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La Santa Confessione e la direzione spirituale: parte seconda

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 6 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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LA SANTA CONFESSIONE E LA DIREZIONE SPIRITUALE -Seconda Parte

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a sabato 6 febbraio 2021, memoria di San Paolo Miki, Presbitero e compagni Martiri, 1° Sabato del mese. Ormai siamo abituati a questa bellissima pratica dei primi 5 sabati del mese e dei 15 sabati dedicati alla Vergine Maria, un’altra pratica molto bella che vi invito ad andare a scoprire e leggere bene. Il sabato è un giorno tutto Mariano, come il giovedì è un giorno tutto Eucaristico, il venerdì è tutto del Sacro Cuore, il Mercoledì è il giorno di San Giuseppe, il martedì tutto degli Angeli, il lunedì è il giorno tutto dedicato allo Spirito Santo e la domenica è il giorno è di Dio Padre. Ogni giorno abbiamo una meta, qualcosa di grande da contemplare e a cui dirigere i nostri pensieri. Anche la figura dei Santi Paolo Miki e Compagni, sono figure molto belle che vi invito ad andare ad approfondire. Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. VI, vv 30-34 di San Marco.

Dobbiamo sentire tanto echeggiare dentro di noi queste parole e questa scena che abbiamo appena ascoltato:

“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.”

È bellissima questa scena, gli raccontano tutto. Vedete quanto è importante quello che stiamo facendo noi adesso, tratto dal libro: “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet. E quanto è vero ed evangelico tutto questo. A Gesù bisogna raccontare tutto. Gli raccontano tutto, ma la cosa più importante è che sono attorno a Gesù. Se noi fossimo sempre attorno a Gesù, tutti i mali del mondo sarebbero già finiti. Gesù li ascolta e dice:

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»

Tutte le volte che leggo questa frase di Gesù mi si spacca il cuore, mi provoca una commozione interiore potentissima, vedere come il Signore è delicato, come è attento ai nostri bisogni più veri e più profondi. Noi abbiamo bisogno di stare in disparte con Gesù.

“Venite in disparte”

Con Gesù. Per questo vi ho sempre detto di imparare a rispettare i necessari tempi di silenzio di appartamento dei nostri Sacerdoti, il bisogno che hanno di riposo, di pregare, totalmente dedicati allo stare con Gesù e a riposare fisicamente e psicologicamente, stare con Gesù nel riposo.

Noi andiamo avanti con la nostra riflessione sul tema della Confessione e Direzione Spirituale leggendo il libro del prof. Larchet “L’inconscio Spirituale”.

Ieri abbiamo trattato delle analogie tra la Confessione e direzione spirituale e la psicoanalisi. Oggi andiamo avanti e leggiamo la parte in cui il prof. Larchet tratta delle differenze tra psicoanalisi e Confessione / direzione spirituale.

“Accanto a queste analogie, esistono tuttavia differenze rilevanti fra la confessione e la manifestazione dei pensieri da una parte e la psicoanalisi e le altre forme di psicoterapia dall’altra. Queste differenze riguardano sia il contenuto che la forma delle varie pratiche.”

Prestate molta attenzione alle parole che vi leggerò adesso, molta, molta attenzione, svuotate la mente e ascoltate molto bene.

“Per quanto riguarda il loro contenuto, la prima cosa che salta agli occhi è che la confessione verte su peccati o colpe riconosciuti tali davanti a Dio alla presenza del sacerdote e di cui si vuole ottenere il perdono.”

È davanti al Signore che mi riconosco peccatore, l’esame di coscienza lo faccio leggendo la Parola di Dio, meditando gli scritti di un Santo o Dottore della Chiesa, per esempio “Il Dialogo della Divina Provvidenza” di Santa Caterina da Siena, “la Notte Oscura” di San Giovanni della Croce, “Filotea” di San Francesco di Sales, “Le Confessioni” di Sant’Agostino. È qualcosa che faccio davanti a Dio, per cui davanti all’Eucaristia, davanti al Crocifisso, davanti a Dio, poi vado in Confessionale e lì, li riconosco alla presenza del Sacerdote.

“Questi peccati, o colpe, sono in relazione con dei comandamenti divini che definiscono le norme del buon comportamento.”

I peccati sono in relazione ai Comandamenti di Dio che vanno conosciuti molto bene. Sul Catechismo della Chiesa Cattolica li trovate ben commentati, sono loro che definiscono cosa è bene e cosa è male.

“Nel quadro del pentimento, il senso di colpa di chi si confessa ha un ruolo di rilievo e positivo: l’assoluzione lo fa superare e gli mette fine.”

Noi invece facciamo di tutto per eliminare dalle coscienze il senso di colpa, come se fosse l’abominio della desolazione. È fondamentale avere il senso di colpa. Il sociopatico non ha il senso di colpa, ma una persona normale ha, deve avere, il senso di colpa.

Cosa vuol dire senso di colpa?

Vuol dire che io riconosco che quella colpa ha un senso, un significato, perchè ce l’ha. È una grazia avvertire il senso di una colpa, arrivare a capire che quella colpa mi indica un senso, un perché, che va risolto.

Se noi togliamo queste realtà assolutamente umane, cosa rimane?

Il rimorso è così definito: consapevolezza tormentosa del male commesso, sentimento di dolore e di tormento che nasce dalla consapevolezza dei mali commessi.

È dal rimorso che poi nasce il senso di colpa, perché io prendo consapevolezza del tormento, vengo tormentato per il male che ho commesso. È fondamentale. Rimorso vuol dire presa di coscienza. A quel punto nasce il senso di colpa, il senso della colpa perché la colpa ha un senso, quindi ha un ruolo di rilievo e positivo.

“l’assoluzione lo fa superare e gli mette fine.”

È l’assoluzione che fa superare il senso di colpa. Non il dire che non deve esistere o il nascondersi sotto la sabbia, o il rendere la coscienza morta e narcotizzata. Chiamare bene ciò che è male non fa superare il senso di colpa. Se il peccato di cui prendo coscienza, il rimorso, non genera il senso di colpa, allora è finita. Dobbiamo avvertire questo tormento. È il perdono di Dio che mette fine al rimorso e quindi al senso di colpa.

Poi, certo, il senso di colpa può diventare patologico ma questo è un altro discorso, anche il mangiare può diventare patologico. Il troppo in tutto fa male. Il senso di colpa fa male quando è smisurato, quando è squilibrato, ma in sé è assolutamente naturale. Chi non lo prova? Chi non ha più una coscienza.

“Per la psicanalisi e la maggior parte delle altre psicoterapie, il peccato e la colpa non hanno invece nessun fondamento oggettivo.”

Questo è ciò che insegnano molti.

“Esistono soltanto in forza del sentimento o senso – puramente soggettivo – di colpa, e in genere questo viene considerato patologico, con una funzione dunque puramente negativa.”

Quello che succede oggi. Si cerca in tutti i modi di amputare l’uomo della coscienza con la sua voce.

“La psicanalisi e le psicoterapie, infatti, non mirano minimamente alla presa di coscienza delle colpe in quanto tali e non permettono la loro abolizione nel perdono attraverso il pentimento;”

La psicoanalisi e la psicoterapia non chiedono nemmeno che tu possa superare le tue colpe nel perdono che ricevi da Dio se prima ti sei pentito.

“non tendono che alla riduzione del senso di colpa, checché ne sia della sua natura (in altre parole: sia esso giustificato oppure no, non importa), spesso negando la realtà stessa della colpa o del peccato.”

Tendono alla riduzione del senso di colpa. Non ha importanza se tu hai compiuto o meno un atto malvagio, se il senso di colpa è giustificato oppure no. Negano la realtà stessa della colpa e del peccato. È terribile, si arriva a negare il peccato e la colpa. Questa è la psicoanalisi, ma noi cristiani non possiamo dire che va bene questa cosa, perché noi abbiamo il Sacramento della Confessione che ci ha donato Gesù. La colpa, il peccato non lo si supera negandolo ma pentendosi, prendendone coscienza, riconoscendolo, confessandolo e avendo l’assoluzione.

“Anche per quanto riguarda il tempo in cui le malattie si formano, la differenza è rilevante.
Per la teoria freudiana, la maggior parte delle malattie psichiche ha origine nella prima infanzia (fra la nascita e gli otto anni). La psicanalisi freudiana si concentra quindi sulla reminiscenza di avvenimenti antichi, mentre una ben scarsa importanza essa attribuisce agli avvenimenti recenti.
Di contro, i peccati svelati nella confessione sono colpe commesse dall’ultima confessione, e i pensieri che si manifestano sono pensieri attuali o relativamente recenti (per quanto non siano da escludere neppure la manifestazione di pensieri antichi oppure la rievocazione di situazioni passate). Secondo la concezione cristiana, infatti, l’uomo va curato in base al suo stato attuale. Ed effettivamente è soltanto così che può venire curato; perché il passato, se ancora può influire sull’uomo, non è però determinante: con il battesimo, il cristiano riceve una vita nuova in cui può spiritualmente vanificare, con l’aiuto della grazia, tutti i determinismi di questo mondo, compresi quelli del suo stesso passato.”

La prospettiva cristiana è tutta un’altra prospettiva, è esattamente il contrario di quella freudiana. Se c’è un passato di dolore, di peccato, di male, questo passato può influire ancora su di te ma non in modo determinante come invece pensa la scuola di Freud, ha un’influenza ma non ti può determinare. Non c’è più niente che ti può determinare a monte della tua volontà, questo in virtù del Battesimo. Se lo fai è perché tu lo scegli, non perché sei determinato da altro.

“Un’altra differenza è che la psicanalisi – e questo vale per tutte le varie scuole di psicanalisi – implica una reminiscenza dettagliata del passato. Questa reminiscenza prende la forma bruta e rozza d’una narrazione che include tutto quanto è stato vissuto, senza procedere ad alcuna cernita.
Sia nella confessione che nella manifestazione dei pensieri, al contrario, in genere i Padri proscrivono ogni dettagliato ritorno sul passato, a motivo degli inconvenienti, e perfino rischi, che ciò rappresenta, soprattutto quando si trattasse di peccati o atti immorali e d’avvenimenti traumatizzanti. Uno di questi rischi è di riprodurre nella memoria i peccati commessi o di ridar vita e forza ad avvenimenti traumatizzanti vissuti nel passato.”

Ai fini della Confessione e della direzione spirituale non interessa un ritorno dettagliato sul passato, perché è pericolosa, perché tu puoi ridare vita e forza ai peccati da cui ti sei allontanato o ai traumi che hai subito.

“Scrive a questo proposito san Marco il Monaco: «È nocivo […] tornare con la memoria ai particolari dei peccati passati; perché, quando ciò provoca tristezza, allontana dalla speranza; quando invece lascia senza dispiacere, fa tornare all’antica sozzura». E aggiunge: «Quando lo spirito, grazie al rinnegamento di sé, si aggrappa unicamente alla speranza, allora il nemico, il diavolo, gli rimette sotto gli occhi – con il pretesto della confessione – l’immagine dei vecchi peccati, in maniera da riattizzare le passioni che la grazia di Dio gli aveva fatto vincere e sornionamene tornare a nuocergli. La ragione è che, se anche in quel momento lo spirito è luminoso e pieno d’avversione per le passioni, per forza si colmerà adesso di tenebra, irretito com’è di nuovo nelle azioni del passato. Se la sua anima è torbida e amica del piacere, non potrà fare a meno d’attardarsi compiacente su quelle suggestioni, di modo che il loro risveglio sarà in concreto più una predisposizione al peccato che alla confessione».”

Non torniamo con la memoria ai particolari dei peccati, è pericoloso perché poi può andare a finire che ci rientri.

“Sotto quest’aspetto, c’è dunque una differenza fondamentale fra la concezione cristiana e quella freudiana.
Nella concezione freudiana, attraverso la presa di coscienza di sé il malato deve poter riconoscere com’è veramente, nella sua dimensione fin lì inconscia, e accettarsi com’è, nella totalità del suo essere.
Ma da un punto di vista cristiano, tutto ciò è come rifar proprio il vecchio uomo, in quanto l’inconscio, nel modo che lo concepisce la psicanalisi (la quale trascura del tutto ciò che noi abbiamo chiamato l’«inconscio teòfilo»), è costituito essenzialmente dagli aspetti negativi della personalità psichica. La terapeutica spirituale, al contrario, si propone appunto di far morire il vecchio uomo perché viva l’uomo nuovo.”

Questa parte è davvero fondamentale:

“La confessione e la manifestazione dei pensieri, se pur mirano anche alla presa di coscienza dell’aspetto negativo di sé, non sono tuttavia intese per meglio accettarsi (come se quest’aspetto negativo facesse parte del vero io)”

La confessione e la direzione non puntano a prendere coscienza del tuo male per accettarlo. Tutta la nostra cultura e società, invece, sono imbevute di questa prospettiva, che è sbagliatissima.

“ma piuttosto per meglio rifiutare dentro di sé ciò che non è conforme all’ideale cristiano”

Questo è lo scopo della Confessione e della direzione spirituale.

“ciò che non è conforme neppure a quello che uno è nel suo profondo, nella sua realtà spirituale vera.”

Non bisogna accettarsi nell’aspetto negativo perché quell’aspetto negativo non fa parte del tuo vero io. Quel peccato è come se fosse un tumore, lo devo togliere perché non fa parte di me.

“È il pentimento allora a svolgere un ruolo fondamentale, quello cioè di aiutare il malato a prendere le distanze da tutto ciò che nella sua vita passata e presente e nella sua situazione attuale è stato ed è malvagio, o, più in generale, di aiutarlo a prendere le distanze dal suo «io decaduto».”

La Confessione e la direzione spirituale, grazie al pentimento, spingono a prendere le distanze dall’io decaduto, che non è il vero io. Il male viene dal Diavolo, dal mondo, dalla concupiscenza, ma non dall’io più vero che ci portiamo dentro. Tu non sei il male che stai portando in te, quello fa parte dell’io decaduto. Il tuo vero io è altro, è bellezza, santità, immagine e somiglianza di Dio, è gloria di Dio, amore, pace, gioia, esultanza nello Spirito Santo. È questo che dobbiamo portare ad emergere sempre di più, e per fare questo sono fondamentali la Confessione, la direzione spirituale, il pentimento, il chiamare le cose col loro nome sapendo che l’assoluzione cancella e toglie il male.

A ciascuno di voi vorrei dire oggi: “Tu non sei il tuo male, è tuo in quanto lo hai commesso, ma non è tuo in quanto appartenente al tuo vero io. Non devi accettarlo, devi lottare con tutte le tue forze per tirarlo via. Soffrirai, faticherai ma alla fine vincerai e vedrai la bellezza integrale del tuo vero io”

Se non sono chiaro ditemelo, mi preme sapere se sono chiaro, se è chiaro quello che vi dico. Vi auguro di cuore una santa giornata e perdonatemi se sono stato un po’ lungo ma volevo arrivare fin qui perché ci tenevo a regalarvi per questo giorno di sabato questa bellissima meditazione.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

San Paolo Miki e compagni

VANGELO (Mc 6,30-34)
Erano come pecore che non hanno pastore.

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

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