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Lo stile pastorale – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.11

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Lo stile pastorale – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.11
Sabato 30 marzo 2024 – Sabato Santo

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 30 marzo 2024. Oggi è il Sabato Santo.

Non leggerò nulla, perché rimando tutto alla veglia Pasquale di questa sera, dove credo che tutti voi — o comunque moltissimi di voi — andranno e parteciperanno. Questa è la celebrazione più importante di tutto l’anno liturgico, quindi fate il possibile per andare, questa sera, alla veglia di Pasqua. Ricordo che oggi è prevista la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria per la rinnovazione delle promesse battesimali, fatta con qualsiasi formula. Inoltre, ricordo che chi partecipa alla veglia Pasquale recita il vespro, ma non la compieta, e non l’ufficio delle letture della domenica di Pasqua; questo lo ricordo per tutti coloro che hanno l’obbligo di recitare l’ufficio e anche per coloro che non hanno l’obbligo, ma lo recitano e quindi sappiano che oggi è così.

Allora, noi, in questo giorno di silenzio — perché sapete che il Sabato Santo è un po’ caratterizzato dal silenzio — proseguiamo la nostra lettura e la nostra meditazione del libro di San Manuel González. Siamo arrivati a pagina ventisette.

Per far giungere la voce di Cristo e della Chiesa scrisse varie lettere pastorali e numerosi libri di facile comprensione per il popolo

Qui noi possiamo già subito notare quale sia limpegno del vescovo; ci mise proprio il cuore, nel fare le cose, e le fece bene. San Manuel scriveva per la gente e quindi, quando uno scrive, quando uno parla, quando uno predica per le persone, non può mettersi a fare il professore di teologia o di filosofia, perché il professore di teologia o di filosofia lo fa nelle sedi opportune, lo fa alluniversità, ma quando scrive, quando predica, predica per la gente, e quindi devono poter capire tutti, da colui che ha il dottorato in filosofia o in teologia, a colui che invece ha fatto la terza media. Tutti devono poter capire e lo scopo è: far giungere la voce di Cristo. 

La sua produzione letteraria fu notevole, visto che iniziò ben presto a scrivere, nel 1907. Diceva che tra i suoi tre profumi preferiti, uno era quello dell’inchiostro da stampa. Il suo obiettivo principale era di diffondere la dottrina cristiana e lo faceva appoggiandosi alla Sacra Scrittura, al Magistero e alla liturgia. Ciò è evidente nei suoi scritti, in quanto non vi sono molti riferimenti estranei a questi documenti. I temi che più ricorrono sono l’Eucaristia, la Vergine Maria e la fedeltà alla Chiesa. Il suo intento è quello di avvicinare le anime ai misteri della fede, incitandole alla perseveranza, alla fedeltà, alla pratica della vita cristiana. Il suo linguaggio è semplice affinché tutti lo comprendano. Nelle sue opere egli spazia dai temi apostolici ai temi sociali, da quelli spirituali alla pratica religiosa di ogni giorno. Prima di dare alle stampe i libri li faceva rivedere e approvare dalla Congregazione dei Riti.

Scrisse tanto questo vescovo, il suo obiettivo era: diffondere la dottrina cristiana — perché magari non tutti la conoscevano — e per fare questo si appoggiava sulla Sacra Scrittura, sul Magistero e sulla liturgia. Queste erano le tre colonne sulle quali si appoggiava. I temi che più ricorrono, i suoi punti fissi, sono: l’Eucarestia, la Vergine Maria e la fedeltà alla Chiesa. Ecco: «Il suo intento è quello di avvicinare le anime ai misteri della fede, incitandole alla perseveranza, alla fedeltà, alla pratica della vita cristiana».

Potremmo dire che, quando noi ci vedremo — tra una settimana, a Dio piacendo — al santuario di Maria Rosa Mistica, se si incontra qualcuno che domanda (come è successo l’anno scorso e anche gli anni passati e come è successo a me con più di una persona) “Voi chi siete? Voi da dove venite? Perché siete qui?”; risposta: “Noi siamo un gruppo di cristiani cattolici”; semplice, no? Noi siamo questo: un gruppo di cristiani cattolici”. “Da dove venite?” — “Veniamo da tutta Italia” — “E perché siete qua? Perché siete venuti qui da tutta Italia?”

Ecco, immaginatevi che qualcuno vi faccia questa domanda: perché sei qui? Io credo che la risposta più bella da dare, e vi consiglio proprio di segnarvela, sia proprio questa: “Siamo qui perché vogliamo avvicinarci, approfondire sempre di più i misteri nostra della fede.” — come faceva san Manuel — “Vogliamo incitarci a vicenda, imparare a vicenda, spingerci a vicenda, sulla virtù della perseveranza, imparare ad essere perseveranti nella sequela Christi. Vogliamo seguire Gesù e vogliamo farlo con perseveranza, vogliamo essere costanti, vogliamo che niente e nessuno ci possa impedire, ci possa fare indietreggiare, nella sequela di Gesù. Poi, vogliamo aiutarci a vicenda ad essere fedeli, quindi — come diceva santa Teresa — a fare i propositi di non commettere nessun peccato veniale — per quanto dipenda da noi, ovviamente, dalla nostra volontà — coscientemente, vogliamo essere fedeli a Gesù. Vogliamo essere amici di Gesù e non tradirlo mai”. 

Siamo qui insieme per condividere la pratica della vita cristiana; è bello essere cristiani ed è bello che i cristiani di tanto in tanto si possano ritrovare per pregare insieme, per meditare insieme, per consacrarsi insieme alla Vergine Maria con lo scapolare (in questo caso), ricevere la medaglia del Volto Santo (quindi sicuramente ci sarà anche un momento nel quale ci consacreremmo al Volto Santo di Gesù) e fare l’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso, e poterci parlare e confrontarci sulla pratica della vita cristiana, e poi — permettetemi di dirlo — per riposare uno nell’altro, perché ne abbiamo bisogno. Domenica prossima sarà una giornata anche di riposo, perché essere insieme, essere uniti dallo stesso amore per Gesù, è riposante, ci fa riposare; è molto importante.

Mi raccomando che a nessuno scappi la banale risposta — perché sarebbe banale e sarebbe anche sbagliata — del: “Siamo qui per padre Giorgio, perché ce l’ha detto padre Giorgio, perché ascoltiamo le omelie di padre Giorgio”; ecco, vi prego, non diciamo queste sciocchezze, nel senso che quello che vi ho detto — le omelie, le meditazioni, e l’iniziativa che vi è stata proposta — non è che chi ve l’ha proposta è il fine. Io non sono il fine di questa giornata; voi non sarete lì per me; per l’amor del cielo, non diciamo queste stupidaggini, voi sarete lì per Gesù. Io, semplicemente, vi ho indicato una via, ho colto l’occasione per fare un pit-stop e fermarci un attimo a registrarci. Con la bandiera vi ho indicato: fermiamoci qui un attimo ad attaccare i bulloni, a cambiare le gomme, controllare il motore, verificare i freni; noi siamo qui per questo, cioè: io ho questo scopo. Ma una volta che voi vi siete fermati — una volta che la macchina si è fermata — quello lì con la bandiera non lo vedete più; non è il fine, non è la ragion d’essere, non è lo scopo, non è il perché. Per cui queste risposte banali non datele, perché uno farebbe anche una brutta figura: non ci si ritrova per un uomo, ci si ritrova per Dio. Poi può darsi che qualcuno sia la causa che ha permesso questo momentaneo coagulo, e va bene, questo ci sta, ma capite, la causa conta un po’ come il due di bastoni quando la briscola è coppe, quindi voglio dire, sì, ha la sua importanza, però è molto relativa, una volta che poi saremo lì… fine: siamo lì! Quindi, queste sono le cose da dire a quella persona che incontrate, perché queste sono le cose che restano, queste sono le cose che affascinano, queste sono le cose di cui si può parlare, mica di padre Pinco Panco, o di Tizio, di Caio, di Sempronio. No! È Gesù, è la Vergine Maria.

E quindi, siccome condividiamo insieme alcuni amori, come la Vergine Maria e la medaglia miracolosa, preparatevi, perché guardate che ci saranno le persone che vi chiedono: — perché sarete tanti ed è già successo — “Chi siete? Da dove venite? Perché siete qui?”, sono le domande tipiche. “Perché portate tutti la medaglia al collo?”; altra domanda tipica, perché un conto è se tu vedi due persone, ma se tu ne vedi tot con al collo una medaglia, dici: “Ma cosa vuol dire? Ma chi siete? Ma perché portate tutti al collo la medaglia?” — “Ma perché l’ha detto la Vergine Maria!”. Cioè, capite, sarà un po’ il giorno della scoperta dell’acqua calda; ci sono, nella vita, dei giorni in cui si scopre l’acqua calda, serve anche quello. Saranno i giorni della scoperta dell’America; che uno dice: “Oh, ha scoperto l’America!”; eh sì, esatto abbiamo scoperto l’America. “Perché porti la medaglia al collo?” — “Ma perché l’ha detto la Vergine Maria! Ma non lo sai?! Dovresti portarla anche tu! La domanda è un’altra: tu perché non la porti? Non perché io la porto. L’ha detto la Vergine Maria a Santa Caterina Labouré, non te lo ricordi? Ma è impossibile! Dai, te lo ricordo io cosa ha detto la Vergine Maria a Santa Caterina Labouré; l’ha proprio fatta lei, questa medaglia, l’ha voluta lei e ha detto che andava portata al collo. Ecco perché la porto, e tu perché non la porti?”.

È tutto così! Gli altri non sono abituati — non lo sanno, probabilmente — a vivere ciò che il cielo ci chiede. Ecco, noi vogliamo viverlo. Vogliamo vivere questa pratica della vita cristiana; il cielo ci chiede di portare la medaglia al collo e noi la portiamo, e siccome vogliamo dire la nostra appartenenza alla Vergine Maria, qualcuno la porta anche fuori, per dire: “Io sono della Vergine Maria. E la prima cosa che tu devi vedere sul mio petto non sono io, ma è la Vergine Maria”.

Ecco, prepariamoci a dare questa testimonianza; non è che uno deve andare in giro con i cartelli, come se fosse invasato; però, come dice san Pietro, “deve saper rendere ragione della speranza che è in lui”; ricordate? Quindi, quando qualcuno vi chiede, siate pronti, ad nutum, al tocco, allo schiocco. Pronti! Domanda: risposta! Non: “Mmmh … Non lo so, boh, chissà!”; ma come? Allora perché fai le cose? Perché vivi le cose?”. Dobbiamo sapere perché siamo lì, da dove veniamo — beh, speriamo che sappiamo da dove veniamo, sennò è grave — cosa siamo lì a fare… Eh, siamo lì a fare tante cose, siamo lì a fare tantissime cose, e arriviamo lì con una preparazione incredibile!

Adesso io non mi ricordo più quante meditazioni di Santa Teresa ho fatto, però sicuramente voi potete andare a controllare, vedete quante sono, e dite: “Ah, però! Padre Giorgio ha fatto tot meditazioni; quindi, noi arriviamo dall’aver letto tutto il libro del Cammino di perfezione”; ditelo! Perché così voi fate testimonianza, perché così voi diffondete; vi chiederanno: “Cos’è il Cammino di perfezione?” — “Ah, te lo spiego io: ho fatto un corso online incredibbbile — con quattro “b” — adesso ti dico che cos’è il Cammino di perfezione, ti dico il capitolo che mi è piaciuto di più (preparatelo): il capitolo che mi è piaciuto di più è questo; il messaggio che mi è piaciuto di più è questo. — Ricordate gli ultimi capitoli? Bellissimi! Ma non solo, ce ne sono tanti altri, nel Cammino di perfezione; noi veniamo da questo Cammino di perfezione. Notate? Abbiamo fatto un cammino!

Alla domanda “Da dove venite?”, potete rispondere anche così: “Abbiamo fatto un Cammino di perfezione lunghissimo!” — “Un cammino di perfezione? Ma io conosco il cammino di Santiago di Compostela!” — “No, questo è un altro, non lo conosci; mo’ te lo spiego io, che cos’è, tranquillo! Siediti, però devi avere un po’ di tempo, perché ti spiego il Cammino di perfezione, da dove arriva”. Così parlate di Santa Teresa di Gesù, gli dite quali sono i capitoli che vi sono piaciuti di più, che cosa vi è piaciuto di più, perché consigliate di leggere il Cammino di perfezione, potete dire che l’avete letto tutto, che tutto è stato commentato, bellissimo! 

“E poi, finito il Cammino di perfezione, abbiamo iniziato un nuovo libro” — questo è garantito che non lo conosce nessuno, ve lo garantisco io, se sbaglio me lo dite, che vi regalo un sacchetto di ciliegie — “adesso stiamo leggendo il libro di San Manuel Gonzalez Garcia Vescovo. Titolo “L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati”. Vi guarderanno con gli occhi sgranati, diranno: “Cos’è?!” — “Adesso siediti ancora, perché devo farti un’altra spiegazione”; e lì avrete l’occasione di parlare dei Tabernacoli accompagnati. “Sai cosa vuol dire?”; e vi diranno di no; “Te lo spiego io. Stiamo leggendo e studiando insieme L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, adesso te lo spiego. E questo è il nostro nuovo itinerario che ci unisce”. Ma guardate, se voi siete pronti, che occasione potrete avere di fare questa testimonianza; un’occasione incredibile, bellissima.

Tra l’altro colgo l’occasione per ricordarvi di portare — oltre al pranzo al sacco — anche una coperta, un telo o qualcosa per sedervi per terra, perché poi saremo sul nostro “colle delle beatitudini”; chi è venuto l’anno scorso si ricorda che a un certo punto ci siamo trovati su questo colle, che sembra proprio il colle delle beatitudini. Bellissimo, proprio, c’è stato un cielo bellissimo, un sole… Portate il cappellino, ve lo consiglio, e gli occhiali da sole, perché, se vi ricordate, l’anno scorso c’era un sole che spaccava le pietre, anche se non era giugno, però c’era un sole potente. Quindi: il cappellino, la coperta per sedersi, l’acqua, gli occhiali da sole — importantissimi — e poi anche vi ricordo l’asciugamano piccolino per i piedi, per chi vuole andare a bagnarsi i piedi dentro la piscina di Maria Rosa Mistica, perché ci sarà anche questa possibilità, per chi vuole; queste cose sono fondamentali.

È importantissimo, perché sennò, poi, quando si è lì, si vive il disagio di non avere questo, quello, quell’altro, invece così siete sicuri di averlo. Magari, ecco, se avete un cappellino in più, portatelo, perché qualcuno si dimenticherà, qualcuno non l’avrà sentito. Se avete una coperta in più, portatela, perché magari qualcuno se la dimentica. Ecco, siamo sempre un po’ previdenti, non pensiamo solo a noi stessi.

Questo sarà un po’ il nostro programma, mi sembra molto bello, ma non perché lo facciamo noi, ma bello perché l’abbiamo mutuato da San Manuel.

Continuiamo:

Il suo linguaggio è semplice affinché tutti lo comprendano. Nelle sue opere egli spazia dai temi apostolici ai temi sociali, da quelli spirituali alla pratica religiosa di ogni giorno. Prima di dare alle stampe i libri li faceva rivedere e approvare dalla Congregazione dei Riti.

Tanto zelo provocò la reazione degli ambienti anticlericali che lo calunniarono, lo minacciarono e giunsero perfino a volerlo morto.

Vedete la persecuzione dei santi? I santi sono perseguitati; in alcuni casi, come Padre Pio, dalla Chiesa stessa, perché non riesce a capire in quel momento la santità di quella persona, persecuzione che è mossa anche dalle malelingue, dalla stupidità e dall’imprudenza di chi stava accanto a Padre Pio. Già vi ho raccontato di questa cosa che fecero, di mettere fuori dal santuario, fuori dalla chiesa di Padre Pio, le immaginette di Padre Pio, i santini di Padre Pio, le stoffe di Padre Pio santo; con lui vivente! Questa è stata un’imprudenza veramente inqualificabile, che ha contribuito a condannarlo. Perché è chiaro che, se arrivano da Roma (poi in quel periodo storico dove non c’era Internet, YouTube e quant’altro) che sanno quello che sanno, cioè quello che si leggeva sui giornali (non è che abbiano potuto vedere su YouTube una celebrazione, sanno quello che vedono sui giornali e sanno quello che gli viene riferito) questi arrivano e si trovano fuori le bancarelle della vendita di “Padre Pio santino”… è già sentenziato, la sentenza è già fatta ancora prima di entrare: questo è un millantatore, questo è un fanatico, esattamente quello che poi hanno detto di lui, per cui l’hanno condannato. Se poi entrano e vedono la gente che gli va addosso, che gli taglia i pezzi di abito, che lo tocca e si segna, è chiaro che… Cioè, chi non conosce, chi viene da fuori, chi ha una sensibilità diversa, è chiaro che poi dopo lo condannano, e l’hanno condannato per questo.

Ho già fatto delle meditazioni sull’imprudenza, e le farò sempre queste meditazioni, perché l’imprudenza è proprio sintomo di stupidità. La persona imprudente è stupida, perché non solo fa del male a sé stessa, ma fa del male anche agli altri, e fa del male anche alla causa di Gesù, alla causa del diffondere Gesù, alla causa dell’amare Gesù, perché fa cose fuori luogo, fa cose sbagliate, che invece che far avvicinare, e far innamorare del Signore, allontanano e disamorano. L’imprudenza, guardate, è veramente una piaga, bisogna stare attentissimi all’imprudenza. Spesse volte fatta è con le migliori intenzioni: “No, perché io volevo correggere. No, ma perché io volevo spiegare” e io dico sempre — come diceva santa Teresina — ma tu hai questo compito? Ma chi ti ha dato questo compito di diventare il maestro delle genti o la maestra delle genti? Chi ti ha dato il compito di correggere gli altri? Ma chi? Chi ti ha dato questo compito? Nessuno. Allora fai la tua vita e falla bene, pensa alla tua anima, invece di voler convertire gli altri” — “Ah, ma io devo portare le persone in paradiso” — “Sì, fallo attraverso il silenzio, attraverso la preghiera e attraverso la testimonianza della tua vita cristiana, punto. Non metterti su un pulpito che non hai, non sentirti colui che deve correggere gli altri”. — “Eh, ma sono in errore”; bene, tu correggili con la tua vita che è nella verità, tu fai le cose giuste. Anche perché poi, praticamente, tutti mi scrivete e dite: “Io ho fatto questa correzione, io ho detto a quelle persone che sbagliavano; e cosa ne ho ricavato? Ne ho ricavato che si sono ribellate, mi hanno insultato, hanno detto che lo avrebbero fatto comunque, che non gli interessava quello che gli dicevo, e io ci sono rimasto male”; vedi? Cosa hai ricavato? Niente, anzi, peggio di quello che tu pensavi. Perché sei stato imprudente e hai fatto ciò che non ti era richiesto.

Bisogna imparare l’umiltà, come Santa Teresina, che diceva “Come sono contenta di non avere questa responsabilità con le consorelle, non è mio compito correggerle e stare a guardare i loro difetti. Non è mio compito, perché non ho la responsabilità dell’essere priora; quindi, non è mio compito”. Uno potrebbe dire; “Ma cosa fai, non ti interessi?” — “No, sto al mio posto, è diverso”. Beh, se lo faceva Santa Teresina, che è dottore della Chiesa, possiamo fidarci, no? Perché dopo, sapete, parte l’embolo: “No, ma dopo io vado all’inferno”. No, no, ma guardate, queste sono veramente stupidaggini, che fanno più male che bene.

Quindi la persecuzione verso i santi può venire dall’interno della Chiesa e, ripeto, spesse volte per l’imprudenza e la stupidità di alcune persone che non stanno al loro posto, oppure da coloro che stanno fuori; in questo caso, con san Manuel, sono quelli che stanno fuori, sono gli ambienti anticlericali che lo calunniano, lo minacciano e lo vogliono morto.

A leggere queste cose ci vogliono due secondi, a viverle comportano giorni e notti terribili; già solo a reggere le calunnie, Dio solo sa la forza che ci vuole. E non diciamo: “Ah no, ma io lo so”, calma; per sapere queste cose, bisogna averle vissute, bisogna viverle. Reggere, portare su di sé la croce della calunnia e della diffamazione per il nome di Gesù, bisogna averlo vissuto per capire di quale croce stiamo parlando, è una croce pesantissima. Vi ricordate Santa Teresa che parla di questa croce, delle calunnie sopportate per amore di Gesù? Cos’è la calunnia? Già ve l’ho spiegato; la calunnia è inventare il male contro una persona; accusare una persona di un male che non ha fatto; mentire sul conto di una persona, dicendo il male che non ha fatto; oppure distorcere la verità circa quella persona, che è la stessa cosa che mentire. Cioè, io prendo un qualcosa che è successo di vero, ma lo distorco a tal punto che lo sfiguro, per cui di vero c’è solamente magari l’evento; “quella persona è andata al supermercato”, sì, questo è vero. A questo punto io mi invento, distorco quello che ha fatto: “è andata al supermercato perché ha voluto comprare un carrello intero di dolci per poi mangiarseli tutti, perché è una persona golosa; e poi si lamenta che non ha il denaro, ma guarda come lo spende…”. Tutte cose che colui che calunnia non può sapere, perché magari quella persona è andata al supermercato e si è comprata tre girelle Motta, e io mi sono inventato di sana pianta il mondo di infamie; oppure è andata a fare la spesa per sé stessa e per altre tre persone, quindi ha preso un carrello di dolci. E io, cosa ne so? Ecco, questo è distorcere la verità.

Questo tipo di croce — e moltissimi santi l’hanno dovuta portare — è sicuramente una delle più pesanti. Padre Pio ha dovuto portarla praticamente tutta la vita. Le calunnie, come le minacce, ti tolgono il fiato dalla gola, ti soffocano; è come avere due mani che ti soffocano alla gola, ti tolgono il fiato. Perché le minacce fanno paura! Essere minacciati, guardate che è veramente un martirio! Sapere di essere minacciati, sapere che la tua vita, la tua fama, la tua stima, la tua persona è in pericolo, è terribile.

…giunsero persino a volerlo morto.

Sapere addirittura che c’è qualcuno che ti odia a tal punto da volerti morto. Queste tre cose, se non c’è la grazia di Dio, annientano qualunque persona. Anche la persona più forte, psicologicamente più stabile, più capace, di fronte a queste tre croci rimane annientata, rimane schiacciata.

«Il clima era talmente surriscaldato, che un giorno gli si presentò in sacrestia un uomo armato di pistola con l’intenzione di ucciderlo — io non oso immaginare cosa ha provato questo vescovo — Mentre aveva l’arma puntata al petto, il santo non si perse d’animo, fiducioso in Dio, riuscì a far ragionare l’uomo, che desistette dalle sue intenzioni e si convertì» 

Ma voi vi immaginate? Io sono in sacrestia, mi preparo per la messa, entra uno con una pistola in mano, me la punta addosso. Ma immaginatevi lo spavento, uno rimane interdetto, dice: ma cosa sta succedendo? Perché questo mi punta una pistola addosso? “Perché sei un bravo sacerdote, perché sei un bravo vescovo”; e mi devi uccidere? “Eh sì, certo, sì, ti devo uccidere” … è terribile.

Ci fermiamo qua. Dalla prossima volta — cioè, da domani, a Dio piacendo — leggeremo alcune stupende informazioni biografiche supplementari a riguardo di San Manuel e che riguardano il periodo a Huelva, come parroco. Queste voi non le avete nel libro, ve le leggerò io. Vedrete quanto saranno belle.

Auguro di cuore a tutti un santo sabato, fate una bellissima Veglia Pasquale e quando vi sveglierete, domani mattina, sappiatevi proprio tanto ricordati nella preghiera. Già adesso vi do la benedizione per domani e vi auguro di cuore una Santa Pasqua. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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