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L’ipocrisia di Simone il fariseo

La cena in casa di Simone il Fariseo

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 12 giugno 2016 (S. Messa del giorno).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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L’ipocrisia di Simone il fariseo

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Sarebbe bello, se questa settimana portassimo nel nostro cuore e riflettessimo su questa domanda, che fa Gesù: «Vedi questa donna?»

È una domanda retorica, perché in realtà Simone non la vede, Simone la giudica ma non la vede.

Chi giudica, non vede, chi critica gli altri, non vede, è cieco, vede solo sé stesso, e male, credendosi migliore, ma non sa vedere la vita, la bellezza, il miracolo che ciascuno di noi si porta dentro, fosse anche in una vita densa di peccato e di male, come quella di una prostituta.

Anche in quella vita c’è qualcosa da vedere e lui non lo sa vedere, perché Simone sa solo giudicare; è un fariseo, quindi Simone si sente giusto, si sente bravo, si sente capace, Simone si sente a posto con Dio, perché ha fatto tutto quello che era da fare.

Simone ha in casa Gesù ma non incontra Gesù, Simone mangia a tavola con Gesù ma Simone non ha nessuna relazione con Gesù, non vede neanche Gesù.

Riesce addirittura a mormorare nel suo cuore alla presenza di Gesù…incredibile!

Pensa male, non solo della donna, ma pensa male anche di Gesù!

Uno che guarda, dice: «Ma come è possibile? Com’è possibile essere alla presenza di Gesù e non vedere nulla, ed essere ciechi?»

È possibile, è possibilissimo! Non basta andare a Messa, non basta dire: «Io dico le preghiere e mi comporto bene», bisogna vedere se io incontro il Signore veramente.

Notiamo un particolare, anzi due particolari…ricordate la frase di Gesù: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato».

Chi ha molto amato?

Ovviamente non gli uomini con i quali andava per fare la prostituta. Questo ve lo dico, non perché sono impazzito ma perché l’ho sentito; nell’ ermeneutica di questo testo, nell’interpretazione di questo testo, ho sentito qualcuno dire che Gesù loda questa donna perché, andando con molti uomini, ha molto amato…questa è follia!

Uno deve essere pazzo per dire una cosa del genere!

Gesù non loda la prostituzione e non trova nessun amore nella prostituzione, non c’è amore nella prostituzione, è una roba aberrante, terribile, è peccato puro.

Qui non c’entra niente quella cosa lì; quello che lei ha vissuto fino a quel momento rientra nella categoria del peccato, che Gesù assolve, è un’altra cosa.

Quindi, chi ha molto amato questa donna?

Gesù. Punto.

È per questo che viene perdonata!

Ricordate Matteo, capitolo 25, quando Gesù dice: «Ero carcerato e non mi siete venuti a visitare, ero ammalato…, ero affamato…, ero assetato…»?

Questo sarà il Giudizio Universale, noi saremo giudicati su questo; la stessa cosa che avverrà di là, capita qua…cioè, il centro chi è?

Il centro non è l’affamato, l’assetato, il carcerato, il centro è Gesù.

«Ero Io, carcerato, affamato, assetato, nudo, e voi avete vestito Me».

A quelli che diranno: «Ma noi non Lo abbiamo mai visto», Lui dirà: «Queste cose voi le avete fatte a Me».

Gesù non insegna la filantropia di alto livello, non c’è bisogno dell’Incarnazione per insegnare la filantropia, già i Greci l’avevano capita questa cosa.

Gesù è venuto a chiamare l’uomo a mettere Dio al centro, è tutto un altro programma!

Siccome lei ama tanto Gesù, allora viene perdonata.

Io, per essere perdonato dei miei peccati, devo amare tanto il Signore, se no non c’è perdono. Se non c’è amore, come può esserci il perdono?

E l’amore è un fatto molto concreto, molto concreto; l’amore non è fatto di parole, perché a parole siamo tutti capaci di amare, tutti capaci di fare giuramenti, professioni religiose, ordinazioni sacerdotali, matrimoni…

Noi a parole siamo capaci di fare tutto, tutti siamo capaci a parole di fare qualsiasi cosa, ma sono le opere che dicono se io veramente amo.

Quali opere? Lei, quali opere ha fatto, per dire il suo amore penitente per Gesù?

Lo dice Gesù, non c’è pagina più chiara di questa per chi vuol capire, lo dice Gesù stesso. Gesù, volgendosi verso Simone, disse: «Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi…»

Vedete Gesù com’è pratico?

Gesù è attento…certo, Lui è l’Amore puro!

Lui è attento alle più piccole minuzie, è attento ad ogni dettaglio; ogni più piccolo atto, fatto per amore di Gesù, acquista un valore redentivo incredibile.

Simone, pieno della sua superbia, secondo voi, si poteva mai abbassare a lavare i piedi di Gesù?

Siamo impazziti?! Come è possibile?

No, non può Simone umiliarsi a fare questo, Simone non ha carità.

Simone ospita Gesù ma non ha attenzione alla persona di Gesù, lei sì.

Lei non lava con l’acqua, lava con le lacrime i piedi di Gesù…

Perché i piedi?

I piedi sono la parte più sporca, la parte più stanca…è un gesto di grandissima umiltà, lei lo compie perché ama!

E questi piedi, non solo li lava, ma li asciuga, perché chi ama non lascia le cose a metà, le fa fino in fondo, senza peso, senza sbuffare. Lei ama, ama Gesù, e quindi li asciuga.

«Tu non Mi hai dato un bacio…»

Ma che bella quell’abitudine di quando eravamo bambini, per cui ci insegnavano a dare i baci a Gesù!

Bella…io mi ricordo ancora questa questa frase: «Dai un bacio a Gesù! Manda un bacio a Gesù! Offri un fiore a Gesù!»

Non so se vi ricordate, penso di sì…

Quando ero piccolo io (e non sono nato nel Mesolitico), mi ricordo che mi facevano portare i fiori a Gesù. Un bambino, quando vede un fiore e gli dicono: «Prendi un fiore per Gesù», per prima cosa, cosa fa?

Ci mette dentro il naso, per prima cosa.

Gli dicono: «Prendi il fiore più bello per Gesù!», lui prende il fiore, ci mette dentro il naso perché vuole sentire il profumo.

Io mi ricordo che la cosa che mi veniva detta era: «Scegli il fiore più bello, ma non annusarlo!»

Io dicevo: «Ma perché non posso annusarlo?»

Allora mi veniva detto: «Non puoi annusarlo perché è per Gesù, e allora deve essere integro, Gli devi offrire tutto: la bellezza del fiore e il suo profumo. Tu devi solo dare il fiore».

Rendiamoci conto che ricchezza teologica stava racchiusa in questo gesto, quale sacralità stava racchiusa in questo gesto: a un bambino, per cui il simbolo è tutto, tu insegnavi che a Cristo si dà tutto, a partire da un fiore, fino ad arrivare al bacio.

Come l’esperienza della Beata Madre Pierina De Micheli che, da bambina, in quel famoso Venerdì Santo, si sentì chiamare dal Signore, che dal crocefisso le disse: «Nessuno mi dà un bacio sulla guancia!»

Chissà quando è stata l’ultima volta che abbiamo avuto un atto di affetto per Gesù…

Oggi si sente dire che queste sono smancerie, ma queste sono idiozie, perché chi non dà il bacio a Gesù, lo dà a qualcun altro; chi non ha atti di amore per Gesù, li ha per qualcun altro; chi non è capace di avere affetto per Gesù, lo ha per qualcun altro, e solitamente per la persona sbagliata e nel modo sbagliato oppure è bloccato, perché è anaffettivo, perché è freddo, perché è incapace di atti di amore, è solo tutto ego-centrato, tutto pieno di sé, tutto sapiente di sé, tutto saccente, e non è capace di questa semplicità dei bambini, non è capace di corrispondere con atti di amore a Colui che è morto per lui.

E così il Signore va di seguito, richiamando l’attenzione di Simone sul Suo capo, e conclude dicendo: «Le sono perdonati i suoi peccati».

Ora, proviamo a metterci dentro a questa scena e a chiederci: «Io quale dei personaggi sono?»

Ci sarà sempre un fariseo, dei farisei, che hanno sempre qualcosa da dire…

Avete sentito la seconda lettura quando parla della legge, dice che la legge non salva?

Ecco, apro e chiudo una parentesi e preciso, per intenderci, che non si sta facendo riferimento ai Dieci Comandamenti.

San Paolo non scardina il Decalogo, ma sta facendo riferimento ai precetti della legge degli Ebrei, è un’altra cosa, sono i seicento e rotti precetti degli Ebrei.

Quella legge, di cui si parla lì, non è il Decalogo, perché nessun Santo scardina il Decalogo, la parola di Dio non può contraddirsi. Siccome noi abbiamo detto: «Parola di Dio» dopo la seconda lettura, dopo la Lettera di San Paolo ai Galati, questa Parola di Dio non può contraddire il Decalogo, dato da Dio a Mosè sul Monte Sinai.

La Parola di Dio non va mai in contraddizione, perché se no vuol dire che in Dio c’è qualche problema.

Quindi quella legge è la legge ebraica, sono i precetti degli uomini, ma non la Legge del Decalogo, quella è sempre valida, perché Gesù ha detto che non è venuto per abolire ma per portare a compimento.

Detto questo, stavo dicendo: «Noi quale posto occupiamo?»

È importante chiedercelo: «Io, davanti al Signore, posso dire che la mia vita si sta orientando verso la modalità della peccatrice, cioè di questo vero pentimento interiore, che nasce dall’amore?»

È l’amore che mi fa prendere coscienza del mio peccato.

Tanto più amo, tanto più io divento sensibile alle offese che posso fare al Signore.

Ecco, allora chiediamo alla Vergine Maria, che non ha conosciuto il peccato, mai, la grazia della delicatezza di coscienza, di farci nascere nel cuore, crescere, custodire, conservare un grande e sensibile amore per il Signore.

Stavo concludendo ma mi è venuta in mente una scena, che vi voglio dire, prima di concludere. Mi ricordo che in carcere c’era un uomo, che era tutto devoto, di una devozione incredibile, e io, che ero studente e non ero ancora Sacerdote, ero ammirato da quest’uomo. Lui era tutto Gesù, la Madonna, il rosario, e ogni volta che mi vedeva aveva una passione, un amore…avevo fatto una certa amicizia, perché era una cosa meravigliosa.

Poi, un giorno, ho conosciuto la moglie, perché i parenti vanno a trovare i carcerati.

Quando ho conosciuto la moglie, io subito sono andato e le ho detto: «Oh…signora, mi spiace che suo marito è in carcere, un uomo così meraviglioso, bravissimo…»

Allora ho visto questa donna che si è fatta triste in volto, al che mi è venuto subito da dire: «Ma ho detto qualcosa di sbagliato, pensavo di fare un complimento bello?»

Lei mi ha detto: «Padre, mio marito in una mano tiene il rosario, e nell’altra tiene la cinghia. Perché siamo in strada, io non posso farle vedere la mia schiena…»

Io mi sono girato, sono salito in carcere, ho fatto aprire la cella, l’ho tirato fuori e non l’ho menato perché ero un frate, ma l’ho ribaltato, credo nella mia vita di non essere mai stato tanto duro e spietato come quel giorno.

Come segno (mi tremano ancora le mani a parlarne), gli ho detto: «Dammi il rosario!»

Lui aveva lì il rosario, un rosario benedetto da non so quale Papa o quale Santo, me lo ha dato, io l’ho preso e l’ho spezzato, e gli ho detto: «Questa è la tua falsa fede orrenda, piena di sangue, che Dio non vuole. Adesso non c’è più».

Poi, gliel’ho ridato e gli ho detto: «Se tu non ti converti, qua non vieni più! Devi iniziare un vero cammino di conversione e devi iniziare ad essere un uomo vero, non un bugiardo!»

In carcere vale molto la parola “infame”, è l’insulto più terribile che uno possa dare ad un detenuto, allora gli ho detto: «Tu, sei il primo di tutti gli infami che ho conosciuto, perché hai fatto queste cose nella tua vita, ingannando le persone, facendo vedere una faccia che non corrisponde alla realtà!»

Da quel giorno lui è sempre venuto con il rosario spezzato, non l’ha più unito, il rosario è rimasto rotto, ma da quel giorno il rosario spezzato ha cominciato a lavorargli dentro: si è tolto dall’Eucarestia, non ha più voluto fare la Comunione, ha iniziato un vero cammino di conversione, calando la cresta ed imparando cosa vuol dire fare penitenza.

Davanti al Signore dobbiamo essere veri, veri!

Dobbiamo chiedere alla Madonna la grazia di custodire il nostro cuore sempre nella verità. Meglio avere un rosario spezzato nella verità, che cento rosari d’oro nella menzogna!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Prima lettura

2Sam 12,7-10.13
Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai.

In quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro.
Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Urìa l’Ittìta, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammonìti.
Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittìta».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

Salmo responsoriale

Sal 31

Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

Seconda lettura

Gal 2,16.19-21
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.

Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno.
In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano.

Canto al Vangelo (1Gv 4,10)

Alleluia, alleluia.
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Alleluia.

Vangelo

Lc 7,36-8,3
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

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