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Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin, parte 2

Le Passiflore Eucaristiche: Ven. Marthe Robin

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di giovedì 17 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 19, 41-44)

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 17 novembre 2022.

Ricordiamo oggi Santa Elisabetta d’Ungheria 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciannovesimo del Vangelo di san Luca, versetti 41-44. Continuiamo la nostra lettura e meditazione sulla vita di Marthe Robin.

A pag. 269 del libro di J.J. Antier, Marthe Robin, troviamo un’altra testimonianza medica autorevole:

«Dal 1930 non mangia, non prende liquidi, nemmeno una semplice goccia d’acqua. Se l’avesse voluta, non avrebbe potuto. Qualsiasi movimento di deglutizione le era impossibile. Essendo paralizzata, non è concepibile alcuna simulazione, in quanto la sua vita è esposta agli sguardi di tutta la comunità».

Scrive poi l’autore:

“Ma per gli scettici tali testimonianze non sono sufficienti. Jean Guitton stesso le suggerì:

«Perché avete rifiutato di essere trasportata in clinica, dove per mesi vi avrebbero tenuta in osservazione senza interruzione, per poter dare la prova del vostro digiuno?”

Rispose Marthe:

Credete che ciò convincerebbe le persone? Quelli che non lo ammettono, non lo ammetterebbero lo stesso. Io sono padrona del mio corpo resto qui. Morirò dove ho vissuto. Che io non mangi non ha importanza. Non date importanza a queste cose”.

Una risposta molto ferma, giusta, vera. Vi ho detto questo già altre volte, su questo punto quasi tutti cadiamo e questo dice qualcosa del nostro livello di interiorità, del nostro livello di rapporto intimo di amore e amicizia con Gesù: noi tutti, più o meno, abbiamo l’idea di poter convincere le persone fondamentalmente attraverso una cosa. Se io faccio quello che mi viene detto, anche se so essere sbagliato e inutile, convincerò quella persona che… e si scende non di rado a dei compromessi incredibili, per non dire disumani; si accettano cose che dovremmo rigettare al solo pensiero.

E Marthe Robin risponde così a Jean Guitton, che non è l’ultimo che passa per la strada – andate a leggere qualcosa sulla vita di questo grandissimo scrittore, pensatore e intellettuale francese! 

Guitton fa una proposta sensata: che Marthe vada sotto osservazione in una clinica così tutti capiranno! Ma noi sappiamo già che questo non avverrà mai, come dimostrano le vicende della beata Alexandrina Maria da Costa e di Teresa Neumann.

Solo perché vedono, solo per il fatto che ascoltino un nostro discorso le persone cambiano idea, credono, riconoscono i loro errori? No! Non funziona così! Noi, invece, entriamo continuamente dentro queste tagliole terrificanti.

Chi non vuole credere, dice Marthe Robin, non crede; chi non vuol vedere, non vede; chi non vuole ascoltare, non ascolta. 

Qualunque cosa diciamo, facciamo o inventiamo. non cambia nulla! Mettiamocelo nella testa! E noi, invece, sempre con la mania di salvare il mondo, soprattutto quando siamo in preda ai nostri sensi di colpa sugli anni passati quando avremmo dovuto fare, dire e non abbiamo fatto né detto. E allora impazziamo nel fare non so quali pratiche religiose o discorsi infiniti e alla fine… dove arriviamo? A nulla, anzi rimaniamo ancora più desolati perché abbiamo perso tempo dedicando le nostre energie interiori a un parlare vano.

Credete che ciò convincerebbe le persone?”

Dovremmo scrivercelo sulla porta e leggerlo prima di uscire di casa e poi scrivercelo sul telefono, così la smetteremmo di fare le telefonate chilometriche per dire che cosa? A chi? Anche se vedessero Gesù che cammina per strada, se vedessero Gesù in croce, non cambierebbe niente! Quanto farebbe bene a tutti imparare il silenzio, imparare a stare al nostro posto, imparare a dedicare il nostro tempo a stare con Gesù invece che continuare a parlare! Quanto parlare, poi, pieno di peccati! 

Come è bello, invece, è il silenzio… quanto senso di interiorità dà; quanto senso di dominio di sé nel vero senso evangelico; quanto ascolto della presenza di Dio. Una verità su cui non potremmo mai finire di riflettere. 

“Quelli che non lo ammettono, non lo ammetterebbero lo stesso”:

Anche se sapessero, anche se vedessero, anche se mettessero il dito  nella piaga, non cambierebbe nulla, perché il loro problema non è vedere, è piuttosto non saper credere… è un problema di cuore, non di testa. 

Anche se noi spieghiamo ogni cosa per filo e per segno, non c’è niente da fare perché non capiscono, perché non vogliono capire. Perché? Perché capire certe cose significa poi cambiare vita; accettare certe cose nella nostra esistenza significa cambiare la nostra vita. Allora preferiamo restare nella nostra zona di comfort e dire che non è vero, che è una falsità dire che Marthe Robin non mangia, non beve e non dorme, vivendo solo di Eucarestia. 

Ma se non si muove dal letto, se è paralizzata, dove va a prendere da mangiare e bere? Nasconde tutto nel materasso? Siamo un po’ seri!

E Marthe fa bene a dire: “Io sono padrona del mio corpo, resto qui”, e anche noi dovremmo dirlo e restare dove siamo: questo ‘resto qui’ significa tante cose. 

Adesso arriverà il tempo del Natale, per me il periodo più bello dell’anno… ma ci sono persone fredde come il ghiaccio: fanno fatica a preparare il presepe, a fare l’albero di Natale.

Adesso ci sono i presepi ‘light’- come il ‘burro light’, un ossimoro! Il presepe ‘light’ è quel ‘coso’ fatto di due centimetri per tre con dentro Gesù, Maria e san Giuseppe. Tu lo prendi, lo metti nel posacenere e hai fatto il presepe di Natale! Boh! Forse sarebbe il caso di non fare proprio il presepe, se questi sono i presupposti… il presepe dovrebbe occupare una parte ampia della nostra casa, dovrebbe occupare spazio. E, come vi ho detto lo scorso anno, non dobbiamo costruire il presepe tutto in una volta lasciando vuoto solo lo spazio di Gesù… il presepe va costruito lungo tutto il tempo dell’Avvento. Non è che si fa e uno vede poi ogni giorno il presepe finché a Natale si mette Gesù e basta fino all’Epifania.

Dovremmo costruire il presepe lungo tutto il tempo dell’Avvento come preparazione al Natale: lo sfondo, il muschio… piano piano si costruisce… una statuina un giorno, poi un’altra, finendo di costruirlo all’Epifania con i Re Magi!

Non è che mettiamo i Re Magi trenta centimetri lontani da Gesù Bambino e diciamo che sono là che camminano e invece sono fermi! Guardate che i bambini vedono queste cose… Facciamo le cose serie: ogni cosa a suo tempo! 

L’8 di dicembre – a Milano si usa l’8 – mettiamo i pastori! No, ma che cosa hanno fatto questi pastori per andare da Gesù? La transumanza? Hanno camminato per diciassette giorni per andare da Gesù? Guardate che è capitato tutto in una notte! Sono stati chiamati e sono andati da Gesù. Non è che non sapevano che cosa fare e si sono messi in cammino verso una grotta … i pastori erano lì in quel contesto, l’angelo lì ha chiamati ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli…’ e loro sono andati, ma in quel momento, non prima, e queste cose le dobbiamo rendere ai nostri bambini, se no, è inutile che, quando arrivano a vent’anni, noi facciamo loro una testa quadra perché dicano il Rosario, digiunino cinque volte alla settimana e vadano a Messa tutti i giorni, perché all’improvviso noi abbiamo scoperto la fede andando a fare un pellegrinaggio in non so quale posto. 

Ma questo non è giusto anche perché noi lo facciamo per sanare tutti i nostri sensi di colpa, questa è la verità! “No, a me sta a cuore la fede di mio figlio!” A te sta a cuore il fatto che ti senti in colpa perché hai capito di aver sbagliato e vuoi recuperare il tempo perduto e vuoi che anche tuo figlio adesso sia dove sei tu… questa è la verità! 

Quindi costruiamo il nostro presepe come tempo di Avvento; costruiamolo con il pensiero che ci vogliamo preparare a quel giorno! E il giorno di Natale non è solamente il giorno in cui arriva la statuina di Gesù Bambino, piuttosto è il coronamento del nostro presepe… arriva anche la stella cometa! 

Se noi mettiamo la cometa l’8 di dicembre non si spiega come sia potuta rimanere fissa nel cielo fino a Natale… i segni, i simboli hanno un valore, non sono banali.

Conosco una famiglia in cui i bimbi ogni giorno scelgono una statuina e la aggiungono al presepe… e poi lo muovono, perché i personaggi non siano immobili: spostano di qua e di là le statuine, prendono le galline, i polli, i coniglietti e tanti animali (antilopi, avvoltoi, zebre, cani, leoni, leonesse) che sono un po’ fuori contesto, ma va bene perché i bambini sono fantasiosi, e li spostano per mostrare che il presepe è una realtà viva… basta, mi fermo se no parlo solo del presepe!

Dunque è importantissimo che noi rientriamo in noi stessi e pensiamo che il riconoscimento di quello che è vero dipende dal cuore dell’uomo, dalla sua conversione a Dio, non da altro. Questo è fondamentale perché una persona si possa convincere che…

E poi Marthe Robin chiede di non dare importanza al fatto che lei non mangi. Sì, però il fatto che lei non mangi ci fa capire che l’Eucarestia è vero cibo e vera bevanda.

A pag.173 del libro di J. Guitton, Ritratto di Marthe Robin, si legge:

“Mi nutro solo di quello. Mi inumidiscono le labbra, ma non posso inghiottire. L’ostia entra in me, non so come. E allora mi procura un’impressione che non so descrivere. Non è un cibo qualunque. È qualcosa di molto diverso. E una nuova vita che entra nelle mie ossa. Come dire? Mi pare che Gesù sia in tutto il mio corpo, sia il mio corpo, come se risorgessi. E poi perdo il contatto con la terra. E allora sono staccata dal corpo, libera nei confronti del corpo”.

Lei non poteva deglutire… noi non immaginiamo che cosa significhi non poter deglutire: la gola che non può ricevere neanche una goccia d’acqua… pensiamo quante volte in una giornata noi deglutiamo … non le contiamo neanche!

 A pagg. 365-7 del libro di J.J. Antier, Marthe Robin, leggiamo:

“Si possiedono numerose testimonianze di sacerdoti che hanno dato la comunione a Marthe. E anche un prelato. Monsignor J. Marzioux l’ha incontrata nel febbraio 1939. Racconta: «Mi colpì la sua estrema umiltà. Le feci molte domande. Mi rispondeva sempre con precisione». Non vede l’ora di interrogarla sul suo dono della saggezza, ma, sentendo che non affronterebbe il vero problema, rinuncia. «Ed ecco che alla fine del nostro incontro, improvvisamente, mi dice: ‘Gesù è là!’. Io non avevo sentito niente, neanche l’abbaiare di un cane nella notte per annunciare l’arrivo di un visitatore. Poco dopo entrava nella stanza padre Finet, portando l’eucaristia. Mi aveva avvertito:Marthe non può inghiottire niente. Presentatele soltanto l’ostia davanti alle labbra. Verrà aspirata’. Lo feci, vedendo, non senza una certa emozione, l’ostia sfuggire dalle mie dita quando la presentai davanti alle sue labbra. Poi Marthe entrò in estasi con un volto profondamente sereno e senza il minimo segno esteriore di vita».

Vedete? Marthe non può deglutire e l’Ostia viene come aspirata 

Padre Finet ha confermato: «Sola eccezione del suo digiuno, Marthe faceva la comunione e in modo sorprendente. L’ostia, appena posata, veniva ingerita senza deglutizione, di cui era incapace. Coloro che le hanno dato la comunione hanno avuto l’impressione qualche volta che l’ostia sfuggisse loro dalle mani, e anche a distanza, come mi capitò». «Tre volte l’ostia mi è sfuggita dalle mani a venti centimetri di distanza, per posarsi sulla bocca di Marthe. In quel momento lei andava in estasi».

(…) Più tardi, Jean Guitton osò interrogarla. Essa rispose: «Non mi nutro che di questo. Mi bagnano la bocca, ma non posso inghiottire. L’ostia passa in me, non so come. Allora mi procura un’impressione che mi è impossibile descrivervi. Non è il nutrimento normale, è diverso. Una vita nuova entra in me... E poi perdo conoscenza. Allora sono distaccata dal corpo, libera».

(…) Dopo la comunione Marthe pronuncia la sua «azione di grazie» e ogni parola è importante: «Signore, Dio mio, sopraffatta dalla vostra divinità, non amo, non desidero, non cerco, non gusto altro che Voi. Che io sia tutta vostra e occupata interamente da Voi solo, filialmente unita al Cuore immacolato della mia cara Mamma» Poi «entra in orazione». (…)”

Sarebbe bello che il giorno di Natale non fosse il giorno delle chiacchiere interminabili tra parenti… stare in famiglia è bello, ma il giorno di Natale non si può risolvere in chiacchiere senza fine, in cibo senza fine. Il giorno di Natale non è il giorno dell’eccesso: è il giorno della festa, ma non della tua festa… e il giorno della festa di Gesù e noi dovremmo festeggiare Gesù, non la nostra pancia!

 Quindi dovrebbe essere anche il giorno in cui ci svegliamo presto, stiamo davanti al presepe, andiamo alla nostra Messa al mattino presto per riservare del tempo per l’orazione, per la preghiera, per stare un po’ con il Signore, per ringraziarlo, per contemplare l’evento prodigioso della Santa Comunione…

Mi fermo qui e domani vedremo che cosa succede a Marthe Robin durante l’estasi dopo la Comunione.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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