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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 28

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Sabato 11 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mc 8, 1-10)

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”.
Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”.
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 11 febbraio 2023. Oggi festeggiamo con gioia e grandissima riconoscenza Maria Santissima apparsa a Lourdes: oggi è davvero un giorno di grande e bellissima memoria mariana e vogliamo proprio viverlo sotto la protezione della Vergine Maria, in ringraziamento dei bellissimi doni che ci fa sempre.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ottavo del Vangelo di San Marco, versetti 1-10.

Continuiamo la nostra lettura e la nostra meditazione del libro di Bonhoeffer, Vita Comune. 

Stiamo facendo un percorso importante su come pregare; una scuola di preghiera, anche di canto liturgico e di apprezzamento perché, forse, nella nostra vita, mai ci è capitato di metterci a studiare e approfondire che cosa siano i Salmi, il Salterio, cioè l’Ufficio Divino. 

Stiamo adesso vedendo la bellezza del canto liturgico. Stavo riflettendo su quanto per noi sia veramente importante metterci in atteggiamento di ascolto davanti al Signore e la preghiera dei Salmi certamente ci aiuta molto: ci dobbiamo proprio convincere.

Abbiamo visto che la giornata dei cristiani che hanno tra loro comunità di vita inizia con la meditazione del mattino. 

Sì, speriamo che anche la nostra giornata cominci così, con la meditazione al mattino. Io sono convinto, per le tante confidenze che ricevo, che ci siano tanti cristiani veramente molto bravi che mettono Gesù al primo posto e, al mattino, cominciano con la meditazione e la preghiera: la prima cosa che fanno veramente è pregare, è lodare il Signore, mettersi a meditare. Questo fa onore a tutte queste persone, perché questo significa davvero mettere il Signore al primo posto ed è giusto che sia così: è giusto!

La Parola di Dio, il canto della chiesa e la preghiera comunitaria segnano l’inizio della giornata. 

Pensate a chi va a Messa tutti i giorni, recita il Salterio di Gesù e di Maria, fa la meditazione, recita l’Ufficio Divino.

Solo dopo che la comunione (tra i fratelli) ha ricevuto sostentamento e forza dal pane della vita eterna, la comunità si riunisce per ricevere da Dio il pane terreno per la vita fisica.

Qui ci sarebbe da aprire tutto il tema sulla presenza reale: ovviamente per i luterani non c’è tutto il tema della transustanziazione. Anche loro fanno la celebrazione della cena del Signore, ma non credono nella transustanziazione e, di fatto, comunque si è interrotta la successione apostolica quindi lì non c’è l’Eucarestia, cioè non c’è quello che noi adoriamo nell’Eucarestia cioè la presenza vera, reale, sostanziale, di Gesù.

Io non posso fare una lezione di teologia protestante perché questo non è né il luogo, né il tempo, né il momento adatto per farlo, semplicemente ci tengo a sottolineare che, nonostante ci sia questa differenza radicale e sostanziale tra noi e loro, colpisce il fatto che Bonhoeffer dica che la comunione tra di noi “dopo che ha ricevuto sostentamento e forza dal pane della vita eterna (e nel nostro caso è, ovviamente, l’Eucarestia), la comunità si riunisce per ricevere da Dio il pane terreno per la vita fisica”.

Quindi tutto ha senso, a partire dal nostro alimentarci, dal nostro mangiare dal pane terreno, dal pane che abbiamo sulla nostra tavola tutto ha senso a partire dalla Santa Messa e non dimentichiamo che il nostro stare insieme, la nostra comunione è possibile solo a motivo della Eucarestia, solo a motivo di questo.

La comunione cristiana riceve dalle mani del Signore il pane quotidiano, nell’espressione della sua gratitudine e nella richiesta della benedizione di Dio. Da quando Gesù Cristo si è seduto a mensa con i discepoli, la comunione di mensa della sua comunità è benedetta dalla sua presenza. «Mentre si trovava a tavola con essi, prese il pane, lo benedisse e, spezzandolo, lo porse ai due. I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero» (Lc 24,30s.). La Scrittura parla di tre tipi di situazione in cui Gesù siede a mensa comune con i suoi discepoli: la mensa quotidiana, la santa Cena, la mensa escatologica nel Regno di Dio. Ma in tutti e tre i casi c’è un’unica cosa importante: «I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero». Riconoscere Gesù Cristo in ciò che egli ci dona: che significa? 

È una domanda importante! “Riconoscere Gesù Cristo in ciò che egli ci dona: che significa?”

In primo luogo, riconoscerlo come la fonte di tutti i doni, come Signore e Creatore di questo nostro mondo, insieme con il Padre e con lo Spirito santo. Perciò la comunità riunita a mensa prega dicendo: «Benedici ciò che tu ci hai dispensato», e riconosce in questo modo la divinità eterna di Gesù Cristo. In secondo luogo la comunità riconosce che ogni dono terreno le è dato solo per amore di Cristo, e così pure tutto il mondo è conservato per amore di Cristo, della sua Parola e della sua predicazione. Egli è il vero pane della vita, non è solo il donatore, ma anche il dono grazie al quale sussistono tutti i doni terreni.

Pensate un po’ a che cosa noi dovremmo dire in più! “Gesù è il vero e solo pane della vita” e Lui non è solo colui che lo dà, ma è il dono stesso: Gesù è donatore è, al tempo stesso, dono!

 Nella sua pazienza, Dio ci sostiene con i suoi doni, solo perché la Parola di Gesù Cristo deve ancora diffondersi ed essere creduta, e perché la nostra fede non è ancora piena. In terzo luogo la comunità di Gesù crede che il suo Signore sarà presente dove essa ne invocherà la presenza… Ogni comunione di mensa ricolma i cristiani di gratitudine nei confronti del Signore e Dio Gesù Cristo presente. Questo non significa andare alla ricerca di una spiritualizzazione malsana dei doni per il corpo; al contrario, nel pieno godimento per i buoni doni di questa vita fisica, i cristiani riconoscono il loro Signore come il vero dispensatore di tutti questi buoni doni; 

C’è una bontà nei doni che riceviamo, anche nei doni che noi riceviamo fisicamente e all’origine di questa bontà c’è Dio. Siamo chiamati a godere in pienezza di questi doni: pensate a quando, tra un po’ – voi già ci penserete – arriverà la primavera e usciremo dal buio dell’inverno, dal freddo, dal vento, dalla pioggia, dalla grandine, dalla neve. Per amor del Cielo, anche loro hanno la loro bellezza, ma non vorremo paragonarli alla bellezza, ai profumi, ai colori della primavera (neanche l’estate è bella come la primavera!) al cinguettio degli uccellini, ai merli che tornano a fare i loro nidi, a tutti i cucciolotti di ogni genere e specie che nascono e cominciano a saltellare, ai fiori e poi a tutto il resto che il Signore ci dona! E noi che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo godere di questi doni, riconoscendo da dove arrivano, cioè da Dio!

lo riconoscono inoltre come il vero dono, il vero pane della vita, e in ultimo come colui che li chiama al gioioso banchetto nel regno di Dio. Perciò la comunione quotidiana della mensa unisce i cristiani al loro Signore e anche tra di loro in modo del tutto particolare. Sedendo a mensa, essi vedono nel loro Signore colui che spezza per loro il pane, e si aprono loro gli occhi della fede.

Succede così a Emmaus! Ci sarebbero da dire milioni di cose sul racconto di Emmaus, ma anche in questo caso non si può! 

Dovremmo forse rivalutare il nostro stare a mensa insieme: non è semplicemente mangiare; non è nutrirsi guardando ognuno nel suo piatto, perché, purtroppo, alle volte finisce così finisce proprio così. Quando noi ci sediamo a tavola dovremmo pensare che anche i discepoli di Emmaus, senza saperlo, si sono seduti a tavola convinti di mangiare solamente, invece accadde qualcosa d’altro! 

Dovremmo considerare che non mangiare da soli e mangiare insieme non è la stessa cosa; non dimentichiamolo. Ormai, i nostri ritmi e i nostri impegni sono diventati più importanti della vita. Gli impegni sono diventati più importanti della vita stessa, delle relazioni, addirittura del momento così essenziale del mangiare insieme, del momento della comunione della mensa. Questa cosa purtroppo è bruttissima, per cui c’è chi mangia prima e chi mangia dopo; abbiamo perso il senso della comunione della mensa, del mangiare insieme, dello stare insieme a tavola. Non parliamo poi di quando c’è accesa la “scatola infernale”: lì siamo nell’alienazione totale! 

La comunione della mensa ha qualcosa di festoso. 

È bella questa cosa! Non so quanto emerga dal nostro stare insieme a tavola il fatto che anche il lunedì, il martedì, quando ci sediamo a tavola, alla mensa insieme, sono momenti di grazia in cui respirare un’aria di festa.

Al centro della giornata di lavoro, essa è il dono sempre rinnovato della rimemorazione del riposo di Dio dopo il suo lavoro, del Sabbath come senso e scopo della settimana e della sua fatica. La nostra vita non è solo fatica e lavoro, ma anche riposo e gioia per la bontà di Dio. Noi lavoriamo, ma è Dio che ci nutre e ci mantiene. Questo è motivo di festa. L’uomo non deve mangiare il proprio pane nella preoccupazione (Sal 127,2), ma: «mangia con gioia il tuo pane» (Qo 9,7) «ho celebrato la gioia: perché l’uomo non ha nulla di meglio al mondo che mangiare e bere e stare in letizia!» (Qo 8,15); d’altra parte, però, «chi può mangiare e godere senza di lui?» (Qo 2,25). Dei settanta anziani d’Israele, che salirono sul monte Sinai con Mosè e Aronne, si dice: «Ed essi videro Iddio, e mangiarono e bevvero» (Es 24,11). Dio non ammette l’aria non festosa, il pasto preso con aria dolente, o con la fretta di chi si dà molta importanza, o addirittura con senso di colpa. Con il pasto quotidiano Dio ci chiama alla gioia, alla festa, nel mezzo della giornata di lavoro.

Forse su questo dobbiamo un po’ camminare; non so che cosa pensiate voi. Alle volte il nostro mangiare insieme è segnato non dalla festa, ma dalla mestizia, dalla fretta, dalla preoccupazione: si dimentica, noi dimentichiamo che “la nostra vita non è solo fatica e lavoro, ma anche riposo e gioia per la bontà di Dio”. 

Noi lavoriamo, ma “è Dio che ci nutre e ci mantiene. Questo è motivo di festa”. Dio mi sta mantenendo, Dio mi sta nutrendo, non i miei soldi, non il mio stipendio! Che brutto pensare che sono io che penso a me stesso, che sono io che mi nutro e penso a me stesso, con i miei soldi! Non è vero, non è così e, pensando così, perdiamo ogni festa; il mangiucchiare prima del mangiare insieme; l’abitudine bruttissima del non sedersi a tavola insieme e quindi del non fare la preghiera insieme.

Ci sono proprio abitudini che devono essere cambiate. La mamma che dice: “È pronto!”, “Sì, arrivo ”; “È pronto!”, “Sì, arrivo ”; “È pronto!”, “Sì, arrivo ”… passano quindici minuti e quello non è ancora arrivato! Non va bene. Non è un bel modo di procedere: quando è pronto, è pronto! Insieme si dice la preghiera, insieme si inizia a mangiare e deve essere una festa! E alla domenica ancora di più, in sommo grado: ecco perché già vi ho detto, e ora vi ripeto, che la domenica non si lavora e non si fa lavorare. Punto! Proprio per sottolineare la bellezza della festa. E impariamo ad aprire le nostre case! 

Soprattutto la domenica, giorno del Signore, impariamo a non rimanere chiusi come dei segregati nelle nostre case, come preoccupati di mille stupidaggini, tranne della cosa necessaria e utile che è quella della comunione e dello stare insieme! Certo, questo comporta stanchezza, fatica, impegno, organizzare, cucinare, lavare, pulire. Tutto vero! Uno dice: “No, ma alla domenica me ne sto qui tranquillo: mi guardo il mio film, mi leggo il mio libro, mi metto quieto sotto la mia copertina!”. No, non va bene questa cosa! Dov’è la festa? Già dovrebbe essere festa ogni giorno figuriamoci la domenica! 

Mi fermo qui: domani vedremo una cosa molto importante che, di fatto, vi ho già anticipato e che Bonhoeffer vi spiegherà molto bene.

Oggi è sabato e perché non provare a pensare già a domani? Magari stamattina si potrebbe dire: “Domani è domenica e voglio proprio trascorrere una domenica come giorno del Signore, la voglio organizzare bene! Come? Con la Messa, la preghiera tutto bello e mi organizzerò per non fare tutto questo da solo e poi condividere questa festa con qualcuno: invitare!”

 Aprite le case, aprite le case! Perdete la chiave d’ingresso!

 “Ma poi devo pulire la casa!”. Ma lascia stare”! Sì, pulisci, ma non è che, quando entrano, le persone stanno lì con il microscopio in mano! Quante stupidaggini! Quante cose mondane e stupide ci mettiamo nella testa! Quanto egoismo e quanta grettezza ci sono nel nostro modo di procedere e quanta stupideria! Concentrati sull’essenziale, su ciò che è essenziale! Sono essenziali la scopa, la polvere, lo straccio? Che cosa rimarrà per la vita eterna? La tua casa pulita? Ma per Amor del Cielo! Quello che rimane per la vita eterna è la carità, basta! Non resta altro: quello che rimane per la vita eterna sono la tua accoglienza, l’amore per il Signore, la condivisione della mensa. Che cosa ti rimane nel cuore? “Ah, che bello oggi ho scopato e lavato casa mia!” Va beh! Quindi? Questo ti riempie?

Credo che il lunedì, il martedì, il mercoledì, uno trovi conforto non nella scopa o nel Mocio o nel Vetril, ma che trovi conforto, incoraggiamento, sostegno, calore, nella memoria grata di avere vissuto una santa domenica del Signore. 

Perché non vi organizzate, dove è possibile, per creare dei piccoli cenacoli di vita comune fatti di preghiera insieme e poi del mangiare insieme, dello stare con Gesù insieme? Come a Emmaus: passeggiare con Gesù insieme, cioè stare con Gesù insieme, e poi sedersi a mensa, tra cristiani, tra fratelli e sorelle che condividono la fede e l’amore per Gesù. A me sembra che sia questa la strada ed è una bella strada: durante la settimana, poi, ci sono momenti difficili in cui vengono le prove, le tentazioni, le sofferenze e uno dice: “Non sono solo: ricordo che domenica Tizio, Caio hanno detto questo e quest’altro; ora mi preparo per la domenica successiva o per quando ci rivedremo. Comincio già a pensare”. 

E poi è bella anche la condivisione dei propri doni: uno è bravo a fare la torta e porta la torta; quell’altro è bravo a fare la pizza e porta la pizza; qualcuno è bravo a fare la salsa, le verdure ai ferri e porterà la salsa e le verdure ai ferri. E ognuno condivide: si mangia della condivisione e nella condivisione. È proprio bella l’immagine che Bonhoeffer ci lascia e dà proprio il senso della festa che dovremmo avere, soprattutto la domenica.

Ecco: ve lo auguro! Vi auguro con tutto il cuore di saper essere fantasiosi domani! Se potessi, verrei volentieri nelle vostre case, anche se non ho il dono della bilocazione per venire in tutte le vostre case; verrei nelle vostre case a condividere questi momenti, questi frammenti di “Chiesa” domestica per vedere come è bello stare insieme, come è bello che i fratelli vivano insieme. È come l’olio profumato che scende sulla barba di Aronne, sull’orlo della  sua veste, dice il Salmo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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