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Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin, parte 4

Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di sabato 19 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 20, 27-40)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 19 novembre 2022.

Oggi ricordiamo Matilde di Hackeborn, vergine.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventesimo del Vangelo di san Luca, versetti 27- 40.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione sulla vita della Venerabile Marthe Robin. 

La Sapienza di Marthe, che attirò molti intellettuali, notabili e persone importanti al suo capezzale, da dove derivava? Dal Tabernacolo, come lei stessa testimonia nel libro di J.J. Antier, Marthe Robin, pag. 110.

Da dove trae Marthe questo carisma? Dai dotti libri dei mistici? Dai dialoghi coni teologi? No. Presa nel crogiolo ardente del suo mondo interiore, messo a nudo dalla sofferenza, l’umile contadina di Moilles ha captato la sorgente viva, quella che Dio rivela solo ai piccolissimi: “Nostro Signore, conoscendo la mia eccessiva povertà e miseria, m’insegna lui stesso le cose che vuole che io sappia. Gesù è per me il libro dei libri, nel quale mi è permesso di leggere senza sosta. Per mezzo di questo libro il Signore mi ha insegnato tutto quello che so e che devo fare. Dal santo tabernacolo da dove mi parla, egli mi ha saziato quando avevo fame di cose così buone, così belle che superano ogni descrizione”.

Gesù è il maestro interiore, non dobbiamo mai dimenticarlo! Questo non vuol dire che non dobbiamo studiare e impegnarci: semplicemente non dobbiamo dimenticare che Gesù è il nostro maestro interiore. E dove incontriamo Gesù? Gesù è presente veramente, realmente e sostanzialmente nel Tabernacolo. È lì tutto quello che ci serve ed è Lui che ci dice tutto quello di cui abbiamo bisogno: non dimentichiamolo!

Pag. 367, sul primato della preghiera:

Se mi chiedessero cos’è meglio fare, l’orazione o la comunione…”

Voi che cosa rispondereste? Meglio l’Orazione o la Comunione? La Preghiera o la Comunione? La risposta di Marthe è:

… risponderei l’orazione. Pregate, pregate senza sosta! È difficile pregare bene e pregare senza sosta, se il cuore non si riempie di buoni pensieri, frutto della meditazione. È più difficile fare orazione che comunicarsi. La comunione è un atto esteriore, una gioia per l’anima; l’orazione un colloquio segreto tra Dio e l’anima. La comunione non suppone sempre la virtù. Si può fare la comunione e rendersi colpevoli. Pregare ogni giorno non vuol dire essere virtuosi, ma è una prova che si lavora per divenirlo. Si trovano dei cristiani che fanno la comunione tutti i giorni e sono in stato di peccato mortale. Ma non si trova mai un’anima che faccia orazione tutti i giorni e che viva nel peccato”. L’orazione è necessaria, aggiunge Marthe con un terribile realismo, “per non restare o diventare le devote nullità di cui se la ridono i demoni”.

Proprio ieri vi ho parlato del tema della carità e di tutti quegli illusi che pensano di poter eludere i doveri della carità verso il prossimo, dando il soldino al bambino povero: non è questa la forma primaria e più importante della carità, questo è un frutto che non è chiesto a tutti, mentre a tutti è chiesto di vivere le esigenze della carità. Che cosa sono? Le esigenze della carità sono amare e perdonare: questo è chiesto a ogni persona, in qualunque stato sia, in qualunque situazione sia, si trovasse anche a letto paralizzata… amare e perdonare! Ogni giorno tutti abbiamo occasione di amare e perdonare; non tutti i giorni abbiamo occasione di dare il soldino al bambino povero! Ci sono settimane intere in cui, chiuso nella mia stanza con i miei libri, non ho occasione di vedere il bambino povero, ma ho occasione di esercitare la carità… amare e perdonare perché in una giornata incontro comunque qualcuno, sento qualcuno, parlo con qualcuno e in una giornata sicuramente qualcuno mi ferisce, mi offende e ci rimango male… amare e perdonare!

Rivediamo questo passaggio importantissimo.

La preghiera ha l’importanza suprema e Marthe lo spiega benissimo, in modo impeccabile… al primo posto sta la preghiera e noi, che abbiamo sempre l’ansia di dover fare la Comunione, ricordiamolo bene! Hai pregato? Questa è la prima domanda: quanto preghi in un giorno e come preghi? E qui, essendo appena terminato il mese di ottobre, non possiamo non pensare al beato Alano e al Salterio di Gesù e di Maria… dobbiamo pensarci! Ecco che ci viene in mente tutto quello che abbiamo imparato dal beato Alano e anche da san Domenico sull’importanza della preghiera fatta senza sosta con il Salterio di Gesù e di Maria. 

Pregare bene e senza sosta, però, è impossibile se:

il cuore non si riempie di buoni pensieri, frutto della meditazione”

Ecco perché Padre Pio addirittura negò per sei mesi la Comunione — avete sentito bene, per sei mesi… — a una sua figlia spirituale perché non aveva fatto la meditazione quotidiana! Siccome lei ammise di non aver fatto la meditazione ogni giorno, Padre Pio le negò la Comunione per sei mesi… mezzo anno… Non ricordo il mese, ma se avesse confessato questa cosa a settembre, avrebbe saltato la Comunione di Natale! Per che cosa? Per non aver fatto la meditazione quotidiana! Noi facciamo la meditazione ogni giorno? Certo, se facessimo l’Ora Santa ogni giorno, faremmo anche la meditazione ogni giorno. Ma facciamo ogni giorno la meditazione? Qual è il nostro libro di meditazione? È importante sapere quale sia il nostro libro di meditazione, se lo leggiamo e se lo meditiamo.

È più difficile fare orazione che comunicarsi perché:

La comunione è un atto esteriore, una gioia per l’anima; l’orazione un colloquio segreto tra Dio e l’anima.

La preghiera mi porta di necessità all’intimità con il Signore, mentre per la Comunione vado e ricevo l’Eucarestia… la potrebbe ricevere anche un non credente! Certo, perché, se entra un mussulmano, un induista o chiunque altro e va a ricevere la Comunione, la riceve, essendo questo un atto esteriore che non prevede che uno creda. Certo, nessuno dovrebbe accostarsi con leggerezza alla Eucarestia, comunque… con la meditazione è un’altra cosa: se uno non è credente, che meditazione volete che faccia? Un non credente non si mette a fare una meditazione di un’ora ogni giorno!

La comunione non suppone sempre la virtù.

Ve l’ho appena detto: si può fare la Comunione e rendersi colpevoli per essere in peccato mortale; si può fare la Comunione e farla male. 

Pregare ogni giorno non vuol dire essere virtuosi.

Certo, però, se prega ogni giorno, una persona si sta impegnando per essere virtuosa. Santa Teresa d’Avila è sempre stata molto chiara: datemi una persona che faccia orazione tutti i giorni e in tre mesi quella persona sarà cambiata. Capite? All’inizio di ottobre vi ho detto che, seguendo quanto vi avrei letto del beato Alano e recitando ogni giorno il Salterio di Gesù e di Maria, una volta arrivati al 31 di ottobre, voi avreste visto la vostra vita cambiata. Ed è vero: quanti di voi mi hanno scritto confermando che quasi subito non riuscivano a fare a meno di pregare e questo è un cambiamento fortissimo! E poi mi avete raccontato che ci sono stati tanti cambiamenti bellissimi: famiglie riunite, persone che si sono convertite, grazie che sono arrivate esattamente il 31 di ottobre… incredibile!

Si trovano dei cristiani che fanno la comunione tutti i giorni e sono in stato di peccato mortale.

È quello che vi dicevo ieri: sono con il cuore chiuso, odio qualcuno, non voglio vedere o incontrare una persona, non le voglio parlare, non voglio avere a che fare con lei e … vado a fare la Comunione! Questo è un peccato mortale, oggettivamente è un peccato mortale perché è contro la carità. Poi, soggettivamente, lo sa il Signore, ma oggettivamente, quando ci chiudiamo alla carità e andiamo a ricevere la Comunione, compiamo un peccato assolutamente grave. La carità è una cosa seria.

Ma non si trova mai un’anima che faccia orazione tutti i giorni e che viva nel peccato.

 Lo diceva anche Santa Teresa: non si può fare orazione ogni giorno e poi vivere nel peccato. Perché? Perché lo stato di peccato ti viene subito addosso, non ce la fai: senti che non riesci a stare in ginocchio davanti al Signore con la consapevolezza del peccato che ti pulsa addosso! O preghi, o fai i peccati gravi. Infine: 

L’Orazione è necessaria per non restare o diventare le devote nullità di cui se la ridono i demoni.

le devote nullità’: da adesso userò l’espressione di Marthe Robin per le persone di cui vi ho parlato ieri. Dicono il Rosario, vanno a Messa e fanno la Comunione tutti i giorni, stanno in chiesa ore, ore e ore, ma di fatto non pregano. Pregare non vuol dire ‘stare in chiesa’…per favore, non entriamo in questo loop. Pregare non è stare in Chiesa tutto il giorno, perché io posso stare in chiesa tutto il giorno come le panche, le tovaglie, i candelieri e la candela che però non pregano tutto il giorno; pregare è proprio un fatto dell’anima, è un atto della volontà dell’amore che instaura un rapporto intimo con il Signore, altrimenti noi siamo delle semplici e banali ‘devote nullità’. E i demoni ridono di noi perché ci compatiscono dicendo: “Poverino! Fa proprio pena; è una ‘devota nullità’, serve a niente, è sale insipido”. 

Quindi dobbiamo sempre puntare sulla nostra preghiera che non è semplicemente recitare delle formule — ricordate il Salterio di Gesù e di Maria — ma è meditare e concentrarci, ad esempio, sui governanti, sulla Passione di Gesù piuttosto che sulla situazione di sofferenza di qualcuno; è un mettersi davanti al Signore con un testo di meditazione lasciando che esso ci parli, ci apra l’anima, ci spinga alla conversione, ci faccia vedere i nostri peccati…

Ricordatevi le ‘devote nullità’ di cui ridono i demoni! 

Più volte vi ho raccontato del nostro Maestro di Postulandato — così lo ricorderete in un Requiem — che ci diceva sempre: “Ricordatevi, ragazzi! La preghiera non è tutto, ma tutto si fa con la preghiera!”. 

Questi padri che io ricordo con una nostalgia enorme sembrano di un’epoca passata chissà da quanto! Padri che si svegliavano al mattino all’alba, poi venivano in coro a pregare e poi — mi sembra alle sei e mezza del mattino — suonava la campana per richiamare alla Confessione! Alle sei e mezza del mattino: al freddo, al buio, con una nebbia… (non ero certo sui colli romani!). 

E questi padri ormai ottantenni erano in ginocchio senza appoggio sul davanti, fermi e con la schiena dritta, senza battere un ciglio; si alzavano, genuflessione, chiudevano il Breviario e scendevano in chiesa a confessare fino alle dieci e mezza, undici, senza andare in bagno, senza mangiare, senza bere, senza far colazione! Io e gli altri postulanti, magari facendo le pulizie, passavamo qualche volta nella zona della ricreazione e li vedevamo con caffellatte e biscotti alle undici: “Ma Padre, fa colazione alle undici? Era sveglio alle sei!” — “Eh, ma ero in confessionale!”. Mi veniva un colpo… “Dalle sei e mezza in confessionale?” — “Ma la gente aveva bisogno!” Sono esistiti questi sacerdoti, credetemi. Li ho visti io! So che sembra un racconto giurassico, ma sono esistiti e io penso che, nonostante tutto, esistano ancora sacerdoti così, che ti aprono il cuore. 

Ricordo il sacerdote che mi insegnava filosofia — vi devo raccontare queste cose perché non posso abbandonarle nella mia mente e non possono morire con me — si chiamava p. Vincenzo (vi faccio il nome perché non lo conoscete, anzi forse qualche mio compagno o ex compagno di convento che ascolta le mie meditazioni lo ricorderà e questa è anche una occasione per pregare per lui e per tutti quei sacerdoti). Lui mi ha trascritto a mano, a penna tutte le sintesi di tutta la filosofia Scolastica che io dovevo imparare… con tutto quello che aveva da fare, mi ha trascritto a penna tutti quegli appunti! E li ho ancora! Siccome poi non c’era altro tempo, lui mi insegnava filosofia dalle 21 alle 22. Io, naturalmente, ero morto e avevo vent’anni, lui ne aveva ottanta! Se uno venisse a dire a me, cinquantenne, di insegnare filosofia a qualcuno dalle 21 alle 22, gli risponderei: “Guarda, tesoro, è impossibile, impossibile!”

A parte la pazienza incredibile che aveva, visto che per me non era proprio facile studiare e capire la filosofia, ricordo che se durante il giorno, mentre studiavo le cose della sera precedente, non le capivo, andavo a bussare alla sua porta: mi ha sempre accolto come? Beh, io bussavo e dall’altra parte sentivo: “Ave Maria!”. La prima volta mi sono chiesto che cosa stesse facendo e sono rimasto impalato, fermo e immobile senza sapere che cosa fare; poi ho imparato che, invece di dire ‘Avanti’ questi padri dicevano ‘Ave Maria!’.

Allora entravo e lui mi rispondeva sempre con tanta carità e poi uscivo. Ma quanto pregavano! Li vedevo di sera a camminare nel chiostro con la corona del Rosario in mano… quanto pregavano! Tutte le volte che passavano davanti alla Cappella per scendere in chiesa, entravano a trovare Gesù; uscivano dalla loro camera e rientravano non so quante volte al giorno perché scendevano a confessare e poi risalivano; dieci minuti dopo arrivava qualcuno, suonava e allora loro scendevano di nuovo e così via…

Non dobbiamo essere delle ‘devote nullità’; dobbiamo tutti impegnarci per avere una vita di fede vera, fatta di preghiera vera, intimità vera con Gesù, Confessione frequente, meditazione… quale libro di meditazione? L’Imitazione di Cristo; La Pratica di amare Nostro Signore Gesù Cristo; Filotea; gli Scritti di Santa Teresa d’Avila (forse per chi non è proprio esperto sono un po’ difficili), le Confessioni di Sant’Agostino… già questi bastano per una vita! Scegliete i libri dei Padri della Chiesa! I libri dei Santi, non quelli del primo ‘Pinco Panco’ che inventa la fanta-teologia che domani è più scaduta dello zabaione fatto in casa (almeno quello è buono, mentre la psico-fanta-teologia fa tante bollicine ma non sa di niente).

Ecco, mi fermo qui; pensavo di poter fare di più, ma questa parte sulla orazione è veramente importante e fondamentale.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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