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Dispersi ma non disperati

Seme che germoglia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: « Dispersi ma non disperati »
Mercoledì 26 aprile 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (At 8, 1-8)

In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samarìa.
Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Sàulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere.
Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.
Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 26 aprile 2023. Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo ottavo degli Atti degli Apostoli, versetti 1-8.

E, anche se non l’ho letto, vi pregherei quest’oggi di tener presente anche il Vangelo di oggi, San Giovanni 6, 35-40, perché c’è questa espressione di Gesù molto importante

In quel tempo, disse Gesù alla folla:

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.

Ecco, questa espressione di Gesù dobbiamo tenerla sullo sfondo per oggi.

Vedete che gli Atti degli Apostoli ci stanno accompagnando progressivamente. Non è proprio tutto il testo, però comunque sono ampi brani. Della prima lettura di oggi possiamo dire alcune cose.

Scoppia una violenta persecuzione contro la chiesa di Gerusalemme e questa violenta persecuzione prima si sviluppa contro gli Apostoli — li mettono in prigione, vengono fustigati, insomma tutto quello che abbiamo letto — poi abbiamo l’omicidio di Santo Stefano — infatti abbiamo letto in questi giorni la persecuzione che lui ebbe, quello che è successo, e adesso leggiamo che appunto 

uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto

Quindi Santo Stefano è stato ucciso, è finita proprio male, come vi dicevo nella meditazione di due giorni fa. Quel dialogo, quel discutere era già viziato al principio e, in concreto, cosa si cercava? Si cercava un pretesto per mettere a morte un innocente, come fu per Gesù, nonostante videro che aveva il volto di un angelo. Ma io posso vedere Dio — nel senso che posso vedere Gesù, che è Dio — e non credere.

Ma, infatti, è esattamente quello che vi ho appena detto di Giovanni 6, 35-40, il brano del Vangelo, infatti Gesù dice:

“Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete”

 Cioè vedere non è equivalente a credere. Non è un’equivalenza, non è detto che se io vedo, quindi credo. Assolutamente! Io posso vedere e continuare a non credere. L’evidenza non è non è coercitiva sulla libertà. Noi siamo comunque liberi. Per cui io posso vedere addirittura Gesù e non credere, posso vedere in Santo Stefano il volto di un angelo e ucciderlo.

Quindi si scatena questa persecuzione e tutti, tranne gli Apostoli, si disperdono. E uno dice: “Mamma mia, che disastro!”. Una cosa proprio brutta. Queste persone devono abbandonare le loro case, le loro comunità, i loro affetti, anche il loro lavoro, perché comunque non è che uno lavora in tutti i luoghi del mondo, lavora dove vive, più o meno, soprattutto in quei tempi. Devono proprio lasciare tutto, devono prendere e andarsene. Immaginate che adesso scoppi una violenta persecuzione contro i cristiani qui in Italia e ciascuno di noi deve lasciare tutto, deve lasciare la sua casa, deve lasciare i suoi amici, lasciare tutto e disperdersi; tu abiti — non so — a Milano e vai a finire in una baita in Trentino, tu abiti in Trentino e vai a finire a Palermo. Capite che c’è tutto un movimento che non è per niente facile, e quindi uno dice: “Che disastro!”.

Ma andiamo con ordine.

Sàulo intanto — che non era ancora convertito — cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere.

Una roba veramente brutta, molto brutta, è proprio parte di questa persecuzione gravissima. 

Cosa succede? Succede che questi primi cristiani si disperdono, ma non si disperano. C’è una differenza sostanziale tra disperdersi e disperarsi. Il disperato è sicuramente un disperso. Ha perso la bussola, la rotta. Ma il disperso non è necessariamente un disperato. Loro si disperdono, ma non si disperano. E cosa fanno? Annunciano la parola di Dio.

Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. 

E cosa succede? Succede che

folle, unanimi, — i samaritani, pagani — prestavano attenzione alle parole di Filippo

Lo sentono parlare e Filippo, evidentemente, parlava con grande ardore. Sarà stato un po’ come dice Santa Teresa quando parla dei predicatori. S. Teresa scrive delle parole veramente belle, di fuoco, su come deve essere un predicatore. Se mi ricordo, domani vi leggerò precisamente le parole di Santa Teresa sui predicatori, sul perché la predicazione non ha effetto sulle persone e quando la predicazione ha effetto sulle persone; sono parole bellissime di Santa Teresa.

Filippo era sicuramente uno che, quando predicava, la gente sentiva che lì c’era la verità, lì c’era Gesù. E quando la gente sente che lì c’è la verità di Gesù, la gente corre, la gente prega; ricordate Padre Pio? Io ho sempre in mente, sulla bocca, Padre Pio, perché sono devotissimo a Padre Pio e quindi ve lo cito, ma non solo lui. Pensate a San Giovanni Maria Vianney, pensate a San Francesco, queste figure che tu le vedi, tu le senti e dici: “Lì c’è Gesù, non ci sono dubbi, li c’è Gesù. Ascoltando loro, io ascolto Gesù, vedendo loro, io vedo Gesù, sono dei veri testimoni dello Sposo. Seguendo loro, io seguo Gesù”.

E quindi ascoltano Filippo e dicono: “Qui veramente c’è Dio all’opera”. E la gente, il popolo di Dio, e anche i pagani in questo caso, lo sentono, lo percepiscono e quindi cosa fanno? Prestano attenzione. Ci stanno e non lo cacciano, non lo trattano male, no, no, lo ascoltano molto volentieri, sia per quello che dice, sia per i segni che fa. Compie esorcismi e guarigioni, che sono alcuni dei segni che Gesù aveva detto che avrebbero compiuto i credenti in lui.

E vi fu grande gioia in quella città.

Allora, avete notato? Siamo partiti dalla persecuzione, dalla dispersione, e siamo arrivati all’unità. È sempre così! Quando la persecuzione incontra un credente, un vero credente, la persecuzione finisce nella moltiplicazione dei credenti, cioè la testimonianza del credente perseguitato, produce, è seme, per la fede in altri, quindi si moltiplica la fede.

“Le folle unanimi — avete letto — prestavano attenzione …” quindi vedete, vengono dispersi e dove vanno a finire? Producono questi frutti. Quindi i persecutori sono così strumenti di Dio, come dice Don Dolindo Ruotolo. 

Quella di Don Dolindo è altra figura bellissima, che Padre Pio stimava tantissimo. Addirittura, a chi andava da lui e abitava a Napoli, Padre Pio diceva: “Che cosa venite a fare qui da me? Perché venite qui da me, che avete don Dolindo? Andate da lui!”. Vedete che grandissima stima ne aveva! Se non avete mai letto la biografia di Don Dolindo, leggetela, leggete la vita di Don Dolindo, perché è bellissima, è una vita di dolore fortissimo insieme ad una speranza, ad un affidamento, ad un abbandono in Gesù bellissimo. È un uomo che ha vissuto delle persecuzioni ferocissime, un po’ come Padre Pio, ma che è sempre rimasto fedele, è sempre rimasto abbandonato totalmente alla volontà del Signore. Una figura sacerdotale veramente molto, molto bella.

Ora cito a memoria, non chiedetemi la pagina perché a memoria non la so: Don Dolindo dice che il Signore usa gli empi, usa i malvagi, perché sono quelli che meglio fanno la volontà di Dio. È incredibile, no? Perché uno dice: “Ma dovrebbero essere i santi, no?”. Don Dolindo dice: “I malvagi che vorrebbero ostacolare Dio, in realtà sono quelli che, nella loro follia, nella loro perversità di ostacolare la volontà di Dio, di opporsi a Dio, non lo sanno, ma diventano gli strumenti più docili, più — tra virgolette — obbedienti alla volontà del Signore”. È interessante questa cosa che dice Don Dolindo. Ma infatti qui lo vediamo, qui è evidente. 

Si scatena questa violenta persecuzione, quindi i cristiani si disperdono. I persecutori avranno detto: “Benissimo, li abbiamo azzerati” — perché capite, no? Divide et impera, una volta che li abbiamo divisi, una volta che li abbiamo strappati uno dall’altro, una volta che li abbiamo separati [li abbiamo annientati]. Questo è quello che sta nella testa degli empi. 

Vedendo una realtà cristiana, una realtà bella come quella che era appunto degli Apostoli e della prima comunità, i loro oppositori, scribi, farisei e quant’altro, cosa potevano fare?

Allora, se li combatto, questi sono pronti a morire e sono uniti, sono unitissimi, si vogliono un bene incredibile, e quindi non combino niente. Allora mi illudo che dividendoli li posso annientare. “Benissimo, separiamo gli Apostoli da tutti i discepoli. E in questa maniera cosa succede? Succede che gli Apostoli rimangono da soli, i discepoli rimangono da soli, non c’è Internet, non c’è Telegram, non c’è WhatsApp, non c’è il cellulare, non c’è l’email, non c’è niente e questi come si parlano? E questi come si raggiungono? Quindi, una volta divisi, una volta separati, li abbiamo azzerati”.

Poveri illusi! Poveri illusi! Sia gli empi di allora che gli empi di oggi! Intelligenti pauca. Poveri illusi! Perché voi capite che sì, in un ragionamento puramente mondano, è vero, se dividi, dopo regni tu. Una volta che tu hai separato e diviso, poi dopo tu dici: “Ok, adesso ti ho strappato dalle radici e quindi ho azzerato l’albero”. Ma vedete, anche la natura ci insegna — con le talee — a stare attenti, perché se voi fate un ragionamento del genere con l’edera è la fine. Se io mi illudo di bonificare un terreno dall’edera — che è un infestante terribile — strappandola, l’anno dopo, se io ho strappato un metro di edera, l’anno dopo me ne trovo cinquanta metri, perché l’edera si riproduce proprio così. Quindi bisogna stare attenti, perché l’illusione del separare, del dividere, dello strappare, devi stare attento a cosa la applichi, perché ci sono realtà anche in natura che, nel momento in cui tu le spezzi, in cui tu le rompi, tu automaticamente le diffondi.

Quindi è un ragionamento molto cieco e anche molto stupido, perché non tiene in considerazione quello che ci insegna proprio la natura, osservandola. E qui è successo così, siamo di fronte all’edera, a un’edera divina, perché i mondani, gli empi, credono che la loro empietà sia l’arma per poter distruggere ciò che Dio ha messo in piedi. Ma “non vi accada — abbiamo sentito pochi giorni fa — di combattere contro Dio”, perché se quella realtà viene da Dio, voi non potete fare nulla: perderete! E infatti, hanno perso.

Non solo, ma nella vostra empietà Dio permetterà, userà, la persecuzione per diffondere il messaggio, per aumentare i discepoli. Che sciocchi! Questi ne avevano, facciamo finta, duecento davanti, uniti. Se li avessero lasciati stare, quei duecento sarebbero cresciuti un pochino, ma sarebbero rimasti più o meno duecento, perché sarebbero rimasti tra di loro. Certo, avrebbero diffuso e testimoniato, però in un luogo circoscritto. Se tu li disperdi, tu quel messaggio da Gerusalemme l’hai fatto arrivare alla Samaria. Ma così, a schiocco di dita, d’emblée! E così con uno, tu nei hai presi “folle”, perché qui scrive “folle”, cioè con uno, con Filippo, tu vai a conquistare le folle.

Vedete gli empi quanto sono stupidi e quanto sono strumento, loro malgrado? Alla fine, l’empio si guarda e dice: “Oh, miseria. Adesso stai un po’ a vedere che per merito mio, che volevo il contrario, questa realtà si è moltiplicata. Per merito delle mie scelte empie, invece di distruggere quella realtà degli Apostoli e dei discepoli, io l’ho moltiplicata. Se prima ne avevo cento, adesso ne ho diecimila” — “Certo, certo, stellina! Adesso tu sei stato strumento e, nella tua empietà, hai esattamente fatto la volontà del Signore. Qual era? Diffondere la parola di Dio, predicare la parola di Gesù e quindi aumentare il numero dei discepoli”.

Quindi cosa succede? Vengono dispersi e la Scrittura dice:

“andarono di luogo in luogo, annunciando la parola”

Loro credono che il cristiano, poiché lo disperdi, è un disperato. Ma il vero cristiano tu lo puoi disperdere quanto vuoi, non si dispera mai, perché è sempre con Gesù, e quindi che cosa fa? Ovunque va, annuncia la parola, tu gli puoi tagliare tutto, le gambe, la lingua, tutto, a meno che non lo ammazzi, quello continua, perché l’empio non riesce a capire che, a differenza dell’empio, la vita del giusto, anche se non parla, parla sempre.

Abbiamo testimonianza di santi che, bloccati in un letto, addirittura muti, paralizzati, hanno fatto opere di evangelizzazione incredibili. Voi ricordate Marthe Robin, che abbiamo letto con le Passiflore Eucaristiche? Lei, poverina, era lì, nella sua cameretta, eppure i più grandi intellettuali francesi — Jean Guitton, cioè, non l’ultimo — andavano al suo capezzale.

Quindi, vedete? Dobbiamo essere molto rincuorati e non credere che le persecuzioni o il male che ci viene addosso debbano essere fonte di disperazione, di dire: “Adesso io cosa faccio? Ecco, è finito tutto. Ecco, qui mi hanno fatto…” Ma stiamo calmi! Siamo nelle mani di Dio.

A quanti dicevano a Padre Pio: “Ma guarda che i frati mormorano, ti calunniano”, I suoi confratelli, quelli più vicini, dicevano: “Noi non ne possiamo più. Ma tu come fai? Ma basta, ma fai qualcosa, ma di’ qualcosa”. E lui diceva: “Lasciate fare. Se il Signore permette, è per il nostro bene”. Vedete la fede di Padre Pio! Quindi non ci disperiamo mai, non vi disperate mai quando incontrate la persecuzione, cercate, cerchiamo di vedere l’aspetto di speranza, il progetto di speranza che è inserito in quella persecuzione, in quella difficoltà. È questo è il nostro compito.

Quindi loro hanno capito bene, hanno detto: “Benissimo, siamo dispersi, abbiamo perso tutto — tutto nel senso delle nostre cose materiali — benissimo. E io cosa faccio se vado a finire in Samaria? Annuncio la parola di Dio. Mi hanno disperso, non mi hanno ucciso. Quindi la cosa più essenziale posso continuare a farla. E loro, quelli che mi hanno disperso, che sono a Gerusalemme, non sapranno mai quello che sto facendo in Samaria. Perché mica potevano pedinarli. E quindi questi, senza saperlo, si convincono di liberarsi, dicono: “Oh, che bello! — come si dice in milanese — föra di pè [fuori dai piedi]! Benissimo, li abbiamo presi, sbattuti in esilio, via, li abbiamo divisi, adesso questi qui sono fuggiti, nel giro di qualche anno di questi non ci sarà più traccia. Poverini, poverini. E invece li hanno moltiplicati, come l’edera. Funziona così, cari, funziona così! L’empio senza saperlo moltiplica, come dice Don Dolindo, e fa la volontà di Dio perfettamente.

prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva

Perché il vero cristiano, il giusto, è poi benedetto dal Signore. Quindi questi non solamente predicavano, ma facevano delle cose bellissime, come abbiamo visto con i santi che vi ho citato. Il popolo di Dio un po’ sente parlare Filippo, un po’ vede quello che opera e dice: “Mamma mia, che bello!”. E quindi… dietro, a ruota!

E vi fu grande gioia in quella città.

Quindi partiamo dalla persecuzione, partiamo dalla dispersione e finiamo all’unità, alla nuova comunità e alla gioia. Filippo avrà detto: “Ma pensa te, sono partito come un esiliato, sono partito come un disperso — Filippo come tutti gli altri, che non ha più la sua abitazione, il suo stare insieme con gli altri — adesso mi trovo in Samaria, e cosa trovo? Una nuova comunità! Chi poteva immaginarlo? Adesso mi trovo qui con nuove persone, una nuova comunità e c’è una grande gioia”.

Finisce sempre così. Sempre così. Ovunque voi mettete un vero cristiano, quello è come il lievito, fermenta sempre, fermenta in continuazione, anche a Padre Pio, al quale hanno tolto per quasi tre anni la messa, le confessioni e l’hanno chiuso dentro nella sua cameretta, la gente cosa faceva? La verità viene sempre fuori. La verità non la puoi soffocare, non si può. Anche lì, con Padre Pio, nonostante non ci fosse il telefono, nonostante non ci fosse l’e-mail, nonostante non ci fosse WhatsApp, nonostante non ci fosse Youtube, nonostante non ci fosse tutto questo… che cosa succede? Succede che quel fazzoletto bianco diceva più di tutti i social messi insieme. La gente aspettava quello, quel fazzoletto bianco che indicava Padre Pio, il suo saluto e la sua benedizione, basta. Questo bastava. Sono riusciti a bloccare tutta la volontà di Dio, parte della volontà di Dio su Padre Pio? Ma neanche una virgola! Neanche una virgola. Anzi, tutti questi persecutori, sciolti ormai nel nulla, anche se erano figure di grande importanza (puramente umana), non hanno ottenuto niente di quello che volevano, nonostante le gravissime persecuzioni cadute su Padre Pio, anzi, la gente ancora più lo seguiva, ancora più innamorata.

Credo che questo testo degli Atti degli Apostoli 8, 1-8, dobbiamo tenerlo un po’ sempre davanti agli occhi, al cuore. Nei momenti un po’ di fatica o nei grandi momenti di passaggio della nostra vita, mentre siamo dispersi — ma non disperati — ci dà tanta speranza, ci dà tanto conforto e, nell’essere dispersi, la speranza è la nostra stella, proprio la nostra stella di Natale, quella che ci porta lì dove Gesù ci attende. E dove il Signore ci chiama.

E lì sicuramente vedremo miracoli. E può anche succedere che li faremo, questi miracoli. Non ci sono solo i miracoli della guarigione fisica, sapete? Ci sono tanti generi di miracoli. Tanti generi di segni. E lì vedremo veramente Dio all’opera e diremo alla fine — quello che sicuramente avranno fatto Filippo e tutti gli altri — alla fine diremo: “Ma pensa te! Adesso che guardo indietro, ciò che mi sembrava buio è invece una grande luce, come la nube nel deserto, la nube e la corona di fuoco. Adesso è una grande luce” e come ha detto Gesù diremo anche noi:

«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te » 

E uno si guarda indietro e dice: “No, guarda, meglio di così non poteva essere! Quella che sembrava essere una dispersione, è stata una benedizione”. Una somma benedizione dove — e poi ognuno dirà: “È successo questo, è successo quello, è successo quell’altro. Ho visto questo, ho visto quello, ho visto quell’altro. Ho incontrato questo, ho incontrato quello, ho incontrato quell’altro, ho fatto questa esperienza, ho fatta quell’altra e via di seguito”. Tutte cose che non sarebbero successe se non ci fosse stata, come c’è scritto qui, la dispersione nelle regioni della Giudea e della Samaria, se non ci fosse stata questa dispersione.

Quindi, come abbiamo detto ieri, gioia! Anche oggi torna questo tema, il tema della gioia ritorna, è fondamentale, anche oggi siamo invitati alla gioia. Grande gioia, sempre testimoni della gioia. Stiamo lontani dai musi lunghi, dai musi ingrugniti, dai musi tristi, dai musi incartapecoriti. Stiamo lontani dai musi arcigni. Perché quelli magari non sono dispersi, però sono disperati, perché si può essere non dispersi, ma disperati, per una vita vuota, come dico spesse volte “per una vita morta”, questi qui camminano, ma sono morti dentro. Cioè gli è morto dentro il fuoco della carità, la luce della verità, la bellezza dell’incontro con Gesù, può succedere per svariate ragioni. Quindi: lontano dai morti in piedi! 

Stiamo vicini a tutti coloro che invece testimoniano la gioia dell’appartenere al Signore, la gioia dell’essere cristiani, stiamo vicini ai portatori della gioia, perché lì sicuramente c’è Dio all’opera che, ripeto, non è l’andare in giro con un sorriso da ebeti, non è l’essere allegrotti, ma è quella gioia che viene solo da Dio. Guardate, non c’è bisogno di fare studi teologici o psicologici particolari, la riconosce anche un bambino. Questa gioia di cui parla la parola di Dio, la riconosce anche un bambino. Quando un bambino incontra in un adulto questa gioia, immediatamente si fida. Perché la gioia ti mette a tuo agio. La gioia ti fa sentire compreso. La gioia ti libera. La gioia ti fa venir voglia di vivere anche a te. È bellissima.

Quando invece vedi uno ingrugnito, dici: “No, io vicino ai cinghiali non ci vado!” Perché l’ingrugnito ha un po’ quella faccia del cinghiale, del cinghialotto, bisogna stare attenti ai cinghialotti. “Vicino a lui non ci vado, perché sapete, il cinghiale è un po’ pericoloso”. Tu non sai mai cosa succede, quello poi ti inforca con quei dentacci lì e finisce male. Quindi uno dice: “No, io al cinghiale non mi avvicino”.

Ma se voi vedete un cucciolotto di panda, un cucciolotto di orso, un cucciolotto di tigre, un cucciolotto di cane, quelli belli, tutti paffuti, a chiunque viene il desiderio andar lì a fargli le care, come si dice, a struccicarlo un po’ (questo termine non esiste, non mi viene quello giusto, ma avete capito cosa voglio dire), ad accarezzarlo, perché ti contagia.

E così è la persona gioiosa, proprio ti fa venir voglia di stare insieme, di parlare, di avere la compagnia, perché è una persona gioiosa, una persona sorridente, una persona che è in pace. Il giusto, anche se in mezzo a mille prove, è in pace. Perché sa in colui nel quale ha posto la sua fede, sa chi è: è Gesù di Nazareth.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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