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Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin, parte 3

Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di venerdì 18 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 19, 45-48)

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 18 novembre 2022.

Oggi festeggiamo la dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciannovesimo del Vangelo di san Luca, versetti 45-48.

Proseguiamo con l’esperienza mistica di vita della Venerabile Marthe Robin.

Riguardo l’estasi dopo la Comunione:

“Dopo la Comunione, Marthe manda un piccolo grido di gioia e mormora anche questa invocazione: «Il mio cuore e tutto il mio essere sospirino e tendano solo verso di Voi; io sia rivestita e presa da Voi solo; resti per sempre con Voi, in Voi, unita a Voi, per essere conservata tutta intera nella fornace ardente del vostro cuore divino». Poi entra subito in estasi (…). Con Marthe si può, senza eccedere, usare il termine di «nozze mistiche», di cui il 5 aprile 1930 essa riferisce in questi termini: «Questa mattina, dopo la Comunione, l’estasi mi ha colto all’improvviso. Ho provato l’unione mistica della mia anima con Dio. Impossibile descrivere quello che ho compreso, ridire le comunicazioni che ho ricevuto, spiegare i lumi che Dio mi ha dato sulla sua opera in questo momento. Ma tornando in me, provavo gioia e dolore. Il dolore proveniva dal vedermi ancora in questa vita, in cui si commettono ogni giorno mille imperfezioni; la gioia dal fatto che, vivendo ancora su questa terra, mi restava un po’ di tempo per soffrire per il Signore e per la sua gloria. Mentre ero immersa in questi sentimenti diversi, sono stata colta di nuovo dal rapimento e ho avuto la visione intellettuale di Gesù glorioso e sovranamente regnante, che dal culmine della gloria mi mostrava le sue piaghe sacre, stupore degli eletti»”.

La prima cosa da sottolineare è la centralità della Eucarestia: tutto avviene sempre dopo aver ricevuto Gesù Sacramentato. Oltre a essere l’unico cibo che Marthe assume, la Comunione rende possibile tutti questi momenti di estasi; noi, invece, dopo la Comunione chiacchieriamo, usciamo per andare a berci il caffè, a fare l’aperitivo, a mangiare il cornetto con il cappuccio…

I santi, invece, avevano questi momenti di estasi perché stare con Gesù vale di più che un cornetto con il cappuccio…

C’è poi una seconda cosa importante:

mi restava un po’ di tempo per soffrire per il Signore e per la sua gloria…”

 Noi avremmo pronunciato la frase: “Sono contento perché mi rimane un po’ di tempo per soffrire per il Signore”? Non so se questa sia l’aspirazione della nostra vita… per qualcuno sì, ma generalmente non lo è! Noi non vogliamo soffrire; anche se è per il Signore, noi non vogliamo soffrire! Quindi impariamo a soffrire per il Signore, senza andare a cercare la sofferenza ma semplicemente accettando quella che ci viene! La prima e più grande sofferenza potrebbe essere proprio quella di cui ci ha parlato il Vangelo della Santa Messa di oggi, quella di rinnegare le nostre idee, quello che per noi è importante, fondamentale, irrinunciabile.

Arriva Natale e voi sapete che, come ogni anno, io comincio presto a parlare del Natale… Arriva Natale e ci sono persone che, anche nel giorno di Natale, non sono capaci di riconciliarsi con i propri famigliari! Poi fanno la Comunione e solo Dio sa come sia possibile una cosa del genere! Si arriva a un grado di follia demoniaca perché queste Comunioni sono una assurdità: non posso ricevere il Cuore Eucaristico di Gesù quando so che qualcuno soffre e geme a causa mia; quando so che con qualcuno ho un debito, ma non perché lo dice Padre Giorgio, semplicemente perché è scritto nel Vangelo: “Se presentando la tua offerta sull’altare, lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono… e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello” (Mt 5,23-24a)

Eppure ci sono persone che fanno dei ragionamenti assolutamente folli che per loro sono però assolutamente giusti e guai a toccarglieli perché diventano come vespe… e dunque a Natale non cambierà nulla. 

Non so come si possano dire certe frasi o fare certe cose, ma io so di persone, figli e figlie, che hanno detto alla loro mamma o al loro papà, o, peggio, ai loro stessi figli: “Quando tu morirai, io non verrò neanche al tuo funerale!” E avevano ancora la Santa Eucarestia in bocca, perché quando si fa la Santa comunione tutti i giorni è come avere sempre l’Eucarestia in bocca! Con il Cuore Eucaristico di Gesù ricevuto, quella lingua e quel cuore hanno profanato l’Eucarestia! 

Ma, per amor del Cielo, ci sono mille ragioni: “Perché ha detto, ha fatto, non capisce, non fa, non si converte…” mille perché…, ma sta di fatto che siamo capaci di dire delle frasi di questa entità che vanno mortalmente contro i Dieci Comandamenti! E, magari, ci sentiamo anche giusti, anche santi e sante e, invece, siamo diavoli perché il diavolo è omicida: dire una frase del genere al proprio genitore è un attentato gravissimo contro il Quarto Comandamento, qualunque sia la ragione e, qualunque cosa abbiano fatto tuo padre o tua madre – fossero dei criminali, degli apostati, dei perversi; qualunque cosa abbiano fatto, nel momento in cui noi diciamo una frase del genere o chiudiamo il cuore il modo tale che quei genitori o quei famigliari non ci possano più raggiungere o parlare, noi siamo automaticamente fuori dalla Comunione con Cristo. Ripeto: qualunque sia la ragione!

Non è che mi illuda del fatto che, ascoltando questa meditazione, un figlio o una figlia possano tornare e dire: “Mamma, papà, ho sbagliato!” No… so benissimo che queste persone sono esattamente come gli scribi, i farisei e i capi del popolo del Vangelo di oggi: incontrano Gesù sulla strada, lo guardano negli occhi, vedono i suoi miracoli, lo ascoltano predicare e nel loro cuore cercano il modo per farlo morire. Tu puoi spiegare loro ogni cosa, ma non capiranno mai: non vogliono capire perché capire significa cambiare, significa cadere in ginocchio e fare l’unico atto di pentimento e umiltà che salverebbe l’anima. Invece? Invece gli insulti! 

E questo lo vedo anche quando qualcuno mi manda gli screenshot che si trovano su alcuni siti e che sono riferiti a vari sacerdoti o anche a laici: ci sono degli insulti gravissimi, delle accuse gravissime, quasi parolacce… cose bestiali! Ma siamo figli dello stesso Padre oppure qualcuno è veramente figlio del diavolo come diceva Gesù? C’è qualcuno che ancora oggi ha per padre il diavolo: andate a leggere Gv. 8 “Nostro Padre Abramo!” “No, no, dice Gesù, vostro Padre non è Abramo!” E ci impiega un po’ a dirglielo, alla fine poi glielo strappano dai denti e Gesù dice: “Il vostro padre è il diavolo!” Capite che Gesù è molto concreto e non sta a fare i fronzoli… “Voi volete uccidermi” perché il diavolo è omicida!

Tutte le volte che noi facciamo delle affermazioni contro la verità e contro la carità, noi cerchiamo di uccidere Gesù… non dimentichiamocelo! 

So che qualcuno di voi sente queste parole come rivolte a se stesso o a se stessa: se il giorno di Natale la nostra porta sarà chiusa per qualcuno, qualunque sia la ragione, sappiate che in questo modo ci escluderemo da soli dalla Comunione con Gesù. Questo è scritto nero su bianco nel Vangelo. 

Due comandamenti dice Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. (Mt 22, 37-40)

Il potere dell’obbedienza 

Pagg. 384-5 del libro di J.J. Antier, Marthe Robin.

Uscire dall’estasi, ritornare dal cielo alla terra, è una questione delicata che obbedisce alla regola del «richiamo». Padre Finet ne dà testimonianza: “Nessuno poteva far uscire dall’estasi Marthe, anche per giusti motivi, tranne due persone, che ci riuscivano pregando. Servivano venti minuti per questa iniziativa delicata, in cui la Chiesa, in qualche modo, rompeva l’unione mistica per parlare a colei che portava in sé tanto amore e tanta luce. Ci riusciva il suo vescovo, il monsignore di Valence, e anch’io per il mio ministero di padre spirituale, seguendo i consigli che la stessa Marthe mi aveva dato. Un giorno ha provato un vescovo di un’altra diocesi, senza successo. In realtà era una cosa molto delicata, perché significava strappare Marthe alla sua intimità con Gesù per darla alla Chiesa. E l’atto era tanto più delicato, in quanto si rischiava di ucciderla. Se, con il suo consenso, sollecitavo questa uscita dall’estasi, era perché Marthe potesse ricevere, ancora il giovedì, i partecipanti al ritiro. Restavano infatti solo questi due giorni in cui potesse riceverli, il mercoledì e il giovedì; durante i ritiri e anche al di fuori dei ritiri, perché potesse accogliere i visitatori venuti apposta per incontrarla”. Marthe stessa se ne stupiva: “In questi giorni di estasi, ciò che mi stupisce è che dopo, tutta penetrata della sua presenza, o possa ancora intendere, vedere le cose della terra, parlare, occuparmi e, senza sforzo, sacrificare la mia gioia, il mio unico Amore, per dimenticarmi, donarmi, mettermi a disposizione di tutti, abbandonando la mia felicità perché altre anime siano visitate e, come me, infiammate d’amore; perché come me, più che a me, Gesù si riveli a loro”. 

Questa è la carità! 

Non le finte mistiche o i finti mistici che dicono: “Oh, io e Gesù… Gesù e io!” E poi giudicano gli altri, insultano e criticano le persone; poi chiudono il loro cuore pronunciando frasi terrificanti come quella che vi ho riferito e molte altre…

Questa è la carità: rinunciare addirittura alla intimità mistica con Gesù per accogliere i pellegrini… incredibile!

Padre Finet si avvicinava a lei e pronunciava innanzitutto a bassa voce la formula che Marthe stessa gli aveva dettata: “Figlia mia, nel nome del Padre...”. Poi insisteva con voce forte: “Nel nome della santa obbedienza…” In assenza del suo direttore spirituale, Marthe, lo si è visto, si risvegliava molto lentamente. Verso la fine della sua vita le capitava anche di non svegliarsi e di proseguire per due Passioni di seguito! Il risveglio di Marthe, dietro ordine di padre Finet, stupiva i medici. Tuttavia, il «richiamo», vocale o mentale, è classico nei mistici. Ottiene lo stesso effetto in una lingua straniera. È la volontà che conta. Se il superiore dà un ordine verbale facendo una restrizione mentale, il soggetto non si risveglia. La sola parola resta impotente se la volontà non è d’accordo. Catherine Emmerich, Louise Lateau e altre mistiche analfabete reagivano al latino che non comprendevano. Quando si chiedeva a Catherine cosa le succedeva, rispondeva: «Mi chiamano». Si spiega meno il fatto che il richiamo possa riuscire per delega del superiore a un’altra persona e si arresti quando la delega viene tolta. Mentre riesce con un semplice frate laico, non prete, ma autorizzato dal mistico, fallisce con un vescovo qualsiasi estraneo alla diocesi. Una volta il richiamo era considerato come prova dell’origine divina dell’estasi. Se il soggetto non obbediva al suo confessore autorizzato, si presumeva che l’estasi venisse dal demonio”.

Quanto conta l’obbedienza nella nostra vita spirituale? Anche qui quanta furberia! Adesso va di moda dire: “Il confessore mi dice così, ma io, invocando la mia coscienza, faccio quello che voglio! Io non obbedisco perché la mia coscienza mi dice che…”. Eh, ma non si fa così, perché, ricordate, quando noi chiamiamo in causa la nostra coscienza, poi dovremo rendere conto davanti a Dio. Chiamando in causa la nostra coscienza, noi ci mettiamo direttamente davanti al Signore e ci assumiamo tutta la responsabilità della nostra scelta. 

Un conto è quando io faccio una scelta secondo coscienza per difendere il Signore, per difenderlo, per esempio, nella Eucarestia; oppure quando io invoco la coscienza se alcuno mi ordina di compiere un atto che va contro i Dieci Comandamenti. Un altro contro è quando mi viene detto di fare qualcosa che va contro i miei gusti e le mie idee oppure quando qualcuno mi dice di fare un atto o fare un passo che va a sottolineare, a enfatizzare, a mettere in primo piano la carità.

Non posso invocare la libertà della mia coscienza quando il confessore, ad esempio, mi dice: “Perdona!”; certo, lo posso fare ma mi sto mettendo contro Dio, non contro il peccato! Se il confessore mi dice: “Guarda che devi esercitare il perdono, devi rinnegare le tue ragioni e andare incontro alla tal persona” e io non lo faccio appellandomi alla mia coscienza, io sto andando contro Dio… attenzione a discernere molto bene! 

Un conto è il Corpo di Gesù (ricordate il discorso su questa questione che ho affrontato nei mesi passati) e quindi il fatto che io segua la mia coscienza ed eserciti la libertà che la Chiesa prevede sulla ricezione della Santa Comunione (in piedi/ in ginocchio; sulla mano/sulla lingua) per cui nessuno mi può imporre di riceverLa in un modo perché – a parte il fatto che si tratta di un abuso – io posso sempre fare la Comunione Spirituale che è sempre una Comunione e che è sempre permessa e riconosciuta come valida dalla Chiesa.

Stiamo attenti, però, a non applicare il criterio della coscienza su altro dove non sta. Mi fermo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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