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San Luigi Orione e l’Eucarestia, parte 6

San Luigi Orione e l'Eucarestia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: San Luigi Orione e l’Eucarestia, parte 6
Sabato 29 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 11,19-27)

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 29 luglio 2023. Celebriamo quest’oggi il ricordo di Santa Marta, Santa Maria e San Lazzaro.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo undicesimo del Vangelo di san Giovanni, versetti 19-27.

Continuiamo la nostra meditazione su questa figura bellissima di Don Orione.

Mi sono completamente dimenticato — e di questo mi scuso — di darvi la fonte dalla quale sto prendendo queste cose che vi leggo. L’autore è don Flavio Peloso, settimo superiore generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Il testo che ho usato per farvi le omelie è pubblicato nel numero 116 anno 37 del 2005, pagina 55 e seguenti della rivista “Messaggi di Don Orione”, rivista di storia e spiritualità orionina pubblicata, appunto, dalla congregazione fondata da Don Orione. Ecco, questo ci tenevo a dirlo perché mi sono dimenticato di dirvelo subito. Sono partito in quarta con il volervi raccontare la vita e mi son dimenticato appunto di farvi presente la fonte.

Oggi vediamo cosa voleva dire per Don Orione:

“Vedere e servire Cristo nell’uomo”

È uno degli slogans più noti e ripetuti da Don Orione. Ma è la sostanza apostolica della sua Congregazione che — egli scrive — “è nata per i poveri… vive piccola e povera tra i piccoli e i poveri, fraternizzando con gli umili lavoratori. Suo privilegio è servire il Cristo nei poveri, più abbandonati e reietti”. Altrove: “Tu l’hai voluta, e hai voluto servirTi di noi miserabili, chiamandoci misericordiosamente all’altissimo privilegio di servir Cristo nei poveri; ci hai voluto servi, fratelli e padri dei poveri, viventi di fede grande e totalmente abbandonati alla Divina Provvidenza. E ci hai dato fame e sete di anime, di ardentissima carità: Anime! Anime!”

Quindi adesso vedete che emerge questo taglio specifico per i poveri, per gli ultimi, per i piccoli, per i reietti, per i più abbandonati. Adesso, dopo che abbiamo messo tutte le basi eucaristiche; adesso sentiamo che Don Orione ci parla di questo servire Cristo nei poveri e di essere totalmente abbandonati alla divina Provvidenza. 

Questo è un aspetto che sicuramente per noi è importante: imparare ad abbandonarci alla Divina Provvidenza. Nella nostra vita la Divina Provvidenza sicuramente è tanto all’opera e noi ne abbiamo un grandissimo bisogno. Bisogna vedere quanto ci affidiamo all’opera della Divina Provvidenza, cioè quanto le permettiamo di agire, e quanto invece siamo noi che vogliamo fare e quanto invece ci affidiamo a noi stessi. 

Ed è molto bella anche questa espressione finale: «ci hai dato fame e sete di anime»; questa ricerca del portare anime al Signore.

Prima dell’azione verso chi ha bisogno di cura, in Don Orione scatta la contemplazione della “imago Dei”, del volto di Cristo crocifisso, per cui il “servizio” al prossimo e il “culto” a Dio risultano non avere più dei confini tanto netti e separati, anzi si implicano e rafforzano reciprocamente. La medesima kénosis — nascondimento e rivelazione del Dio-con-noi — unisce il Crocifisso, l’Eucaristia e il Povero. Questo mistero ritorna in tante espressioni, quasi spontanee e ovvie in bocca a Don Orione.

Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto, Gesù, nei più reietti e più infelici”.

“(Voglio) diventare un uomo buono tra i miei fratelli; abbassare, stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio”.

Ma questo, come abbiamo già visto, si rende possibile solamente quando c’è una vera vita eucaristica, solo in questo caso, perché c’è una santa abitudine a saper contemplare Gesù nell’Eucarestia. E quindi poi lo si sa contemplare anche nei fratelli. 

È anche bello sentire: «diventare un uomo buono tra i miei fratelli», «raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare». Non raccogliamo le debolezze per umiliare gli altri, per prenderli in giro, per diventare noi più grandi, più adulti, per ergerci sopra agli altri, per schernire gli altri, no, ma per porle sull’altare, per metterle davanti a Dio: è quello il luogo dove la debolezza dell’uomo può stare a suo agio.

Aveva fatta sua e citava con frequenza la frase di Padre Felice dei Promessi Sposi: “Avere l’alto privilegio di servire Cristo nei poveri e negli infermi “. Questa è la motivazione evangelica nell’amore verso i poveri e i sofferenti: questi fratelli rappresentano Cristo nel Calvario, che si ripete oggi nella storia. Don Orione, quando serve e cura le loro ferite sa di curare e servire il Figlio di Dio.

Una tale visione mistica del povero e della carità ispira anche il modo di trattare i poveri e bisognosi: “I nostri cari poveri… non sono ospiti, non sono dei ricoverati, ma sono dei padroni, e noi loro servi, così si serve il Signore“. Ciò si ripercuote anche nell’impostazione delle opere educative-assistenziali, con una intonazione quasi di templi sacri, di case di preghiera e di adorazione continua.

L’azione educativa, nei suoi diversi momenti e ambiti, ha sempre bisogno di contemplazione. “Io non vi raccomando le macchine; vi raccomando le anime dei giovani, la loro formazione morale, cattolica e intellettuale. Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore!” (Lettere I, p.367)

Amateli nel Signore come fratelli vostri, prendetevi cura della loro salute, della loro istruzione e d’ogni loro bene: sentano che voialtri vi interessate per crescerli (…) Non vi è terreno ingrato e sterile che, per mezzo di una lunga pazienza, non si possa finalmente ridurre a frutto; così è l’uomo“. (Lettere II, p.558)

Ecco, vedete come risulta chiara adesso questa impostazione, che non ha niente a che vedere con la filantropia verso i poveri, verso gli ultimi. E risulta chiara proprio in riferimento all’Eucarestia. Sentite come ancora riecheggia forte la presenza di Gesù, la presenza dell’Eucaristia in quello che lui sta scrivendo: in questo modo di avvicinare i poveri proprio in virtù di questa sua fede incredibile. 

E non dimentichiamo mai questo «diventare buono tra i miei fratelli». Abbiamo bisogno di essere buoni tra di noi, di seminare bontà. Cerchiamo proprio oggi di essere segni di bontà tra coloro che il Signore ci manderà.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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