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Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 28 gennaio 2021 – Memoria di S. Tommaso d’Aquino

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

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Eccoci giunti a giovedì 28 gennaio 2021, memoria di San Tommaso d’Aquino, Presbitero e Dottore della Chiesa. Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. IV, vv 21-25 di San Marco.

“Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro?”

Questa similitudine serve a dirci che non dobbiamo avere false paure e falsi pudori nel vivere la fede. Non dobbiamo certo sbandierare ciò che di buono e di bello facciamo, però non dobbiamo neanche nascondere la fede, dobbiamo vivere tutto con semplicità. La diversità non è ostentazione, può diventarlo, ma dipende da me. La diversità è semplicemente affermazione della propria identità, dove ognuno di noi è diverso, quindi non dobbiamo avere timore di fare un segno della Croce, di parlare di Gesù, di dirci diversi, di apparire diversi, di essere diversi dagli altri. Una lampada è fatta per essere messa sul candelabro perché illumini, quindi è bello mostrare quello che siamo senza ostentare niente, senza cercare nessun consenso. Imparariamo a testimoniare pubblicamente la nostra fede con molta semplicità.

“Fate attenzione a quello che ascoltate.”

Ecco, questo potrebbe essere proprio il tema di questa giornata, di questo Vangelo che desidero presentarvi oggi. Mi ha sempre molto impressionato questa espressione di Gesù all’interno del Vangelo.

Perché dice “fate attenzione a quello che ascoltate”?

Quello che ascoltiamo e aggiungo, quello che vediamo, entra dentro di noi, ci forma o ci sforma, ci arricchisce o ci impoverisce, ci abbellisce o ci abbruttisce, dipende.

Noi dobbiamo ascoltare tutto? Noi possiamo ascoltare tutto?

No.

Dobbiamo guardare tutto?

Assolutamente no.

Dobbiamo stare attenti a quello che ascoltiamo e a quello che vediamo.

“Fate attenzione a quello che ascoltate.”

Quante volte perdiamo tempo, ore, soprattutto magari la sera per fare chiacchiere inutili, parole inutili. Ci mettiamo a parlare di fede con chi neanche magari crede, come se noi dovessimo convincere gli altri, come se noi fossimo investiti da chissà quale mandato dall’alto. E dopo questi discorsi che durano ore, ognuno rimane sulla sua posizione, perché non sono le parole che cambiano la mente delle persone ma è l’esempio, la santità che può cambiare il cuore e la mente delle persone. E comunque non è detto che succeda, bisogna vedere se dall’altra parte c’è la disponibilità a cambiare.

Noi abbiamo un bene prezioso che è il tempo, lo spazio e finché siamo su questa terra siamo chiamati a far fruttare questo talento preziosissimo che Dio ci ha dato, il tempo.

Come usiamo noi il tempo? Come ci muoviamo nello spazio?

È una domanda molto importante. Invece di perdere il tempo a fare le chiacchiere inutili, a convincere gli altri, a fare polemiche infinite su messaggio, sui social, al telefono, che è tutto inutile, facciamo fruttare il nostro tempo.

Come dobbiamo usare questo tempo?

Stando con Gesù.

Spero che quando sarò morto sulla mia lapide ci sia scritto questo verbo:

“sTare”

Con la “T” maiuscola.

“sTare” presso il Tabernacolo, “sTare” presso l’Eucarestia, “sTare” presso la Croce e così morire. A me non interessa altro nella vita. Cosa c’è di più bello di una vita completamente data e spesa per Gesù, per la sua Gloria, per il suo onore?

Pensate se una famiglia diventasse una realtà cenobitica con al centro Gesù, e queste anime che si muovono attorno a Gesù come i monaci. La realtà monastica è una realtà bellissima.

Se uno dovesse chiedermi: “Padre quale animaletto dovrebbe essere un po’ il nostro simbolo, quale animaletto ricorda di più i monaci?”

Io risponderei: “Le api, l’alveare”

Che bello se la nostra vita fosse un alveare, con tutte queste apine laboriose, tutte in funzione dell’Ape Regina, del bene dell’alveare. Andate a leggere cosa fanno questi insetti, delle cose incredibili, è veramente affascinante vederle, io quando le vedo mi sembra di vedere i monaci, eppure vivono tutte insieme, e sono tante, tutte unite e tutte vicine.

E la nostra Ape Regina, chi è? Gesù e la Vergine Maria, tutto in funzione loro.

Quando ero novizio, il nostro maestro ci diceva: “Adesso andate in cella a fare il miele”. Voleva dire andare in camera a fare la lettura spirituale, a studiare, a meditare. Noi, come tante apine novizie, andavamo in cella a fare il miele.

Un Sacerdote che sta e che insegna a stare davanti al Tabernacolo, all’Eucarstia, al Crocifisso, è un Sacerdote che con l’anima percorre tutte le strade del mondo, che vola in tutte le case, che raggiunge ogni cuore, perché si muove portato dallo Spirito di Dio. Un cristiano che sta davanti all’Eucarestia è un cristiano che sta davanti al Cuore pulsante della Chiesa. Non c’è niente di più importante. Un cristiano che ama l’Eucarestia è un cristiano che ama il Cuore della Chiesa, che lavora per il Cuore della Chiesa, che fa del bene al Cuore della Chiesa.

Cosa c’è di più importante di questo? Ognuno ha il suo posto nella Chiesa. S.Teresina nella Chiesa è stata il Cuore.

C’è tanto ritorno nel fare, che è il verbo che sta dall’altra parte dello stare, e che tanto ritorna, perché ricevi gratitudine, riconoscenza. Nei miei anni di carcere e di assistenza ai tossicodipendenti ho ricevuto tanto, ho dato tanto e ho ricevuto tantissimo. Quando il fare lascia lo spazio allo stare, cambia tutto, perché il rapporto con Gesù è molto diverso. Per questo fate attenzione a quello che ascoltate e a quello che vedete, perché non bisogna andare a inquinare lo stare, a distrarsi dallo stare.

Maria sotto la Croce sta lì ferma. La profetessa Anna serviva giorno e notte nel Tempio del Signore.

Vi auguro di essere coraggiosi, perché bisogna essere coraggiosi ad essere monaci in questo mondo, è sicuramente una vocazione bellissima quella di vivere dedicati totalmente a Dio e quindi ai fratelli.

Pensate a quello che è stato il monachesimo per tutta la civiltà Occidentale, ma pensate anche alla realtà Ortodossa. Ognuno nel suo stato, può essere monaco o monaca.

In due parole che cos’è il monaco? Cosa vuol dire essere monaco?

Il monaco è colui che non antepone nulla all’Opus Dei, all’Opera di Dio. Tutto quello che vive e che fa è messo dopo, sotto e in funzione di Dio. Tutto gira, tutto si orienta in funzione dell’Opus Dei, dell’Opera di Dio, tutto. Tutto tende a Dio, dalla mattina alla notte, tutto orientato lì. Come San Benedetto e tanti altri Santi, che hanno fatto della realtà monastica la loro scelta. Pensate a Santa Teresina, a Santa Teresa di Gesù. Il monaco diventa un’ape, fa mille cose, ed è tutto orientato a Dio, avendo messo Dio al centro di tutto. E allora stiamo attenti a quello che ascoltiamo, a non fare entrare nella nostra mente il veleno del mondo e delle sciocchezze.

E per intercessione di San Tommaso d’Aquino, la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

San Tommaso d’Aquino

VANGELO (Mc 4,21-25)
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

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