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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 44

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 44
Mercoledì 20 settembre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 7, 31-35)

In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 20 settembre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo settimo del Vangelo di san Luca, versetti 31- 35.

Proseguiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela.

Siamo arrivati a questa seconda caratteristica dei discepoli di Gesù, che è quella di “essere luce”. Abbiamo visto “essere sale”, poi abbiamo visto “essere luce” e adesso andiamo avanti.

In questa luce vanno viste le buone opere dei discepoli. Non voi, ma le vostre buone opere gli altri devono vedere, dice Gesù. Che cosa sono queste buone opere che si possono vedere in questa luce?

Questa è una domanda molto importante. Innanzitutto, è importante che Bonhoeffer abbia detto e sottolineato che ciò che gli altri devono vedere sono le buone opere, non chi le fa: è una sottigliezza, una distinzione non da poco. E queste buone opere che gli altri devono vedere che cosa sono? Uno direbbe: “Ah ma io lo so! Fare del bene, comportarsi bene, fare della carità”; vediamo. Sentite:

Non possono essere altro che le opere prodotte da Gesù stesso in loro, nel chiamarli, nel renderli luce del mondo sotto la sua croce — l’esser poveri, stranieri, miti, pacifici, e in ultimo persecuzione e rifiuto: e in tutto questo una sola cosa, il portare la croce di Gesù Cristo. La croce è la luce singolare che qui risplende, in cui soltanto possono vedersi tutte queste buone opere dei discepoli. In tutto questo in effetti non si dice che diventa visibile Dio, ma che si vedono le «buone opere» e che la gente loda Dio per esse. Visibile diviene la croce e con essa le opere della croce, le ristrettezze e la rinuncia di coloro che sono chiamati beati. E non è più l’uomo a poter essere lodato per la croce e per una tale comunità, ma solo Dio. Se le buone opere fossero virtù umane, quali si voglia, non si dovrebbe lodare il Padre a causa loro, ma il discepolo. Mentre qui non c’è più nulla per cui lodare il discepolo che porta la croce e la comunità la cui luce risplende, così da renderla visibile sul monte: per le sue «buone opere» può esser lodato solo il Padre nei cieli. Così gli altri vedono la croce e la comunità della croce e credono in Dio. Ma questa è la luce della resurrezione.

Allora vediamo cosa sono queste buone opere. Lui dice:

Non possono essere altro che le opere prodotte da Gesù stesso in loro, nel chiamarli, nel renderli luce del mondo sotto la sua croce…

E quando lui dice “sotto la sua croce”, io aggiungo (senza temere alcuna forzatura): alla luce dell’Eucarestia. Sotto la croce certo, ma non basta. Perché Gesù, proprio nel Triduo Santo, proprio nel momento estremo della sua vita, quando ormai era decisamente incamminato verso la croce, apre questo triduo della passione con il momento solenne dell’Ultima Cena, quindi dell’Eucaristia. Per cui non è possibile comprendere, stare sotto la croce se non si segue il percorso fatto da Gesù. Quindi se vogliamo arrivare al Venerdì Santo — che è la croce — dobbiamo partire dal Giovedì Santo, che è l’Eucarestia. Quindi questi discepoli vengono resi luce del mondo e sale della terra sotto la croce alla luce dell’Eucaristia. Quindi: “l’essere poveri, stranieri, miti, pacifici, perseguitati e rifiutati”, tutto questo viene perfettamente riassunto nel portare la croce di Gesù e nell’essere uomini e donne eucaristici.

La croce è la luce singolare che qui risplende, in cui soltanto possono vedersi tutte queste buone opere dei discepoli.

Aggiungiamo sempre l’Eucarestia. Non possiamo mai scorporare Croce da Eucarestia, come non si può mai scorporare il Giovedì dal Venerdì Santo. Quindi, lui dice che non diventa visibile Dio, ma le buone opere. E quindi la gente loda Dio per queste. Quindi la gente non vede Dio, vede le buone opere e loda Dio per queste buone opere. Che cosa quindi diventa visibile? Diviene visibile la croce e le opere della croce che sono le ristrettezze e le rinunce di coloro che sono chiamati beati. Lo si vede! Si vede, si vedono questi discepoli di Gesù che effettivamente seguono veramente Gesù. Si vede proprio questa croce che loro portano e le opere di questa croce, che sono le ristrettezze e la rinuncia. I discepoli di Gesù vivono in questa ascesi, vivono dentro questo mistero del Triduo Pasquale. E chi li vede da fuori vede che stanno proprio portando quest’opera della croce. E allora si loda Dio, perché vedendo una cosa così non si può far altro che dire “Grazie Signore, grazie che ci sono persone che ti amano così tanto”. Ecco, ovviamente queste buone opere non sono virtù umane, perché altrimenti loderemmo gli uomini. Non c’è niente di virtù umana qui. C’entra in tutto la Croce e l’Eucarestia. E quindi, vedendo tutto questo, si loda il Signore, e solo il Signore. 

Iniziamo un nuovo paragrafo. Adesso Bonhoeffer commenta un nuovo brano del Vangelo. Io vado avanti perché mi sembra che grazie a questo libro abbiamo proprio la possibilità di affrontare, mi vien da dire, proprio tutti i temi fondamentali della nostra vita cristiana; quindi, affidiamoci a Bonhoeffer che ci sta veramente tanto aiutando a crescere nella nostra fede, a purificare la nostra adesione a Gesù, a interrogarci seriamente sul nostro essere discepoli. 

Adesso Bonhoeffer prende questo nuovo paragrafo che si intitola “La giustizia di Cristo” e si concentra su questo brano del Vangelo: Matteo capitolo quinto versetti17-20. Leggiamo:

Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Leggiamo cosa scrive Bonhoeffer — questo è un brano famoso del Vangelo. 

Non c’è da stupirsi che i discepoli, di fronte alle promesse che ricevevano dal loro Signore, che toglievano valore a tutto ciò che contava agli occhi della gente, e chiamavano beato tutto ciò che veniva disprezzato, pensassero che fosse giunta la fine della legge. In effetti essi erano indicati e contraddistinti come coloro cui, per la libera grazia di Dio, era stato dato semplicemente tutto, che ormai possedevano ogni cosa, che erano gli eredi sicuri del regno dei cieli. Essi avevano piena e personale comunione con Cristo, che rinnovava tutto. Erano il sale, la luce, la città sul monte. In tal modo tutto ciò che era vecchio era ormai passato, dissolto. Era quindi ovvio che Gesù compisse anche lo strappo definitivo fra sé stesso e l’antico, dichiarando soppressa la legge dell’antico Testamento, liberandosene nella libertà del Figlio, abolendola anche per la sua comunità. Dopo tutto quello che era accaduto, i discepoli avrebbero potuto pensare come Marcione che, nella pretesa di correggere falsificazioni giudaizzanti, apporta al testo la seguente modifica: «Pensate che io sia venuto ad adempiere la legge o i profeti? Sono venuto per dissolvere, non per adempiere». Innumerevoli sono coloro che dopo Marcione hanno letto e interpretato in questa prospettiva la parola di Gesù. Ma Gesù dice: «non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti…». Cristo pone in vigore l’antico patto. Come va inteso questo fatto? Sappiano che il discorso è rivolto a coloro che sono nella sequela, che sono vincolati soltanto a Gesù Cristo. Nessuna legge avrebbe potuto ostacolare la comunione di Gesù con i discepoli… La sequela è un vincolo soltanto e immediatamente con Gesù Cristo. Tuttavia qui, in modo del tutto inaspettato, i discepoli vengono vincolati alla legge dell’Antico Testamento. Due cose dice in tal modo Gesù ai discepoli, e cioè che il vincolo alla legge non è ancora sequela, ma anche che un vincolo alla persona di Gesù Cristo senza la legge non può chiamarsi sequela. Proprio coloro a cui ha donato tutta la sua promessa e la piena comunione, egli li richiama alla legge. Poiché è lui a far questo, lui nella cui sequela si trovano i discepoli, la legge ha vigore nei loro confronti. A questo punto deve nascere la domanda: che cosa conta, Cristo o la legge? A che cosa sono vincolato? A lui solo oppure ancora alla legge? Cristo aveva detto che nessuna legge si doveva frapporre tra lui e i discepoli. Adesso dice che la dissoluzione della legge equivarrebbe a separarsi da lui. Che significa tutto questo? La legge è la legge dell’antico patto, non una nuova legge, ma l’unica, antica legge a cui erano stati rimandati, come alla manifesta volontà di Dio, il giovane ricco e lo scriba che voleva mettere Gesù alla prova. Solo per il fatto che Cristo vincola i suoi seguaci a questa legge, essa diventa comandamento nuovo. Non si tratta dunque di una «legge migliore» di quella dei farisei; è la medesima, è la legge che deve restare e realizzarsi in ogni sua lettera, fino alla fine del mondo, che va adempiuta in ogni suo iota. Ma, d’altro lato, veramente si tratta di una «giustizia migliore». Chi non ha questa migliore giustizia, non entrerà nel regno dei cieli, proprio perché costui si sarebbe svincolato dalla sequela che lo richiama alla legge. Ma nessuno è in grado di avere questa giustizia migliore, se non coloro che qui sono interpellati, che sono chiamati da Cristo. Condizione di questa giustizia migliore è la chiamata di Cristo, è Cristo stesso

Allora, vediamo di spiegare questo testo. Quindi, da una parte Bonhoeffer dice che i discepoli, di fronte alle promesse che ricevono da Gesù, che toglievano valore a tutto ciò che la gente riteneva importante (chiamavano beato ciò che veniva disprezzato) pensavano che fosse giunta la fine della legge. Ci sta che loro fossero in quell’attesa. E quindi si aspettavano questo strappo definitivo tra Gesù e l’antico Antico Testamento. Ma Gesù fa esattamente il contrario: lui ripone in vigore, pone in vigore l’antico patto. Dunque, il discorso che abbiamo letto è rivolto a coloro che sono nella sequela, cioè a coloro che sono vincolati solo a Gesù e niente poteva mettersi in mezzo a questa comunione, perché abbiamo visto che la sequela è un vincolo soltanto immediatamente con Gesù. Però Gesù li vincola anche alla legge dell’Antico Testamento. Quindi, da una parte Bonhoeffer dice che il vincolo della legge non è ancora sequela, ma anche che un vincolo alla persona di Gesù senza la legge non può chiamarsi sequela: tutti e due. Questo è molto importante: non è ancora sequela il vincolo della legge, ma vincolarsi a Gesù senza la legge non è sequela neanche questo. 

Quindi Bonhoeffer dice: che cosa conta? Cristo o la legge? Perché Gesù diceva che nessuna legge doveva frapporsi fra Lui e i discepoli, però adesso dice che la dissoluzione della legge vorrebbe dire separarsi da Lui. Allora Bonhoeffer dice: questa legge è la legge dell’antico patto, non è una nuova legge, è l’unica antica legge, a cui erano stati rimandati, come manifesta volontà di Dio, sia il giovane ricco che lo scriba. Di fatto — interessante questo — solo per il fatto che Cristo vincola i suoi discepoli a questa legge, essa diventa un comandamento nuovo. Bellissimo! Non è più antica, è nuova, proprio perché Gesù fa questo nuovo vincolo. È la medesima legge dei farisei. E questa legge deve realizzarsi fino alla fine del mondo. Ma porta in sé una giustizia migliore. Qual è questa giustizia migliore? È la chiamata di Cristo, è la sequela. Quindi capite quanto è importante, quanto sono importanti i dieci comandamenti. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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