostro cuore lo capisce subito quando è schiavo di qualcuno, perché non c’è libertà. Non c’è libertà e questa è una cosa gravissima. Non siamo liberi e invece bisogna essere liberi; amare vuol dire: essere libero e lasciar libero. Quindi non possessione, non dominio, non mettere il guinzaglio al collo di qualcuno, non: voler possedere il suo cuore, voler essere dentro i suoi pensieri. “Mi pensi? Quanto mi pensi? Quanto mi desideri? Quanto mi ami? E perché non hai fatto questo? E perché non hai pensato a me? Perché non sei venuto da me? E perché hai preferito quell’altro a me? Perché non mi hai scritto centocinquanta messaggi in un giorno? E perché oggi non mi hai chiamato? E perché oggi non mi hai scritto? E perché oggi…” Calma! Aria, aria.
C’è sempre questo tentativo — non da parte di tutti, grazie al cielo, ma di qualcuno — di mettere le zampe sugli altri; oppure — un giorno sentii questa battuta — di “far entrare Tizio nella propria ragnatela”. Ci sono persone che hanno quello che io personalmente chiamo — non credo che esista, lo chiamo io così — il complesso dell’uomo ragno o della donna ragno. Ci sono persone che passano le loro giornate, per non dire la loro vita, a tessere tele come il ragno, nell’attesa che quel povero infelice, come la farfallina, ci cada dentro, e poi lo imbozzolano, e poi lo succhiano, come fa il ragno. Non dovete farvi imbozzolare da nessuno!! Non entrate nella ragnatela di nessuno, perché nel momento in cui entrate, è finita! Guardate quella povera farfallina che fine fa… In pochissimo viene aggredita dal ragno, questo la imbozzola su tutta, basta, finita, pronta lì per essere mangiata.
Quando prima parlavamo delle qualità esteriori, mi vengono in mente le piante carnivore. Avete mai visto le piante carnivore? Quei bei fiori colorati, succosi, sugosi; l’insetto va dentro e “tac”, quelli si chiudono, finito tutto. Ecco le qualità esteriori! Uno guarda l’esterno “Ah, che bello, che bello!” Sì, poi vai dentro e finisci come nelle piante carnivore.
Qui invece, quando si parla dello schiavo di qualcuno, ecco: nella tela dell’uomo ragno o della donna ragno. Ci sono persone che hanno questo stile, che vengono lì anche a farti i regali, ma non con la generosità di chi ti fa il regalo, ma con l’intenzione così di possederti, con l’intenzione che tu venga messo in una posizione di debito verso l’altro, vogliono comprarti con il regalo. Ma per l’amor del cielo! E infatti lei cosa dice?
…altrimenti ci troveremo così impigliate da non saperci più liberare.
È terribile! Se finiamo nella ragnatela di qualcuno, è terribile! Per liberarsi è un incubo, un incubo. Quindi aria, stiamo lontani. Stiamo lontani dagli uomini e dalle donne ragno. Amare tutti, ma possedere ed essere posseduti da nessuno. Ecco che ci deve sempre un limite, un argine. Un argine all’egoismo, alla possessione dell’altro, perché siamo tutti fatti di carne e di sangue. Quindi è chiaro che, se non siamo proprio a un certo livello di santità, si tende sempre un po’ a mettere le mani addosso all’altro — in senso figurato — a farlo diventare una proprietà privata. No, noi siamo figli di Dio, non dimentichiamocelo mai, siamo figli di re.
E quindi, lei dice che poi si cade nelle piccinerie — lei le chiama così — se poi questo capita a una superiora, è finita. Io dico: se questo capita a un papà e una mamma, è un disastro. Quando un papà e una mamma non sono più capaci di mantenere un sano distacco dai loro figli, una santa libertà dai loro figli, diventano schiavi dei loro figli — non educatori, non genitori, ma schiavi — è finita, hanno finito di fare i genitori, hanno finito di svolgere un compito educativo, basta. Diventano i servetti dei loro figli e quindi li straviziano e rimangono inglobati dentro al delirio di onnipotenza, di “onnipossessione” che ci si porta dentro, soprattutto da giovani. Ecco, quindi, stiamo veramente molto attenti.
Prosegue S. Teresa:
9 — Per impedire queste parzialità, occorre grande diligenza fin da quando cominciano a manifestarsi: ma si deve agire prudentemente, più con amore che con rigore.
Ecco, qua è molto intelligente; lei dice: ci vuole grande diligenza, grande prudenza, usiamo sempre la carità. Non dobbiamo prendere il ragno e buttarlo nel mare; no, no, lasciamolo lì: tu stai lì, fai le tue ragnatele, fai quello che vuoi. Sempre grande carità e grande diligenza: “no, grazie”.
Rimedio utilissimo è che le sorelle non stiano insieme, e che non si parlino se non nelle ore stabilite, conformemente a quanto ora si pratica, — questo, ovviamente, è molto dedicato alle monache — seguendo il prescritto della Regola che ordina, non di stare insieme, ma di rimanere ognuna nella propria cella. Lodevole è il costume di riunirsi a lavorare in una medesima sala, ma in S. Giuseppe — che è questo monastero nuovo — non voglio che si segua, perché stando ognuna per conto suo, si osserva meglio il silenzio e ci si abitua alla solitudine, che è un’ottima disposizione per la preghiera. Siccome la preghiera dev’essere il fondamento di questa casa, è necessario far di tutto per affezionarci a quei mezzi che meglio la favoriscono.
Ecco, quindi lei dice: impariamo a vivere la solitudine e il silenzio; e questo è per tutti — certo, poi in modalità diverse, in tempi diversi, tutto quello che volete però — impariamo a saper stare soli perché, se voi ci pensate, noi abbiamo paura di stare soli, fuggiamo la solitudine, fuggiamo il silenzio… E la radio che va sempre, e la televisione che va sempre, e le chiacchiere che vanno sempre, telefonate chilometriche che non finiscono mai per niente, e la musica e le cose… Stare zitti; nel silenzio c’è Gesù. Impariamo a vivere nel silenzio, a fare silenzio. Abbiamo detto il nostro Rosario: facciamo silenzio; siamo in macchina: silenzio, ascoltiamo. Che cosa? La voce e lo Spirito che parla in noi. Gesù ci parla, stiamo in silenzio. Riflettiamo, meditiamo; su che cosa? Sul libro stupendo e meraviglioso della nostra vita, delle opere di Dio nella nostra vita; mamma mia, non finiremo mai di meditarlo quel libro…
Impariamo, lei dice, a stare per conto nostro, a osservare il silenzio, la solitudine. Perché? Perché il silenzio e la solitudine aiutano molto per la preghiera. E siccome la preghiera, lei dice, deve essere il fondamento di questa casa — ma deve essere il fondamento di ogni vita, perché la preghiera non è tutto, ricordatevi, ma tutto si fa con la preghiera — è necessario affezionarci a tutti quei mezzi che la favoriscono. Il silenzio e la solitudine favoriscono la preghiera, quindi impariamo! Non dobbiamo fare gli eremiti, ma impariamo ad avere dei tempi di solitudine, dei tempi di silenzio, impariamo a liberarci dal rumore, dal chiasso, impariamo a spegnere la radio, impariamo a spegnere la televisione, impariamo in questo avvento a fare silenzio, impariamo in questo Avvento a saper stare soli.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.