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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 12

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 7 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 12

Eccoci giunti a lunedì 7 febbraio 2022. Oggi ricordiamo il Beato Pio XI.

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo VI di San Marco, versetti 53-56. 

Che cosa ci dice questo Vangelo? 

Questo Vangelo ci dice che Gesù in tutto e per tutto è la nostra unica salvezza. Non abbiamo altro, è la salvezza del nostro corpo, è la salvezza della nostra anima, dell’umanità, del mondo. 

Gesù, Unico Salvatore. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo, né mai barattare questa verità di fede con qualsiasi altra cosa e per qualsiasi altra ragione.  

Andiamo avanti a leggere il nostro libro “Le meraviglie di Laus”, abbiamo visto ieri la questione dell’intervento dell’Autorità Ecclesiastica, capitolo 12°, la questione dell’immagine della Vergine chiamata “la Reale” e quindi quello che è successo perché tutti andavano a Laus e non andavano più lì. Abbiamo visto come Monsignor Lambert, nonostante tutte le varie diffamazioni, calunnie, critiche che avevano cercato di mettere in gioco per screditare l’apparizione a Laus e per riportare i fedeli alla Reale, ha a cuore una cosa sola: l’onore della religione e il bene delle anime. Veramente un Santo Sacerdote.

“Per questi due grandi interessi, credette bene di far un’inchiesta sulla natura dei fatti straordinari di Làus; perciò stabilì di recarsi a Làus, e per dare più importanza alla sua visita si fece accompagnare da P. Gerard, Rettore del Collegio dei Gesuiti di Embrun, e da parecchi altri, preti e laici eminenti. In tutto erano venti. 

Il numeroso corteo arrivò a Làus nel settembre del primo anno di concorso, pochi giorni dopo la festa della Natività, Festa Patronale di N.S. di Embrun, solennità grandiosa per l’addietro, ma in quell’anno meschina, avendo le popolazioni lasciate le volte della Cattedrale per recarsi verso quel povero eremitaggio.”

Mi fermo qui un secondo, perdonatemi perché devo già dire una cosa, credo che abbiamo tutti da imparare una lezione di vita oggi, fosse anche solo questo, guardate, basterebbe. Quando dobbiamo esprimere un giudizio, una valutazione, perché il nostro dovere di Stato ce lo impone, in questo caso il Vicario Generale, ma potrebbe essere per chiunque di noi qualunque altra situazione, quando abbiamo il compito di esprimere un giudizio, una valutazione, si fa così, come ha fatto Monsignor Lambert, cioè si prende e si va.

“Di far un’inchiesta sulla natura dei fatti straordinari… perciò stabilì di recarsi a Làus”

 Non posso giudicare Laus, ma non posso giudicare niente e soprattutto non posso giudicare nessuno, senza aver visto e ascoltato con i miei occhi e le mie orecchie. Non possiamo mai fondare un giudizio, pur piccolo che sia, su qualunque realtà che non abbiamo conosciuto di persona. Non ci possiamo fondare sulla chiacchiera, sul pettegolezzo, sul “si dice”, sui crocicchi delle strade, su quanto viene riportato da Tizio, Caio e Sempronio. 

Devo dare un giudizio su Laus? Ci devo andare, non posso stare a guardare quelli che sono pro, quelli che sono contro e giudicare sulla base di questo. No, devo andarci. 

Devi giudicare, devi valutare una persona, devi esprimere un giudizio, tanto più se fosse un giudizio importante, grave, su una questione importante? Prendi e incontri quella persona, parli con quella persona, ascolti quella persona, vai a Laus e ti rendi conto, stai là e ti rendi conto di quello che accade là. Tu te ne devi rendere conto, perché sei tu che devi esprimere un giudizio. 

“Per dare più importanza alla sua visita si fece accompagnare..”

Non ci va da solo, non dice: “Io sono bravissimo, capisco tutto, sono intelligentissimo, basto io”. No, io vado là e, in più, porto con me venti persone. Poteva anche andare con due o tre. No! Venti persone, tra sacerdoti e laici eminenti. Questo Vicario Generale veramente ha fatto le cose seriamente, veramente potrà arrivare a un giudizio oggettivo, a un vero giudizio, perché sarà il frutto di venti teste, di venti cuori, sarà il frutto di venti persone diverse che faranno la stessa esperienza, quella di vedere Laus. Poi ognuno trarrà le sue conclusioni e spiegherà, dirà il perché, dopo aver visto, dopo aver ascoltato, dopo aver indagato, dirà il suo pensiero. Ma sarà un pensiero vero, reale, fondato sulla conoscenza, fondato sull’esperienza, fondato sull’ascolto, fondato sul confronto, fondato sul dialogo. Non c’è un altro modo per esprimere un vero giudizio, altrimenti sono tutti pregiudizi.

Quando Benedetta ebbe sentore dell’arrivo dei suoi giudici,”

Venti persone non sono poche!

“Ebbe come un senso di paura e pensò di eclissarsi, ma la Santa Vergine le apparve dicendole”

 Attenti bene alle parole della Vergine! Benedetta si spaventa, è comprensibilissimo, credo che tutti noi ci saremmo spaventati. Cosa vuol fare? Fuggire, è ovvio, poi è una bambina, una ragazza, da sola davanti al Vicario Generale, al Rettore del Collegio dei Gesuiti, ai Preti, è comprensibile che lei poverina, si sia spaventata.

  • Non temere, figlia mia: bisogna rendere conto all’Autorità Ecclesiastica; rispondi a tutte le domande che ti faranno, io sarò con te. – 

Poi concluse con queste memorabili parole: 

  • I sacerdoti possono ben comandare a mio Figlio, ma non a me…[…]- 

Ripeto:

  • I sacerdoti possono ben comandare a mio Figlio, ma non a me…[…]- 

A cosa fa allusione la Vergine Maria? La Vergine Maria fa allusione ai Sacramenti in cui il Ministro di Dio comanda e Dio ubbidisce. Il Sacerdote ti assolve e tu sei assolto da Dio, il Sacerdote pronuncia le parole della Consacrazione e lì si realizza la transustanziazione, quindi “i Sacerdoti possono ben comandare a mio figlio, ma non a me, a me no.”

“Non temere, figlia mia: bisogna rendere conto all’Autorità Ecclesiastica”.

Bellissima questa cosa: la Vergine Maria spinge Benedetta ad essere vera, ad essere sincera, ad essere adamantina, ad essere donna tutta d’un pezzo chiamando le cose con loro nome e rendendo conto di tutto, senza alcuna paura. 

“Rispondi a tutte le domande che ti faranno”

Cosa hai da temere? Sei nel vero, hai detto la Verità, non ti sei inventata nulla, è la Vergine Maria la Regina del Cielo e della terra che ti ha detto di fare questo, questo e questo. Di cosa puoi aver paura? Degli uomini? No, neppure degli uomini di Chiesa, non ce n’è ragione. Perché? 

“Io sarò con te”.

“Rispondi a tutte le domande che ti faranno, io sarò con te”.

La Vergine Maria ci spinge a non essere vigliacchi, a non fuggire, a non aver paura quando non abbiamo fatto niente di male. Se facciamo il male, certo, dobbiamo avere paura, ma non del giudizio degli uomini, in primis, ma del giudizio di Dio, è diverso. Ma se non abbiamo fatto niente di male e se non abbiamo detto niente di male, di che cosa dobbiamo avere paura? Rispondiamo a ciò che l’Autorità Ecclesiastica nel caso ci chiederà conto, con calma, con serenità, con libertà, con pace, con molto rispetto, molto riverenza, ma nello stesso tempo molta chiarezza. 

E allora Benedetta attende tranquillamente i giudici e compare innanzi a loro più tranquilla che mai. Immaginatevi venti giudici e lei, una bambina. Ma lei, sulle parole della Vergine Maria, lei va serena e ascolta. 

Vediamo l’interrogatorio, almeno un pezzettino:

“Dapprima Benedetta venne minacciata di severi castighi se fosse stata sorpresa come falsa, bugiarda e ingannatrice. Ma essa ascoltò le minacce senza nemmeno impallidire. Poi prese a raccontare le sue visioni con tutta semplicità, esponendo ingenuamente tutto quanto succedeva intorno a lei.” 

Lei rimane tranquilla. Le minacce? Va bene, è giusto fare minacce, castighi se uno dice il falso, se fa la bugiarda e ingannatrice, ma Benedetta non era niente di tutto questo e allora perché doveva sentire rivolte a sé quelle minacce? Per questo non impallidisce. E poi racconta con semplicità quello che deve raccontare.

“Soddisfece a tutte le domande, che le furono rivolte, non mancando di ripetere loro quanto aveva detto la sua buona Madre, che i preti potevano ben comandare a Gesù Cristo ma non alla Santa Vergine. 

– Ebbene – disse il Vicario Generale – se quello che dici è vero, prega Gesù o Maria di farmi conoscere la verità con qualche segno o miracolo, e se il buon Dio e la Santa Madre ti esaudiranno, mi adopererò con tutte le forze per adempiere la Sua Volontà; ma, te lo ripeto ancora una volta, se tutto è un’illusione ed effetto della tua immaginazione, io ti castigherò rigorosamente; e reprimerò ogni abuso con tutti i mezzi che sono in mio potere.- 

Benedetta con la sua abituale semplicità ringraziò il Vicario del suo avviso, e gli promise di pregare secondo la sua intenzione. Terminato l’interrogatorio, M. Lambert si occupò del servizio della Cappella e regolarizzò le cose, per quanto era possibile; poi si dispose a ritornare a Embrun, ma al momento della partenza un forte acquazzone l’obbligò a fermarsi. La stessa cosa si rinnovò due volte, il giorno dopo: e, ciò che faceva stupire, era che pioveva solo nella valle. Bisognò dunque ritardare la partenza al venerdì 18; ed era quello che voleva la Santa Vergine. 

Quel giorno una povera storpia terminava la sua novena e stava per ricevere la ricompensa della sua fede. Catterina Vial, così si chiamava la disgraziata, era figlia di Giacomo Vial e Antonietta Vincent. Qualche tempo dopo il suo matrimonio, fu colpita da una ritrazione dei nervi alle gambe, che la fecero soffrire terribilmente e poco per volta la ridusse in uno stato veramente pietoso. Le gambe ripiegate all’indietro aderivano sì strettamente alle cosce, che nessun sforzo le avrebbe potuto separare.”

Pensate voi che situazione!

La disgraziata non poteva muoversi che trascinandosi su di un carrello. Si fece pertanto trasportare a Làus per fare una novena e sollecitare la sua guarigione da Colei che la Chiesa saluta col titolo di Salute degli Infermi. 

Un medico di Serres e il dott. Corrèard, chirurgo di Veynes, tutti e due ugonotti, avevano dichiarata la malattia incurabile. Uno di loro, vedendo partire la povera inferma per Làus, aveva detto: 

– Oh! Se colei ritorna sulle sue gambe, io mi faccio Cattolico.- 

La gente di Làus, che la vedevano tutte le mattine alla Cappella, dove passava quasi tutto il giorno raggomitolata su di una tavola, era presa da un sentimento di compassione per il suo stato. La sua infermità durava da sei anni. Ora, all’ultimo giorno della novena, verso mezzanotte, sente le sue gambe a muoversi, e stendersi di per se stesse. Chiama sua madre, che l’aveva accompagnata, si alza e si getta in ginocchio per ringraziare la Santa Vergine. Era perfettamente guarita. 

E domani vedremo questo meraviglioso miracolo che cosa generò nel Vicario Generale.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mc 6, 53-56)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

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