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Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo” di domenica 20 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 23, 35-43)

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 20 novembre 2022. 

Festeggiamo oggi nostro Signore, Cristo Re dell’universo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventitreesimo del Vangelo di san Luca, versetti 35-43.

Voi sapete che stiamo meditando sulle Passiflore Eucaristiche e che siamo arrivati alla vita ed esperienza di Marthe Robin, ma ho pensato che per quest’oggi possiamo fare una breve sospensione, data la solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo e soffermarci su questa solennità e, pensando a che cosa dirvi, mi è venuto tra le mani un libro pubblicato nel 1944 anche se l’autore visse tra il 1848 e il 1925. Vi leggerò alcuni passi tratti dal libro L’Eucarestia intima, Società Editrice Vita e Pensiero. Il libro venne approvato direttamente da papa san Pio X con un Breve Apostolico, promosso da diversi vescovi, è scritto da Charles Sauvé, sacerdote della Diocesi di Angers, entrato nella compagnia di san Sulpizio, professore di Filosofia nel Seminario di Digione per quasi trent’anni del 1875 al 1903. Scrisse anche Vangelo intimo, Sacerdote intimo, Maria intima: in tutto dodici opere con la stessa impostazione.

 Noi affronteremo un primo capitolo dal titolo ‘L’Eucarestia e la società’ che tratta della Regalità sociale fondata sull’amore di Gesù nella Eucarestia e un secondo capitolo su alcuni miracoli eucaristici che evidenziano la regalità di Gesù nella Eucarestia. Non so quanto riusciremo a fare… C’è una certa distanza di tempo tra chi ha scritto e noi; eppure vedrete quanto sia attuale questa riflessione.

Uno degli errori più gravi e più funesti del tempo nostro è quello che pretende di fare della Religione una cosa soltanto personale, relegata nella coscienza individuale.

 Non è stato scritto ieri, ma è esattamente quello che viviamo noi. Si vuole, si pretende di relegare la nostra fede alla coscienza individuale.

I razionalisti si adoperarono in tutti i modi per propagare questo errore, di concerto, almeno implicitamente, con le società segrete. Dio fu a poco esiliato dalle costituzioni, dalle leggi, dai tribunali, dalle amministrazioni e dalla scuola. Praticamente questo esilio di Dio è l’esilio di Gesù Cristo. Con la persecuzione più ipocrita e più pericolosa lo Stato (attenti bene) vi dice: “Il vostro Cristo regni nell’anima vostra, intronizzatevelo come vi parrà, nella vostra coscienza; ma nessuna insegna che tradisca il suo regno; non ne parlate se non con voi stesso.

Proprio pochi giorni fa vi parlai del fatto che ‘tutto deve essere vissuto all’interno’, che nessuno deve vedere esternamente un Crocifisso, la Medaglia della Madonna Miracolosa o la Medaglia del Volto Santo: nella tua coscienza fai quello che vuoi, nella tua vita intima e personale fai quello che vuoi, basta che esteriormente non appaia nulla perché, se appare qualcosa, non va bene… si comincia a diventare settari, gregari, come se si volesse ostentare. Nel momento in cui vive la sua fede pubblicamente, il fedele sta ostentando la sua fede. È incredibile questa cosa, una follia perché non è vero: il fatto che io esisto e cammino non significa che sto ostentando la mia esistenza, ma semplicemente sto manifestando quello che sono; il fatto che io porti una croce al collo, che io tracci un segno della croce prima di mangiare non è ostentazione, ma…. questo è l’esilio di Dio e l’ esilio di Gesù e Gesù deve essere esiliato dalla nostra civiltà, dai Tribunali, dalle Amministrazioni… da tutto. Esiliato dove? Nella tua coscienza personale. E niente, nessuna insegna deve manifestare il suo Regno. 

E non ne dovete neanche parlare, se non con voi stesso; mai una parola di Dio nei discorsi ufficiali; le Autorità non prenderanno parte alle cerimonie del suo culto; non preghiere pubbliche; non assistenza degli impiegati dello Stato agli uffici religiosi, non croci sulle nostre pubbliche piazze; se si osasse, si bandirebbero dai campi e dai ciglioni delle strade; non simboli religiosi sulle nostre bandiere; non Cristo nei tribunali per presiedere alla giustizia e ricevere giuramenti. Il mettere in questo modo fuori dalla legge, fuori dalla costituzione, fuori dall’amministrazione, fuori dall’esercito, fuori dalla scuola Gesù, Re dell’Universo e Salvatore del mondo è cosa mostruosa.

È esattamente quello che noi stiamo vivendo.

Ogni creatura, infatti, deve essergli soggetta e la società, a titolo così vero e più nobile che gli individui, è una creatura di Dio. Una creatura assai più importante, più influente per il bene e per il male che gli individui, per quanto importanti e influenti siano essi. Poiché, secondo che gli stati e i diversi poteri che li costituiscono sono o no fedeli alla causa di Dio, bisogna contare a milioni le anime che camminano per la retta via o che errano quaggiù o si perdono eternamente. Dio è pertanto il Re della società in quanto società. E chi è colui che risiede nella Eucarestia se non il Figliolo Eterno del Padre e a Lui consustanziale, in una parola, Gesù Cristo? Come vero Dio, Egli ha pieno potere sulla società in quanto società, sul sovrano come sovrano, sui legislatori e amministratori come tali, l’omaggio ligiò della società e dei suoi dirigenti è dovuto a Dio, dunque a Gesù nel Sacramento. Poco importa, o Gesù, che siate velato ai miei occhi, sotto codesti veli io vi credo, vi saluto, vi lodo, vi adoro, Re della società e dei suoi capi perché voi siete Dio!

Oggi dovrebbe proprio essere il giorno in cui ancora di più e ancora meglio andiamo a adorare Gesù presente nell’Eucarestia. È fondamentale che torniamo ad imparare questo ‘stare’ davanti a Gesù Eucarestia e infatti, non a caso oggi, sicuramente lo sapete, è previsto l’Atto di Consacrazione del genere umano al Cuore Divino di Gesù, bellissima preghiera di Papa Leone XII, e si ha l’Indulgenza Plenaria se si recita pubblicamente proprio in questa festa. Se non si farà in parrocchia, mettetevi insieme e trovate qualcuno con cui recitarlo in chiesa. Andiamo avanti.

Vi adoro nell’Eucarestia come Verbo Incarnato, come Figliolo di Dio fatto Uomo veramente presente così nel Tabernacolo come nel seno di Maria o nel presepio. E per ciò stesso, o Verbo Incarnato, noi vi salutiamo ancora Re delle società. Voi avete l’impero su di esse fin dal primo istante della Incarnazione; è per voi un diritto di nascita e mai alcun diritto di nascita al trono fu così saldo, così assoluto, così sacro come il diritto di nascita che, nell’Incarnazione, vi ha fatto per sempre Re delle anime e dei re e dei loro regni.

Vedete che torna sempre il tema del Natale! Fra qualche tempo, tra poco più di un mese è Natale, la festa dell’Incarnazione di Gesù! Voi mi direte che, no, non è esattamente la Festa dell’Incarnazione… è vero l’Incarnazione avviene nel giorno dell’Annunciazione, ma di fatto l’Incarnazione appare visibilmente ai nostri occhi nel giorno di Natale quando nasce Gesù Bambino. Davanti al presepe noi siamo chiamati a riflettere profondamente sul tema dell’Incarnazione.

Io credo che un Dio che muore per riscattare ogni creatura nelle società come negli individui è a questo titolo loro re sommamente legittimo.

Certo: Lui è Re perché muore per noi. Dà il suo Sangue!

Sotto le specie eucaristiche riconosco in Voi, o Gesù, colui che ha redento e guarito le nazioni. Voi siete Quello stesso che si immolò sulla Croce per conquistare al vostro santo e dolce impero le società, l’umanità come le anime. Ma v’ha di più: io credo che Voi conquistate ogni giorno di nuovo il mondo con il Sacrificio. L’Immolazione delle Santa Messa offerta per l’universo intero è un titolo per sé sufficiente di potere sulle società. Questo titolo si riproduce ogni giorno migliaia di volte in Italia, in Francia… presso ogni nazione. C’è forse un popolo nel mondo nel seno del quale non si celebri almeno una Messa e che in grazia di questa Messa non sia di nuovo acquistato con il Sacrificio di un Dio? Finalmente credo, Gesù, che un Dio che ama la società ha il diritto di regnare su di essa con amore.

 Peccato che noi, però, lo abbiamo esiliato! Esiliato nella coscienza personale, mentre Gesù deve regnare nella nostra società e forse le cose andrebbero molto meglio!

L’amore del Verbo incarnato che lo fissa fino alla fine dei secoli sulla terra, che gli fa trovare le sue delizie nel dimorare coi figli degli uomini, individui o popoli, che lo stimola a camminare con noi non solo per un’ora per dileguarsi in seguito, ma che esaudisce la preghiera, almeno implicita, del cuore umano: ‘Rimanete con noi, Signore’ fino a che il giorno dei secoli declini ed abbia fine: quest’amore è un titolo fatto per guadagnare tutti i cuori, non solo degli individui e delle famiglie, ma delle nazioni e dei sovrani. Ci vuole davvero la prodigiosa miseria umana perché i popoli non sappiano leggere l’iscrizione della Croce: ‘Gesù di Nazaret, Re dei Giudei’. Sì, è Re dei Giudei, ma non è meno Re degli altri regni, Re d’Italia e d’ogni paese: poiché l’amore lo fe’ morire in croce per tutti, e ogni giorno l’amore lo immola ancora sull’Altare per tutte le nazioni, e particolarmente per la nazione nel cui seno quest’immolazione viene offerta.

La ragione del suo essere Re è la Sua morte in Croce! Ecco perché noi oggi leggiamo questo Vangelo.

 Come notavamo or ora indirettamente, le nazioni come tali, hanno le loro maniere di attestare il loro amore a Colui che ha loro attestato il suo morendo per esse e che vive presso di esse e per esse. È, per esempio, il prendere parie, in suo onore, a preghiere pubbliche e riscrivere il nome di Dio nella Costituzione e nelle Leggi; è il fargli rendere omaggio dai loro eserciti e dalla loro amministrazione, è l’inalberare il Crocifisso nelle scuole e nei tribunali. Tutte queste manifestazioni possono essere consacrate da un patto d’omaggio ligio. 

Se trattati solenni furono stipulati tra una nazione e l’altra, non si comprende forse che tra un popolo e Gesù possa essere contratta l’alleanza più formale e più solenne: un’alleanza anche più intima di quella che fu suggellata tra le folgori, sul Sinai?

Perché non stringere questa alleanza tra un popolo e Gesù? Un’alleanza più intima di quella che fu stretta sul Sinai… molto semplici, molto lineari e molto chiare queste riflessioni! 

Non dire, o anima cristiana, che tu non puoi lavorare alla restaurazione del patto, dell’omaggio ligio tra Gesù Sacramentalo e i popoli, alla regalità sociale dell’Eucaristia, ma che solo puoi a stento promuovere il Suo Regno in qualche famiglia, in qualche anima. Molti, è vero, non vi si possono adoperare colla parola, cogli scritti…; ma tutti possono farlo colla preghiera, coi sacrifici, col dirigere la propria vita verso questa meta così grave, colle Comunioni che si chiamano riparatrici, coll’oblazione del S. Sacrificio.

Sì, o anima oscura, incapace forse di tutto salvo che di amare Gesù, amalo sempre meglio con desideri apostolici intensi e vasti.

Tutti noi possiamo lavorare alla restaurazione del patto tra Gesù Re e il popolo, lo Stato e lo si può fare in tanti modi: con la preghiera, il sacrificio, la Comunione… in tanti modi! 

Di’ al Padre suo: O Padre, vi supplico in nome della Divinità del vostro Figliuolo, in nome della sua Incarnazione, in nome del suo Sacrificio sulla Croce per la salute del mondo intero, per il suo Sacrificio d’ogni giorno, d’ogni ora, per quelle trecento cinquanta mila messe in cui egli s’immola nel seno di tutti i popoli, per quei miliardi di messe che furono celebrale sulla terra dopo la Cena, per quei miliardi di messe che forse vi saranno celebrate nell’avvenire e di cui mi è ben lecito approfittare anticipatamente: salvate il mondo tanto amato dal vostro Figliuolo, salvate i popoli.

Non è che oggi più che mai abbiamo bisogno di questa preghiera?

E salvate le famiglie, tanto amate altresì dal vostro divin Figliuolo, che volle nascere in una famiglia verginale, modello perenne delle virtù domestiche. Ispirate alle famiglie l’amore per Gesù, il desiderio di riceverlo, la fedeltà ai loro doveri così gravi verso di lui, la fiducia nella Provvidenza, la generosità nel sacrificio e nell’abnegazione.

Salvate le famiglie! Quanto oggi dovremmo dire a Dio Padre: “Salvate le famiglie, ispirate le famiglie; istillate nelle famiglie l’amore per Gesù, il desiderio di riceverlo!”. Come è bello vedere una famiglia in cui Gesù è messo al centro! Dove il papà e la mamma conducono i loro figli a salutare, invocare, rendere omaggio a Gesù e a Maria. Quanto cambia il volto di quella famiglia e quanto belle diventano quelle persone! 

Per tutte queste Messe e per tutte queste Comunioni, salvate e santificate sempre nuove anime, nel mondo intero, liberate molte anime dal Purgatorio. Abbiate pietà di molte anime che mi sono care, di quelle di cui io ho maggiore o minore responsabilità. Abbiate pietà di me, povera animuccia e che voi nondimeno amate fino a darle la vostra Eucaristia, voi stesso, voi continuamente di nuovo sacrificato, voi divino Alimento, adorabile Bevanda, voi Ostia dilettissima!

Come non iniziare questa giornata dicendo: “Signore, da oggi voglio impegnarmi perché tu non sia più esiliato e perché tu sia restaurato nel posto che meriti. Non voglio esiliarti nella mia coscienza!”. Quindi andiamo incontro a questo mondo con la nostra fede in Gesù che non è ostentazione, ma affermazione e manifestazione.

Certi miracoli proclamano particolarmente la regalità di Gesù sacramentato …

A Ragusa ci furono statue di Angeli che incensarono miracolosamente il Santissimo Sacramento: l’apparizione di Angeli accompagna il Santo Viatico.

Poi ricordiamo tutti la sfida che l’albigese lanciò a Sant’Antonio di Padova, la sfida nella quale la mula che, affamata, lascia il suo pasto per correre verso Dio: la tiene per tre giorni senza mangiare e poi, quando arriva Sant’Antonio con Gesù Eucarestia, la mula lascia il suo mangiare, la biada e corre verso il Santo e si genuflette.

Pietro di Cluny riferisce un fatto che accadde non solo al suo tempo, ma nel suo paese. Un’Ostia rubata da un paesano, e di cui egli voleva servirsi per un’odiosa superstizione, cade a terra vicino a un’arnia di api. “Le quali tosto, cosa ammirabile! si precipitano a gara fuori della loro casetta come spinte da un misterioso istinto, s’accostano tutte premurose verso la S. Ostia, la sollevano con rispetto e la portano sulle loro ali spiegate fino nella loro dimora, dove la collocano in mezzo ai loro favi di miele, come nel centro d’un meraviglioso ostensorio.”

Analogamente nel 1629 a Quito delle piccole formiche si misero a protezione dell’Eucarestia.

Ecco, io invito me per primo e poi ciascuno di voi, oggi, a fermarci un po’ per dire: “Da oggi, Gesù, tu sarai il mio Re e tutti lo devono sapere! Come tutti sanno che ho due braccia, due gambe, che parlo, che sono capace di difendere i miei diritti, bene… da oggi tutti sapranno che Tu sei il mio Re. Non ostenterò niente: semplicemente manifesterò la mia fede in ogni più piccola cosa!”. 

Come da anni sto dicendo, vi consiglio di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di portarla all’esterno, quale segno di appartenenza di Gesù e Maria. È bella, è una medaglia bellissima e dice tutto a tutti. È anche per noi un modo per ritornare con la mente e con il cuore al pensiero che Gesù è il mio Re e Maria è la mia Regina: Figlio e Madre riposano e regnano sul mio cuore. Non abbiate paura di fare un segno di croce davanti a questo mondo. Non abbiate paura di dire la vostra fede e non fatevi ingannare da ragionamenti fatui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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