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Questa parola è dura! – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.31

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Questa parola è dura! – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.31
Sabato 20 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 6, 60-69)

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 20 aprile 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 60-69.

Siamo arrivati al grande spartiacque di questo capitolo sesto del Vangelo di san Giovanni.

…molti dei discepoli di Gesù…dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

La parola è quella che abbiamo ascoltato in questi giorni — di questo capitolo sesto del Vangelo di san Giovanni — quando Gesù parla dell’Eucaristia: parla della sua carne da mangiare, parla del suo sangue da bere, parla di questo pane disceso dal cielo, di questo pane per la vita eterna. Questi discepoli — discepoli di Gesù, discepoli che seguivano Gesù — di fronte alla realtà e alla verità dell’Eucaristia, mormorano. Mormorano contro Gesù, contro le parole di Gesù; mormorano, si lamentano, lo criticano, si bloccano, si fermano, e si scandalizzano; cioè, inciampano e cadono; lo dice Gesù:

Questo vi scandalizza?

Ci sono discepoli di Gesù — attenti — che, stando alla parola di Gesù, non credono. 

E qui qualcuno potrebbe obiettare: “No, aspetta, non ho capito. C’è qualcosa che è stato letto male”

No, no, c’è scritto qui, l’abbiamo appena letto:

Ma tra voi vi sono alcuni che non credono.

Il mistero dell’Eucarestia svela l’esistenza o meno della fede. Posso seguire Gesù, posso stare con Gesù, posso andare dietro a Gesù, posso ascoltare tutti gli insegnamenti di Gesù, e va tutto bene, e non ci sono problemi; posso anche vivere le privazioni, la povertà, posso vivere il tema della castità per il regno dei cieli, tutto, seguire Gesù, essere discepolo di Gesù… e non credere. 

Perché, se non credo nell’Eucarestia che è Corpo e Sangue di Gesù — “corpo”, non altro; “sangue”, non altro — non credo, non ho fede. 

L’Eucarestia, come stiamo vedendo da anni, e soprattutto adesso con san Manuel, è il setaccio che divide coloro che credono da coloro che non credono, anche se sono discepoli di Gesù, anche se vanno dietro a Gesù, anche se dicono di seguire Gesù, anche se a loro dire credono in Gesù. È falso. Se di fronte all’Eucarestia non c’è questo atteggiamento di totale assenso, di totale riconoscimento di quello che l’Eucarestia è — e l’abbiamo letto in questo capitolo sesto — vuol dire che non c’è fede, vuol dire che non si crede in Gesù. 

E qui emerge — dice l’evangelista — che Gesù, fin da principio, sapeva chi erano quelli che non credono; li lascia venire dietro anche se non credono, Gesù non è che si gira e dice: “No, voi non credete, andate via. Io so che voi non credete (ma non li manda via) va bene, voi volete venire? Venite. Io so che però non credete, non avete fede. Pensate di avere fede, ma non l’avete, è una fede falsa, perché non è centrata sull’Eucarestia”. 

E Gesù sapeva:

…chi era colui che lo avrebbe tradito

Vedete, in questo discorso eucaristico del capitolo sesto, emerge il tema della fede e del tradimento. Infatti, sarà proprio a seguito dell’atto di amore supremo compiuto da Maria a Betania nei confronti di Gesù — col nardo, con il quale lei lo cosparge, lo profuma, lo omaggia — sarà a seguito di questo gesto di amore, di venerazione e di adorazione di Gesù e del suo corpo, che Giuda deciderà di tradirlo, è scritto nel Vangelo: “dopo questo gesto Giuda decise definitivamente di tradire Gesù”. 

Poi Gesù dice:

«Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre»

Capite quanto la fede sia un dono che va supplicato? Bisogna supplicare il dono della fede, va chiesto, è Dio Padre che la concede. Quindi, se ho poca fede nell’Eucarestia, devo chiedere a Dio Padre di aumentare questa fede eucaristica.

Da quel momento…

Da quel momento preciso, da questo discorso preciso, siccome Gesù non ammorbidisce nulla, non ritratta nulla e, soprattutto, non spiega più nulla, perché non c’era niente da spiegare, allora…

Noi siamo gli illusi delle parole — parole, parole, parole, parole — noi siamo quelli che si illudono che, continuando a spiegare, a rispiegare, a rispiegare, a rispiegare, gli altri capiscano; no! A coloro a cui è dato di capire — ed è dato come dono, ma anche perché c’è una corrispondenza da parte del soggetto — non c’è bisogno di mille parole, basta il discorso fatto da Gesù (Giovanni, capitolo sesto), basta quel discorso di Gesù, chiarissimo, bellissimo, meraviglioso, nuovissimo. È sufficiente. Coloro che interiormente hanno fede, lo ascoltano e dicono: “Bellissimo, è la mia vita, lo voglio anch’io; adesso sarà sempre così”. Chi invece non crede, comincia: “Questo linguaggio è duro; questa parola è dura; chi può ascoltarla? Ma perché, ma per come, ma per quando…”; e Gesù non spiega niente, non spiega più niente, ha già spiegato. 

Se non capisci, se in questo momento non stai capendo e questo linguaggio ti appare duro, c’è il suo perché. E la risposta a questo perché non sta nelle spiegazioni, non sta lì, sta nel rapporto col Padre, nel tuo rapporto col Padre.

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.

Tristissima realtà… A causa della verità e della realtà eucaristica, molti dei suoi discepoli se ne vanno, dicono: basta, non ti seguiamo più, per noi è incomprensibile. Non possiamo capire, non riusciamo a capire; non solo, adesso ci dà fastidio, adesso tu per noi sei un peso, sei un problema, ci dai fastidio, non ti vogliamo più vedere, non ti vogliamo più seguire. Ce ne andiamo. Gesù che cosa fa? Guardate che è incredibile, non avremmo mai fatto questo, nessuno di noi avrebbe fatto questo. Gesù cosa fa? Si gira verso i dodici e dice:

«Volete andarvene anche voi?»

Non gli dice: “Oh, mamma, cosa è successo? Come mai, dove ho sbagliato? Cosa avrei dovuto fare? Vi prego, almeno voi rimanete, restate qui con me, non mi lasciate solo, non andate via”.

Noi che siamo dei malati patologici dei numeri, “i malati patologici del censimento” — che fu il grande peccato del re Davide — dobbiamo censire tutto. I numeri! Perché quello che conta sono i numeri, i numeri. Esattamente come si fa nelle industrie, esattamente come si fa nel mondo della politica, esattamente come si fa nel mondo del commercio, esattamente come si fa ovunque nel mondo: quello che conta sono i numeri. Che poi, questi numeri, diventano soldi, tra le altre cose, ovviamente, perché poi tutto finisce lì. Quello che conta sono i numeri. Noi subiamo un fascino perverso da parte dei numeri. A noi interessano i numeri; una cosa per noi funziona quando ci sono i numeri alti. Poi non ci interroghiamo sui contenuti, questi non ci interessano, ci interessano molto meno, ma i numeri ci affascinano proprio, ci affascinano dentro, ci fanno riempire di entusiasmo. Poi uno dice: “Sì, ma c’era fede? Ma quei numeri corrispondono anche a una vera presenza di fede?” Ma questo non è importante per noi, quello che conta è il numero, i numeri.

Per Gesù no! Per Gesù i numeri non contano niente. E infatti dice: «Volete andarvene anche voi?», nessun problema, se anche i dodici vogliono andare via. Gesù era disposto a rimanere solo, a perderli tutti; li aveva scelti lui… “Va benissimo, andate via, ma io un passo indietro, un millimetro indietro sul discorso eucaristico, non lo faccio. Vi piace? Bene. Non vi piace? Benissimo lo stesso. Restate? Bene! Non restate? Andate!”. 

Gesù è l’uomo più libero che sia mai esistito; nessuno ha mai potuto ricattare in nessuna maniera Gesù. È per questo che l’hanno ammazzato dopo tre anni, per questo: perché Gesù non era ricattabile. Gesù non entrava nel compromesso, Gesù non scendeva nel politicamente corretto.

“Tu solo hai parole di vita eterna, dove andremo?”. È per grazia del Signore che Simon Pietro risponde con questa espressione, che diventa famosissima:

Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna…

E chi altro le ha? Nessun altro le ha; “Tu solo hai parole di vita eterna”:

…e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.

E qui mi fermo; dovrei aprire un altro tema: viene prima il credere o il conoscere? Viene prima il credere: prima si crede, poi si conosce. Non posso approfondire questo, perché richiederebbe un’altra catechesi, però ricordatevelo: prima si ha fede, e poi si conosce.

Non potevo non fare questa breve meditazione su questo Vangelo, perché è perfettamente in assonanza col testo di san Manuel González che stiamo leggendo e meditando.

Continuiamo ora la nostra lettura e meditazione del libro; siamo a pagina 59.

Nome evangelico

A parte questo motivo, e senza negare la sgradevolezza del nome, — l’abbiamo già spiegato ieri — mi muove ad usarlo tanto tenacemente l’esempio del Vangelo. Sono gli evangelisti che mi hanno insegnato e convinto ad usare il verbo abbandonare per esprimere, non l’odio né la persecuzione o l’invidia dei nemici di Gesù, che [gli evangelisti] chiamano con i loro nomi propri, ma la slealtà, la freddezza, l’ingratitudine, l’incoerenza, l’insensibilità e l’indelicatezza, la codardia dei suoi amici, di coloro che Lo conoscevano, trattavano con Lui e ricevevano le sue prerogative e confidenze.

Il Vangelo di oggi: hanno abbandonato Gesù; chi? I suoi amici, i suoi discepoli, coloro che lo conoscevano — “creduto e conosciuto”, l’abbiamo appena detto — coloro che pensavano di credere, ma non credevano, però l’avevano conosciuto. Vedete? Si può conoscere ma non avere fede; c’è una conoscenza che nasce dalla fede e c’è una conoscenza che nasce dalla frequentazione. La conoscenza che nasce dalla frequentazione finisce, la conoscenza che nasce dalla fede è eterna. Ora capite anche perché molti matrimoni si distruggono. C’era la conoscenza tra i coniugi? Sì, ma non nasceva dalla fede, capite? Non solo la conoscenza non nasceva dalla fede in Dio, ma neanche dalla fede uno nell’altro, da un reciproco rapporto di fiducia, non nasceva da lì!

Quindi Gesù è stato abbandonato — scrive san Manuel — da «coloro che Lo conoscevano, trattavano con Lui» — stavano con lui, questi discepoli, vivevano con lui, lo seguivano — «e ricevevano le sue prerogative e confidenze»; pensate un po’. E cosa fanno questi tali? Con quella domanda:

«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?»

Mostrano tutta la loro realtà, la loro freddezza, la loro ingratitudine, la loro incoerenza, la loro insensibilità, l’indelicatezza — quanta indelicatezza! — e la codardia; sì, perché alla fine “io devo sempre salvare me stesso”, questo è il punto.

Dovremmo ogni tanto prendere delle sezioni di questo libro e farle diventare delle piccole domande, delle brevi domande al nostro esame di coscienza quotidiano; “Oggi sono stato freddo, sleale, ingrato, incoerente, insensibile, indelicato, codardo, verso l’Eucarestia? Quindi: ho abbandonato il Signore?”.

E qui san Manuel non sta parlando di odio. Questo abbandono, questo verbo “abbandonare”, non lo usa per esprimere l’odio, la persecuzione, l’invidia dei nemici di Gesù; no, non parla dei nemici di Gesù, ma di coloro che si credono discepoli di Gesù. Questo libro di san Manuel non è scritto per i nemici del Signore, ma per quei discepoli del capitolo sesto di san Giovanni: coloro che pensavano di credere, coloro che conoscevano Gesù senza fede, coloro che lo hanno abbandonato.

In questi ultimi tempi, mi hanno fatto vedere questa pubblicità — che, ho letto, ha fatto molto scalpore — di questa marca di patatine che è ambientata nell’ambito della Santa Messa, dell’amministrazione dell’Eucaristia. Certo, giustamente è una pubblicità offensiva, vero. Fa male vederla, fa molto male anche la frase finale, applicata a una patatina. E poi mi hanno fatto leggere, mi hanno inoltrato, un pensiero di una persona di cui adesso, chiedo scusa, non ricordo il nome. Non voglio appropriarmi di un pensiero che non è mio, ma non ricordo il nome, credo che sia un sacerdote, che ha scritto una breve riflessione, che condivido. Vado a memoria, quindi perdonatemi se non riporterò esattamente quello che viene detto — magari qualcuno di voi lo conosce questo sacerdote, perché penso che sia abbastanza attivo sui social. Lui fa delle annotazioni, alcune delle quali mi sono rimaste in mente. Lui dice: “Pensa un po’ che strano: questa patatina viene data in bocca, direttamente in bocca. Pensa un po’ che strano: il finto sacerdote della pubblicità è vestito di tutto punto!” Ed è vero, è perfettamente vestito secondo le norme liturgiche. E mi ricordo che diceva “quello che manca è il piattino”. Se avessero fatto anche il ministrante col piattino, sarebbe stato perfetto, a parte la patatina era perfetto, una perfetta raffigurazione dell’amministrazione dell’Eucaristia.

Ecco, e lui diceva: “Ci si scandalizza molto per questa pubblicità — ripeto, giustamente, perché è offensiva, certo — ma ci si scandalizza altrettanto per come viene trattata la vera Particola, la vera Eucaristia dai fedeli, da quelli che veramente vanno poi alla Messa, dove ci sono degli abusi?”. Mi ricordo questa espressione classica di Papa Benedetto XVI: “degli abusi al limite del sopportabile”.

E mi ricordo che quell’intervento di questo sacerdote, finiva con lui che diceva: “Se qualcuno dovesse accusare le persone che hanno fatto questa pubblicità, queste persone potrebbero rispondere, in un immaginario dialogo: beh, guardate in casa vostra”.

Sì, loro hanno sbagliato a fare quello che hanno fatto, però potrebbero rispondere: guardatevi in casa vostra. Noi abbiamo sbagliato, perché abbiamo usato una patatina ed è offensivo, va bene, ma questa è una patatina! Ha un rimando fortissimo, ha un richiamo simbolico fortissimo, quindi non va bene assolutamente, è disdicevole, è una cosa molto brutta; però almeno è finta: è una patatina fritta; è offensiva, però è finta.

Dico io: non è che magari noi, quando andiamo a ricevere l’Eucarestia, trattiamo quella Particola con meno riverenza di quella usata in quella pubblicità con la patatina fritta? Non lo so, chiediamocelo… Perché è giusto scandalizzarsi quando qualcosa di brutto viene compiuto, vero, però un esame di coscienza va sempre fatto: non è che magari noi, quando veramente andiamo a ricevere la Santa Particola, il Corpo di Cristo, usiamo un atteggiamento — diciamo — non rispettoso verso quella Particola? Non lo so, chiediamocelo. Proviamo a chiedercelo. 

Prima di concludere, visto che in questi giorni non ho mai detto una parola sull’incontro avvenuto il 7 di aprile, domenica della Divina Misericordia a Fontanelle di Montichiari, nel Santuario di Maria Rosa Mistica, adesso che abbiamo potuto un po’ verificare tutto, conteggiare, vedere, sistemare le cose — abbiamo lasciato passare un po’ di giorni per decantare — ecco, io vi ringrazio, ringrazio tutte le persone che sono venute, perché è stata veramente una giornata densissima, bellissima. Ho visto veramente tanta fede, tanta preghiera, tanto raccoglimento, e siccome, per qualcuno che ascolta, i numeri sono importanti, allora vi posso dire che c’erano più di cinquecento persone: eravate più di cinquecento persone! Come facciamo a saperlo? Lo possiamo sapere per le varie pagelline che abbiamo distribuito, perché quelle erano contate. Siccome ne abbiamo data una a persona, per poter pregare abbiamo potuto arrivare a un conteggio, arrotondato per difetto: eravamo più di cinquecento persone.

Un numero considerevole. Beh, del resto le fotografie e i video che abbiamo fatto, sono lì a provare quello che vi sto dicendo. Persone venute da tutta Italia, persone venute da Roma, da Napoli, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Sicilia, dal nord… veramente, persone arrivate un po’ da tutta Italia. 

Molto bello che si sono create, come sempre, belle amicizie, diversi di voi hanno ospitato… Ecco, tutto veramente molto, molto bello. 

Ho ricevuto da parte vostra tante e-mail, messaggi di ringraziamento, ma non è che dovete ringraziare me — anch’io vi ringrazio — dobbiamo ringraziare la Vergine Maria, è Lei che è stata la regista e l’autrice di questo incontro. È Lei che ha permesso che ci fosse una bella giornata, perché fino a pochi giorni prima sembrava che dovesse piovere, ed è Lei che ha permesso che tutto andasse bene. 

Dobbiamo ringraziare anche gli altri sacerdoti che erano presenti, i miei confratelli, perché hanno aiutato tantissimo a imporre gli scapolari, hanno aiutato tantissimo per il ministero della Confessione — io, da solo, non sarei assolutamente riuscito a fare tutte queste cose, era impossibile — hanno aiutato tantissimo per poter parlare con voi, con chi aveva bisogno, per dare le benedizioni, per amministrare l’Eucarestia. 

Ringraziamo anche il diacono che era presente (come anche l’anno scorso), molto gentile, molto disponibile, anche lui ci ha aiutato molto.

E vi ringraziamo anche — in ultimo, ma non meno importante — per tutte le cose buone che ci avete fatto assaggiare. Ho visto che le avete fatte passare anche per le altre persone che erano lì, questo è un atteggiamento molto bello. Siete venuti con i dolci; ho in mente una famiglia che è venuta con una teglia piena di spiedini di frutta, buonissimi; ma non solo buonissimi, bellissimi da vedere. Io ne ho mangiati credo due, veramente molto molto buoni, freschissimi, poi ho visto che li han dati ad altre persone; e poi i dolci con cui siete venuti, tutte le vostre specialità delle vostre città, insomma, veramente una condivisione molto bella. Noi sacerdoti siamo stati — diciamo così — nutriti da voi, ecco, noi vi abbiamo nutrito nella Santa Messa, dandovi il pane del cielo, e voi ci avete nutriti dandoci il pane della terra; e del resto servono tutti e due. Quindi è bello; io non ho portato niente, non ho fatto portare niente per i sacerdoti, perché sapevo che potevo contare sulla vostra generosità e sulla vostra presenza, infatti, non abbiamo potuto mangiare tutto, a un certo punto abbiamo dovuto dire basta, perché era effettivamente tantissimo. Anche perché, se cinquecento persone portano anche solo un panino, capite che non è possibile; eravamo sei, quindi non potevamo mangiare tutto.

Stavo dimenticando due cose importantissime. La prima: un ringraziamento grande ai nostri due confratelli, studenti di teologia, fra Giovanni Maria e fra Luca Maria, che ormai conoscete bene. Anche loro, avete visto, ci hanno aiutato tantissimo, hanno fatto quel bellissimo intervento; fra’ Luca Maria l’ha fatto sullo scapolare, veramente molto, molto bello, fatto bene; fra’ Giovanni Maria l’ha fatto invece sull’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso e l’Atto di Consacrazione al Volto Santo di Gesù. Entrambi hanno spiegato molto bene il significato. Tutti i gesti, tutto quello che abbiamo fatto, è stato prima spiegato — questo è importante, bisogna sapere cosa si va a fare — l’hanno spiegato con dei contenuti teologici, ecclesiologici, mariologici, fatti molto bene. E poi, ecco, come vi dicevo, anche padre Renato, padre Samuele, padre Paolo hanno aiutato per i vari momenti di cui vi parlavo prima. 

E poi le suore, quelle che abbiamo un po’ chiamato “le suorine”, perché sono talmente tanto giovani, che si possono dire suorine. Queste suore, tanto carine, tanto gentili, tanto disponibili, che anche l’anno scorso ci hanno accompagnato, che hanno cantato alla Santa Messa, che sono state con noi anche durante il pranzo, hanno aiutato per le vestizioni dello scapolare e poi sono venute con noi a fare l’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso e la Consacrazione al Volto Santo in Chiesa. 

E anche il rettore del Santuario, io non l’ho visto perché ero girato, ma mi hanno riferito — anche nel video si vede — che anche monsignor Alba era presente al momento dell’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso; l’ha recitato anche lui, mi hanno detto, e anche l’Atto di Consacrazione al Volto Santo.

Quindi veramente non mancava niente e non mancava nessuno, non è mancato nessuno. Veramente, un momento di grande grazia. A Dio piacendo, sarebbe bello poterlo rivivere l’anno prossimo, il giorno della Divina Misericordia, quindi già ve lo dico adesso, con un anno di anticipo, affinché vi possiate organizzare. 

E poi, con un po’ di mesi di anticipo, vi ricordo gli esercizi spirituali che faremo a luglio. Da giovedì 11 sera ci sarà la registrazione per quelli che arrivano da lontano. Gli esercizi di fatto si svolgeranno venerdì, sabato e domenica. Saranno proprio i giorni precedenti alla solennità della Madonna del Carmelo. Io ve li raccomando, perché poi, sapete, succede come a Maria Rosa Mistica, che dopo tutti dicono: “Ah, bellissimo, stupendo, dovevate venire. Non sapete cosa vi siete persi”. Maria Rosa mistica è stata tre quarti di giornata, alle tre e mezza del pomeriggio è finito tutto, questi sono tre giorni intensissimi di conferenze, di preghiera, avremo l’adorazione eucaristica notturna, ci saranno diversi padri presenti per il dialogo, per il confronto, per il discernimento vocazionale, per la confessione. A Maria Rosa Mistica abbiamo fatto le confessioni, però capite che dovevamo anche essere un po’ svelti, perché il tempo non era tantissimo, qui avremo tre giorni di tempo!

Iscrivetevi, iscrivetevi il prima possibile, e poi, come ho già detto, per favore, abbiamo bisogno di disponibilità per le case, cioè le persone vanno ospitate. Insomma, io credo molto “nelle case aperte”, in queste case che diventano “Betania”, fate diventare la vostra casa Betania; ospitate questi giovani, queste persone che verranno da tutta Italia, si sono già iscritte diverse persone che vengono da molto lontano. 

Aprite le vostre case; se abitate vicino a Monza, ditelo: “Io ho un posto”: è una persona che viene ospitata. Ospitate le persone, aprite le vostre case. E poi diffondete la locandina; me lo potete dire e ve la mando, ve la mando per Whatsapp e voi la stampate, ve la mando per e-mail e voi la stampate. Diffondete! Avete tanti gruppi di Whatsapp? Mandate sui gruppi di WhatsApp la locandina, c’è dentro tutto, c’è dentro il QR code per scaricare il programma, l’e-mail a cui scrivere per iscriversi, avere informazioni. 

Diffondete, cosa vi costa? Nei vostri gruppi: prendete e inoltrate; avete Facebook? Prendete e mettete; avete Instagram? Prendete e mettete; Telegram? Fate lo stesso, diffondetelo nei gruppi dove siete, prendete la locandina e la diffondete. La trovate sul sito, veritatemincaritate.com, la trovate sul canale Telegram. Non la trovate? Me lo dite, me lo chiedete, e io ve la mando. Dobbiamo diffondere questa iniziativa.

Ma guardate, non per i numeri, ma perché sono momenti di grazia! Molti di voi hanno già partecipato: scrivete i vostri commenti a questa meditazione che ho fatto — su Telegram, su Facebook, su YouTube, dove volete — ditemi se sto mentendo, scrivete se sto mentendo: “Padre Giorgio sta mentendo, siamo andati, è stato bruttissimo”, scrivetelo. Va bene, se sto mentendo ditelo, ma se sto dicendo la verità, dite che sto dicendo la verità. Coloro che sono già venuti tre-quattro anni, fa lo dicano, se non è vero che si son trovati bene, che è stato bello, che è stata un’esperienza indimenticabile, che sono andati via tutti con gli occhi a cuore. Ditelo! Dite le belle cose che avete vissuto.

Noi avevamo fatto i video, io ho ancora i video delle persone, dei giovani che sono venuti, di cui abbiamo raccolto le testimonianze. Ditelo! Testimoniate, diffondete. Perché queste gioie devono essere solo di qualcuno? Perché non possiamo diventare come la samaritana al pozzo, che torna e va ad annunciare? Poi uno decide, sceglie, vuole andare, non vuole andare. 

Se andate all’università, prendete la locandina e mettetela in università. Avete un negozio di parrucchiera? Mettetelo nel negozio di parrucchiera. Avete una drogheria: mettetelo; avete un ristorante: esponetelo nel ristorante. Perché no? Lavorate al mercato: esponetelo sul carro del mercato; uno passa, mentre sta aspettando di comprare il pollo, vede la locandina: “Ah, che bello”, fa uno screenshot, lo prende e lo diffonde. Ma sapete come si diffondono le cose, in questo modo? Non è che deve essere presa e messa in chiesa solamente, ma per l’amor del cielo: anche, ma non solo! Mettetela ovunque, tappezzate ovunque con la locandina, perché in questo modo voi diffondete e aprite la possibilità anche a persone che non conoscete, che magari sono lì, fermi, ad aspettare non so che cosa, cade l’occhio, uno legge, dice: “Oh, mamma, che cos’è ‘sta cosa? Aspetta, aspetta che mi faccio una foto e poi a casa me la guardo”. Poi questo lo dice agli amici, l’amico lo dice all’amico dell’amico dell’amico dell’amico, e via di seguito.

Ritornerò su questa cosa, perché, guardate, è veramente molto importante. È aperta a tutti: sacerdoti, suore, frati, bambini, ragazzi, ragazze, uomini, donne, giovani, anziani. A tutti: sposati, non sposati. Perché è un ritiro per rivedere, riconsiderare, ripensare la propria vocazione alla santità, il proprio stile di vita — se c’è già, quindi sacerdozio, matrimonio e via di seguito — alla luce di queste tre figure: la Vergine Maria, il profeta Elia, Santa Teresa di Gesù; ma è bellissimo! Ma chi di noi non ha bisogno di questo?

Quindi non scrivetemi dicendo: “Ma posso venire?”. Può venire chiunque, non c’è bisogno di chiederlo. Può venire chiunque, si può iscrivere chiunque. Concedetevi questa grazia, diffondetelo tra le persone e non abbiate paura. Ma avete visto domenica: sembravate tutti fratelli, ma perché lo siete! Non è che vi conoscevate già da prima, cinquecento persone che erano lì presenti non erano cinquecento persone dello stesso paese, eppure… quanto è stato bello! Quanto è stato bello, lo avete scritto nei commenti, quanto è stato bello! Ed è vero, che è stato bello, bellissimo!

Facciamo qualcosa di strepitoso anche per luglio, perché sia bello per tanti, perché si parta (la domenica precedente alla solennità della Madonna del Carmelo) cambiati, nuovi. Nuovi, cambiati per il rapporto nuovo con Dio — l’adorazione eucaristica notturna cambia tanto — cambiati per le conoscenze fatte con le persone, per le amicizie nuove. Vai mai a pensare che il Signore ha già in mente una persona importante per te da conoscere quel giorno. Iscrivetevi e aiutateci. 

Non vi chiedo soldi, io non vi ho mai chiesto soldi e non vi chiederò mai soldi; vi chiedo disponibilità: aiutateci ad ospitare queste persone. I soldi non mi interessano, non c’è bisogno di pagare niente per venire a questo ritiro. Non vi si chiede una lira, niente, neanche per i padri predicatori, niente, è tutto gratis. Vi chiedo solo: aprite le vostre case, aiutateci ad ospitare questi pellegrini, come si fa per il cammino di Santiago di Compostela; aiutate ad ospitare questi pellegrini, dateci una mano, veramente, aiutateci, perché io non voglio dire no a nessuno.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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