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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XVIII e ultima parte

Fondazioni 18

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 3 ottobre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XVIII e ultima parte

Eccoci giunti a domenica 3 ottobre 2021. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Marco, versetti 02-16.

È un Vangelo, quello di oggi, veramente unico. Se la memoria non mi inganna, credo che sia l’unico punto di tutti i Vangeli nel quale c’è un atto esplicito, attivo, da parte di Gesù di grande affetto, nel senso di grande manifestazione affettuosa che Gesù opera, ed è solo verso i bambini. Tutte le altre volte Gesù riceve atti di amore, atti di fede. In questo caso è Gesù che accoglie e prende tra le braccia:

“E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.”

Anche quando Gesù incontra la peccatrice e lei gli bagna i piedi con le lacrime e li asciuga con i suoi capelli, Gesù riceve il gesto, non fa altro. In questo caso c’è proprio uno scambio molto bello, molto affettuoso, e Gesù se lo concede proprio in riferimento ai bambini:

“A chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.”

È interessante che questa parte del Vangelo, questo evento, venga messo esattamente dopo questo atteggiamento malvagio dei farisei, che non si comportano come bambini, ma che fanno domande per mettere alla prova Gesù, non fanno domande per conoscere, per crescere, per cambiare, per educarsi, no, fanno domande convinti di sapere già cosa è giusto e cosa è sbagliato, e per creare difficoltà a Gesù —se fosse mai possibile creare una difficoltà di questo genere al Figlio di Dio — e quindi vengono avanti con questa domanda veramente bieca. Volevano fare in modo che Gesù contraddicesse Mosè, e invece Gesù svela che la contraddizione non sta né in Mosè né in Gesù, la contraddizione sta nei loro cuori, questo è il punto, perché sono cuori duri, assolvono una serie di norme ma non c’è spiritualità, sono come morti. 

Avete presente quando si veste un morto? Che differenza c’è tra un morto vestito e un vivo vestito? Forse il vestito? No, perché sia il morto che il vivo sono vestiti. Il vestito, l’esterno, l’apparenza non fa la differenza, ciò che fa la differenza è che uno è morto e l’altro è vivo; uno ha dentro il sangue che scorre, l’altro non ha più dentro niente; uno cammina, parla, mangia, l’altro è immobile, eppure entrambi sono vestiti, ma essere vestito non vuol dire essere vivo. 

Fare atti religiosi, fare cose religiose non vuol dire essere religiosi, essere credenti. È un po’ come quelli che si dicono credenti e non praticanti, anche il diavolo è credente e non praticante, assolutamente, è il principe dei credenti non praticanti. Il diavolo è assolutamente credente e assolutamente non praticante.

Loro vanno per metterlo alla prova, vanno per suonare e rimangono suonati. Gesù qui chiarisce una volta per tutte i termini della questione:

“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra… ”

Se tu ripudi, se tu rigetti, cacci, se tu decidi che… nei confronti di tua moglie o di tuo marito, se scegli una via diversa da quella che hai intrapreso nel matrimonio e quindi vai a stare con un’altra persona…

“Commette adulterio verso di lei”

Commette adulterio, basta, senza “se” e senza “ma”. Senza distinguo: vediamo, pensiamo, le circostanze… no, questo è. 

Poi arriviamo noi, che siamo più intelligenti di Gesù, più sapienti, più attenti alle persone di Gesù, arriviamo noi e insegniamo a Gesù, con questa presunzione luciferiana di insegnare a Gesù che cosa è meglio. O meglio, abbiamo la presunzione di spiegare a Gesù le parole di Gesù: “Si va bé, però non è proprio da intendersi così… va contestualizzato, va capito, risente delle categorie del tempo… ”

A me sembra molto chiaro, non so a voi:

“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio, verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”

A me sembra che non ci siano molte cose da interpretare, è una frase di senso assolutamente compiuto. Il problema qual è? È molto semplice:

“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”

Questo è il problema, tutto qui. E qui mi ripeto per la trecentesima volta: per questo è inutile perdere ore e ore, e ore, e tempo a metterci a fare i padri spirituali, le madri spirituali delle persone, cercando di convincerle, di convertirle, di fargli capire che… non serve. Dopo veniamo a casa piangendo perché, ovviamente, poi gli altri fanno quello che vogliono, come è giusto che sia. Anche quando riceviamo le domande delle persone, bisogna capire cosa sta dietro alla domanda, non è che tutte le domande vogliono dire “ricerca della verità”, assolutamente, spessissimo le domande vogliono dire: “Dimmi quello che io voglio sentirmi dire, confermami nella mia idea, benedici, approva ciò che io penso essere giusto”. Queste sono le motivazioni profonde, spesse volte, delle nostre domande. Quindi, invece di perdere tutto quel tempo… 

Noi diciamo di non avere tempo, che siamo oberati di cose da fare, che siamo stanchi. Ma se è vero che siamo così oberati, che siamo stanchi, che non abbiamo più tempo per fare, che non abbiamo più tempo per pregare, se tutto questo è vero e Dio solo sa se sia vero, la domanda si impone: se è vero, allora perché hai tempo, voglia, energie da spendere per cercare di fare ciò che neanche Gesù ha fatto e cioè di voler convincere gli altri del fatto che sono in errore, che stanno sbagliando, che non capiscono… perché?

Mi sono fatto personalmente un’idea. Credo che la ragione che ci sta sotto sia una ragione puramente legata all’amor proprio, all’autocompiacimento: perché a noi piace quando possiamo stare un po’ lì a pontificare. Ci piace disquisire, chiacchierare — perché sono chiacchiere, noi gli mettiamo sopra il manto dell’Apostolo, ma sono chiacchiere — a noi piace chiacchierare, stare lì a disquisire, a dire… Perché ci piace? Ma perché si vede che io “la so”, un po’ come il pavone. 

Perché il pavone fa tutta quella fatica? Sapete quanto sono pesanti le code del pavone? Apri, chiudi, fai, falle vibrare, gira… ma perché lo fa? Perché gli piace essere guardato. Noi diciamo che è una questione di corteggiamento, ma se andate a vedere, spesse volte, la femmina non si sa neanche dove sia, e lui è lì che quando c’è tutta la gente fa tutta la sua bella coda. 

Noi siamo un po’ così, a noi piace convincere, fare i professorini, le maestrine, i padri e le madri spirituali, ci piace perché non l’abbiamo mai fatto veramente, ecco perché ci piace, perché facciamo un po’ finta, perché se uno avesse provato cosa vuol dire questa cosa, una sola volta, è garantito che non si andrebbe a mettere dentro a queste spine. 

Poi raccogliamo i frutti frignando, veniamo a casa tutti un po’ trafitti, perché non sono stato ascoltato, perché ognuno fa quello che vuole e magari neanche te lo dice prima, te lo dice a cose fatte. Svegliamoci. Ognuno fa quello che vuole, ovvio.

“Ma tutto il tempo sprecato?” 

Peggio per te che l’hai sprecato. Pensa se quel tempo lì lo davi nella preghiera.

“Ah no io ho tante cose da fare!”

Stare con Dio, alla presenza di Dio, ascoltare Dio fa solamente tanto bene a te e a tutti, fare le chiacchiere del Cotton club, con Tizia e Tizio non fa crescere nessuno perché solo chi è come un bambino può entrare nel Regno dei cieli. 

Accogliere il Regno dei cieli. Con i bambini non servono tante chiacchiere, non serve mettersi a fare i maestrini e le maestrine perché tanto loro neanche lo capiscono. I bambini vanno subito al dunque, i farisei mettono alla prova Gesù, e i bambini invece vanno tra le braccia di Gesù, è tutto diverso; i bambini cercano Gesù per stare con Gesù, i farisei cercano Gesù per fargli i tranelli, tutta un’altra cosa.

Credetemi, a me fa veramente tanta compassione leggere, sentire quando uno dice: “Sono confuso, adesso di questi tempi sono molto turbato… non so più a cosa credere… ”. Io credo che non ci sia stato tempo nella storia dove le cose siano state più chiare che adesso. È impossibile essere turbati e confusi, ma più chiaro di così che cosa ci può essere? Proprio questa situazione storica ha permesso di scoperchiare il vaso di Pandora, ha permesso di vedere chiaramente oltre quelle orrende maschere che ci mettiamo addosso e di vedere chi fa parte delle pecore e chi fa parte delle capre. Più chiaro di così! È chiarissimo!

“Non so più cosa pensare… ”

A dire il vero non c’è niente da pensare, è lì tutto bello steso sul tavolo, bianco e nero, rosso e giallo, verde e arancione, sinistra e destra, alto e basso. Poi bisogna vedere io quanto sono formato, quanto io ho a cuore la mia formazione, quanto io studio, quanto io medito, quanto io approfondisco. Il turbamento che alcuni provano non è dovuto alla situazione storica, ma è dovuto al fatto che è venuto meno chi ti imboccava dalla mattina alla sera, e adesso devi essere tu a rimboccarti le maniche e ad assumerti la responsabilità della cura della tua fede, quindi devi studiare, leggere, meditare. 

È un testo veramente molto bello.

“Ma io non so cosa pensare”

Ma qui,  nel Vangelo, c’è scritto cosa dobbiamo pensare?

“Ma circa l’adulterio… ”

Ma è scritto qui, non c’è niente da pensare, chi va contro questo va contro Gesù Cristo, quindi è fuori, è chiaro, è scritto qui. Se io prendo questo testo e dico che lo devo interpretare, che Gesù voleva dire un’altra cosa, allora lo faccio anche io, allora dobbiamo interpretare tutto, cambiamo tutto. “Gesù ha detto così ma, in realtà, lo so io cosa Gesù voleva dire!” Allora cambiamo tutta la storia. O si prende e si usa un metodo e si rispetta quel metodo su tutto, oppure se tutto dipende da… allora tutto dipende da… non solamente questo.

A te prude questo, a me un’altra cosa, e io cambio un’altra cosa. Su questo ci mettiamo a discutere, però, per esempio,  sull’obbedienza no, sull’obbedienza devi obbedire sempre, ovunque, con chiunque, oltre ogni ragionevole dubbio. Allora com’è la cosa? 

Dobbiamo imparare ad avere uno sguardo intelligente. 

Volevo andare un pochino avanti, perché, per alcune feste che ci sono state, da qualche giorno abbiamo lasciato da parte questo capitolo IV delle Fondazioni di Santa Teresa di Gesù. Siamo al Paragrafo 5: 

“Quando questi piccoli colombai della Vergine Signora nostra cominciarono a popolarsi… ”

Sarebbero i Monasteri.

“Sua Maestà si compiacque di mostrare le sue grandezze in deboli donnicciole: deboli per natura, ma forti nei desideri e nel distacco da ogni cosa creata: virtù, quest’ultima, che è molto atta ad unire l’anima al Creatore, purché si proceda con coscienza pura. – Veramente quest’ultima riflessione potevo anche tralasciarla, non ritenendo io possibile che senza un vero distacco si lasci d’offendere il Signore.”

Cioè, se non c’è un vero distacco da tutto e da tutti, e da tutto ciò che ci circonda. E distacco cosa vuol dire? Vuol dire diventare degli orsi? No, distacco vuol dire che vivo in questo mondo, in questa realtà, ma la priorità è Dio, questo è il distacco. È tutto bello, tutto santo, tutto buono tutto valido, importante ma la priorità è Dio. Questo è il distacco. Quindi tutto ciò che mi fa andare contro Dio: “No, grazie”.

“Queste anime, dunque, non parlano e non si occupano che di Lui, e sembra che Sua Maestà non voglia allontanarsi da loro. “

Non parlano e non si occupano che di Lui, perché? Perché sono innamorate, quando sei innamorato di Gesù non vuoi parlare di altro che di Gesù. Quando sei innamorato non hai voglia che di parlare di ciò che ami.

“Così vedo al presente e così sento d’affermare in tutta verità. Coloro che verranno dopo, se leggendo questo scritto, non troveranno quanto ora si verifica, non ne incolpino i tempi, perché non v’è tempo in cui Dio lasci d’accordare le sue grandi grazie quando sia servito per davvero. Guardino piuttosto se diano adito a qualche rilassamento, e cerchino di emendarsi.”

Lei dice: se col passare del tempo le cose cambieranno, non dire che è colpa del tempo. 

Per capire cosa significa usciamo dall’espressione e prendiamo un esempio: se i giovani non vanno più in Chiesa, non vanno più a Messa, non dare la colpa ai giovani che sono deboli, fragili, feriti, che sono liquidi. No. Se la gente non va più in Chiesa non diamo la colpa alla gente: “Ecco la gente non crede più, la gente ha perso la fede, si è raffreddata, si è allontanata, è vittima dell’individualismo, dell’edonismo, del relativismo.” 

Santa Teresa dice: 

“non ne incolpino i tempi”

“Ma adesso col virus c’è stato un calo”. Non incolpare i virus. Dice Santa Teresa:

“Perché non v’è tempo in cui Dio lasci d’accordare le sue grandi grazie quando sia servito per davvero.”

Come mai al tempo di San Francesco tutti quei giovani? 

Come mai al tempo di Padre Pio da Pietrelcina tutta la gente fuori dalla Chiesa, tutte quelle Messe super partecipate, quelle code chilometriche ai confessionali? 

Come mai al tempo di San Giovanni Maria Vianney venivano i professori della Sorbona di Parigi a parlare con lui?

Risponde Santa Teresa:

“Guardino piuttosto se diano adito a qualche rilassamento, e cerchino di emendarsi.”

Questo è il problema. Abbiamo buttato dentro talmente tanta acqua nel vino che non si vede più il vino e il vino sa di acqua.

Uno cosa va a fare? Uno perché va in Chiesa? Perché va a Messa? Uno cosa cerca quando va in Chiesa? La risposta è una sola, e sempre quella: Dio. La gente cerca Dio. Noi ve lo diamo o no? Questo è il punto.

Se un giovane vede me, prete, più rilassato — e in questo “rilassato” non ci sta dentro il fatto che io sono pacifico, ma ci sta dentro il fatto che il fervore è a zero, e il mondo mi possiede — la domanda che si pone è: “Ma non c’è bisogno di essere cristiani, di essere cattolici, di andare in Chiesa per essere quello che tu sei e fare quello che tu fai, perché il mondo lo fa meglio”. Non ha bisogno di venire qui per ballare, perché in discoteca lo fa meglio. 

Questa dovrebbe essere la cartina tornasole che dovrebbe farci tremare dal terrore. Quello che noi vediamo realizzarsi nelle nostre comunità, nelle nostre Chiese, non è il frutto della superficialità, della cattiveria, del menefreghismo della gente, ma il frutto del nostro rilassamento, questo è il punto! Ad Ars non credeva nessuno, praticamente, ma dopo che è andato San Giovanni Maria Vianney, Ars è diventata un polo di attrazione incredibile, dormivano nel cimitero, al freddo, sotto l’acqua per fare la coda e potersi confessare dal Santo Curato D’Ars, capite?

Paragrafo VI:

“6 – Sento dire alle volte, quando si parla del principio degli Ordini religiosi, che Dio faceva maggiori grazie a quei nostri antichi santi perché dovevano essere di fondamento. Sì, è vero, ma non si deve dimenticare che, rispetto a coloro che verranno dopo, sono pure di fondamento quelli che vivono oggi. Se noi di oggi conservassimo il fervore degli antichi e altrettanto facessero i nostri successori, l’edificio si manterrebbe sempre saldissimo. Che mi giova avere antecessori santi se io sono così misera da rovinare l’edificio con le mie cattive abitudini, giacché è evidente che i nuovi venuti più si modellano su quelli che vedono, che non su quelli passati da molti anni? Curioso davvero che ne incolpi il fatto di non essere stata delle prime! Perché non pensare, piuttosto, che la mia vita e le mie virtù sono molto diverse da quelle di coloro a cui Dio faceva tali grazie?

Esattamente quello che vi ho detto fino adesso.

“7 – Oh, scuse irragionevoli ed evidentissime illusioni!…È unicamente per mia colpa se Voi non mi concedete le grazie di cui abbondavano i miei antichi. Quando mi metto innanzi a loro, ne provo una viva angoscia, e non posso dirlo senza lacrime. Vedo d’aver rovinato quello che essi hanno edificato, e in nessuna maniera posso lamentarmi di Voi… . Del resto è bene che non ce ne lamentiamo.”

Attenti ora:

“Chi vede il proprio Ordine andar perdendo in qualche cosa, procuri di divenire pietra così forte da rialzare l’edificio e il Signore l’aiuterà.”

Quindi, non cadiamo in queste irragionevoli e evidentissime illusioni. Il punto è che la mia vita, le mie virtù non hanno lo stesso livello di quelle degli antichi e quindi l’edificio crolla, perché non c’è più santità. Se non c’è santità l’edificio crolla. È così. È inutile che sto qui a parlarvi di Santa Teresa, di San Giovanni della Croce e che celebriamo le loro feste, se poi — dice Santa Teresa — con le mie cattive abitudini, io distruggo tutto.

Dovrebbe essere che io guardo loro e divento anche io modello per quelli che sono qui presenti, affinché guardando me si sentano invogliati e rincuorati a diventare anche loro dei veri amici di Gesù, se no porteremo avanti sempre questa storia di peccato, fino ad estinguerci. 

Il Signore ci aiuterà? Il Signore ci aiuta sempre se noi lo vogliamo, se facciamo la nostra parte, altrimenti cadiamo nelle nostre illusioni, irragionevoli ed evidentissime. Rialziamo l’edificio, ciascuno secondo la sua parte, ma rialziamo l’edificio tutti insieme.

Vi auguro di cuore una Santa Domenica.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mc 10, 2-16)

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla”.
Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”.
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

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