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Il Regno dei Cieli subisce violenza

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 10 dicembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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IL REGNO DEI CIELI SUBISCE VIOLENZA

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 10 dicembre 2020; siamo nella seconda settimana di Avvento, abbiamo ascoltato il Vangelo di oggi, tratto dal capitolo XI di San Matteo, versetti 11-15.

«Il Regno dei cieli», dice Gesù, «subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono».

Questa violenza, che il Signore ci mostra, è la violenza nei confronti di noi stessi, perché c’è questa santa violenza che dobbiamo avere con noi stessi nel rinnegare radicalmente tutte le nostre voglie, gusti, pigrizie, resistenze, disobbedienze, fughe, paure, eccetera, tutto quello che ci impedisce di poter arrivare verso il Regno dei cieli, di poter donarci a questo Regno, che è il Regno di Gesù.

Vorrei andare avanti nella lettura di questo bellissimo libro, “Il Padre” di San Pio da Pietrelcina, testimonianze di padre Marcellino Iasenzaniro; siamo arrivati a questo paragrafo, che si intitola “Padre Pio, confessore discusso”, un sacerdote santo e meraviglioso come Padre Pio che, adesso vedrete, dovette subire tante incomprensioni, proprio a partire da questo Sacramento della Confessione, al quale lui ha dedicato tutta la sua vita.

Scrive così padre Marcellino:

«Tutti quelli che giungevano a San Giovanni Rotondo, naturalmente si parla di persone in buona fede non prevenute, avvertivano subito che Padre Pio era un essere fuori dal comune sul piano delle virtù e quindi della santità (quindi tutti capivano che non era come gli altri). Nonostante questa impressione, molti però non riuscivano a coniugare quell’immagine positiva, istantanea e immediata, percepita in modo ancora più luminoso se l’avevano visto pregare e soprattutto celebrare la Santa Messa, con le tremende invettive che il Padre aveva di fronte al peccato, quando era seduto al tribunale della penitenza».

Queste persone, cioè, non tutte grazie al cielo, molto superficiali, dicevano: «Ma come? Sembra tanto bravo, tanto devoto quando celebra, tanto amante di Dio, tanto coinvolto, tanto santo e poi quando confessa è così duro… allora non è vero che è un santo sacerdote!»

Prosegue:

«Rimanevano insomma un po’ sconcertati (attenti, attenti bene a questa riflessione di padre Marcellino, importantissima e bellissima), come se il santo, che si deve conformare nel suo agire a Gesù, deve imitare il Maestro solo nella dolcezza e non anche in quelle reprensioni forti e addirittura violente, che troviamo da Lui fatte (da Gesù) nel Vangelo…»

Ci sono, eh! Non è solamente miele e latte quello che è scritto nel Vangelo! Ci sono espressioni molto forti, atteggiamenti molto forti di Gesù, risposte, fraseggi molto, molto forti, ricordate tutto quello che Lui dice agli scribi e ai farisei…

Prosegue:

«…o come se le invettive contro i ricchi egoisti o gli ipocriti, i falsi giusti, che erompevano dal cuore di Gesù, non fossero un’espressione d’amore rivolta a chi era nell’errore e che Egli voleva portare in ogni modo a rinsavire».

Capite? Noi pensiamo che uno ci ama solamente quando ci dice le parole buone, noi pensiamo che uno ci ama solamente quando ci fa le carezze, quando ci parla con dolcezza, quando ci tratta con tutte le mollezze del mondo, con tutte le possibili cortesie: “mi scusi”, “posso”, “non vorrei”, “forse”, “magari”, “chissà”, “vedremo”, ma il primo servizio della Carità, il primo atto della Carità, è la Verità.

Noi siamo così materiali, siamo così mondani, siamo così lontani dalla spiritualità, dal Regno di Dio, che riteniamo per santo solamente, mi verrebbe da dire, colui che fa l’ebete, cioè che va in giro con questo sorriso stampato, con questa cortesia mielosa, ma Gesù, e ovviamente i Santi a venire dopo di Lui, mai si sono comportati così.

Padre Pio era di una dolcezza fuori dal comune; leggete le lettere, gli scritti, la testimonianza di Cleonice Morcaldi, ma di tanti altri anche!

Padre Pio scrive delle lettere che credo che nessun amante abbia mai scritto alla sua fidanzata o a sua moglie, delle lettere meravigliose, piene di un amore commovente e allo stesso tempo sapeva essere una persona fortissima e durissima. Ma gli uomini, stolti, di fronte a questi due comportamenti rimanevano confusi, come se fossero uno la sconfessione dell’altro, invece fanno parte dell’amore.

Noi oggi, infatti, non sappiamo più educare i nostri figli, non sappiamo più dire loro di no, non sappiamo più sgridarli, metterli in castigo, perché pensiamo che questi comportamenti vogliano dire non amare e invece è tutto il contrario.

Prosegue:

«Chi condivideva la vita quotidiana con Padre Pio, vedendo il manifesto disagio dei penitenti, allontanati dal confessionale in maniere spicce e forti, era indotto a parlarne con lui (con Padre Pio).

L’argomento sul metodo che il Padre adottava in confessionale poteva diventare oggetto di discussione anche nella piccola ricreazione, che egli si concedeva con confratelli ed amici. Una sera il discorso cadde su San Leopoldo Mandic, cappuccino, che passava tutta la giornata a confessare nella chiesa dei Cappuccini di Padova.

Angelo Battisti, amministratore di Casa Sollievo della Sofferenza chiese, rivolto a Padre Pio: “Padre, Padre Leopoldo ebbe a dire che solo due volte in vita sua aveva negato l’assoluzione e che se ne era pentito”, e Padre Pio, dopo attimi di silenzio disse: “Io non mi pento quando non do l’assoluzione, perché, se uno viene a confessarsi con convinzione, la mancata assoluzione servirà per farlo stare più attento, se invece viene a confessarsi senza convinzione, la mancata assoluzione gli fa un bene, perché lo richiama alla realtà delle sue condizioni e lo mette al sicuro dal fare una confessione sacrilega”».

Ditemi se questo non è il distillato della Carità, se questo non è il vero amore per le anime.

«Su questo suo modo di agire, che non veniva sempre accettato, già da giovane sacerdote Padre Pio aveva dovuto dare qualche spiegazione al suo padre spirituale, padre Benedetto Nardella; questi, in una lettera del 16 novembre 1921, alludendo chiaramente all’energia che il Santo impiegava nell’amministrare il Sacramento della Riconciliazione, dice che egli rimaneva sempre in attesa di ricevere, in un tempo non lontano, la notizia della vittoria completa riportata su Madonna dolcezza (cioè, il padre spirituale attende che Padre Pio cambi, che la smetta di essere così forte in confessionale).

Padre Pio, nel rispondere, prima pone una premessa, che è la chiave di lettura per entrare non solo nel suo modo di agire ma nel suo animo stesso, e scrive: “Sono divorato dall’amore di Dio e dall’amore del prossimo”, come per far capire che in confessione questi due amori lo tiranneggiano, a tal punto da farlo apparire a volte concitato nel voler difendere ora l’uno ora l’altro; poi spiega: “Credetemi pure, padre, che delle sfuriate, che alle volte ho fatto, sono causate proprio da questa dura prigionia, chiamiamola pure fortunata.

Com’è possibile vedere Dio che si contrista per il male e non contristarsi parimenti?

E se poi vedo Dio, che è sul punto di scaricare i suoi fulmini sul peccatore, per pararli altro rimedio non vi è da parte mia, se non alzare una mano e trattenere il braccio divino e rivolgere l’altra concitata al proprio fratello, per un duplice motivo, che getti via il male che è in lui, il peccato, e si discosti, e presto, da quel luogo dov’è, perché la mano del giudice è per scaricarsi su di esso”».

Capite?

Padre Pio cioè dice: «Se io vedo Dio (perché lui è questo che vedeva), se io vedo il Volto di Gesù, che rimane disgustato, contristato, amareggiato, io come posso fare finta di niente, dire di sì e che va tutto bene?

Da una parte mi metto verso Gesù chiedendogli pietà, di avere ancora pazienza, ma dall’altra, do un bello scossone al penitente».

«E rassicura tuttavia il padre spirituale, che il suo spirito non viene minimamente sfiorato dallo sdegno e dall’ira, sentimenti che l’apostolo Paolo non giustifica in qualsiasi Cristiano.

Credetemi pure, scrive Padre Pio, che in questo momento il mio interno non resta punto scosso e menomamente alterato, non sento altro se non di avere e di volere quello che vuole Dio ed in Lui mi sento sempre riposato, almeno con l’interno sempre, con l’esterno qualche volta un po’ scomodo».

Cioè, lui interiormente è sempre in pace anche se tu lo vedi esternamente un po’ agitato, dentro in pace, perché sta facendo la volontà di Dio, perché lo fa per amore di Dio.

«Chiude infine la sua lettera mostrando al suo padre spirituale quali vincoli lo uniscono a quelli che incontra sul suo cammino di buon samaritano:

“Per i fratelli poi, ahimè, quante volte per non dire sempre, mi tocca dire a Dio giudice con Mosè: O perdona questo popolo o cancellami dal libro della vita! Che brutta cosa è vivere di cuore, bisogna morire in tutti i momenti di una morte che non fa morire se non per vivere morendo e morendo vivere! Ahimè chi mi libererà da questo fuoco divoratore?”»

È vero! Vivere di cuore è dura! È dura perché è vero che bisogna morire, perché gli altri non sempre sanno cogliere questo darsi col cuore, perché non lo conoscono, non conoscono questo donarsi totalmente.

Padre Pio si dava con tutto il cuore a Dio e Padre Pio si dava con tutto il cuore ai fratelli, solo che Dio è capace di ricevere questo cuore che si dà totalmente, Dio è capace di tenerlo tra le mani questo cuore, mentre noi no, noi spesse volte non ce ne accorgiamo neanche di un Padre Pio, che si dona con tutto il cuore.

Se ce ne accorgiamo, se ci accorgiamo che lì c’è tutto, non è detto che lo accettiamo, perché comunque rimaniamo scandalizzati dal divario che c’è tra la nostra idea di santità (e quindi, quello che dicevo prima, quella dolcezza mielosa, finta, falsa, stucchevole, che non educa nessuno) e la durezza che notiamo, perché non è che ci chiediamo il perché.

Non è che magari sono io la causa di questa durezza? Questa è la domanda da fare!

Perché Padre Pio con me è duro? Perché forse Gesù, in questo momento, non è contento di me, perché forse la mia vita sta disgustando il Signore.

Padre Pio, che era così unito al Signore, Padre Pio, che era così in intimità con Gesù, vedeva questo disgusto e quindi mi riprendeva affinché io potessi ottenere il sorriso di Dio.

Quanto è attuale tutto questo nella nostra vita! Quanto dobbiamo, in questo tempo di preparazione al Natale, chiedere al Signore di essere persone che sanno andare alla radice, che sanno andare oltre l’apparenza, che non cercano le dolcezze, ma che cercano la Verità e la Verità chiede anche di saper affrontare con virilità questa violenza.

Abbiamo sentito nel Vangelo poc’anzi:

“Il Regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono”.

Questa violenza la dobbiamo fare innanzitutto a noi stessi, andare oltre la nostra permalosità, alle nostre attese frustrate e concentrarci su ciò che è vero.

Questa cosa è vera o è falsa? Se è vera, in qualunque modo è stata detta, va bene.

Se è falsa, fosse stata detta anche con tutta la dolcezza possibile, non va mai bene.

La falsità non costruisce niente, non educa nessuno e soprattutto non ci converte!

L’opera di conversione comporta una grande violenza, perché comporta tanti tagli, comporta tanto rinnegamento, comporta tanto sacrificio. Non crediamo a chi ci dice che convertirci è facile, che a convertirci non ci vuole niente! Chi vive veramente in un processo di conversione, sa quanto è difficile restare dentro a questi continui tagli.

Vi auguro di cuore di trascorrere una santa giornata e vi auguro di cuore quest’oggi di chiedere a Gesù la grazia di incontrare persone di verità, momenti di verità, al di là delle apparenze.

La benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Giovedì della II settimana di Avvento

VANGELO (Mt 11,11-15)
Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

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